L'ospite accanto a me è Giacomo Mazzone.
Per dirvi di lui da dove comincio? Difficile. Perché ne ha combinate,
e ne combina, di tutti i colori. Giornalista? Sì, lo è.
Autore radiotelevisivo? Anche. Organizzatore culturale? Pure. Attento
da sempre ai nuovi linguaggi, ha curato per la radio rubriche di attualità
culturali underground (scusate, ma allora si diceva così), e
ricordo anche una sua performance intitolata "Telephone Art"
tutta giocata sulle segreterie telefoniche. Ebbe l'impudenza d'organizzare,
suppergiù nell'800, incontri di studio sul linguaggio dei film
a luci rosse imponendo a famosi sociologi e cineasti di dibattere su
quel tema
per fortuna, seguirono proiezioni, ma forse il suo taciuto
fine era proprio quello di assistervi. Non ha risparmiato i telegiornali,
né i telegiornali hanno risparmiato lui. Dopo avere organizzato
in Francia, per la Rai, fra il 1992 e il 1996, il canale d'informazione
europea EURONEWS con un pool di redattori provenienti da 10 paesi europei,
e' stato chiamato a Rainews 24 (dove ricopre la carica di caporedattore
centrale) per montare questa nuova rete satellitare multimediale
E' finita? Macché! Perché, visto che di tempo gliene avanzava,
è Segretario Generale di Eurovisioni, Festival internazionale
di cinema e televisione, da lui ideato anni fa e giunto alla XIV edizione
con alla Presidenza Luciana Castellina. Per chi volesse saperne di più
clicchi sul sito www.eutelsat.fr
alle pagine su Eurovisioni 2000.
E se non è sazio, ecco un altro piatto elettronico:
http://www.diesis.it/ibts/daily_sabato2.htm
- Benvenuto a bordo, Giacomo
- Armando, sappi che detesto il capitano Kirk e che preferirei incontrarti
alla sagra del maiale di Reggio Emilia. Sono venuto qui solo per te
- Ti ringrazio. Voglio farti assaggiare questo Chardonnay Fumaio di
Banfi...qua il bicchiere
ecco fatto.
Senti, il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida,
a Roma direbbero "è un bel manico", però noi
nello spazio stiamo, schizziamo "a palla", la cosa che sto
per dirti, io l'ho già fatta minuti fa, anche tu, in poche battute,
trasmetti sulla Terra il tuo ritratto. Che cosa vorresti si dicesse
di te
non fare quegli scongiuri!
ci sto pur'io su 'sto tram.
Mica m'auguro che
- Vorrei che si dicesse che sono uno che ci sta provando forte
no,
non nel senso che leggo nei tuoi occhi, ma in quello di provare a cambiare
le regole del gioco.
Ho provato a cambiare il modo di fare le news, con Euronews prima e
Rainews 24 poi; ho provato a cambiare la Rai sviluppandone la dimensione
internazionale; ho provato a cambiare la dimensione della tv in Italia
portando qui i modelli stranieri migliori attraverso Eurovisioni; ho
provato in passato a far conoscere le punte avanzate della sperimentazione
televisiva; da Max Headroom a Zbigniew Ribczynski
- Della fama e della gloria di Eurovisioni, già si sa. Quali
i suoi traguardi futuri?
- Luciana Castellina, con grande rammarico, ha deciso di non accettare
un nuovo mandato ed ha lasciato il posto di presidente ad un francese,
Bernard Miyet, già vicesegretario generale delle Nazioni Unite.
Penso che con lui si proseguirà e si spingerà ancora più
avanti lo sforzo di europeizzare questa iniziativa. Nel 2000 siamo andati
a Parigi, per l'anno prossimo abbiamo già inviti in Spagna e
Germania. Di fronte alla globalizzazione del mercato e' necessario che
anche gli operatori globalizzino la loro capacita' di risposta, facciano
circolare le loro informazioni.
Oggi conoscere i processi, vuol dire cercare anche di governarli e di
indirizzarli, provare a smussare gli aspetti più negativi e ad
esaltare quelli più promettenti.
E se proprio scopriremo che non c'e' speranza, allora e' preferibile
scoprirlo per tempo, piuttosto che accorgersene quando ormai e' successo.
