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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Enzo Golino. Giornalista e saggista, nato a Napoli nel 1932.
Ha lavorato alla Rai dal 1962 al 1975, nel settore dei programmi tv di spettacolo e cultura. Successivamente, è stato responsabile delle pagine culturali dei quotidiani "la Repubblica" (di cui è uno dei fondatori), del "Corriere della sera", e del settimanale "L'Espresso".
Ha collaborato a "Il Mondo" di Mario Pannunzio, alle riviste "Nord e Sud" di Francesco Compagna, "Tempi moderni" di Fabrizio Onofri, "Tempo Presente" di Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone.
Oggi scrive per “L’Espresso”, “la Repubblica”, “il Venerdì”.
E’ fra i più rigorosi analisti del rapporto fra cultura e società di cui disponiamo; sicché oltre ad essere un maestro di giornalismo è uno storico della cultura.
I titoli dei suoi libri sono: “Cultura e mutamento sociale” (Edizioni di Comunità, 1969); “Letteratura e classi sociali” (Laterza, 1976); “La distanza culturale” (Cappelli, 1980); “Pasolini, il sogno di una cosa” (Il Mulino 1985 e Bompiani 1992); “Tra lucciole e Palazzo. Il mito Pasolini dentro la realtà” (Sellerio 1995); “Sottotiro. 48 stroncature” (Manni 2002).
La Bur ha ripubblicato, con una nuova larga parte, un libro che già ebbe successo in Casa Rizzoli nel 1994: Parola di Duce Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo. La nuova parte, ora proposta nella recente edizione, è proprio quella dedicata a uno studio del linguaggio nazista nella propaganda. Ne parleremo fra poco in questo mese che per i terrestri è il febbraio 2011.

 

