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Questa sezione ospita soltanto notizie d'avvenimenti e produzioni che piacciono a me.
Troppo lunga, impegnativa, certamente lacunosa e discutibile sarebbe la dichiarazione dei principii che presiedono alle scelte redazionali, sono uno scansafatiche e vi rinuncio.
Di sicuro non troveranno posto qui i poeti lineari, i pittori figurativi, il teatro di parola. Preferisco, però, che siano le notizie e le riflessioni pubblicate a disegnare da sole il profilo di quanto si propone questo spazio. Che soprattutto tiene a dire: anche gli alieni prendono il taxi.

L'IA secondo David Runciman

Con questa nota sul libro di Runciman, Cosmotaxi va in vacanza.
Riprenderà le pubblicazioni dopo l’estate

C’è chi ne è entusiasta e chi ne è terrorizzato.
Che cosa suscita tanta esultanza o tanta paura?
L’intelligenza Artificiale (IA acronimo in italiano, AI in inglese).
In quest’epoca delle ‘psicotecnologie’ (copyright Dennis De Kerchove), l’IA è diventata protagonista sulla stampa quotidiana e periodica, alla radio, alla tv, sul web, impersonando ora ogni Bene ed ora ogni Male.
Nello scenario contemporaneo la digitalizzazione ha avuto un impatto eccezionale con una serie di progressi tecnologici: l'Internet delle cose, la blockchain, l'automazione robotica dei processi, i veicoli autonomi, l'analisi dei big data, la sterminata memoria d’Internet.
L’IA è tutto questo più altro e proietta l’umanità in un mondo inimmaginabile appena pochi anni fa.
Vari e contrastanti i giudizi sull’IA.

• Lo scienziato taiwanese Kai-Fu Lee, tra i massimi esperti al mondo di IA:
“La tecnologia genera sempre preoccupazioni. Anche l’automobile era considerata spaventosa, e così l’elettricità ed i personal computer. Le tecnologie nel breve termine creano problemi. Sul lungo periodo però tutte le innovazioni hanno portato più benefici che danni”.

• Helga Nowotny docente di studi sociali all’Eth di Zurigo:
“L’IA con gli algoritmi predittivi usa big data trascorsi per prevedere il futuro, ma così facendo perpetua il passato e riduce le possibilità di cambiamento. Il rischio è di trovarci a vivere in un mondo deterministico in cui il futuro è già deciso a priori”.

• Hiroshi Ishiguro, docente all’università di Osaka, noto per il suo lavoro su androidi dall’aspetto umano ha una posizione più equilibrata.
“L’AI è fluida e transgender. ChatGPT è solo un grosso data base, un enorme modello statistico. Non pensa nulla, non può creare concetti suoi ma è bravissima a riorganizzare i concetti che ha dentro, su cui ha studiato e imparato. Nel prossimo decennio ci sarà utile quale strumento quando ci serviranno robot non come li conosciamo ora, ma robot avatar teleoperati da remoto al cui interno mettere la nostra presenza, così da poter camminare in posti distanti, lavorare, studiare, superare gli handicap, partecipare a incontri”.

Una bella definizione dell’IA l’ho trovata scritta da Carola Barbero: “… ci aiuta e ci confonde, ci isola e ci connette, ci delude e ci stupisce, registrando tutto senza capire niente”.

QUI un intervento sull’IA del filosofo Carlo Sini.

La casa editrice Einaudi ha pubblicato Affidarsi (titolo originale: The Handover) Come abbiamo ceduto il controllo della nostra vita a imprese, Stati e intelligenze artificiali.
L’autore è David Runciman.
Insegna Scienze politiche all'Università di Cambridge ed è stato capodipartimento di Scienze politiche e studi internazionali. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Politica” (2015) e “Cosí finisce la democrazia” (2019).
Per Einaudi ha pubblicato Affidarsi. Come abbiamo ceduto il controllo della nostra vita a imprese, Stati e intelligenze artificiali (2024).
Scrive di politica per la «London Review of Books» e si occupa settimanalmente del podcast di successo Talking Politics.

Ecco alcuni passaggi che ho estratto dal libro di Runciman.

