C'è una cosa che accomuna tanti artisti italiani? Musicisti, pittori,
registi, scrittori, e via elencando?
Quest'angosciosa domanda mi sono posto in una notte illune
sì,
illune
conoscete una notte migliore per porsi le domande angosciose?
no?
e
allora!
Sì - mi sono detto - c'è quella cosa.
Sono seri, serissimi. E si prendono sul serio, sul serissimo, Mica scherzano.
Procedono ispirati.
Perfino da giovani. Così giovani e già così seri!
E
tanto ispirati!
Pittano, scrivono, suonano, già vedendo il proprio nome nelle teche
che ospitano gli immortali.
E questa cosa s'avverte, si sente, schiaccia visitatori, lettori, spettatori
sotto il peso di una solenne eternità.
Si ha la sensazione di trovarsi sempre di fronte ad un'Opera (
pfui!)
e mai dinanzi ad un prodotto.
Di carpire da immeritevoli contemporanei qualcosa che è destinata ai
posteri.
Del resto, intervistati dalla tv, dai giornali, quegli autori
pardon!
Autori,
si lasciano andare a pensose quanto dolenti, ed ermetiche, dichiarazioni che
francamente intimidiscono facendo calare sulle nostre mense un velo d'inconsolabile
tristezza. Quasi a sentir parlare Buttiglion
no, eh?
avete ragione,
quello lì non si riesce a battere, ma prima o poi qualcuno lo percuote.
Quando poi uno di loro si sforza di fare lo spiritoso, è quasi peggio,
dentro quelle battute c'è l'allegria funesta della Carrà e delle
barzellette raccontate da Berlusconi.
L'Arte come Gioco, non vi dice niente ragazzi? Sembrerebbe di no.
Forse pare a loro uno scadimento.
Eppure gente che gioca in serie A l'ha praticata, eccome!
Scelgo il campo musicale - da molti ritenuto, ingiustamente, uno dei più gravi
- per citare qualche esempio: Mozart e il Divertimento "Ein musikalischer
Spass", in cui alcuni strumenti stonano apposta; Haydn e la Sinfonia detta "degli
addii" nella quale, alla fine, progressivamente gli strumentisti si alzano
e se ne vanno volendo significare allo sponsor, il Principe Esterhazy, che
negava loro le vacanze, ch'era venuta l'ora di concederle; Camille Saint-Saëns
e il suo insieme di pezzi che intitolò "Carnevale degli animali" per
prendere in giro suoi colleghi; Georg Philipp Telemann e le "Tafel-Musik",
concepite per essere suonate durante i pasti di una famiglia patrizia di Amburgo:
sono tra le sue cose oggi più celebri; per non dire degli scherzi da
prete di Satie.
Sono solo alcuni episodi tra i tanti, cose fatte e dichiarate come occasioni
passeggere, roba messa sù quasi di corsa. Ma ce ne sono di faccende
simili nei secoli, in tutte le arti, a pacchi!
Esempi di un particolare approccio alla vita e al mestiere. Anche quest'ultimo,
sì.
Quante grandi cose come quelle lì ci hanno allietati, in teatro, in
letteratura
dalle improvvisazioni dei giullari agli scherzucci ragionati
dell'Oulipo
gente che faceva prodotti e ha creato un'Opera!
E giocando giocando, venivano svolte operazioni critiche di politica, di linguistica,
di costume.
Elogio del tempo andato? Macché! Mai lo faccio, mi fa schifo solo il
pensarlo. Mi piace il futuro.
Difatti oggi trovo il Web a proporre quell'atteggiamento ispirato al dio sublime
che è lo Spreco.
Sul Web, immateriale ma non volatile, si depositano ogni giorno parole, segni,
piccoli eventi buttati lì come vuoti a perdere e che spesso riservano
vispe sorprese.
E accadrà meglio domani. Domani è un altro giorno.
A proposito di domani, mi tocca andare ad una mostra d'uno della post-transavanguardia,
leggere un romanzo della Tamaro, e vedere un film prodotto con l'ex articolo
28
che giornata!
sigh!
come?
il concerto di musica
elettronica?
no, quello ho inventato una scusa e sono riuscito a scansarlo,
almeno questo!
Che spinosa idea quella dell'Arte come cosa cogitabonda e difficile!
Ma l'Arte è facile, nun è difficile, si ha da succedere, succeddarrà.
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