Oggi propongo un viaggio attraverso l’Intelligenza Artificiale (IA) guidato da Raffaele Gaito, uno che se ne intende alla grande.
Vedo già radunati alcuni che si apprestano a salire sul Cosmotaxi che attraverserà un cielo di Codici e Logaritmi.
Mentre si sistemano, vi trattengo con quattro chiacchiere.
Poi alla fine di questo pezzo ci sarà la partenza con un semplice CLIC.
La più bella definizione dell’IA l’ho trovata finora scritta da Carola Barbero: “… ci aiuta e ci confonde, ci isola e ci connette, ci delude e ci stupisce, registrando tutto senza capire niente”.
In quest’epoca delle ‘psicotecnologie’ (copyright Dennis De Kerchove), l’Intelligenza Artificiale è diventata protagonista sulla stampa quotidiana e periodica, alla radio, alla tv, sul web, impersonando al tempo stesso ogni Bene ed ogni Male.
Nello scenario contemporaneo la digitalizzazione ha avuto un impatto eccezionale con una serie di progressi tecnologici: l'Internet delle cose, la blockchain, l'automazione robotica dei processi, i veicoli autonomi, l'analisi dei big data, la sterminata memoria d’Internet.
L’IA è tutto questo più altro e proietta l’umanità in un mondo inimmaginabile appena pochi anni fa.
Vari e contrastanti i giudizi sull’IA.
Eccone uno. Il più catastrofico di tutti. È di Geoffrey Hinton, Licenziatosi da Google per essere libero d’avvertire – così dice – il mondo dei rischi dell’IA fino a considerarla nel futuro una possibile causa dell’estinzione dell’umanità: si pensi, ad esempio, all’IA che crei un supervirus che ci stermini. D’accordo, ma anche le bombe atomiche (ce ne sono tantissime in depositi noti e altri segreti) possono fare un olocausto nucleare. Però non piovono dal cielo o s’innalzano da sottomarini da sole. Necessario qualcuno che le faccia partire. Confondere lo strumento con l’uso che se ne fa è una vecchia trappola. O dovremmo rinunciare all’elettricità perché può provocare folgorazioni e serve a infliggere la sedia elettrica?
Di seguito alcuni pareri sull’IA. Negativi e positivi.
• Sam Altman, fondatore e Ceo di OpenAI al Senato degli Stati Uniti:
“La mia più grande paura è che il campo dell’AI possa davvero far male al mondo. Se questa tecnologia prende la direzione sbagliata. Penso anche alle elezioni presidenziali americane, area di grande interesse”.
• Lo scienziato taiwanese Kai-Fu Lee, tra i massimi esperti al mondo di IA:
“La tecnologia genera sempre preoccupazioni. Anche l’automobile era considerata spaventosa, e così l’elettricità ed i personal computer. Le tecnologie nel breve termine creano problemi. Sul lungo periodo però tutte le innovazioni hanno portato più benefici che danni”.
• Helga Nowotny docente di studi sociali all’Eth di Zurigo:
“L’IA con gli algoritmi predittivi usa big data trascorsi per prevedere il futuro, ma così facendo perpetua il passato e riduce le possibilità di cambiamento. Il rischio è di trovarci a vivere in un mondo deterministico in cui il futuro è già deciso a priori”.
• Hiroshi Ishiguro, docente all’università di Osaka, noto per il suo lavoro su androidi dall’aspetto umano:
“L’AI è fluida e transgender. ChatGPT è solo un grosso data base, un enorme modello statistico. Non pensa nulla, non può creare concetti suoi ma è bravissima a riorganizzare i concetti che ha dentro, su cui ha studiato e imparato. Nel prossimo decennio ci sarà utile quale strumento quando ci serviranno robot non come li conosciamo ora, ma robot avatar teleoperati da remoto al cui interno mettere la nostra presenza, così da poter camminare in posti distanti, lavorare, studiare, superare gli handicap, partecipare a incontri.
In generale, due i principali timori avanzati da frettolosi gazzettieri e furenti tecnofobi: l’IA ci ruberà il lavoro? E ancora: che ne sarà del nostro privato?
Alla prima domanda faccio rispondere da Raffaele Gaito distraendolo per un momento dai preparativi per l’imminente partenza.
Videoascoltatelo
Seconda paura: l'intrusione dell'AI nel nostro privato.
Ma per questo non è necessario aspettare quanto può combinare l’IA. Già accade con le telecamere di servizio piazzate ovunque e alcune con possibilità di riconoscimento facciale. Sono occhi indiscreti, ma al tempo stesso hanno permesso l'arresto di fior d'infami. E per dirne un’altra, vogliamo - come desidera il centro-destra al governo... chissà poi perché... provate a indovinare - limitare le intercettazioni telefoniche che hanno svelato loschi traffici di politici, tangentisti, mafiosi, e tanti altri meritevoli di patriottiche galere.
E ancora: è solo in ChatGPT e siti simili che troviamo l’Intelligenza Artificiale? Macché.
Come nota Francesco Marino: “Piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram hanno alla base l’IA. E Google. La posta elettronica Gmail impara nel tempo il modo di scrivere messaggi, e, sulla base del contesto, ci suggerisce la possibile prossima parola da usare”.
Questi sono solo parte di esempi di quanto già adoperiamo, vantaggiosamente, quello strumento, e non da ieri.
Ci sono ricadute, come segnalano tanti sociologi, che profilano inevitabili inconvenienti, ma ciò è connaturato al progresso di noi umani. Paul Virilio (non troppo amico delle nuove tecnologie), con frase volutamente candida, scrive “prima dell’invenzione del treno non c’erano incidenti ferroviari”. Ecco perché è stata estremamente goffa la decisione (non a caso precipitosamente rientrata) del governo Meloni di bloccare ChatGPT esponendoci, come scrive Filippo Santelli “… ad una figuraccia planetaria. Avremmo bisogno, invece di istituzioni con competenze adeguate ad affrontare cambiamenti epocali. Invece, in Italia, sia sulla carne sintetica sia sull’AI procediamo con editti bulgari”.
Francamente credo poco ad una regolamentazione internazionale dell’IA con un corpo di leggi (non so con quanta sincerità dice di crederci Elon Musk) che limitino innovazioni in quello strumento tecnologico già tanto avanzato (almeno come appare a noi del primo quarto del XXI secolo). Difatti, se pure tutti i paesi del pianeta firmassero un tale accordo c‘è da sorprendersi se qualcuno poi segretamente conducesse ulteriori ricerche?
“A Musk dico” – afferma l’albanese Mira Murati Chief Technology Officer di OpenAI – “che anche noi temiamo certi rischi ma la soluzione non è bloccare la ricerca, l’innovazione, bensì svilupparla insieme con la società raccogliendo i segnali che ci provengono anche da chi avversa questa tecnologia”.
Dopo questo sproloquio mi collego con Raffaele Gaito che guiderà chi fra voi lo vorrà (… toh, anche la rima) attraverso l’universo IA in un vivace percorso in più tappe.
Buon viaggio! Per partire basta un CLIC.