L'ospite accanto a me è Sandro Ferri.
Editore. Casa E/O, fondata nel 1979.
In quegli anni nascevano (e morivano) dieci sigle editoriali al giorno,
ma il progetto di Sandro, elaborato insieme alla moglie Sandra, mi sembrò
subito forte e destinato al successo. Certe volte ci azzecco anch'io.
Lo conobbi che aveva messo su da pocoE/O, acronimo che stava per Europa
Orientale
perché dell'Est europeo voleva rivelare intelligenze e talenti
allora a noi ignoti, o pressoché sconosciuti.
Vennero fuori i primi libri: "un saggio profetico sull'esplosione
dell'impero multinazionale sovietico; una monografia su Wajda, il regista
polacco che proprio in quegli anni ci regalava un memorabile "Uomo
di marmo", film che avrebbe dovuto aprire gli occhi di molti sul
fallimento del socialismo reale; un romanzo politico del 1937 di Victor
Serge che "da sinistra" denunciava gulag e processi staliniani
molto tempo prima dei "nuovi" filosofi nostrani; i racconti
di viaggio in Africa e in Oriente di Jan Potocki, a testimonianza che
dell'Est europeo, teatro da secoli dei giochi tragici e grotteschi della
Storia,non ci interessava solo il presente o l'esperienza politica,
ma anche il ricco passato e ciò che politica non è, ovvero
tutto, la vita", come si legge in una scheda che potete trovare
insieme a tante altre notizie sul sito dell'Editrice: www.edizioni-eo.it
Impossibile ricordare tutti i nomi che furono proposti: da Milan Kundera
a Pavel Reznìcek, da Julian Stryjkowski a Christoph Hein a tanti
altri ancora.
E/O si scontrava da una parte con l'indifferenza dei media e dall'altra
con la diffidenza di ambienti della sinistra che non amavano quelle
pubblicazioni. Ma la caparbietà, l'innocenza e l'allegria di
Sandro e dei suoi collaboratori sono state più forti delle resistenze
incontrate.
In anni successivi, E/O ha pubblicato anche autori dell'Ovest con la
stessa lungimiranza praticata all'Est ed ecco Algren, Maxine Hong Kingston,
Carol Oates, Edna O'Brien e via via.
Infine gli autori italiani: Elena Ferrante, Sergio Lambiase, Lia Levi,
Fabrizio Carbone, Massimo Carlotto, Goffredo Fofi, Giovanni Giudici,
Mimmo Lombezzi, Silvio Soldini, Domenico Starnone.
- Benvenuto a bordo, Sandro
- Ciao Armando
- Voglio farti assaggiare questo Barbera d'Asti Superiore Il Sogno
'98
qua il bicchiere
ecco fatto!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", la cosa che
sto per dirti io l'ho già fatta, anche tu, in poche battute,
trasmetti sulla Terra il tuo ritratto
no, non fare quegli scongiuri!
ci
sto pur'io su 'sto tram
mica m'auguro che
- Grazie per il vino! Ci vuole proprio. Sono un po' emozionato: è
la prima volta che salgo su un'astronave. Mi piace navigare, ma più
tra i libri che nello spazio. In campo letterario credo di essere un
discreto esploratore. Non sarò Colombo o Vasco de Gama, però
io e mia moglie abbiamo portato in Italia un buon numero di scrittori
stranieri che erano poco o per niente conosciuti: Christa Wolf, Bohumil
Hrabal, Kazimierz Brandys dall'Europa dell'Est e, più recentemente,
Benjamin Tammuz, Gioconda Belli, Jean-Claude Izzo dal Sud del mondo.
Per citare solo i più noti.
E poi anche qualche italiano. Uno per tutti, da te già ricordato
prima: Massimo Carlotto, che in pochi anni è diventato un vero
proprio cult per gli amanti del genere noir e non solo.
- Qual è la linea editoriale di E/O oggi?
- Noi ci sentiamo abbastanza liberi ed è questo il motivo per
cui continuiamo a fare libri con passione. Liberi da esigenze commerciali
assolutistiche, ma liberi anche da discipline di clan politici o culturali.