Benvenuto a bordo, Enzo…
Grazie, e per il luogo in cui ci troviamo e per la proposta dell'intervista. Mi riprometto di onorare il connubio Gastronomia & Cultura, due aspetti della vita che hanno e dovrebbero avere sempre di più interessi comuni nel migliorare gli standard della nostra esistenza.
E, proprio in argomento, ti dico che il giovane chef Gabriele Muro – giovane sì, ma di matura esperienza ai fuochi – del ristorante di Roma Giuliana59, mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo “I Frati”: Lugana prodotto dall’Azienda Ca' dei Frati… cin cin!
Ricambio, e mi viene in mente che a Napoli, e spesso nel Sud, ho sentito bevitori infervorati nel brindisi esclamare “addò va....!”. Non credo ci sia bisogno di traduzione.
Hai ragione Enzo, stavolta niente sottotitoli. Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Enzo secondo Enzo…
Non ci si conosce mai abbastanza per rispondere - almeno secondo me - al tipo di domanda che mi fai. Intanto ti posso riferire che sia familiari sia colleghi di lavoro mi hanno visto come “un pessimista a cui vanno tutte bene”, oppure “un uomo chiamato cavillo”. A quelli che mi chiamano, non so perché, “professore”, rispondo che non lo sono se pensano a incarichi scolastici e universitari. Accetto soltanto, se “professore” ha da essere l'etichetta di “professore in vita vissuta”
A te, tra i fondatori di Repubblica, firma prestigiosa di grandi testate quotidiane e periodiche, chiedo: qual è la prima cosa che un giornalista, per essere tale, deve fare e qual è la prima che deve evitare?
La prima, essere rigorosi anche nel dettaglio più trascurabile. La seconda, mai rinunciare al rigore anche nel dettaglio più trascurabile.
L'Associazione “La bella lingua”, ha redatto tempo fa un manifesto in difesa della lingua italiana. Da chi e da che cosa, secondo te, va difesa oggi la lingua italiana?
Dalla sciatteria, dalla pigrizia. Molti pensano che sia l'eccesso di anglomania lessicale il nemico numero 1, pubblico e privato, che insidia la lingua italiana. Ma è in buona parte un alibi. La lingua la sa sempre più lunga di chi la parla, al suo interno possiede criteri di economicità espressiva che in tempi più o meno lunghi sa ritenere il meglio ed espungere (o dimenticare) il peggio. Già abbiamo due prestigiose istituzioni, l'Accademia della Crusca e la Società Dante Alighieri che lavorano a migliorare e a documentare le sorti della nostra lingua fra tradizione e innovazione. E invece di essere colpite da tagli economici che ne limitano il raggio d'azione, dovrebbero ricevere invece fondi adeguati all'attività di salvaguardia e diffusione dell'italiano. Ben vengano comunque ulteriori iniziative che si prendano a cuore le sorti della nostra lingua, ma il rischio è che finiscano in eccessi normativi e burocratici, per lo più insidiati - con l'aria che tira - da trasversali interessi politici. Consiglio a tutti, cittadini italiani di ogni età, e anche agli immigrati, la lettura quotidiana di una pagina di vocabolario, in circolazione ne abbiamo davvero di ottimi. Anzi, mi piacerebbe sancire questa raccomandazione con una proposta: qualcuno ne avesse voglia e ne avesse la volontà politica e culturale di farlo, potrebbe istituire la Giornata del Vocabolario Italiano con adeguate manifestazioni.
Ottima idea. Ma in quest’Italia arcoriana e bondiana non credo troverà troppo ascolto. Speriamo che presto tempi migliori possano accogliere questa tua felicissima proposta.
Come ricordavo nella scheda introduttiva, hai diretto settori di programmi culturali e di spettacolo alla Rai fino al 1975. Qual è il tuo giudizio sulle trasmissioni della Rai di oggi?
Sono un ex, non pentito, e quindi i miei giudizi potrebbero essere scambiati per nostalgia interessata. E poi, in quel mio quindicennio di Rai, l'azienda era un monopolio, non c'era la concorrenza. Del resto, quel che è oggi la televisione della Rai è sotto gli occhi di tutti: salvo qualche eccezione, qualche isola felice... vabbè, mi fermo qui. Aggiungo solo che per quel che riguarda il settore della cultura di cui mi sono occupato dal 1969 al 1975, nei magazzini della Rai giace una storia sceneggiata della lingua italiana (ideata da me) che andò in onda nel 1974 in cinque puntate, intitolata PARLARE LEGGERE SCRIVERE, autori Tullio De Mauro e Umberto Eco, collaborazione di Enzo Siciliano, regia di Piero Nelli.
La grande quantità d’informazione proiettata ai nostri giorni simultaneamente in tutto il mondo porta alla formazione di “un’etica planetaria”, come la definisce Remo Bodei. In questo fenomeno, come evitare i rischi di omogeneizzazione e farne uno strumento per elaborare libertà?
Credo che nel mcluhaniano "villaggio globale" in cui viviamo la scelta giusta sia quella che prospettò in un suo saggio Umberto Eco, e cioè la “guerriglia semiologica”, il discernimento critico che consiste nell'individuare le fonti del messaggio e interpretare le sue finalità, palesi o nascoste..
Case editrici. Altro settore che ben conosci. Una domanda sul best seller. Giuliano Vigini dice che in Italia i successi di vendita nascono per caso. Mario Spagnol è del parere che il best seller oggi va programmato. Il sociologo Mario Peresson afferma che “Gli autori italiani vogliono vendere milioni di copie ma anche entrare nella storia della letteratura; le due cose, assai spesso, non sono compatibili”. Un tuo parere sul libro di successo… è possibile prefabbricarlo? Oppure no?
