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Questa sezione ospita soltanto notizie d'avvenimenti e produzioni che piacciono a me.
Troppo lunga, impegnativa, certamente lacunosa e discutibile sarebbe la dichiarazione dei principii che presiedono alle scelte redazionali, sono uno scansafatiche e vi rinuncio.
Di sicuro non troveranno posto qui i poeti lineari, i pittori figurativi, il teatro di parola. Preferisco, però, che siano le notizie e le riflessioni pubblicate a disegnare da sole il profilo di quanto si propone questo spazio. Che soprattutto tiene a dire: anche gli alieni prendono il taxi.

Un amore partigiano (1)

Con le note che seguono Cosmotaxi sospende le pubblicazioni e va in ferie.
Arrivederci a dopo l’estate


Come i Codici Civili e Penali prevedono pene per i colpevoli, mi piacerebbe esistesse un Codice che punisse i reati commessi in Letteratura.
Fra i più gravi, dovrebbe figurare quello di scrivere ricostruzioni d’episodi storici romanzandoli; in quel caso andrebbero inflitte severe pene.
Dialoghi inventati, personaggi addirittura mai esistiti che fanno capolino in quelle storie, episodi tinteggiati in pomidorocolor, e altre fandonie nere come l’inchiostro.
Di recente, ne ha fatto cospicue spese Emilio Salgari ricorrendo il centenario del suo suicidio. Leggesse certe pagine che sono state scritte su di lui, sono certo che, con lo stesso rasoio in mano, non farebbe un nuovo harakiri, ma si recherebbe presso certi autori che hanno scritto della sua vita.
Sono un lettore che ama biografie e ricostruzioni, ma quelle vere. Uno dei testi più difficili da scrivere, perché lì ogni virgola fuori posto è castigata. In quei volumi, infatti, il lettore vuole (e ne ha diritto) apprendere sui fatti illustrati esattezze di date, citazioni di documenti, particolari riferiti da testimoni (e conoscerne attraverso l’autore la loro attendibilità), eccetera.
Ecco perché scrivere quella roba lì è faticoso: mica starsene occhi al cielo e penna in mano, a inventare panzane.
La biografia romanzata è un ibrido da perdonare, forse, giusto a Senofonte per la sua ‘Ciropedia’, e pure in quel caso ho i miei dubbi.

Abbiamo in Italia un’autrice che da anni si misura nell’investigazione storica, su fatti scomodi e scomodissimi, con esattezza di ambiente e di particolari, nonché per l’originalità e la forza che riesce a imprimere all’interpretazione di quanto va illustrando.
Il suo nome, noto a molti, è Mirella Serri e dimostra il suo valore anche nella sua più recente impresa: Un amore partigiano Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza che ha esaurito la prima edizione in meno di un mese; editore Longanesi.

La Serri Insegna Giornalismo e Letteratura all’Università La Sapienza di Roma.
Collabora alla Stampa, a Ttl e a Sette-Corriere della Sera.
Tra i suoi libri: Carlo Dossi e il racconto (Bulzoni); Storie di spie (Edisud, 1992); Il breve viaggio (Marsilio); I redenti (Corbaccio, 2005); I profeti disarmati. La guerra tra le due sinistre (Corbaccio, 2008); Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi.
Ha partecipato ai volumi collettivi Donne del Risorgimento - Donne nella Grande Guerra (il Mulino); Amorosi assassini edito da Laterza.
È stata anche protagonista di un viaggio spaziale (se non ci credete cliccate QUI) durante il quale ho conversato con lei sui suoi libri e anche di altro.

Un amore partigiano racconta in modo secco, incalzante, roba da farsi leggere d’un fiato perché il lettore si trova ad ogni pagina di fronte a cose incredibili (ma tutte vere e ben documentate; riportati perfino numeri di telefono) un dramma storico che si svolge tra il 1944 e ’45.
Due partigiani – “Gianna” (Giuseppina Tuissi) e “Neri” (Luigi Canali) – s’incontrano e si amano nel clima arroventato di quegli anni. Arrestati e torturati dai nazifascisti, non avranno destino migliore tra le mani dei partigiani.
Eppure sono stati testimoni delle ultime ore di Mussolini e della Petacci.
Su di loro cadrà un pesante silenzio, un oscuramento della loro storia e della loro fine.
Il libro, imperdibile, spiega i tanti perché e ripercorre le tante ambiguità e i sanguinosi episodi tra le stesse file dei resistenti, che, purtroppo, in plurali casi, hanno macchiato il profilo della Resistenza.
Ci sono state voci che si sono levate nel dopoguerra (anche sul caso di Gianna e Neri), ad esempio Pannunzio, suggerendo di fare luce sugli episodi oscuri, sia per civiltà sociale e sia per non dare spazio (come poi è accaduto) alla propaganda neofascista – calunniosa perché oltre la verità –, ma sono state voci zittite dallo stalinismo imperante fatto rispettare da Togliatti. Quel Togliatti che coprì parecchi misfatti commessi fin dopo il ’45 da alcuni partigiani e che da ministro di Grazia e Giustizia emanò il 22 giugno 1946 l’amnistia che aprì le porte del carcere a molti repubblichini.
Ancora un merito del libro è smontare il mito che vuole, come in un fotoromanzo, la Petacci amante buona e fedele che segue il suo uomo fino alla fine.
Niente di tutto questo. Il clan Petacci fu voracissimo – ricorda la Serri – e Claretta, filo hitleriana e strenuamente antisemita, fu donna calcolatrice che sbagliò l’ultimo dei suoi calcoli, lei, come le ricordava Mussolini, “la più odiata degli italiani”.