Non dobbiamo rispondere delle nostre scelte a un tirannico "mercato"
fatto di centinaia di migliaia di persone manovrate dalla pubblicità
e dai mass-media. Noi dobbiamo "solamente" cercare ogni volta
qualche migliaio di lettori per ognuno dei nostri libri. E questi lettori
non li cerchiamo nei gruppi di potere, piccoli o grandi che siano, nei
salotti letterari, o in gruppi politici o intellettuali. Noi li cerchiamo
tra i "cani sciolti": medici, insegnanti, fattorini, ballerine,
detenuti, casalinghe, studenti. Gente cui piace leggere. E il nostro
primo criterio di scelta è proprio questo: il tale libro, un
manoscritto o una traduzione, ci è piaciuto; piacerebbe anche
a loro? Sarebbe di stimolo? E' una proposta nuova? Interessante? Commovente?
Duro? Memorabile? Vale la pena pubblicarlo?
- Quale metodo usi per selezionare le proposte che t'arrivano?
- Le leggo. Siccome, però, non posso leggere tutto, devo fare
scelte aprioristiche rispetto a cosa leggere. Per esempio, i manoscritti
italiani non riusciamo a leggerli tutti. Leggiamo solo quelli che ci
sono stati consigliati da qualcuno, che sono piaciuti almeno a un lettore
esterno. E' il vecchio sistema dei raccomandati? Boh, non credo. Non
conta la potenza di chi ha consigliato un testo, ma solo il fatto che
l'ha letto e che gli è piaciuto. D'altra parte sarebbe impossibile
per noi leggere tutti i testi che ci arrivano. Sulle traduzioni è
un po' più facile, nel senso che c'è già stata
una selezione a monte. Possiamo valutare l'editore straniero che ha
pubblicato il testo, possiamo privilegiare certe letterature invece
di altre, abbiamo a disposizione, per agevolare le nostre decisioni,
una quarta di copertina, delle recensioni del paese d'origine, delle
reazioni del pubblico, ecc.
- Come sai è nata una disputa su chi abbia scoperto per primo
lo scrittore canadese Mordecai Richler che, con venticinquemila copie
a tutt'oggi vendute de "La versione di Barney", è un
best-seller. Si contendono la priorità Aldo Busi, Roberto Calasso,
Giuliano Ferrara, Raffaele La Capria
spero di non dimenticarne
altri. Ma ricordo anche che fosti proprio tu a pubblicare per primo
un altro suo libro: "Scegli il tuo nemico".
- L'ignoranza nel mondo dei media è molto diffusa. E' effettivamente
ridicolo vedere tutti questi "esperti" di Mordecai Richler
che ignorano la pubblicazione da parte delle edizioni e/o nel 1991 del
romanzo "Scegli il tuo nemico". Ma noi ci siamo abituati:
quello dei media è un mondo superficiale, per definizione; chi
vuole scoprire qualcosa di più sostanzioso o semplicemente di
più vero, deve scavare, frugare, deve cercare e avere memoria.
I soli intellettuali, a parte te, che si sono ricordati che avevamo
pubblicato un romanzo di Richler sono Goffredo Fofi e Oreste Pivetta.
C'è da dire poi che Mordecai Richler è molto famoso in
Canada da tanti anni, per cui non si tratta di una grande scoperta
- La maggiore colpa dell'editoria italiana, se ne vedi una, s'intende
- Forse è quella di vivere in un mondo chiuso, di crogiolarsi
dentro un piccolo recinto, di essere una somma di narcisismi. Ma forse
è un difetto che esiste in tanti altri ambienti e anche in altri
paesi
Il problema è che l'editoria libraria conta poco,
schiacciata com'è da interessi ben più potenti. I libri
non interessano né ai politici, né ai banchieri, né
ai giornalisti. Se leggono è solo per motivi utilitaristici.
Questo cinismo è incompatibile con l'esercizio della lettura.