- L'Europa ha trovato unità ideali e anche concrete, legislative,
in vari campi, pur litigando su salumi e formaggi. Non mi pare che tra
questi
campi, non tra questi salumi e formaggi
ci sia la comunicazione.
Quali gli ostacoli che finora l'impediscono?
- Si tratta del "combinato disposto" (un orribile termine
giuridico che mi piace molto) di due tendenze parallele: gli oligopolisti
e gli apocalittici delle diverse nazioni europee, che si sono -di fatto
- coalizzati contro qualsiasi progresso europeo in questo campo.
Berlusconi e Rai da una parte e autori e politici da un'altra si sono
battuti per lo stesso obiettivo: impedire che l'Europa intervenisse
efficacemente sull'audiovisivo. In entrambi i casi perché avevano
da perdere: gli oligopolisti dalla concorrenza, gli apocalittici timorosi
di venire espropriati della propria capacita' di interdizione e di pressione
a livello nazionale.
Il risultato finale di tutto ciò è che fra poco tutti
loro perderanno al tempo stesso la partita, e c'e' il fondato rischio
che con loro perda la sua identità anche ciascuna cultura nazionale.
L'autorità di Cheli, fra breve, non avrà più nulla
da regolare, quando la distribuzione dei segnali tv avverrà via
internet. La commissione parlamentare di vigilanza non avrà più
nulla da dire ad un signore che metterà sul piatto centinaia
di migliaia di miliardi per tutto il pubblico europeo. E di questo scenario
catastrofico, qualora dovesse realizzarsi, sapremo chi saranno stati
i responsabili.
- La comunicazione viaggia, più o meno in orario, verso il digitale.
Dal tuo osservatorio internazionale, come vedi che ci muoviamo in Italia?
I nostri autori, i nostri tecnici come stanno messi?
Ti scongiuro, non darmi risposte patriottiche. Dottor Mazzone, siamo
preparati al peggio: la verità!
- La verità e' che il digitale avrà molte facce. Ciascun
paese si sta tracciando una via autonoma, diversa da quella del vicino.
Negli USA la trasformazione e' guidata dal PC. Intorno ad esso si sta
riorganizzando la casa del futuro, le abitudini di consumo, le offerte.
E' AOL che compra Time Warner e non viceversa.
In Gran Bretagna a vincere e' il modello della tv via satellite digitale
di Sky (Rupert Murdoch). Una tv che offre a fianco all'intrattenimento
anche servizi interattivi e multimediali ad alta velocità (banca,
homeshopping, viaggi, ecc.)
In Spagna si punta , in ritardo sul cablaggio del paese e sulla trasmissione
digitale terrestre.
In Italia, come al solito, non si punta su nulla e si aspetta di vedere
quale sistema prevarrà.
A parte la Rai che si sta preparando ad offrire i suoi contenuti su
tutte le piattaforme multimediali.
L'unico punto di forza e' il mercato dei telefonini, che potrebbe essere
la nostra chiave di accesso al digitale. Una chiave speciale che passa
per l'UMTS. L'unico problema e' che nostri non saranno ne' l'hardware
cioè
i telefonini, le reti
ne' il software , ma solo i servizi ed il
marketing. Due settori in cui abbiamo un oggettivo vantaggio sul resto
d'Europa. Tutto sta a vedere se saremo in grado di valorizzarli.
- Uno studioso della comunicazione, Pierre Lévi, ha detto: "la
televisione interattiva è una contraddizione in termini, la tv
non può essere interattiva, altrimenti non è più
televisione".
Che cosa pensi di questa affermazione?
- Che probabilmente si sbagliava oppure che c'e' una confusione terminologica.
Se vuol riferirsi al termine inglese "broadcasting" (cioè
larga diffusione) gli si può dare ragione. Una tv nel momento
in cui e' interattiva sul serio, smette di essere a larga diffusione
per dare vita ad un rapporto a due vie, e quindi necessariamente accessibile
ad un numero limitato di persone, al limite uno solo.
Se, invece, si riferisce alla televisione (cioè alla visione
a distanza) nulla vieta di essere interattivi. Faccio l'esempio di Rainews
24 , che e' sotto gli occhi di tutti.
