Ironici. L’ironia, diceva Ugo Ojetti, è la
figlia del senno e della calma: le hanno ucciso padre e madre.
Buona battuta, ma vuoi vedere che le cose non stanno così?
L’uso della parola “ironico”, riferita
a questo e a quello oggi s’è infittito, scrivani
e parlanti vi ricorrono con scriteriato accanimento.
Nelle cronache parlamentari, nei resoconti sportivi, nei
dibattiti radiotelevisivi.
Ci troviamo così a navigare in un mare di ironici,
dei quali non sospettavamo l’elevato numero.
Un tale offende il prossimo? C’è immediatamente
chi lo definisce “ironico”.
Uno striscione allo stadio con parole bestiali? Subito c’è chi
ipotizza che fosse soltanto “ironico”.
Un politico le spara grosse? Immediatamente da parecchi è definito
un “ironico” (perfino Previti!).
Nei bugiardini – i quarti di copertina – tanti
autori che scarabocchiano balordaggini sono definiti “ironici”.
Insospettabili critici letterari, cinematografici, teatrali,
non esitano a chiamare “ironico” qualsivoglia
bamba che s’esibisca su pagine, schermi e scene.
Possibile che una virtù tanto rara qual è l’ironia
abbia aureolato di colpo tante teste di cazzo?
Non c’è malevolenza in me nel dire ciò.
Quei pochi che mi conoscono lo sanno: io sono uno…ironico.
Ma senza aureola…intesi eh?
Porta a porta. Tre gruppi mi perseguitano
presentandosi – sempre in momenti fra i più inopportuni – alla
mia porta. Testimoni di Geova, attivisti di Lotta Comunista
e rappresentanti della Folletto.
In realtà non risparmiano gli altri condòmini,
e questo mi fa piacere.
Venditori di religione, ideologia ed aspirapolvere hanno
in comune l’accattivante sorriso, l’eloquio amichevole,
il negare di volerti convincere. Vale a dire tre bugie una
dopo l’altra.
I testimoni dell’aldilà sono deprimenti non
solo per il messaggio che recano ma anche per come si vestono,
sembrano usciti da un film neorealista. Ho visto un bambino
dagli occhi malinconici insaccato in pantaloni lunghi, giacchetta
abbottonata stretta e cravatta nera!
Glielo ho detto ai genitori predicatori: “Ma non v’accorgete
del male che gli fate!”
Quelli della Folletto s’improfumano in modo disgustoso
(sospetto Pino Silvestre Vidal), appestano!
Gli attivisti di Lotta Comunista sono più carini,
spesso giovani universitarie minute, occhialetti alla Cavour,
vocine educate e sottili, abitini anonimi…e come le
volevi!...punk? dark? grunge?...sì, vabbè,
avete ragione.
Porgono il loro giornale dalla grafica funerea che sembra
il periodico delle Pompe Funebri Riunite su cui campeggia
la scritta con caratteri da necrologio che afferma stentorea: “organo
dei gruppi leninisti della sinistra proletaria”. Alla
faccia del bicarbonato! direbbe Totò.
Lenin: l’inventore del gulag, ne propugnò la
legittimità già in un discorso del 1912, sarà imitato
anni dopo da un imbianchino coi baffetti a spazzolino che
gli plagiò l’idea sfidando denunce della Siae.
Guardo quella faccina pulita che mi porge il giornale. Accenno
a dire qualcosa ma quella attacca a pigolare un discorso
prefabbricato prima che io sia arrivato a pronunciare 3 parole
3.
Per liberarmene le do un euro e prendo la copia operando
nascostamente uno scongiuro.
La congedo. Aspetto visite. Mo’ verranno quelli di
Geova e della Folletto.
Lo sento! Stanno arrivando!!
Umani sono. Più ci si scanna e più zompano
fuori le parole esclamative “umano”, “disumano” (qualche
buontempone parla anche di guerra “umanitaria”),
insomma è tutto un correre a meravigliarsi delle crudeltà commesse
dall’uomo, quasi fosse la prima volta che le combina
oppure che “ai nostri giorni sia inconcepibile che…”.
Ma perché tanto stupore? Addolorarsi sì, manifestare
per la pace anche, ma stupirsi no. Il farlo è da ingenui
o da ipocriti.
Quasi che basti qualche dichiarazione, di ieri o dell’altro
ieri, da parte di un Parlamento o di consessi internazionali,
a smentire la natura umana. Oggi il sistema nervoso centrale
di questa scimmia assassina è lo stesso che indossavano
tanti nostri avi che per secoli si sono competentemente sgozzati
fra loro, senza se e senza ma.
Sono cambiate solo le armi. Perché ne abbiamo inventate
di più potenti. Si sa, l’umano s’ingegna.
A quando una manifestazione in cui dal palco venga solo letta
l’ultima pagina de “La coscienza di Zeno”?
Ne ricordo qualche passaggio ai più distratti: “Forse
traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo
alla salute (…) Sotto la legge del possessore del maggior
numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati (…)…un
uomo fatto come tutti gli altri inventerà un esplosivo
incomparabile (…) Ed un altro uomo fatto anche lui
come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato,
ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al
centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto
potrà essere il massimo (…) e la terra ritornata
alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti
e di malattie”. 1923.
Nell’attesa esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto
al bar.
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