- Distributori e librai, quali problemi noti? Cioè dei loro,
eventuali, meriti nulla m'importa, dimmi delle loro colpe, sempre che
tu ritenga che ne abbiano
- Il problema grosso oggi sono i supermercati e certe grandi catene
librarie molto commerciali (non Feltrinelli ovviamente che, anzi, continua
a svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione dei libri anche meno
conosciuti). Il problema è il modello mondadoriano della rotazione
sempre più veloce dei titoli e dei supersconti nei supermercati,
un modello che, se prevalesse, porterebbe alla sopravvivenza di un numero
limitato di besteller, a scapito della varietà di autori, generi
e sigle editoriali.
La legge sul libro approvata da questo governo è abbastanza buona,
soprattutto perché in linea di principio limita lo sconto sui
libri al 10%, salvaguardando le librerie e gli editori che non possono
permettersi la corsa forsennata allo sconto. Non ci sono sufficienti
margini economici se si vuole pubblicare libri di qualità. Ma
se Berlusconi vince le elezioni, la vedo male anche in questo settore
- Dal tuo sito in Rete, oltre all'azione promozionale, hai avuto anche
risultati commerciali apprezzabili? Ad esempio, noto che non lo usi
per la vendita diretta
- Siamo un po' indietro in questo campo. Abbiamo un sito da un anno
circa, ma attualmente non è aggiornato, ci stiamo lavorando.
Non pensiamo di fare vendita diretta, ma pubblicità e informazione.
C'è un nostro autore, Massimo Carlotto, che è più
avanti di noi: ha un sito bellissimo. Andate a vederlo: www.massimocarlotto.it
- L'e-book è nei tuoi programmi? Credi in una sua affermazione,
in tempi brevi, sul nostro mercato?
- Per la narrativa non credo che nell'immediato l'e-book avrà
molto successo. Fammi fare il conservatore-nostalgico: mi piace l'oggetto
libro, mi piace vedere gli scaffali pieni di libri in casa mia e in
casa degli amici, ogni libro ha una storia, é legato a un ricordo,
a un momento delle nostre vite; i libri di carta pesano, ci tengono
legati a dei posti, rafforzano le radici. Con l'eventuale trionfo dell'e-book
questa geografia sparirebbe, il panorama cambierebbe, ci sarebbe un
enorme spazio vuoto, pieno solo di invisibili byte. Non lo so
la
cosa non mi attira molto.
- Proprio perché l'Enterprise naviga nello spazio, cerco di
fare anche domande che rimandino alla Terra, ma non proprio terra terra.
Pareri, suggerimenti, o anche insulti, che dall'Enterprise sono trasmessi
alle Istituzioni coinvolte nelle conversazioni
un tua richiesta
da girare al Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria di Palazzo
Chigi
- Ci vogliono delle agevolazioni economiche per tutto ciò che
aiuta la diffusione della lettura: biblioteche, librerie, manifestazioni
e fiere librarie. Deve diventare conveniente lavorare con e per i libri.
Io sono contrario all'editoria sovvenzionata, ma è necessario
che chi vuole aprire una libreria anche non in pieno centro possa farlo
e possa sopravvivere, allora è necessario che le biblioteche
possano acquistare più libri e fare più promozione, e
così via. Il libro non è solo una merce o un settore economico,
è anche e soprattutto un modo di vivere, una civiltà.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta secondo
te quel videomito
- Chiedo scusa, ma conosco pochissimo Star Trek. Forse la prossima
volta avrò colmato questa grave lacuna nella mia cultura. Chiederò
al mio amico Fanucci, editore di Star Trek, di farmi leggere qualche
libro.
- Siamo quasi arrivati a Fèrrya, pianeta di cellulosa abitato
da alieni che parlano una lingua che ha solo due vocali: e/o
se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Barbera d'Asti Superiore
Il Sogno '98. Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Ti ringrazio e ti saluto nella mia lingua: o/e!
- Vabbè, com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
È possibile l'utilizzazione
di queste conversazioni citando
il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.
Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy. |
|