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Avana Club. Il recente arresto della giornalista italiana di Repubblica, seguita all’espulsione di un cronista del Corsera, entrambi impegnati in un reportage su di una riunione d’opposizione democratica al regime castrista, ha ricordato ad alcuni che lì c’è una dittatura.

A Cuba, d’elezioni non se ne parla proprio; non è possibile l’esistenza di una stampa che non sia governativa; sono fuorilegge (Risoluzione 180/2003) i cubani che si connettono ad Internet senza aver prima ricevuto l‘esplicita autorizzazione governativa, autorizzazione, ovviamente, concessa a pochissime persone fidate; la polizia fa come più le pare e piace; esiste la pena di morte.

Ogni tanto, infatti, qualcuno si scorda che lì democrazia nisba; non però Amnesty International che da anni documenta i metodi violenti di Castro e i processi farsa ai suoi oppositori.

Ecco un paese dove i giudici fanno a tempo di record solo quello che vuole il Presidente.

Eppure sono convinto che in Italia qualcuno invidia Fidel. E pensa: “Ah, potessi fare anch’io come lui con i giudici! Invece eccomi qua costretto a schivarli e ad insultarli!... Che vitaccia la mia!”

 

 

Cartoline. Sono meno usate di una volta, ma con l’estate s’avvicina il tempo del loro arrivo da località vacanziere. Fin qui poco male. Eppure le temo. Perché spesso le trovi e vi leggi una firma col solo nome, del tipo: ‘Pino‘, ‘Maria’ o altri assai diffusi; e cominci a chiederti makikazzè?

Se non c’è grande frequenza d’incontri, non c’è familiarità, perché mai non aggiungere il cognome? Per fingere maggiore intimità? Per saggiare perfidamente la tua memoria?

Chi sarà mai Pino?... E chi Maria? Ti lambicchi… t’arrovelli… cominci male la giornata.

 

 

Chissà. “Ma quando il figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:8).

 

 

Giudici e sentenze. Giorni fa i giudici hanno condannato i brigatisti che hanno assassinato Marco Biagi all’ergastolo. Giusta condanna. Fu – come altri che lo precedettero – un delitto crudelissimo. Avvenuto, e questo ancora più sconcerta, con un’imperdonabile negligenza da parte dello Stato che dispiega ingenti forze per scortare esponenti di Governo plurinquisiti che scorrazzano per le vie e non si curò di proteggere un innocente, nonostante fossero stati trasmessi allarmi sulla sua incolumità; la Banelli, ammise: "se ci fosse stata la scorta, l'azione non sarebbe stata compiuta".

Ergastolo: lo hanno deciso giudici saggi, onesti, sani.

Eppure, a questo proposito, rammento che qualcuno il 4 settembre del 2003 – ricordate pure voi? fu riportato da molti giornali – disse: Questi giudici sono doppiamente matti. Per prima cosa perché lo sono politicamente, e secondo perché sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana.

Quel qualcuno non era un etilista da bar notturno, era, ed è, il Presidente del Consiglio dei Ministri.

E’ legittimo immaginare, quindi, che il Cavaliere (e forse solo pochi altri amici suoi) nutra dubbi sulla sanità mentale di chi ha emesso la sentenza che elogiavo prima.

 

 

Hasta la derrota siempre! Una volta l’eterno congiurato Bertinotti, un’altra il giocondo e minatorio Mastella, n’altra ancora il viscoso radicalprete Rutelli: è dura per loro, ma si stanno impegnando seriamente; vedrete, forse, ci riusciranno.

Per il sudato impegno che profondono nell’impresa, quasi se lo meritano.

 

 

Rete e Scrittura. Sono in tanti gli scrittori – anche dell’area cosiddetta d’avanguardia… pfui! – che arretrano di fronte all’esperienza della Rete o la guardano con sufficienza. Di solito, non sono giovani, ma la cosa, rispetto a quel rifiuto del nuovo, è un’aggravante visto che in loro sfigate riunioni fanno un gran parlare della necessità di nuove sintassi espressive, nuovi linguaggi.

Dico loro: avete un’occasione nuova nella storia dell’umanità (e avete la fortuna d’essere contemporanei ad essa) per abbattere attraverso l’ipertesto (con la sua struttura reticolare e non più sequenziale che permette di coinvolgere non solo scrittura ma immagini, suoni, filmati) ogni trascorso modo d’espressione scrittoria, e volete pubblicare ancora su carta?

E, poi, quale carta! Spesso quella d’editori senza distribuzione, senza attrezzatura di promozione, voci afone che sussurrano ai sordi.

Eppure io un sospetto ce l’ho. Quelli là non vogliono essere scrittori, ma sembrarlo: attraverso un oggetto con più pagine e il loro nome stampato in copertina, com’è accaduto a Joyce, Mann, Gadda.

Ecco, col nome sul frontespizio si sentono come quelli lì. Gli basta. Contenti loro…

 

 

Scrittura e Web. Talvolta succede che qualcuno mi dica. “Hai mai pensato a pubblicare un libro con le cose che scrivi sul web?”. Credono di farmi un complimento. Come a dire: guarda che quelle tue cose meritano d’essere stampate. Se sinceri, sbagliano forte. Ve l’immaginate uno che dopo Gutenberg fa ricopiare da un amanuense quanto ha stampato? Operazione estetica provocatoria e, forse, interessante. Ma, quanto a comunicazione, parecchio discutibile: bizzarra, bislacca, involontariamente comica. Come possedere un aereo e viaggiarci facendolo trainare dagli asini.

 

 

Ultime parole famose. “I Beatles? Una moda passeggera, sintomo dell’incertezza dei tempi e della confusione morale che ci circonda”.

Reverendo Billy Graham, 1965. Dagli anni ’50 consigliere spirituale dei Presidenti americani.

 

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.

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