Cosmotaxi oggi va in vacanza.
Riprenderà le pubblicazioni lunedì 5 settembre.
Siamo a luglio. Quest'anno avrà 5 venerdì, 5 sabati e 5 domeniche.
Succede una volta ogni 823 anni.
Insomma non ci s’imbatte facilmente in un mese così mentre a quasi tutti ogni giorno d’ogni mese di questi ultimi anni, è capitato d’imbattersi nella parola “Wikileaks” e nell’enorme eco sprigionata dalle rivelazioni di quel sito; giusto per i più distratti, se si clicca qui si potrà avere la storia, e anche un profilo tecnico, di quello che si può affermare senza timore di smentite sia divenuto il più famoso website del mondo.
Oltre al mare di articoli che sono stati scritti su Wikileaks e il suo conduttore, l’australiano Julian Assange, molti i libri pubblicati sull’argomento. Anche in Italia, dove non è mancato pure un comico volumetto – accluso a “Il Giornale” – di Daniele Capezzone in difesa del suo nuovo capo Berlusconi (un tempo non lontano lo era stato Pannella).
Fra i titoli, credo che imperdibile sia quello pubblicato da Mimesis intitolato Nessun segreto Guida minima a WikiLeaks, l’organizzazione che ha cambiato per sempre il rapporto tra internet, informazione e potere.
Lo ha firmato Fabio Chiusi. MSc alla London School of Economics in Storia e Filosofia della Scienza, è un giornalista e blogger. Redattore per Lettera43.it, scrive di politica, social networking e critica della disinformazione sul blog ilNichilista.
Collabora con l’Espresso, Libertiamo, Agoravox Italia e il Termometro Politico.
Per Mimesis, nel luglio 2010, ha pubblicato Ti odio su Facebook.
Per sapere come la pensa sul giornalismo e, in particolare su quello in Rete, v’invito a vedere questa videointervista rilasciata al quotidiano La Stampa.
Perché prima ho definito imperdibile il suo libro è presto detto.
Chiusi non si limita a tracciare la storia di Wikileaks e la complessa personalità di Assange, ma studia fatti e persone in una prospettiva storica: storia dei nostri anni e influenza del ruolo del web nel nostro tempo.
Non a caso il volume si avvale d’interviste, assai ben condotte dall’autore, con due nomi maiuscoli della technoinformation: Micah L. Sifry e Gabriella Coleman.
Il primo è co-fondatore e direttore del Personal Democracy Forum, sito che studia il modo in cui la tecnologia cambia la politica. La seconda, è un’esperta di antropologia e cultura hacker, docente del dipartimento di Media, Cultura e Comunicazione della New York University.
A Fabio Chiusi ho rivolto alcune domande.
Come cambiano i modi di percepire la realtà nell’era telematica?
Penso che l'utilizzo sempre più massiccio dei social media, ma anche delle tante application per tablet che ne trasformano il racconto in un'esperienza più simile a una rivista personalizzata e aggiornata in tempo reale, ci abbia messo di fronte a un'istantaneità senza precedenti. Il che è un'opportunità ma anche un rischio. Un'opportunità perché ci sottopone a una quantità di stimoli enorme, il che significa più spunti di riflessione. Un rischio, perché abbiamo sempre meno tempo per elaborarli.
Vorrei una tua sintetica definizione dell’“etica hacker”?
Non sono un esperto della materia, ma credo che significhi innanzitutto un rispetto assoluto della libertà di espressione e, in secondo luogo, l'adoperarsi in modo creativo per salvaguardarla. Poi ci sono molte sfumature, derivanti dalle tante visioni sociopolitiche compresenti nelle diverse comunità hacker. L'importante è avere ben chiaro che essere un hacker non significa essere un «pirata informatico». Molti hacker, per esempio, si ingegnano per escogitare o mettere alla prova metodi per meglio tutelare la privacy individuale, e non per sottrarre dati sensibili e utilizzarli a scopi illeciti.
A tuo avviso, Wikileaks avrà un futuro? Anche agito da altri soggetti e con altra sigla o resterà un’esperienza unica nella storia del web?
Sono convinto che il metodo rappresentato da WikiLeaks, cioè l'utilizzo della tecnologia per diffondere materiale coperto da segreto proteggendo l'anonimato e la sicurezza delle fonti che lo trasmettono, sopravviverà e anzi entrerà col tempo a pieno titolo tra gli strumenti a disposizioni delle redazioni di tutto il mondo. Del resto, sta già succedendo: gli esperimenti del Wall Street Journal (SafeHouse, peraltro criticatissimo) e di Al Jazeera (Transparency Unit) lo dimostrano.
Difficile dire invece se WikiLeaks sopravviverà. Molto dipende dalle vicende giudiziarie che riguardano il suo fondatore, Julian Assange. Se dovessero portare a un'incriminazione per spionaggio potrebbe passare diverso tempo prima che il sito ritorni a una piena operatività. Perché, a sentire le testimonianze di chi ci ha lavorato, è fortemente dipendente dalle decisioni e dalle abilità di Assange.
Julian Assange lo ritieni un riformatore o un rivoluzionario?
È una domanda che mi ha ossessionato durante tutta la stesura del libro. Assange vuole semplicemente riformare le istituzioni rendendole più responsabili, trasparenti e aperte allo scrutinio pubblico oppure intende più radicalmente delegittimarle e, in ultima analisi, distruggerle? Le sue dichiarazioni più recenti vanno nella prima direzione, quella riformatrice. I suoi scritti del 2006, anno della fondazione di WikiLeaks, e la sua storia intellettuale, invece, nella seconda, quella rivoluzionaria. Nel libro elenco le ragioni e gli argomenti a sostegno di entrambe le ipotesi e, se posso essere sincero, penso che il dubbio resti. Perché la filosofia politica di Assange è frammentaria e, a volte, contraddittoria. Credo che solo se lui stesso esponesse in modo sistematico il suo pensiero potremmo avere una risposta definitiva.
Per una scheda sul libro: CLIC!
Fabio Chiusi
Nessun segreto
Postfazione di Guido Scorza
Pagine 192, Euro 16.00
Mimesis