Da domani, con la fruizione attraverso PC o decoder digitali intelligenti,
vedo la notizia sullo schermo sulla Cecenia, clicco sul titolo che appare
in alto a destra, ed entro cosi' in navigazione sul sito, dove posso
leggere il testo della notizia e se voglio vedere una cartina della
zona posso farlo soltanto con un altro clic. E se poi voglio vedere
le notizie date in precedenza, posso avviare una ricerca col motore
di ricerca che c'è sul sito, che mi può condurre anche
ad altri segnali tv o radiofonici di altre emittenti che trattano dell'argomento.
Perchè non dovrebbe trattarsi più di televisione? Sarà
una "enhanced tv" magari, cosi come abbiamo avuto a suo tempo
l'"expanded cinema", ma sempre di tv si tratta.
- Un assillo angoscia le mie notti: la tv generalista ha i giorni o
i secoli contati?
- A me mancano ancora vent'anni di contributi Rai per arrivare alla
pensione. Sono convinto che - se non mi cacciano prima - sarà
la tv generalista a pagarmeli. Io benedico ogni giorno che passa Pippo
Baudo e Raffaella Carrà , perché è grazie a loro
che la Rai e' una delle poche tv pubbliche che non e' costretta ogni
anno a cacciar via centinaia di dipendenti (come accade regolarmente
in Spagna o in Belgio).
Certo non c'e' da vantarsi dell'offerta generalista attuale, né
in Rai, né nella concorrenza. Ma e' anche grazie a questa offerta
generalista che si tiene insieme il paese, nel bene e nel male.
I paesi dove la tv tematica ha attecchito meglio, guarda caso, sono
quelli dove c'è più frattura sociale. Dove i ricchi sono
abituati a non convivere con i poveri e a non incontrarli mai: USA,
Regno Unito, ecc.
Negli altri paesi c'e' ancora un forte bisogno di tv generalista. Perché
c'e ancora una società civile dietro che tutto sommato tiene.
Il giorno in cui ognuno avrà la sua tv saranno cazzi amari. Finirà
come a New York dove ho conosciuto un tassista greco che parlava quasi
esclusivamente in greco, che ascoltava la radio greca, che viveva nel
quartiere greco, che aveva sposato una greca. Quando gli ho chiesto
da quanto tempo viveva a New York mi ha risposto: da 6 anni.
Spero che quel giorno da noi arrivi il più tardi possibile.
- Voglio una confidenza: qual è la cosa che ti fa venire la
scarlattina quando la vedi in tv?
- Intanto debbo dire che vedo poca tv. Primo perché - come facevi
capire presentandomi - lavoro in media 12 ore al giorno e quando torno
a casa cerco di stare con la famiglia. Secondo perché vale anche
per me quanto dice la famosa freddura su cosa hanno in comune la tv
e la cacca.
La risposta e' che "in entrambi i casi, chi la fa, dopo averla
fatta non la guarda mai".
A parte le battutacce, credo che la mia rapidità d'uso del telecomando
(che ho trasmesso anche ai miei figli) e' il miglior antidoto contro
qualsiasi insorgenza di infezioni acute. Appena vedo il "Grande
fratello" , ad esempio, spengo.
In fondo non si tratta di una cosa difficile.
E' per questo che spesso la tv resta spenta a casa mia.
- Ho ricordato le tue origini radiofoniche, è un mezzo che ben
conosci. Quale il suo ruolo nello scenario dei nuovi media?
- La radio e' nella sua seconda giovinezza. L'arrivo di internet ne
ha già espanso all'infinito le possibilità, moltiplicandone
al tempo stesso le sfide.
Quando non ho un CD da ascoltare in ufficio e faccio tardi la notte,
mi sintonizzo su una rete radiofonica giapponese che trasmette musica
etnica di tutto il mondo; oppure ascolto le trasmissioni in italiano
della radio di Taiwan.
E domani, con l'MP3 e le scalette preimpostate potrò anche usare
la radio per registrare i miei album preferiti. Già oggi potrei
farlo se avessi tempo.
Senza contare i files audio che potrei scaricare
i primi tentativi
di BBC di diffondere , usando la radio digitale (DAB e DVB), oltre ai
suoni anche immagini o dati, o files audio o informazioni accessorie.
