Questa sezione del sito Nybramedia fino al mese di giugno ’19 ospitava ogni mese miei commenti sull’attualità artistica, sociale, politica. Da ottobre del 2019 ha cambiato il suo formato.
Adesso riporta, infatti, frasi tratte dalla letteratura e dal giornalismo, battute cinematografiche e teatrali, scritte sui muri o su volantini oppure trovate sul web.
Cose cui mi hanno fatto pensare gli avvenimenti del mese, oppure mi sono venute alla mente da ricordi lontani.
Tutti gli scritti, però, saranno ispirati alla dea chiamata Brevità.
Quando riporterò parole mie, sempre alla legge di quella dea obbedirò.
Perché questo cambio di rotta rispetto alle passate edizioni che vanno avanti dal febbraio 2000?
Sono in tanti a scrivere e commentare i fatti correnti.
Aggiungere anche mie parole? Sono proprio necessarie? Non credo
È stato detto che la carta è stanca. Ma anche altri supporti.
Non voglio, almeno qui, aggiungere nuovi sfinimenti a quella tombale spossatezza.
Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2022 sono morti in Italia 19519 lavoratori, di questi 9489 sui luoghi di lavoro gli altri “in itinere” condizione questa riconosciuta dall’Inail.
Da quella data del 2008 agisce in Rete l’Osservatorio Indipendente Caduti sul Lavoro ideato e condotto da Carlo Soricelli il quale fa ciò che non fanno organi di stampa e siti web dei partiti di Sinistra. Una sorta di quotidiano orologio della morte che registra e riferisce con numeri e istogrammi sul numero e le località in cui muoiono in tanti.
Soricelli, deluso dalla scarsa attenzione rivolta dalle Istituzioni al suo impegno, aveva annunciato di chiudere quest’anno il sito. In molti gli hanno chiesto di proseguire e, per fortuna, lo hanno convinto.
Inizia così in questo 2023 il 14esimo anno di monitoraggio da parte dell’Osservatorio.
Non sorprenda se il numero dei deceduti dichiarati da Soricelli supera quello indicato dall’Inail. L’Istituto, infatti, risponde solo dei lavoratori assicurati. Esclude la gran massa dei lavoratori in nero e intere categorie: Poliziotti, Carabinieri, Vigili del Fuoco (sic!), quelli che Pasolini, in polemica con altri, non esitava a definire lavoratori.
A proposito di Pasolini. Sue parole da me lette di recente.
“Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”.
Dio, patria e Famiglia. Ammuffito slogan tornato di moda. E sia.
Soffermiamoci un attimo solo su “Patria”.
Ma non è la sua lingua forse il primo elemento che la identifica?
Il ‘Piano Scuola 4.0’ del Ministero dell’Istruzione e del Merito (così adesso è chiamato) è retto dal ministro Giuseppe Valditara, ex Alleanza Nazionale, poi Futuro e Libertà, da lì passato alla Lega). Quel Piano Scuola fu varato con alquanti difetti dal precedente governo, ma da allora è stato rispettosamente lasciato invariato.
Sono in molti ad aver notato che pare scritto patriotticamente in inglese. Ecco parole che ricorrono in quel documento: “Background, Framework, Roadmap, Next generation class rooms, Next Generation Class, Next Generation Labs, No Significant Harm, check list, mentoring, Digital board, peer learning, problem solving, multiliteracies, debate, gamification, making, blockchain, Task force…
Dio, patria e famiglia… non so che ne pensa Dio, so che molte famiglie da noi non parlano inglese, ma alla Patria qualche lacrimuccia scende.
Federico Mollicone (FdL) presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati
del governo presieduto dalla Meloni (definitasi “underdog”), ha affermato che circa la lingua italiana intende valorizzare la Crusca, Dante e la Treccani
Visto l’andazzo linguistico degli attuali governanti (ma quelli trascorsi idem) immaginiamo che Crusca diventerà Bran, Treccani three dogs, con Dante sarà dura.
Assolto Berlusconi per un cavillo nel processo Ruby.
La solita malalingua ha commentato: “Il cavillo di troia”.
Dante per te: uno, due, e tre.
1) Roma, metropolitana linea C, su di una vettura, seggiolino d’ultima fila.
Disegnate due immagini di Dante visto di profilo: la prima con la tradizionale corona di alloro, l’altra sul capo un fez nero alla squadrista.
2) Roma, Via Trionfale, su di un muro scritta in rosso firmata Dante:
Tutta sta fatica ho fatto invano
Poi arriva Genny Sangiuliano
3) Roma. In un’Associazione culturale un fratello d’Italia acceso sostenitore delle innovative tesi su Dante del ministro Gennaro Sangiuliano, tiene un appassionato intervento che conclude fieramente con il verso “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Dal fondo si leva una voce dalla cadenza pesantemente romanesca: “Aaastroooonomo!”
Esco e chiudo. Se qualcuno mi cerca sto al bar.
|