10 febbraio 2000. In quella data nasceva questo sito. Non mi accingo a festeggiamenti e, meno ancora, a improbabili celebrazioni, voglio solo ringraziare quanti hanno seguito fin qui questi 10 anni di lavoro da me svolto nella comunicazione. Ringrazio quelli che generosamente lo hanno sostenuto, quelli che mi hanno rivolto critiche e, talvolta, anche insulti o querele. Questi ultimi mi sono cari perché sono la prova di quanto qui scritto sia stato considerato, evidentemente, di larga diffusione tanto da corrucciarsi e risentirsene fino a quel punto.
Un ringraziamento particolare all’artista Attilio Sommella che ha ideato la grafica, curato tutte le edizioni del sito, e sopportato i tanti miei errori cui ha posto riparo.
Il resto è silenzio.
Allarmi. Pare che molti esponenti del governo e dell’opposizione tengano i loro computers accesi 24 ore su 24. Necessità d’essere costantemente collegati alla Rete? Fiducia nella comunicazione interattiva sul web?
Secondo alcuni, niente di tutto questo. La cosa sarebbe riconducibile al fatto che, qualora spegnessero quel prezioso strumento, tanti deputati e senatori temono l’apparire sul monitor di una scritta da loro ritenuta di malaugurio giudiziario: Arresta il sistema.
Anniversari. Il 19 del mese scorso di 10 anni fa morì Craxi, il 19 dello stesso mese il giudice Paolo Borsellino avrebbe compiuto 70 anni.
L’imponenza data (dai media, da personaggi delle istituzioni e della politica) al ricordo del defunto leader socialista ha sovrastato in modo schiacciante le poche, formali, parole d’occasione qua e là borbottate per ricordare Borsellino.
Per non dire del silenzio caduto su di un’altra data di gennaio, il 17. Quel giorno, nel ’93, il giornalista Beppe Alfano fu ucciso dalla mafia. La sua attività giornalistica fu rivolta soprattutto verso uomini d'affari, latitanti, politici, amministratori locali, massoneria.
Gelido mese è gennaio, illividisce più coscienze… ma che freddo fa.
Delicatezza. In occasione del decennale della morte di Craxi, forse a causa delle sentenze giudiziarie definitive a suo carico, ho notato che alcuni, lo hanno indicato con parole poco garbate trascurando del tutto il politically correct. Quest’espressione, si sa, designa un lodevole comportamento linguistico che rifugge da ogni cruda dizione per indicare determinate categorie di persone. Ad esempio, quelli un tempo indicati come “minorati” sono stati chiamati prima “invalidi”, dopo “handicappati”, poi “portatori di handicap”, quindi “disabili” e infine “diversamente abili”.
Nel caso di Craxi, suggerisco di chiamarlo “diversamente onesto”.
Ieri l’altro. “In Francia e nella maggior parte degli Stati europei facilmente si concorda sulla qualifica da dare agli uomini la cui professione è di derubare i viandanti lungo le strade maestre: sono briganti. In Italia, sono chiamati pure ladroni, banditi, fuorusciti, ma sarebbe un grave errore credere che questo tipo di attività sia lì colpito da una riprovazione così viva e universale come lo è dappertutto altrove.
Tutti hanno paura dei briganti: ma, cosa strana!, alquanti italiani li compiangono quando essi ricevono la punizione per i loro crimini. Insomma, si ha per loro una sorta di rispetto anche di fronte all’esercizio di quel terribile diritto che essi si sono arrogati”.
(Stendhal, da “Promenades dans Rome”, 1829)
Oggi. Per il quotidiano inglese Guardian "non c'è episodio della recente storia italiana che illustri altrettanto incisivamente la tolleranza italiana dell’illegalità". E cita il rapporto di Transparency International sulla corruzione che oggi colloca l'Italia al 63° posto su 180, dopo Namibia e Botswana.
Salinger. Il prestigioso scrittore Tommaso Pincio ama tanto il noto autore Thomas Pynchon da rinunciare al proprio nome per assumere uno pseudonimo che riecheggia quello del suo idolo.
In occasione della morte di Salinger, Pincio, in un lungo articolo sul Manifesto, pur riconoscendo il rilievo di Salinger, ci ha tenuto a fare articolati distinguo da Pynchon per affermare la superiorità di questi rispetto a quello. S’è appellato anche al fatto che Salinger si era iscritto alle liste elettorali repubblicane (… e allora che dire di Céline, Pound, Cioran e tanti altri?...), e questo per meglio convincere i lettori di quella testata di sinistra su cui è apparso il pezzo e portarli sulle sue tesi.
Concludendo il temerario intervento, scrive: “Le religioni orientali, i Veda, il buddismo Zen, ma anche certo misticismo cattolico gli hanno porto (a Salinger) la chiave per il retto vivere e il retto esprimersi…”. La chiave per il retto e il retto…? Pincio, si controlli.
Scoperte. Due ricercatori dell’Università di Padova sono arrivati alla conclusione che la fede in una religione e l’esercizio della preghiera migliori la condizione di chi è stato colpito dall’Alzheimer.
Al momento, mancano informazioni su quanto le fedi religiose contribuiscano a rendere persone sane vittime dell’Alzheimer.
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca, sto al bar.
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