Capricci celesti. “Il Natale ci ricorda che Dio vuole abitare
in mezzo a noi”. Così il Papa, domenica 15-12-’02, dopo
l’Angelus, ha rilanciato la campagna per la costruzione di nuove chiese.
Già, perché a Roma le chiese cattoliche sono pochine mentre l’edilizia
popolare sforna centinaia di appartamenti al giorno…non lo sapevate?!...ah,
ma siete proprio dei disinformati!
Il Pontefice appena qualche giorno prima aveva annunciato la “scomparsa
di Dio che disgustato della presente epoca s’è nascosto nei cieli”.
Come mai a poche ore di distanza da tale severa decisione ha deciso di “abitare
in mezzo a noi”?
E di volerci stare pure comodo facendo costruire nuovi appartamenti tutti per
sé? Volubile proprio. E il Papa, poverino, costretto a correre dietro
a quei celesti capricci!
Eiar = E’ Rai.
1) Leggo su di un giornalino funereo (per stile grafico e contenuti) di ex
dipendenti e pensionati Rai che una loro battaglia è stata vinta.
Quale? Quella di fare intitolare una strada di Roma a Raoul Chiodelli, direttore
dell’Eiar dagli anni trenta fino al ’43. Cioè ad uno dei
rappresentanti di spicco del fascismo, uomo che eseguì le direttive
del Regime guidando la disinformazione di quegli anni, curando il culto della
personalità di Mussolini, indottrinando gli italiani, firmando accordi
con il ministro nazista della propaganda Goebbels, incoraggiando con trasmissioni
ad hoc le persecuzioni razziali, e via fetenteggiando. Fin qui niente di
strano visto in quali anni viviamo, ma la nota alquanto singolare – ammesso
che sia tale – è che alla (mesta) cerimonia d’inaugurazione
della nuova tabella stradale, abbiano presenziato il sindaco Walter Veltroni
e l’assessore alla cultura (s ed a minuscole, vista l’occasione,
sono d’obbligo), conferendo così all’avvenimento particolare
solennità e partecipata adesione.
Lo ammetto: col mio voto ho concorso ad eleggere quei due. Ma, ve lo giuro,
non lo farò più.
2) In un suo “Bonsai” su Repubblica, Sebastiano Messina ha diligentemente
annotato alcune frasi usate in un comunicato dal Presidente della Rai circa
le dimissioni di alcuni consiglieri del CdA.
A chi fosse sfuggita la preziosa rubrica che le riporta, da lì estraggo
le definizioni usate da Baldassarre per dire dimissioni. Sono dette: atti volitivi
di rinunzia alla carica, e più avanti atti negoziali unilaterali che
restano al di fuori della previsione normativa e rifluiscono nell’ambito
del diritto privato comune, poi, per meglio chiarire, concludendo, le precisa
come atti unilaterali recettizi che non abbisognano di accettazione alcuna
ma semmai possono essere revocati solo in forma negoziata.
L’uomo che così scrive è stato messo dal Polo a capo di
un’azienda di comunicazione…tra i vari modi di favorire Mediaset,
con le nomine fatte alle reti radiofoniche e tv, questo è il più acuto,
ma anche il più sleale.
3) A proposito di Rai, un lettore di queste mie newsletters con una “fake
mail” (nel gergo del web sta per dire suppergiù anonima), m’invita
a frenare gli “aspri giudizi” su Radio Tre palesati nella trascorso
pezzo Se ti piglio, se t’achiappo, perché,
a suo dire, la nuova dirigenza di quella Rete “si sta sforzando di perfezionare
il nuovo progetto editoriale ideato”. Ancora una volta ci soccorre Petrolini
che diceva: C’è sempre un idiota che l’inventa e un cretino
che la perfeziona.
Passi perduti. Se a molti lungometraggi di giovani registi italiani
fossero tagliate le sequenze dedicate alle camminate fatte dai protagonisti
delle storie, quei film diventerebbero dei corti se non addirittura dei videoclip;
in molti casi, forse giovandosene.
Chissà perché sul più bello gli attori prendono a passeggiare
muti, a testa china, prevalentemente inquadrati di spalle, e attraversano di
seguito vie, piazze, stradoni, angiporti, lungolaghi, vicoli, salite, discese,
larghi, campielli, viali…luoghi quasi sempre deserti anche se è mezzogiorno…con
un inevitabile commento musicale di note meste per strumento a fiato. Passeggiate
lunghissime, tanto che puoi uscire dalla sala, comprare i pop-corn e poi tornare
a sederti senza che ti sia perso una battuta, tanto quelli lì sullo
schermo li ritrovi che camminano ancora inesausti.
A quell’andare è affidato qualche significato che evidentemente
mi sfugge.
Mi piacerebbe montare di seguito in una sola, eterna, pellicola tutte quelle
scarpinate, forse capiremmo meglio il profondo segno che esprimono quegli afflitti
marciatori, oppure scopriremmo inedite interiorità del podismo.
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