Le persone che hai citato, esperti attendibilissimi, hanno tutti ragione in varia misura. Voglio aggiungere che una volta intervistai Mario Spagnol, troppo presto scomparso, che attribuì buona parte del successo di un libro alla trasmissione “bocca a bocca” fra i lettori, come si usa dire. La critica invece, le recensioni, le segnalazioni, avevano secondo lui una parte assai trascurabile. Credo sia possibile prefabbricare un libro di successo, i modelli non mancano. Ma a volte l'obiettivo viene clamorosamente mancato. E questo dimostra ancora una volta che l'editoria è una impresa sui generis dal punto di vista industriale. E' questo il suo fascino e la sua dannazione..
Scrivi una rubrica sulla poesia assai seguita su “il Venerdì”. Qual è il criterio che usi nel selezionare i libri meritevoli della tua attenzione? Insomma, qual è la dote che deve avere un poeta affinché possa approdare ad una tua critica, sia positiva sia negativa che essa sia?
Essere un poeta anche nei sui aspetti meno riusciti.
Come ricordavo in apertura, il tuo più recente libro è “Parola di Duce: Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo” (Bur, pagine 192, euro 9.00). Ti chiedo di tracciare la principale differenza che si trova tra il linguaggio totalitario praticato dal fascismo e quello del nazismo…
La maggiore differenza consiste nel fatto che in Germania esistevano i Lager e che la persecuzione degli ebrei era massiccia: due elementi che hanno generato sia il gergo dei lager utilizzato dai kapo sia l'insultante campionario di parole e di segni indirizzato agli ebrei (valga per tutti l'imposizione della stella di David). Le parole degli aguzzini sono messaggi di potere e di morte: colpiscono la vita altrui a cominciare proprio dalle parole, avvilite a funzioni di mero scambio per la sopravvivenza. Diventano così il riflesso più veritiero di una condizione umana dove carnefici e vittime si confrontano in un crescendo di degradazione: i carnefici nell'esercizio della più cinica bestialità; le vittime nel dolore estremo di un annullamento disumano. Per il resto, secondo vari gradi d'intensità, il settore scolastico - quindi l'intero sistema dell'educazione nazionale - è stato uno dei più bersagliati dal linguaggio imposto dal pensiero unico del regime fascista e del regime nazista. Si pensi all'inquinamento dei libri di testo che in Germania è stato analizzato - per esempio - da Erika Mann, figlia di Thomas Mann, in un libro di straordinaria evidenza intitolato "La scuola dei barbari" a cui ho attinto per "Parola di Duce".
Esiste, oppure no, un diverso approccio fra Mussolini e Hitler nel comunicare alle masse? Se sì, in che cosa lo indichi?
La gestualità di Mussolini trasmette all'intero corpo energia e tensione. Le frasi che escono da una bocca enorme sono brevi come slogan, le pause istintivamente collocate nei punti chiave del discorso, l'eloquio privo di sostanza razionale eppure carico di emotività per esaltare l'uditorio, sono immerse nella colonna sonora di un italiano comprensibile, lingua madre del Duce. Testimoni attendibili come Victor Klemperer, grande filologo e assiduo diarista, ebreo perseguitato dal regime del Fuhrer, ricorda che Hitler gridava sempre in maniera spasmodica incitando rozzamente gli altri e se stesso “con voce tutt'altro che melodiosa, sforzata fino all'urlo” e spesso “neppure in buon tedesco”. Oggi è davvero incomprensibile come i due dittatori siano riusciti a dominare e convincere, tranne fin troppo esigue minoranze, milioni di italiani e di tedeschi coinvolgendoli nel disastro finale.
“… anche in democrazia” – scrivi in Parola di Duce – “esistono oggi totalitarismi parziali; dittature settoriali; commissariamenti improvvisi per gestire casi d’emergenza reali oppure oculatamente esagerati; invenzioni affaristiche e criccaiole per espandere illegalmente guadagni, consenso, favoritismi; muniti fortilizi politicamente protetti dai quali partono comandi che arrivano al corpo sociale e ottengono effetti desiderati […] Analizzare questo nel suo caleidoscopico manifestarsi aiuta a capire come veniamo governati e sulla base di quali illusioni, promesse, ideali, realizzazioni, trucchi, menzogne, raggiri”. Pure ai nostri giorni, in Italia, ci troviamo alle prese con una manipolazione delle coscienze…
Vecchio problema quello della manipolazione dell'opinione pubblica. Nonostante gli anticorpi mediatici che per fortuna esistono ancora, incombe oggi in Italia un pensiero unico che si esprime da anni in una forma di tolleranza repressiva sia nella gestione della cosa pubblica sia attraverso i troppi mezzi di comunicazione concentrati in una sola persona - il premier Silvio Berlusconi - o che fiancheggiano il suo operato.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Ho sempre pensato che la vera fantascienza sia la realtà che viviamo giorno per giorno, tanto più in tempi come questi dove la realtà - virtuale e no è dilatata all'infinito. Quella che si dice fantascienza, di cui non sono lettore appassionato, è per me rimasta alle letture di classici come Jules Verne che risalgono a molti anni addietro. Mi dispiace, che fare?
Siamo quasi arrivati a Golino-E, pianeta di cellulosa abitato da alieni che, pur amando il turismo spaziale, chissà perché, si sono sempre tenuti lontani dal Pianeta Terra… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Lugana dell’Azienda Ca' dei Frati consigliata da Gabriele Muro chef del ristorante Giuliana 59…
D'accordo, promettimi però che se leggo un libro di Philip Dick mi inviti di nuovo nella tua taverna spaziale.
Anche se non leggi quel libro, per me e tutto l’equipaggio è un piacere averti qui e sei invitato fin da adesso. Intesi eh?... io qua sto. Ora ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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commenti presenti