- “Immaginiamo un mondo di macchine superumane, costruite a nostra immagine e progettate per migliorare la nostra vita (…)

- Eppure, sappiamo – davvero, lo sappiamo? – che esistono rischi enormi a diventare cosí dipendenti da queste versioni artificiali di noi stessi. Sono infatti superumane, ma anche fondamentalmente inumane. Mancano dell’essenza di ciò che ci rende quelli che siamo. Chiamiamola coscienza. Chiamiamola cuore. Chiamiamola anima (…)

- Il potere potenziale di queste macchine al servizio degli ancora numerosi esseri umani privi di una coscienza, senza cuore, senz’anima, spaventa (…)

- Ma ancora piú spaventosa è la possibilità che tali macchine inizino a decidere per noi. Dovrebbero servirci, però hanno anche la capacità di distruggerci. Questa è la storia che caratterizza il XXI secolo, forse il principale incubo del XXI secolo. Alla soglia della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, stiamo costruendo macchine capaci di fare cose esaltanti, ma che ci lasciano anche perplessi e ci terrorizzano. Nel 2021, OpenAI, un laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, ha lanciato Dall·E, un sistema di rete neurale zeroshot learning (con «apprendimento a zero colpi», capace cioè di operare su dati mai visti prima che è in grado di generare immagini uniche a partire da istruzioni testuali. Gli si dice di disegnare una sedia che assomigli a un avocado e lo fa, producendo un’incredibile variazione di sedie-avocado, o avocado-sedie, che appaiono adatte allo scopo come se fossero state create da mano umana, ma curiosamente piú inventive (…)


- Dall·E deriva dal modello Gpt (generative pre-trained transformer), la cui versione Gpt-3 – Nel marzo 2023, OpenAI ha lanciato Gpt-4, che si dice sia il 40 per cento più potente del suo predecessore e che fra le altre cose può dirci che cosa ci aspetta per cena dopo aver visionato una semplice fotografia del contenuto del nostro frigorifero. Possono guidare automobili e diagnosticare tumori. Possono danzare (…)

- Il potenziale positivo della rivoluzione dell’intelligenza artificiale è enorme. Non è difficile vedere come questi sistemi possano essere impiegati per far vivere meglio gli esseri umani, ossia per liberarci dai lavori piú duri, risparmiarci malattie, trasportarci in modo sicuro e stimolarci a fare sempre meglio (…).

- Questo libro è un tentativo di esplorare l’aspetto dei futuri possibili, nel bene e nel male”.

Dalla presentazione editoriale.

«La consegna di parte del nostro potere all’intelligenza artificiale è già avvenuta molto tempo fa, in tempi non sospetti. La Silicon Valley ha definito come Singolarità il fenomeno per cui entità non umane si comportano come gli esseri umani (ad esempio: prendere decisioni, eseguire procedure, governare, guadagnare). Ma questo fenomeno esiste già dai tempi in cui la tecnologia era meno sviluppata, da quando Hobbes aveva iniziato a parlare del Leviatano e da quando esistono gli Stati e le Imprese. Già allora l’umanità aveva consegnato parte del proprio potere a strutture senza coscienza e anima che ci hanno resi più sani, più ricchi e più sicuri. Ma che, a differenza di noi, non muoiono e molto spesso godono di uno statuto giuridico diverso. Cosa c’è quindi di cui aver paura? Runciman ci invita a guardare all’intelligenza artificiale come a una naturale conseguenza di un processo in atto ormai da secoli e che non ci deve intimorire, ma che filosoficamente dobbiamo inserire in un discorso già aperto, nel bene e nel male».

…………………………………………

David Runciman
Affidarsi
Traduzione di Maria Lorenza Chiesara
320 pagine * 19.00 euro
27 Illustrazioni
Einaudi


Chimera: Corpo Espanso tra entità umane e non-umane

La casa editrice Mimesis ha pubblicato Chimera Il Corpo Espanso per una nuova ecosofia dell'arte.
L’autore è Marco Mancuso.
Critico e curatore di arte contemporanea, nel rapporto con tecnologia e scienza e nel dialogo con gli ambiti del design, dell'architettura e del suono. Professore presso il Politecnico delle Arti di Bergamo, docente presso l'Università di Bologna e lectuter per il Node Center for Curatorial Studies di Berlino, è dottore di ricerca in Culture Digitali presso l'Università Iuav di Venezia. Si interessa a come il discorso interdisciplinare osserva le diverse modalità con cui la tecnoscienza influenza la società e il rapporto tra essere umano e ambiente, studiando parallelamente l'evoluzione delle dinamiche progettuali, produttive e di mercato della media art e dell'arte digitale.
È’fondatore e direttore del progetto Digicult.

Per un incontro con lui su questo sito: CLIC.


