Anniversari. Quattro anni fa, il 28 aprile, moriva Phillip W. Katz.
Sconosciuto a molti, Katz è notissimo agli esperti del web che alla notizia della sua scomparsa lo definirono «uno dei miti del XX secolo». Esperto di software, era già in vita una celebrità nel cyberspazio, soprattutto per la sua creatura più importante: lo Zip, programma per la compressione dei dati che ha favorito enormemente lo sviluppo d'Internet. N on si era arricchito con il suo programma, scegliendo di distribuirlo gratuitamente sulla Rete. Fu trovato morto nella stanza di un motel vicino Milwaukee, con una bottiglia di liquore ancora stretta in mano e altre cinque vuote sul pavimento. Aveva 37 anni. Quando la notizia circolò in Rete, il sito ZdNet, uno dei preferiti dagli appassionati di nuove tecnologie, aprì una pagina di condoglianze, subito sommersa di messaggi.
All'inventore dei files compressi, il più originale epitaffio pervenne da un certo Ishtar Sirham: «Mi chiedo se sarà cremato: con la cremazione, si può comprimere un corpo umano del 95%».
Consigli turistici. In un Wc ho letto una scritta sul muro tracciata, forse, da uno spettatore della 'Passione' di Gibson: <GESUCRI' TORNA A SURRIENTO>.
Segnalo quel graffito in particolare a Mauro Pedretti autore di uno splendido reportage antropologico che consiglio ai miei lettori che ancora non lo conoscessero: "Parole in Ritirata", Stampa Alternativa.
Fede appiedata. Che l'Apostolo Giacomo non ami i programmi di Radio Rai? Dubbio che mi proviene dall'infortunio capitato al direttore di quell'antenna che mentre era in pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, dove riposa il martire, è stato fermato da piaghe ai piedi. Una punizione divina per quanto va combinando in Via Asiago? Per via del sito anatomico colpito, per qualche giorno non gli è stato possibile pensare nuovi programmi per la radio pubblica della quale trovate documentate cronache della sua dolente esistenza sull'ottimo sito www.amicidiradio3.com
Gabine e urne. In un'Italia con regioni del sud controllate da un'operosa malavita, del nord infervorate da volgarità leghiste, e tutte imbellettate da forzaitalioti rifatti, si va alle urne fra poco.
Agli astenuti dal voto la scorsa volta e che minacciano di rifarlo: vero, a sinistra non è un gran bel vedere, ma a destra è incommensurabilmente peggio, una vittoria di costoro, o una loro sconfitta di misura, costerebbe chissà quanti anni di tempesta politica e impeto repressivo con ulteriore imbarbarimento sociale, riduzione delle libertà civili, soffocamento del pensiero progressista.
Il tanto peggio tanto meglio, da alcuni ingenuamente pensato, come s'è visto non paga.
Esiste solo il voto per lacerare il lifting italoforzuto, e mandare un segnale alla dirigenza della litigiosa sinistra, per far capire che gli astensionisti d'un tempo non sono rabbiosi zombi dediti allo sport chirurgico già praticato da quel marito che ideò un certo dispetto alla moglie, ma energie preziose decisive non solo nel far perdere (impresa sul facile), ma anche nel far vincere che è cosa più difficile.
Io andrò al seggio, eterno bambino, pedalando sul triciclo, con il cuore gravato dalla pena di votare per Boselli, D'Alema e Rutelli (sperando che Prodi stavolta non si faccia fregare), ma la mente sgombra, una volta tanto, da dubbi. Non c'è alternativa. Purtroppo. Voi andateci come volete: sul monopattino, col tram, in deltaplano, ma andateci; votate pure. tu guarda oggi che mi tocca dire!... votate perfino per Bertinotti o altri attrezzi, ma fatelo.
E poi, volete mettere la gioia di vedere una sera in tv certe care faccine non più sorridenti?
Padri e figli. Un cartellone elettorale dell'Udc mostra Marco Follini accanto alla scritta "Con il futuro dei miei figli io c'entro". Non si capisce se a dirlo s'immagina sia un elettore, confidando (poveretto!) in quel partito, o, a mo' di fumetto, lo stesso Follini.
Pubblicità temeraria: nel primo caso è ben evidente che se uno tiene al futuro dei propri pargoli non è così snaturato da votare per l'Udc; nel secondo, viene da dire: Onorevole, s'astenga dall'entrare nel futuro dei miei figli, tengo a loro più della mia stessa vita e a chi s'azzarda a pregiudicarglielo, giuro, gli mozzo il capo con tutte le lenti che porta sul naso.
Un ricordo personale. Ero alla Rai quando Follini, in quota Dc, entrò a far parte del CdA. Uno dei suoi primi atti fu di far nominare dirigente il padre impiegato proprio nell'azienda radiotelevisiva.
Più giustamente potrebbe dire nel cartellone: "Con il futuro dei miei genitori io c'entrai"
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
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