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Pd: lascia o rattoppa?

 

Assomigliarsi. Senza scomodare i brillanti studi sul vestirsi e travestirsi condotti da Barthes a Baudrillard passando attraverso Cerulli, c’è un modo semplice per riconoscere chi vuole apparire simile ad un gruppo al quale non appartiene: il copricapo.
I nostri politici ne indossano, di volta in volta, molte varietà, secondo le occasioni.
E così vedi militesenti con facce fettucinesche sotto le piume del bersagliere, volti da lucciole con la monachina della croce rossa, protettori d’evasori con il berretto dei finanzieri, affamatori con la bustina da fornaio, razzisti con la kippah, analfabeti con la feluca goliardica, e via incapocchiandosi per astutamente ingraziarsi ingenui elettori delle categorie.
Evitano solo il mephisto delle unità speciali perché non sarebbero riconoscibili nei filmati dei Tg e anche per evitare che qualcuno noti quanto stia bene loro il passamontagna da grassatore.
A L’Aquila c’è stato un noto personaggio che su di un abito Caraceni s’è posto sulla testa l’elmetto della Protezione Civile… una stonatura?... macchè! Non lo sapete che la famiglia Caraceni è d’origini abruzzesi?

 

 

Clownerie. Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, a L’Aquila sul terremoto ha messo bocca nell’intento di recare sollievo ai più giovani sinistrati. Il 7 aprile a Tg Sky ha detto: "La clownterapia è uno dei modi per dare un sostegno immediato ai bimbi”.
Molti uomini di governo subito dopo si sono recati a L’Aquila.

 

 

Da chi? E’ stato scritto in un ambiguo comunicato d’agenzia: “Accanto ai rappresentanti di governo a L’Aquila, presenti sul posto anche tanti gruppi di volontari come quelli dell'Associazione “Salvamamme/Salvabebé”.
Ma quei volontari da chi intendevano salvare le mamme e i bebé?

 

 

Frasi così. A L’Aquila, rivolgendosi agli sfollati, un buontempone vestito Caraceni con sulla testa l’elmetto della Protezione Civile, ha pronunciato le seguenti frasi: «Prendetevi un periodo, è quasi Pasqua ed è la bella stagione, andate sulla costa, al mare: paghiamo tutto noi»; «Una volta che lo Stato è vicino fate così, andate al mare, sarete serviti e riveriti, fidatevi»; «Andate sulla costa, è a un’ora di autobus, facciamo tutto noi»; «Fate i bravi bambini, voi dite alle mamme di portarvi al mare ci sono degli alberghi che vi aspettano»; «Mi raccomando signora, metta la crema solare».
Queste frasi di spensierata volgarità tra macerie e bare.

 

 

Giustizia è fatta. In occasione del terremoto, un autorevole esponente dello Stato, vestito Caraceni con sulla testa l’elmetto della Protezione Civile, ha pronunciato parole di alta moralità.
Eccone alcune: «Ben vengano le inchieste, ma per favore non perdiamo tempo! Impieghiamolo nella ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono successe. Se qualcuno è colpevole – ed io escludo il dolo – pagherà. Ma per favore non riempiano adesso le pagine dei giornali di inchieste». «Un costruttore che realizza una casa in una zona sismica e risparmia su ferro e cemento può essere solo un pazzo o un delinquente. Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia».
Ragazzi, anche nei momenti più terribili lo Stato c’è!

 

 

Sciame sismico. Uno dei più forti ostacoli ai lavori d’assistenza ai terremotati è dato dalla costante presenza sul posto di ministri con codazzo di portaborse, del premier piantato davanti alle telecamere, senza dire della gita papale. Per scortare quei signori sono richieste particolari misure di sicurezza che comportano sospensioni delle rimozioni, interruzioni del traffico, rallentamenti di vari lavori, eccetera. Lo sciame sismico impone altri stop.
Secondo alcuni geologi, quello sciame durerà ancora fra i 12 e i 15 mesi; secondo altri in un periodo ipotizzabile fra le elezioni europee ed il G8.

 

 

Zoom. «Gridaro tucti la città facciamo bella che nulla nello regame non se apparecchie ad ella».
Parole che traggo da "Cronache della fondazione dell'Aquila" dell’aquilano Buccio di Ranallo (1294 – 1363) che assisté al terremoto del 1349.
Fosse vivo oggi, in lui prevarrebbe la prudenza.

 

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.

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