Dalla presentazione editoriale

«Chimera. Il Corpo Espanso per una nuova ecosofia dell'arte individua un punto di incontro tra arte e design, tecnologia e scienza nell’indagine sul corpo umano in dialogo con il contesto che lo circonda. La sua unicità, quella di evidenziare e mettere a sistema caratteristiche comuni e vicinanze nelle opere e nelle pratiche di artisti e designer che pongono il rapporto tra noi e l’ambiente al centro della loro poetica. Il confronto con creativi e progettisti come Heather Dewey-Hagborg, Marco Donnarumma, Sputniko!, Margherita Pevere, Neil Harbisson e Anouk Wipprecht, consente infatti di individuare le caratteristiche di quello che viene qui definito Corpo Espanso: una chimera che abbatte i binarismi material-semiotici e consente di modellare nuovi rapporti entangled tra entità umane e non-umane. Riprendendo alcune importanti ricerche ed esperienze del Novecento e ponendole in dialogo con gli sviluppi più recenti nei campi delle neuroscienze, delle biotecnologie, della prostetica e del bodyhacking.
Marco Mancuso tramite un’inedita e radicale messa a sistema delle principali correnti del pensiero postumano, suggerisce un’alternativa agli immaginari transumani, le distopie antropocentriche e le derive ipermediali dei nostri corpi aprendo, in modo originale e coraggioso, a nuove dimensioni relazionali fluide, queer, non-gerarchiche ed egualitarie dell’essere umano su questo pianeta».

………………………....

Marco Mancuso
Chimera
300 pagine * 22 euro
Mimesis


Manifesto della Melanconia

Dal Dizionario: “Melanconia (o malinconia). Stato psichico caratterizzato da un’alterazione patologica del tono dell’umore, talora accompagnata da ansia e con inibizione di tutta la vita intellettuale; può avere varie cause: un lutto, l'abbandono di una persona cara, il fallimento di un'impresa tentata".
Oppure – aggiungo io – derivare dall’ascolto di un discorso del ministro Roccella, o dall’avere letto dichiarazioni del Cognato d’Italia Lollobrigida.

Quando in una redazione ci s’interroga su di un’immagine che affianchi un articolo sulla malinconia, presto risuona la voce di qualcuno che grida “Dürer!”
Riferimento al tedesco Albrecht Dürer (Norimberga,1471 – idem, 1528), pittore, trattatista, teorico del «segreto della prospettiva», autore di una famosa incisione a bulino (1514, custodita oggi alla Fondazione Magnani Rocca) immagine ricca di misteri intitolata La Melenconia.

Sui tanti segreti raccolti in quell’opera si è scatenata la fantasia e sviluppata l’indagine di artisti, critici, scrittori. Fra quei nomi troviamo il fisico David Ritz Finkelstein (New York, 1929 - Atlanta 2015) autore di Manifesto della Melanconia di recente pubblicato dalla casa editrice Adelphi.

È il Dürer scienziato ad affascinare Finkelstein.«uno di quei rari scienziati che aprono vie nuove al pensiero» - afferma in una nota Carlo Rovelli che così prosegue – «Forse il suo risultato più notevole è aver compreso la strana natura dei buchi neri. (…) A capire l’aspetto prospettico dell’orizzonte dei buchi neri è stato un fisico teorico affascinato da Albrecht Dürer, capace di riflettere sull’impatto culturale che ebbe la scoperta della prospettiva nel Rinascimento. Finkelstein compose questo testo sulla Melencolia di Dürer in una serie di versioni via via più ricche apparse online e in riviste, e poi nella versione finale, postuma, in forma di piccolo libro, una testimonianza preziosa della complessità di pensiero di questo autore. È un libro che incanta per la ricchezza dei suoi riferimenti culturali e per il coraggioso e acrobatico ingegno esegetico. Ma la parte migliore, io penso, è il suo punto d’arrivo. La riflessione di Finkelstein, alla fine della sua carriera, sul senso stesso della conoscenza.
Per Finkelstein l’ambiguità dell’incisione riflette e racconta l’ambiguità fra le prospettive che non ci permette di vedere l’insieme. Se tutto ciò a cui accediamo è prospettico, noi non possiamo arrivare a una verità universale (…) per Finkelstein, Dürer ci sta dicendo che non possiamo vedere nulla con completa chiarezza.
In questo riconoscere i limiti della conoscenza sta la modernità di Dürer».

