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La pacchia e la macchia

 

- Più volte mi è stato chiesto perché questa rubrica mensile si occupa di cose trascorse da qualche tempo. Un motivo c’è.
Sono tante le agghiaccianti notizie che nei plurali flussi della comunicazione su più media ci raggiungono ogni giorno che il sopraggiungere di un nuovo annuncio appanna il ricordo di quello precedente che così dapprima si oscura per poi smemorarsi e far posto a uno nuovo che arriva.
Il risultato è che tale stratificazione configura un’assuefazione al peggio e a molti fa perdere la misura dell’orrore.   
Se mi occupassi di ciò accaduto appena ieri, finirei inevitabilmente, con la tenue voce di queste pagine, per unirmi, sovrastato, al chiasso quotidiano.
Nella remota ipotesi che possano essere di qualche utilità, queste righe si propongono di ricordare alcuni penosi episodi accaduti, nella lontana speranza che rammentino le tante cattivissime faccende trascorse e qualche, rarissima, cosa che possa essere di buon esempio.

 

 

- Mattarella 1 e 2.
Sulla circumvesuviana di Napoli, Maria Rosaria Coppola, impiegata alla Rai di Napoli, avendo assistito a un’immotivata aggressione verbale di un giovane a un cittadino dello Sri-Lanka, gli ha indirizzato un immediato: Tu nun sei razzista, tu si 'nu strunz!
Mattarella l’ha premiata con l'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Grazie Presidente.
Nel discorso di fine anno diffuso a reti unificate, ha ricordato, sia pure con la velata aggettivazione diplomatica che il ruolo pare imponga, alcune colpe della nostra società.
Ha mancato, però, purtroppo per noi e per lui, di ricordare uno scandaloso numero: 704.
Sono i morti sui luoghi di lavoro nel 2018. Più 9,7 rispetto al 2017.
Cifre riportate dall’Osservatorio Indipendente Caduti sul Lavoro, ideato e condotto da Carlo Soricelli. Un monumento di civiltà in un’Italia di barbarie.

 

 

- Solo in una repubblica banana sotto dittatura militare si era visto un ministro entrare in Parlamento in divisa. Da noi, Salvini, travestito da poliziotto, l’ha fatto.
Talvolta non disdegna qualche altra uniforme, ma, chissà perché, quella della Finanza mai.
Forse gli ricorda qualcosa sgradita.

 

 

- Qual è la differenza fra rap e trap? Discussioni e polemiche sul lato musicale perché su quello verbale i testi spesso si rassomigliano e verso le donne non brilla il rispetto.
Spesso risuonano dolci espressioni quali “troia” “cagna”, “bastarda ti rompo”, qualcuno celebra il femminicidio giustificato da un tradimento.
Di tutto questo c’è chi incolpa i tempi in cui viviamo. Mica tanto vero.
Ho trovato rapper di moltissimo tempo fa, gente che è all’origine del rap e del trap.
Ad esempio, un certo Siracide che rappa così: “Della donna ha avuto inizio il peccato / è per causa sua noi tutti moriamo”. E un certo Qoèlet. “Trovo che più amara della morte è la donna / Chi è gradito a Dio la fugge”. E che dire di Levitico che canta “Se la donna partorirà un maschio, sarà immonda per sette giorni / ma se una femmina avrà / immonda due settimane sarà / se si ribella bàttila a lungo”. Ecco, sono queste forse le lontane origini del rap e del trap.

 

 

- È tutta colpa della parusia. Non ve n’eravate accorti?... male!... non sapete che cos’è la parusia? Peggio mi sento! Allora non vi resta che leggere “Kerygma, Il Vangelo degli ultimi giorni"… che significa Kerygma?... ah, ma allora siete messi male! Significa “annuncio”, Lo sanno pure i sassi!
L’autore è Cristiano Ceresani, capo gabinetto del Ministero della Famiglia del governo Lega – M5S. Ha presentato il volume illustrando come Satana stia preparando il suo ultimo assalto, provocando l’Apocalisse, attraverso realtà invisibili.
Davanti a lui un fervoroso parterre con Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato (entrambi Ds) a parlare di realtà invisibili (forse pensando al proprio elettorato), Maurizio Lupi (Centro-Destra) ed Emilio Carelli (M5S), entrambi, probabilmente riflettendo sulla terribile realtà visibile di una loro mancata rielezione se il governo sprofonda (per opera di Satana, s’intende).
Sì, ha ragioni Ceresani, siamo alla vigilia dell’Apocalisse.

 

 

- Che la distribuzione cinematografica in Italia appioppi titoli spericolati ai film stranieri, è cosa nota. Sembra che ci sia una gara a superarsi. Sia come sia, la vittoria più recente va assegnata all’imbattibile Eagle Pictures che al titolo del film di Anthony Silverston “Kumba” vi ha aggiunto Cercasi strisce disperatamente. Di che cosa tratta quella pellicola? Di zebre.
Distributore si controlli!

 

 

- È finita la pacchia. Si allarga la macchia.

 

 

Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.

 

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