Bella intervista! Golino chiaro, preciso,riesce a dire in sintesicose che gli altri ci metterebbero una vita a dirle.

inviato da mario orti
 

Mi ha un pò delusa la risposta sulla poesia. D'accordo su quello che afferma ma mi sembra che poteva dirci qualcosa di più. Quasi non volesse concedere più di tanto, non volesse esprimere i suoi gusti pienamente. Un poeta che legge quella risposta ( non sono una poetessa ) non riesce a capire che cosa più gli piace. Sara Di Veroli

inviato da Sara Di Veroli
 

Non sapevo di Parola d duce. Lo comprerò sicuramente è un argomento che m'interessa molto e le parole di Enzo Golino mi fanno capire che sarà una grande lettura. grazia benedetti

inviato da grazia benedetti
 

Questa della giornata del vocabolario è un'idea strepitosa! Un grande suggerimento . Non potrebbe essere propio la Dante alighieri citata dall'intervistato l'ente che potrebbe organizzarla?. Io penso di sì

inviato da Freccia Sioux
 

mi è sembrato di dissentire, poi quando Golino ha detto sull'editoria (copio e incollo)= "E' questo il suo fascino e la sua dannazione" mi sono ricreduto. E' la migliore definizione dell'avventura editoriale (ma anche della produzione cinematografica, ci lavoro) che rende ogni libro, ogni film, perfino nei serial, un oggetto unico, un prototipo. Con i rischi che comporta "fascino e dannazione". Carlo

inviato da Carlo
 

Una domanda x il Dott. Golino. Ritiene che ala rai siano peggiori i tg o l'altra programmazione (cultura e spettacolo)? Se salva un programma (giornalistico o non) qual è? Stefano Massari

inviato da Stefano Massari
 

Avrei gradito che Adolgiso avesse rivolto una domanda circa i gusti cinematografici e teatrali di enzo Golino. Visto che quella domanda non c' è , la faccio io. Insomma che cosa vede? Che cosa apprezza? alessandro

inviato da alessandro
 

Non mi spiego perchè Golino nel rispondere sul suo libro non ha mai nominato Goebbels. Lui, forse più di Hitler, determinò la propaganda del nazismo. E trovo mancante anche l'intervistatore che non ha fatto un'esplicita domanda su Goebbels. Antonietta Milani

inviato da Antonietta Milani
 

Caro Golino, vivo in Francia da 15 anni la leggo sempre con piacere eanche quest'intervista è assai brillante. Vorrei chiedere qual era l'atmosfera che si respirava nel vostro gruppo quando avete fondato Repubblica? Era più difficile fare giornalismo allora o adesso? Grazie.

inviato da Marvel
 

in un'intervista è difficile dire tutto su di un libro , certo che se poi nel libro non ci fosse nominato o dato il giusto peso a Gebbels sarebbe grave Sergio

inviato da Sergio
 

Voglio rassicirare Antonietta e Sergio. Io dopo aver letto quest'intervista ho comprato il libro e Goebbels è ampiamente citato anzi c'è un paragrafo di un capitolo intotolato a lui, "La fanfara di Goebbels".

