Per via della passata newsletter, ho ricevuto parecchi messaggi nella mia
casella elettronica. Qualcuno insolente, qualche altro minatorio, altri ancora,
invece, contenevano soltanto insulti.
Che cosa ho combinato per meritarmi tanti delicati pensierini?
Pare che io abbia pronunciato alcune bestemmie, ad esempio che gli autori accettati
dal mercato non è sempre detto che proprio per questo facciano schifo,
che non riuscire a vendere le proprie carabattole non è sinonimo di
qualità garantita, che amo quanto una colica renale le presentazioni
e i dibattiti organizzati sui propri strazi da sfessati che così si
sentono per un'ora o due grandi personaggi, e altre cosucce; per sputtanarmi
meglio, vi dico che le potrete leggere cliccando qui sulla scritta Viaggio
in GS di Stendhal. Mi sembravano faccende persino ovvie, invece
apriti cielo! Sui bastioni del Castello Estense - ero a Ferrara - in un momento
di nero sconforto ho meditato un insano gesto, ad esempio iscrivermi a Forza
Italia, assistere ad una trasmissione di Bruno Vespa, leggere un libro di Susanna
Tamaro, ma la dolce Arianna mi ha amorevolmente dissuaso a sberle
sì,
anch'io ho qualcuno che mi vuole bene
non lo merito? vabbè d'accordo,
ma è così. Poi, l'amico Maurizio Camerani (a proposito, quell'artista
visionario ha aperto due settimane fa Zuni una Galleria Pub in Via Ragno,
dove si vedono molte belle cose e si beve bene, andateci e mi saprete dire)
mi ha offerto un buon bicchiere, anzi due, e mi sono ripreso
dopo il terzo.
Oh, quanto s'indignano certi autori, e aspiranti tali, quando si parla di mercato,
dell'arte come merce, di sponsor, delle strategie da studiare per spiazzare
i padroni dei media!
Guai a parlare d'arte e soldi, eresia! Pronti, però, molti fra loro,
a farsi truffare da editori, discografici e galleristi a pagamento, a trafficare
con funzionari tv per qualche briciola, a dibattere verbosamente sulle proprie
cose in luoghi sfigati davanti ai loro sfortunati parenti ed amici!
E si permettono pure d'insultarmi, via!
Ma cosa li rende tanto "duri e puri" (quando lo sono)? Loro non lo
sanno, ma è un'esigenza mitica.
Uno sciagurato viluppo di mito cattolico/romantico/comunista. E' ben fotografato
in un bel libro blissettiano: Mind Invaders (da lì sono
lontano - combattono il copyright, calma boys, io campo anche di diritti d'autore
- ma quando si trova una cosa intelligente è bene citarla, e in quel
libro se ne dicono di cose giuste), ne troverete un passaggio ad hoc in basso,
leggetelo, ne vale la pena.
Duri e puri, ma anche un pocolino arroganti. Già, perché tutti
dovrebbero stare lì bendisposti, novelli mecenati, ad accoglierli. I
loro prodotti non incassano? Embè? Che forse l'Arte c'entra col quattrino?
Ecco il fatale equivoco! Provate, infatti, a metterli intorno ad un tavolo
per immaginare un lavoro onde emanciparsi proprio da quegli editori/galleristi/impresari/produttori
- i quali, in larga parte, si sa bene, sono dei gran fetenti - e inventare
nuovi spazi, creare nuovi circuiti (e visto che ci siamo, anche nuovi fetenti) di
mercato cristo!, macché, la loro aspirazione è farsi accettare
proprio da quelli lì, per poi parlarne malissimo allorché vengono,
spesso giustamente, respinti.
Quanti Autori! E come sono ringhiosi! Ma chi è insomma 'sto benedetto
Autore?
Da una vita me lo chiedo. Quale la sua natura neurofisiologica? E a quali fonti
gnoseologiche, a quale teoria epistemologica fare riferimento per meglio comprenderne
vocazioni e destini? Sull'argomento ho intervistato numerosi studiosi, ho letto
tanti impegnativi saggi, e poi - quasi per caso - ho trovato infine la risposta!
Si trova nella Treccani, proprio alla voce Autore e così acutamente
dice: "E' uno dei monti più noti del gruppo dei Simbruini nel Subappennino
centrale, alto m. 1853, conserva in parte il suo mantello di bosco. L'Autore è meta
di pellegrinaggi affollatissimi nella Domenica della Trinità (55 giorni
dopo la Pasqua) e nel giorno di S. Anna (26 luglio), poiché sulla sua
cima fu eretto (V-VI sec. d.C.?) il piccolo santuario della SS. Trinità".
da "Mind Invaders" di Luther
Blissett, (Castelvecchi, Marzo 2000, L. 15.000):
"
il problema non è la <mendacia> del
mito, bensì la sua sopravvivenza oltre le forme storiche che raccoglie
e dirige (
) Il mito fondante degli USA non fu forse quello della "Frontiera",
risoltosi poi nello sterminio dei popoli nativi e divenuto infine il collante
ideologico dell'imperialismo yankee novecentesco? Per non parlare dei guasti
provocati dal mito del "Proletariato": anziché porre le
basi della sua autonegazione, il movimento comunista esaltò fin quasi
al misticismo il suo ruolo nel presente, le sue <mani callose>, il
suo onore e la sua <dirittura morale>. Qui si mescolavano la spazzatura
pauperistica cristiana e una sopravvissuta fiducia nell'attendibilità delle
scienze sociali borghesi: il proletariato veniva identificato con l'operaio
in sé (
) oppure fatto combaciare col <povero> delle Sacre
Scritture (
) Risultato: il realismo socialista, il puritanesimo dei
comunisti, la morale sessuale coercitiva contro la <decadenza> borghese
e tutta l'altra merda, da Kim Il Sung all'italiano Brandirali"
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