Gente pia. Sono in tanti a volere bene a Francesco Forgione meglio noto come Padre Pio.
Quel Beato, però, ne ha di fedeli imbarazzanti!
Immaginette che lo raffigurano trovate nei covi mafiosi (ad esempio, di Provengano e Lo Piccolo). Gli abusivi della Valle dei Templi, quando il primo governo Prodi mandò lì le ruspe dettero vita ad un corteo che inalberava – si è visto in tv – una maxi foto del frate; intorno echeggiavano moniti liturgici: "Cornuti!…Comunisti!" ed altre litanìe, fra le quali "Stato fuorilegge!"… "La Valle è cosa nostra!". E che per loro la Valle sia “cosa nostra”, concordiamo tutti.
Il più recente omaggio l’ha ricevuto da Lady Mastella che, prima d’essere travolta da baci, abbracci, mazzi di fiori e gridolini di gioia dei suoi fans, ha voluto, come ha tenuto a dire, recarsi a ringraziare Padre Pio a Pietrelcina dove trionfa quel culto. Per la gioia dell’Ente del Turismo locale.
L’Uomo Rogna. Prodi è caduto trafitto dai pugnali piantatigli nel petto da pregiudicati, nel fianco dal Vaticano e nelle scapole da certi suoi alleati. In due anni, nessuno da quelle schiere gli ha risparmiato nulla pur di difendere interessi privati o pseudoreligiosi oppure di botteguccia elettorale.
Da Previti a Ruini a Turigliatto, da Diliberto a Dini a Caruso, ognuno dei nominati (più numerosi altri), per diversi motivi, hanno messo mano al coltello traendolo perfino da sotto un maglioncino rosso di cachemire. Prodi per quelli lì rappresentava una rogna, e quando non è stato più possibile piegarlo ai propri voleri (com’è avvenuto spesso), ne hanno decretato la fine.
Anche Prodi però ha le sue colpe. Perché non affrontare sùbito dopo le elezioni il conflitto d’interessi e la legge elettorale? Se non ce l’avesse fatta, sarebbero state chiare le responsabilità di coloro che lo avevano impedito. E perché, il giorno dopo le elezioni, non andare in 100 piazze d’Italia a comunicare lo stato dei conti pubblici dissestati dalla Destra in 5 anni? Perché chiudere la Fabbrica del Programma invece di trasformarla in un Osservatorio politico?
Già, ma ha scelto Sircana e Santagata per suoi consiglieri alla comunicazione. Ben gli sta.
Promozione. Volete far brillare gli occhi di un italiano scrittore, pittore, musicista, regista?
Ditegli: “Non ti sai promuovere”. Invece d’afferrare il più vicino oggetto contundente e tentare di mandarvi all’ospedale (come accadrebbe negli Stati Uniti, in Francia, Giappone, o in altri paesi ancora) noterete uno sguardo umido di commozione perché lo ritiene un riconoscimento dello status d’artista. Non meravigliamoci se poi Mister Storr ci maltratta alla Biennale, i nostri film sono ignorati all’estero, impresari e editori snobbano tante proposte e tanti testi italiani.
Se tutto ciò dipendesse da una scelta degli artisti di cui sopra, nulla da dire. Invece no, lacrimano, imprecano, ma sono lì pronti ad un sorriso riconoscente quando dici loro “Non ti sai promuovere”.
Il loro cervello è arredato con vecchia mobilia cristiana e comunista. Che tristezza!
Sciacalli. Mangiano le carogne, perciò non godono buona fama. Nel linguaggio comune, sono evocati in maniera denigratoria per indicare chi si ciba delle carcasse dei caduti in disgrazia.
Il Cavaliere inquisito e sputtanato? I suoi giornalisti urlano: “Sciacalli!”.
L’Udeur decapitata dalle inchieste giudiziarie? Mastella: “Sciacalli!”.
Cuffaro costretto a dimettersi? Pier Ferdinando Casini: “Sciacalli!”.
Ma se gli insultati sono sciacalli, che pensare?... che le vittime sono carogne?
Uno sciacallo (sono in buona confidenza con quelle creature) mi ha confidato al bar che, in realtà, se lui e i suoi compagni fossero costretti a pasteggiare con i corpi di tanti nomi che hanno sentito, preferirebbero lasciarsi morire di fame.
Titoli osceni. Messaggero del 5 febbraio ’08: “Hillary davanti, Obama la rimonta.
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
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