inviato da Alfonso Di Giovanni
 

Una risposta qui di Enzo Golino. "Credo che nel mcluhaniano "villaggio globale" in cui viviamo la scelta giusta sia quella che prospettò in un suo saggio Umberto Eco, e cioè la “guerriglia semiologica”, il discernimento critico che consiste nell'individuare le fonti del messaggio e interpretare le sue finalità, palesi o nascoste." Lei ha perfettamente ragione Golino, ma chi può (o deve) insegnare alle giovani generazioni quel "discernimento critico"? La scuola fa poco o niente. La Tv fa peggio. In famiglia si parla poco. Propongo che nascano dei siti in Rete per quanto dice Golino. E' il mezzo più frequentato dai giovani. A questo avrebbero dovuto pensarci i partiti politici di opposizione (specie in questi ultimi anni da Craxi in poi), ma nulla hanno fatto per tre ragioni: la prima, è che non sono culturalmente attrezzati per svolgere quel compito; la seconda, è che della Rete sanno quasi nulla (basta vedere i siti web dei patrtiti e di singoli rappresentanti per rendersene conto); la terza, perché a loro stessi non conviene insegnare quel "discernimento" giustamente suggerito da Golino, ma che finirebbe con lo scoprire anche i loro altarini linguistici e di traffico politico. Grazie per l'ospitalità a questo bel sito.