Sinossi

«Dal momento in cui è apparsa nel 1514, la Melencolia I di Dürer è ascesa a icona di culto – un culto in cui ha giocato un ruolo essenziale la sua esasperante, quasi irriducibile condensazione simbolico - esoterica, oggetto di secolari speculazioni almeno fino a quando, nel 1923, Erwin Panofsky e Fritz Saxl ne hanno dato un’interpretazione in apparenza risolutiva. Meno noto ma altrettanto illuminante è il contributo di uno dei fisici più eterodossi del nostro tempo, David Finkelstein, il quale, prendendo le mosse dallo studio dei due grandi storici dell’arte, offre dell’incisione un’originale analisi che riconduce ogni elemento a specifici ambiti scientifici e ne sottolinea così un carattere radicalmente nuovo. Non solo. Se già per Panofsky e Saxl la Melencolia I non rappresentava più la semplice traduzione visiva di un’inclinazione umorale, Finkelstein compie un passaggio ulteriore: facendo coincidere la scoperta rinascimentale della prospettiva con quella generale sull’«aspetto prospettico» (ossia relativistico) della realtà, individua nella melanconia la disillusione dell’artista e dello scienziato che si sforzano invano di raggiungere «verità e bellezza assolute». Al cuore di questo libro, dunque, c’è una vera, profonda messa in discussione degli idoli della scienza. Uno snodo su cui il fisico torna in modo mirato anche nel secondo scritto qui proposto, una breve ma acutissima meditazione dove Einstein e la meccanica quantistica vengono rilette per approdare alle più ardite implicazioni conoscitive della scuola buddhista. Mostrando così come in fisica le «relazioni» tra gli oggetti contino più delle loro «proprietà»; e come non esistano teorie totalizzanti né, men che meno, conclusive».

Un’interessante riflessione su questo libro la trovate su Doppiozero firmata da Michele Ricciotti.

……………………………………

David Ritz Finkelstein
Manifesto della Melanconia
Traduzione di Silvio Ferraresi
Con una nota di Carlo Rovelli
160 pagine, 6 immagini b/n
Euro 14.00
Adelphi


FUOCOfuochino

La casa editrice più povera al mondo – cosi definita dai suoi fondatori Lorenza Amadasi e Afro Somenzari (in foto) – vale a dire FUOCOfuochino dopo plurali riconoscimenti critici da Andrea Cortellessa a Gino Ruozzi, da Lamberto Pignotti a Guido Davico Bonino a Renato Barilli ad altre firme ancora, continua con ammirevole continuità a produrre due micronarrazioni al mese.
A luglio, insieme con le più recenti pubblicazioni di Michele Mellara e Monica Schettino ha proposto una riflessione sul tema della Pace cui hanno risposto in molti.

Quella raccolta di scritti, è stata funestata anche da mie telegrafiche righe, ma per fortuna dei lettori ci sono, al momento, anche testi di Geminiano Bernardi, Stelio Carnevali, Federico Centenari, Sonia Costantini, Camillo Cuneo, Antonella Gandini, Patrizia Grossi, Italo Lanfredini, Alfonso Lentini, Steve Manfroi, Sandro Montalto, Jacopo Narros, Paolo Pergola, Iris Pezzali, Lamberto Pignotti, Diego Rosa, Michele Savino, Gilberto Scuder.

Questo il testo d’invito di Afro Somenzari.
“Care amiche e cari amici,
Vi scrivo perché in questo assordante periodo privo di contenuti e proposte reali, sembra prevalere la normale accettazione, l’idea che sia necessaria, il pensiero che da una parte ci sia il giusto e dall’altra il contrario, insomma mi riferisco alla minaccia della terza guerra mondiale. FUOCOfuochino che ha il potere di un amministratore di condominio e consapevole che ci sia più umanità in una discarica di rifiuti che in un consiglio di guerra ma, avendo il diritto di parola, chiede a ognuno di voi un breve testo di pace da pubblicare con FUOCOfuochino che denunci le guerre, che urli contro qualsiasi violenza e sopruso.
Credo che ne abbiamo il dovere, vi aspetto.
Grazie e vi abbraccio”.



Questa è la storia

Un giorno di gennaio dell'anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma. Erano circa le due del dopopranzo, e a quell'ora, come d'uso, poca gente circolava per le strade

Questo è l’incipit del libro “La Storia” di Elsa Moante, scrittrice cui è dedicato il Festival Letterature ’24 dopo il successo dello scorso anno dedicato a Italo Calvino.
Questa è la Storia Omaggio a Elsa Morante a cinquant’anni dalla pubblicazione del romanzo La Storia è un Festival audioverbovisivo perché in cartellone le voci dei tanti autori che interverranno saranno intervallate da eventi di spettacolo curati da Fabrizio Arcuri.
Il maiuscolo programma, come nella passata edizione, è a cura di Simona Cives con il contributo di un comitato scientifico composto da Paolo Di Paolo, Melania Mazzucco, Davide Orecchio, Igiaba Scego, Nadia Terranova.

Ora Simona Cives illustra profilo e svolgimento della manifestazione in questo video.

Per memorizzare il programma: CLIC!


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