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Yogurt all’abbacchio

 

– Comunicazione di servizio.
Nella Sez. Autoscatto – oltre agli aggiornamenti su quanto ho combinato in questi mesi del 2018 – ci sono anche i nomi delle attrici, degli attori, dei cantanti, dei musicisti, con i quali ho lavorato fino ad oggi. La lista l’ho redatta a memoria ed è possibile che, in oltre trent’anni di cose, qualche nome mi sia sfuggito. Me ne scuso con i compagni di lavoro i cui nomi ora lì non si trovano e invito, rinnovando le scuse, chi non si vede in quell’elenco, se gli va, di segnalarmi l’occasione che ci ha visto insieme. Provvederò a inserirne subito il nome.

 

 

– Trascorsa l’estate, ecco una riflessione sulle tante diete suggerite.
Mentre gode meritamente popolarità la dieta dello Yogurt all’abbacchio, nuove terapie l’affiancano vantando successi. Cito le maggiori: la “Sromarucis” (bersagliata dalla concorrenza che hanno suggerito di leggere quel nome alla rovescia) 250 grammi al giorno di scorza di cipresso in umido condito con un cucchiaino di olio santo; la “Neanderthal”: solo, consumo a volontà, carne alla brace di cinghiale catturato a mani nude. La dieta però che primeggia è stata ideata dal veneto Prof. Chiatton da lui chiamata “A&E” (Aspira ed Espira). Può essere servito di tutto purché se ne aspiri lentamente l’odore e poi si espiri ancora più lentamente senza consumare quanto portato in tavola.

 

 

– Messaggi dalla Rete > QUI

 

 

– “Trieste mia che nostalgia…”. Fosse vivo Lelio Luttazzi, ben conoscendolo (tante “Hit Parade” fatte insieme con lui alla radio), forse più non canterebbe quella canzone per non essere frainteso.
Il sindaco leghista di quella splendida città, infatti, ha tentato d’impedire (poi costretto a indietreggiare travolto dalle tante indignazioni) una mostra in occasione degli 80 anni dalla proclamazione delle leggi razziali che cacciavano dalle scuole alunni e insegnanti ebrei.
Richiesto del perché, ha risposto: "Quando ho visto quel titolo del Piccolo dell’epoca, così estremamente pesante, e con quella scritta lì sotto sul razzismo mi è sembrato esagerato. Dico io, dobbiamo ancora sollevare quelle cose?".
Sì, sindaco. Dobbiamo ancora sollevarle fin quando ci sarà gente come lei, e il suo vice.

 

 

– Trieste, evidentemente, tiene a fregiarsi dell’appellativo di “città martire”.
Il vice sindaco leghista, è andato su tutte le furie per il manifesto realizzato da Marina Abramovic in occasione del 50° anniversario della regata velica Barcolana.
“Quel manifesto deve sparire. Via dai pieghevoli, dagli inviti e dalle brochure ufficiali. Proibito a Trieste e nel resto del mondo. O sparisce quell’orrore, o salta la convenzione con il Comune. Significa stop a 30 mila euro di finanziamenti”.
Al proposito, perfino Sgarbi (!) su Il Giornale (!!) rivolgendosi alla Lega ha scritto: “C'è un limite alla stupidità, anche di amici, come i leghisti”.
“Siamo tutti nella stessa barca”, bastano 5 parole 5 per rendere isterici quelli lì. Di oggi e di ieri.
Le stesse parole, infatti, ricorrono in un brano di Dario Fo censurato nel 1967 alla Rai.
Noi siamo tutti sulla stessa barca  / che affonda lentamente / giù con la schiena / forza remare…

 

 

– Calderoli: “Sono finito all’ospedale, rischiando la vita per una puntura di zanzara”.
Pensandoci bene… riflettendo… però… in fondo…tutto sommato… l’animismo… è pur sempre…

 

 

– Alla maniera dei comunisti sovietici, Salvini ha sbianchettato l'immagine di Giuseppe Conte che figurava accanto a lui, per pubblicizzare sui social il decreto legge sicurezza e immigrazione.
Esagerato! C’era bisogno di sbianchettare?

 

 

– “Attenti! La Rete non dimentica!”. Vecchio slogan del M5S. È vero.
12 settembre 2017. Luigi Di Maio, intervistato nella trasmissione Circo Massimo su Radio Capital: "La Lega il nostro partito più affine? Io sono di Napoli, Salvini era uno di quelli che diceva Vesuvio lavali col fuoco, di affine con lui non ho niente".