Ogni tanto ho nostalgia della radio, ma la televisione è uno
strumento che dà più possibilità di operare per
il cambiamento, data il maggior coinvolgimento emotivo che provoca nello
spettatore. E da quando l'ho scelta , le sono rimasto fedele. E sono
già quasi 20 anni.
- I dirigenti radiotelevisivi, non solo italiani, dicono di non volere
creare spazi appositi per la sperimentazione espressiva per non "ghettizzare"
(una di quelle espressioni da proibire per decreto legge!) la ricerca
che deve essere - affermano - diffusa lungo tutto il palinsesto.
E' un modo per non farla. Una bugia.
In un'epoca in cui la televisione satellitare incoraggia canali monotematici,
è fantascienza immaginarne uno nazionale, dedicato a cinema,
video, teatro, musica, etc., esclusivamente destinato ai performers
della nuova espressività?
- Il mondo della futura offerta tematica e digitale, cosi come si prospetta,
soddisferà tutte le domande possibili, a condizione che si tratti
di un bisogno espresso da persone ricche.
Come diceva il primo dei fratelli Marx (Karl, e non Groucho, pur con
tutta la stima per lui) è l'economia il motore del mondo. E con
la tv digitale lo sarà ancora di più.
Quindi la risposta è semplice, quasi banale. Se la nuova espressività
interessa un pubblico di persone "affluent" , prima o poi
ci sarà un editore che offrirà un canale ad hoc. Se così
non fosse, se interessasse solo ad intellettuali squattrinati o a studenti
e disoccupati, questo bisogno resterà insoddisfatto.
E' la logica del "digital divide". Chi avrà soldi per
pagare gli abbonamenti alle pay tv, per abbonarsi alle linee ADSL, per
ricevere i segnali tv da satellite digitali su flat screen collegato
al PC, avrà a disposizione virtualmente tutto.
Gli altri saranno costretti a vedere Iva Zanicchi, "OK il prezzo
è giusto", o altre trasmissioni consimili, per tutta la
vita.
E questa la trovo una cosa terribile.
- A tutti gli ospiti di questa vineria spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione sul mito di Star Trek
che cosa rappresenta
secondo te
- L'Enterprise non mi sconfinfera nemmeno un po'. Trovo che, come noi
giornalisti, quelli dell'equipaggio passino a fianco alle cose senza
mai viverle fino in fondo. Incontrano marziani a cinque piedi, si innamorano
di venusiane dalle branchie rosa, combattono contro mostri avvinazzati,
ma possiamo star certi che alla fine della puntata saranno tornati a
casa dalla loro mamma, l'Enterprise, appunto, senza nemmeno mostrare
di aver interiorizzato qualcosa di queste terribili esperienze.
Sono come le scappatelle delle ferie: finita la ricreazione, di nuovo
tutti a casa dalla moglie o dal marito, a far finta di nulla.
Preferisco sinceramente rivedere "Le onde del destino" (se
sono triste, e cosi' completo l'opera, giungendo sino all'orlo del suicidio)
oppure "Alle donne della terra piace molto fare quello" (se
sono allegro, cosi mi viene il mal di pancia).
Ma captain Kirk proprio no, non lo sopporto. Almeno sino al giorno in
cui finalmente non deciderà, chessoio, di scappare con un alieno
superdotato e di lasciare andare le navi spaziali a sfrangersi contro
una flottiglia di asteroidi.
Non volevo essere cattivo con i numerosi fans che seguono con trepidazione
le puntate di Star Trek girate sinora e si accingono a vedere anche
le prossime repliche gia' annunciate.
Suggerisco solo loro di darsi una regolata con la vita e, almeno loro,
di perdersi ogni tanto davvero su qualche pianeta. Magari sulla Terra,
che è di gran lunga fra tutti il più strano, il più
pazzesco , il più malfrequentato, ma anche il più stimolante.
- Toh!
siamo quasi arrivati a Mazzonya, pianeta di silicio abitato
da alieni che comunicano fra loro in uno stato di trance eurovisiva
se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Chardonnay Fumaio
di Banfi.
Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Sta certo che torno. Per te e per il vino.
- Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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