inviato da mario trevisani
 

a SARA DI VEROLI sulla poesia risponderò fra qualche giorno. per MARIO ORTI, la ringrazio molto: apprezzo i suoi complimenti e le motivazioni, quelle che tutti dovrebbero osservare - soprattutto gli scriventi per mestiere - come un dovere civico e democratico...Parole impegnative, che spendo volentieri in un momento in cui anche la nostra lingua è deturpata da usi propagandistici abnormi, pubblici e personali. per GRAZIA BENEDETTI, se ha acquistato "Parola di Duce", e se l'ha letto, spero di non averla delusa nelle sue cortesi aspettative. Comunque, se il libro le è piaciuto, sarà contenta di sapere che - come venerdi scorso mi ha informato l'editore Rizzoli - le tremila copie della prima tiratura sono quasi esaurite, e quidi ne hanno ristampato in tutta frelta ancora duemila. Per un libro del genere pare sia un buon successo iniziale, poi si vedrà. per FRECCIA SIOUX lei ha toccato il tasto giusto, anch'io penso che la Società Dante Alighieri sarebbe l'ente più appropriato a ortganizzare questa manifestazione soprattutto nell'anno in cui si festeggia il 150 anniversario dell'Unità d'Italia. Infatti, anche se è un'idea che ripeto da qualche tempo, informerò la SDA del mio progetto con i dettagli che ho immaginato. Lei non sa quanto il suo consenso mi ha stimolato a proseguire nella proposta...Grazie! per CARLO, si, lei giustamente accomuna nel fascino e nella dannazione industria editoriale e industria cinematografica. In Italia, pur con grandi passi avanti, non lo sono ancora - queste attività - pienamente industriali. Il fatto è che sono industrie anomale, senza garanzie di risultati certi. Una cosa è fabbricare auto, cuscinetti a sfera, piatti e posate. e così via (cvon tutte le incertezze del caso), altra è produrre libri e film (e forse ancora altre cose) dove il fiuto - a volte con risultati disastrosi - è ancora una parte essenziale di queste imprese. per STEFANO MASSARI si salvano in parte qualcosa del TG2, in buona parte del TG3, il notiziario di SKYTG24, ascolto qualche giornale radio (nche regionale, del Lazio).I talk show televisivi, sia Rai sia Mediaset, hanno un terribile e incivile difetto che li accomuna: il rissese (da rissa), un linguaggio dove tutti urlano, si sovrappongono i discorsi. Accetto invece In 1/2 ora di Lucia Annunziata e Che tempo che fa di Fabio Fazio (con la straordinaria Litizzetto, spero che non si consumi, il suo rischio è la ripetiziobe manierata), e ceryi proghrammi storici della programmazione che fa capo a Giovanni Minoli. Non vorrei peccare di narcisismo nostalgico, ma in Rai, dove entrai per conrcorso nel 1962, negli anni in cui dirigevo il Servizio Lettere e Arti della Direzione Programmi Culturali,abbiamo fatto programmi come "Parlare, Leggere, Scrivere",trasmesso nel 1974, cinque puntate a colori di una storia della lingua italiana sceneggiata, autori Tullio De Mauro e Umberto Eco, collaborazione di Enzo Siucilkiano, regia di Piero Nelli...e mi fermo qui. Chissà se gli auguri reggiori della Rai di oggi penseranno mai di sottrarre questo programma all'oblio del magazzino e rimandarlo in onda, magari in ore notturne, nell'anno in cui si celebrano i 150 dell'Unità d'Italia. per ALESSANDRO, dopo grandi sbornie giovanili di cinema (anche le proiezioni dei vari cineclub dela mia città, Napoli) e di teatro (dai 20 ai 25 anni ho fatto il critico teatrale), non vdo molto a cinema e a teatr. L'ultimo film che ho visto e mi è piaciuto (ma senza grandi entusiasmi) è "Il discorso del re", l'ultimo spettacolo "Giulietta e Romeo" con la sorpresa positiva - devo riconoscere - del Romeo di Scamarcio. Non vorrei però esesre accusato di familismo essendo Valeria Golino (mia nipote) la "ragazza" di Scamarcio. per ANTONIETTA MILANI, Goebbels è ampiamente citato nel libro, come ricorda nel suo intervento Alfonso Di Giovanni, addirittura con un paragrafo a lui dedicato. Forse potevo citarlo per la sua importante nei misfatti del nazismo e in particolare nel ruolo di megafono del regime hitleriano...Spero mi perdoni... per MARVEL, la ringrazio della sua attenzione al mio lavoro (persino dalla Francia)...Certo, il clima della fondazione di "Repubblica" era esaltante, come sempre avviene quando c'è qualcosa - che poi ha successo - allo stato nascente e che evidentemente era una necessià per l'opinione pubblica e per quella informazione...Quanto alle condizioni in cui si fa il giornalisno, in Italia, ogni epoca ha i suoi pregi e i suoi difetti, le sue difficoltà e le sue opportunità. Bisogna valutare caso per caso, e molto dipende dal contesto politico, sociale, culturale, istituzionale. E' difficile e presuntuoso dare una risposta secca. Forse, gentile Marvel, se ha tempo e voglia potrebbe riformulare la domanda restringendo il campo a quesiti più circostanziati. Grazie. per SERGIO, l'argomento Goebbels è trattato alla risposta a ANTONIETTA MILIANI. Grazie. per MARIO TREVISANI, i suoi interrogativi sono sacrosanti, ma le due agenzie naturalmente predisposte a gettare le basi di questo «discernimento» sono la scuola e la famiglia, non vedo altre soluzioni. Non parliamo poi dei partiti, i motivi che li autoescludono dall'impresa sono esttamente quelli - e li condivido - da lei espressi con puntuale lucidità. Una piccola speranza sta nei giornali e nei libri, e nella rete quando si hanno interlocutori come lei...

inviato da enzo golino
 

Mi piacerebbe sapere da Enzo Golino quali sono i suoi poeti preferiti del '900 italiano. Grazie Franco Martelli

inviato da Franco Martelli
 

per FRANCO MARTELLI, i miei poeti preferiti del Novecento italiano sono Palazzeschi, Saba, Campana, Montale, Attilio Bertolucci, Sinisgalli, Penna, Pasolini,Pagliarani, Porta, Amelia Rosselli...Ma se lei mi costringesse - pistola alla tempia - a scegliere un solo nome, direi EUGENIO MONTALE...Grazie per l'attenzione.

inviato da enzo golino
 

Grazie per la risposta. Marvel

inviato da marvel
 

 

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