 

 

– Di Maio è contemporaneamente Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, senza contare che è pure Vice-presidente del Consiglio (ma di questo incarico è sgravato da Salvini che fa al tempo stesso il Presidente del Consiglio e i suoi due vice, il Ministro degli Interni, degli Esteri, della Salute e della Pubblica Istruzione… ah! dimenticavo… anche delle Poste e Ferrovie).
Ma dove trova il tempo Di Maio per tanti incarichi considerando pasti, sonno, necessità fisiologiche? Si dirà: ha gli staff. D’accordo, ma pur tenendo i piedi in due staff, è anche impegnato a procurare al M5S gli stessi danni, tanto per fare un esempio, inflitti da Renzi al Pd.
Dove lo troverà tutto quel tempo?

 

 

– Un poliziotto ha fermato Ottavia Piccolo, a Venezia, impedendole l’ingresso al Festival del cinema perché l’attrice tornando da un convegno aveva ancora al collo un fazzoletto dell’Anpi.
Giustissime le tante indignazioni per l’episodio. Meno giuste quelle del Pd. Memoria corta la loro.
Hanno dimenticato che Renzi nel settembre 2016 tentò di cacciare i tavoli dell’Anpi dalle feste dell’Unità perché quell’Associazione si era schierata per il NO al referendum?
Come andò il referendum per lui e la sua banda di amici e infelici elettori, lo ricordiamo tutti. Tranne Renzi e chi lo vota: una compagnia scesa dal 41,01 al 16,09 % (al 29 settembre ’18).

 

 

– Amo quel “delinquente naturale” (definizione della Cassazione) quanto una colica renale.
Eppure mi chiedo che cosa avrebbero detto Di Maio e Salvini se con Berlusconi al governo gli fosse stato concesso di pagare una delle sue condanne (evitate solo sculettando fra prescrizioni e altre leggi da lui stesso fatte approvare), in comode rate per ottant’anni.

 

 

– Cronache dal futuro.
2098. Grande festa nella sede della Lega. Festeggiato il pagamento dell’ultima rata dei 49 milioni sottratti allo Stato con dolo e pagati in seguito a una severa condanna: 600.000 euro per 80 anni.
Visti brindare Salvini (135 anni), Maroni (175), Giorgetti (141), Calderoli (152), Borghezio (160), Bossi (167). Felice come un bimbo anche lo storico usciere lumbard Ambrogio Brambillon (177).

 

 

– Credo nel meticciato dei corpi, delle culture, gastronomia inclusa, e anche delle lingue.
Quanto, però, sta accadendo in Italia, con l’itanglese non si tratta di meticciato ma di goffaggine unita a un comportamento da periferia dell’impero.
"Che cos’è l’itanglese?" – si chiede Annamaria Testa - "Una moda? Un segno di provincialismo? Un fatto di pigrizia? Di superficialità? Un espediente per pavoneggiarsi davanti agli interlocutori? …per intimidirli? …per ingannarli? Un effetto collaterale dell’importare pratiche, discipline e tecnologie nate e sviluppate altrove, senza riuscire a farle davvero nostre?".
Un nuovo sito in Rete, ideato da Antonio Zoppetti, presenta oltre 3.500 anglicismi spiegati e affiancati dalle alternative e sinonimi italiani possibili.

 

 

– Amo le nuove tecnologie e i nuovi modi di comunicare, proprio per questo non sono iscritto a nessun social. Sono in ottima compagnia, Jaron Lanier, pioniere della realtà virtuale, non ha  account social. In “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social” (Il Saggiatore) spiega perché non dovremmo averne nemmeno uno.
Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni d’imbecilli…».
Recenti fiori: sul profilo del calciatore Leonardo Bonucci, un odiatore... pardon!... un “hater”… ha scritto: "Te devono morì tutt’e due i figli".
A Chiara Bordi, 18enne priva di un piede, partecipante a Miss Italia, le hanno rivolte le seguenti gentili parole: "Ti votano perché fai pena" (… e quei cattivoni di Spinoza.it: “Eppure il Pd non l’hanno votato”). Risposta della Bordi: "A me manca un piede, a lei cuore e cervello".

 


– Zoom.
Isaac Asimov: «L’anti-intellettualismo si è insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza"».

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.       
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