Segue ora un incontro con l’autrice.


Un amore partigiano (2)

A Mirella Serri, in foto, ho rivolto alcune domande.
Come sei venuta a conoscenza di questa storia?

Un libro tira l’altro, come le ciliegie. Stavo lavorando al mio “I profeti disarmati”

… scusa l’interruzione, voglio segnalare una tua intervista su quel libro che rilasciasti proprio a Cosmotaxi…

… ricordo, grazie… ti dicevo che mentre lavoravo a quel libro e mi occupavo degli scontri avvenuti nell’immediato dopoguerra all’interno della sinistra antifascista - tra quella più moderata rappresentata dal quotidiano “Risorgimento liberale”, diretto da Mario Pannunzio, e quella più estrema e radicale dal Partito comunista italiano - ho incontrato una notizia che mi ha molto incuriosito. La bellissima testata di Pannunzio riferisce dell’assassinio del giornalista della Rsi, Franco De Agazio, che viene ucciso nel 1947 mentre si accingeva a pubblicare sul “Meridiano d’Italia” i memoriali di Gianna (il cui vero nome era Giuseppina Tuissi) e Neri (Luigi Canali) e un’inchiesta sulla scomparsa del cosiddetto oro di Dongo. Il giornale di Pannunzio sollecita l’autorità giudiziaria a stabilire i collegamenti tra la catena di delitti (una decina), che aveva coinvolto anche parenti, amici, conoscenti di Neri e Gianna, e i partigiani che per varie vie avevano avuto a che fare con i misteri del tesoro di Dongo. Si scatenerà una durissima polemica poiché l’“Unità” farà sapere che vedeva in questa richiesta di ulteriori indagini: “un tentativo reazionario e fascista di fare un processo alle forze della Resistenza”. Così ho cercato di saperne di più su quella misteriosa fanciulla che aveva accompagnato Mussolini e Claretta al casale dove avrebbero trascorso la notte prima dell’esecuzione. Mi sono resa conto che non appariva in nessun libro di storia, racconto o film dedicato alle ultime ore del Duce e della sua amante. Eppure Gianna e Neri erano stati torturati dai nazifascisti e poi avevano avuto lo stesso trattamento e infine uccisi dai compagni di lotta.

Perché su Gianna e Neri è calato un sipario che tenta di cancellarne la memoria?

Perché il gruppo che con un eufemismo chiamo dei “partigiani non galantuomini” che circondava Gianna e Neri decise che erano eroi scomodi.
Gianna e Neri, infatti, volevano far luce su tante verità nascoste, erano critici su alcuni comportamenti dei capi stalinisti e si opponevano a furti e ruberie
.

Nel tuo libro, viene fuori un ritratto inedito della Petacci…

Il cadavere della Petacci a testa in giù a piazzale Loreto è stato per decenni l’incarnazione dello scempio di un corpo di donna che, innamorata e disinteressata, volle seguire il Duce fino alla fine, sacrificando la sua stessa vita. E’ questa l’immagine della Petacci che, dal dopoguerra in poi, domina la pubblica opinione. La Petacci, dalla stampa coeva, venne invece dipinta come la corrotta animatrice del clan banditesco dei Petacci.
Clara era la “più odiata dagli italiani”: glielo ricordava lo stesso Mussolini. E nei suoi diari svela il suo volto di convinta filo-hitleriana e di feroce antisemita. Fu lei il vero “uomo nuovo”, razzista e credente nella mistica fascista che scappava con 8 milioni di lire, gioielli, pellicce, confortata dalla promessa del duce che finalmente nell’esilio dorato che li aspettava avrebbe preso il posto di donna Rachele
.

La Resistenza, con tutti i suoi valori, non è stata vista da molti storici con i suoi tanti angoli bui, condividi?

Sì, a raccontare la vera storia della Resistenza ci hanno pensato di più alcuni narratori come Italo Calvino e Beppe Fenoglio...

Oltre al tuo appassionato studio, ci sono altri che si sono interessati a Gianna e Neri?

Anche alcuni politici, come l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Walter Veltroni quando era segretario dei Ds, si dimostrarono molto comprensivi di fronte alle richieste dei famigliari di Gianna e Neri riconoscendo che c’erano molti lati oscuri. E poi ci sono storici come Franco Giannantoni e i famigliari che hanno messo insieme pazientemente tanti tasselli di questa complicata storia.

Mirella Serri
Un amore partigiano
Pagine 224, Euro 16.40
Longanesi


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