– Nei traffici per far nascere uno sgorbio di governo (la g minuscola è voluta), parecchi sono stati gli incontri avvenuti fra il segreto e il riservato che tutti sapevano.
Fi e Pd – soli soletti, senza alleati disturbatori – uno dei loro tête-à-tête l’hanno tenuto in una stanza di Palazzo Giustiniani.
Sede opportuna quant’altre mai. Un tempo, lo ricordo ai più distratti, palazzo Giustiniani era la sede dell'organizzazione massonica del Grande Oriente d'Italia.
– Una necessaria premessa.
Credo che Paolo Sorrentino sia una delle maggiori firme della cinematografia europea di oggi e Umberto Contarello uno dei nostri migliori sceneggiatori.
Fine della necessaria premessa.
Entrambi, con “Loro 1 e 2“ hanno un grande merito: averci risparmiato “Loro 3” e una sola imperdonabile colpa: aver realizzato “Loro 1 e 2”.
– Loro 1. Nel primo incontro con la stampa, Sorrentino ha svolto un alluvionale intervento.
Da lì è emerso perché quel film comincia con un errore e finisce con uno sbaglio.
Vantandosene, ha detto che ha puntato a rilevare “la dimensione dei sentimenti dietro l'uomo politico”. Errore macroscopico.
Non confondiamo il sentimentalismo (di stampo canoro apicelliano) con i sentimenti.
B. è uno che finge i sentimenti. Perfino con se stesso. E quando, nel finale del film, nell’Aquila terremotata, va per macerie e dentiere non è forse una delle sue più disgustose sceneggiate?
Quali sentimenti si agitavano sotto il suo parrucchino? Perché non mostrare anche quelli?
A proposito, parte dei terremotati sta ancora lì in casette malridotte assegnate con sorteggio.
Berlusconi aveva promesso che… vabbè già lo sapete. Lui, si sa, è un sentimentale.
– Loro 2. Il regista afferma che, al di là di Berlusconi e Lario, non ci sia equivalenza fra persone e personaggi: “Fabrizio Bentivoglio non è Bondi, Kasia Smutniak non è Sabina Began”, poi dice: "I fatti sono storici, il nostro è un film in costume come dice Contarello”.
Non c’è coincidenza. Però è un film storico, addirittura in costume. Decidersi.
– Loro e… una sgradita sorpresa. Riguarda Servillo. Attore di una bravura eccezionale in una serie di film lasciando un segno di gran classe interpretativa in tutti quelli ai quali ha partecipato, qui è opaco, indeciso se fare il buono o il cinico, oppure il così e così. Intorno a lui, invece, tutti bravissimi: strepitoso Scamarcio, superba Elena Sofia Ricci, sicura la Bonaiuto, ottima Kasia Smutniak, e tutti gli altri (lo sarebbe anche Bentivoglio se non lo avessero imprigionato in un trucco da vaudeville).
Sia chiaro, mentre gli attori che ho nominato recitavano, non è che Sorrentino faceva una gita fuori porta, quindi, il merito è anche suo, così come Servillo risente delle toppate del regista.
– Loro e il destino. Forse pochi ricordano che Sorrentino partecipò in un cammeo a “Il caimano”, uno dei profetici film di Moretti su Berlusconi. Il destino è carogna.
– Sono stato a Firenze per un servizio giornalistico sul Festival “Fabbrica Europa”. Lo so non è una notizia emozionante. Ma continuate a leggere e vedrete che forse v’interessa. Mancavo da anni al Mercato Centrale che amo non solo per Nerbone e il suo lampredotto, ma anche perché è un monumento architettonico… anzi, lo era. Renzi, da sindaco, ha distrutto quel capolavoro che realizzò nel 1874 l’architetto Giuseppe Mengoni autore anche del mercato S. Ambrogio e della celebre Galleria Vittorio Emanuele di Milano.
La sua opera distrutta per far posto a una serie di ristorantini dai prezzi spennaturisti, via i lampadari rossi di metallo d’un tempo, via i marmi antichi dei verdurai, mo’ lì c’è una folla, un’umanità che vaga con piatti di plastica in mano, sguardo perduto e passi incerti in un inferno di rumori e aria irrespirabile. Uno scandalo. Un fedele ritratto di Renzi, della cafoneria sua e della sua cerchia.
– "In Italia quella tra cittadino e legalità è una relazione sofferta, la cultura di questo Paese di corporazioni è basata soprattutto su furbizia e privilegio. Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è arrivati a una riabilitazione complessiva dei corrotti”.
(Gherardo Colombo, Corriere della sera, 17 marzo 2007)
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
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