Gli ospiti accanto a me sono Giancarlo Manfredi
e Gege Perbellini. Rispettivamente caporedattore
e direttore di http://www.webtrekitalia.com
Visitando alquanti siti dedicati al videomito di Star Trek, il loro,
è uno di quelli che più mi è piaciuto, non solo
graficamente e per l'eccellente funzionalità che possiede, ma
anche per la qualità di alcuni interventi che trascorrono tra
scienza, fantascienza ed ecologia. Complimenti anche al resto della
redazione.
Ho fin qui deluso troppi trekkers che, visto il luogo in cui si svolgono
questi incontri, s'aspettavano più spazio per l'oggetto da loro
amato, Star Trek appunto. Ma io uso il nome di questa astronave, per
i motivi che ho spiegato in una delle mie newsletters, Un'enoteca
su Star Trek , consultabile su questo stesso sito.
Leggete quella mia epistola - destinata, ingiustamente, ad essere meno
famosa di una delle 21 dislocate nel Nuovo Testamento - e capirete perché
mi trovo sull'Enterprise.
Questo prologo era necessario per chiarire equivoci creatisi, forse
per mia colpa, con alcuni visitatori che qui ringrazio delle loro e-mail.
E dell'attenzione, da me largamente immeritata.
- E adesso, posso rivolgervi il doveroso: benvenuti a bordo
- Armando siamo due assetati, che ne diresti di offrirci da bere?
- Non chiedo di meglio. Voglio farvi assaggiare questo Aglianico del
Vulture di Martino
qua i bicchieri
ecco fatto!
Sentite: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida,
a Roma direbbero "è un bel manico", però noi
nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole
che trasmettiate sulla Terra il ritratto di webtrekitalia
come
vorreste che in un lontano tempo il vostro lavoro fosse ricordato dagli
umani
- Stiamo registrando su cd tutti i numeri della nostra rivista
ormai giunta al quarto anno, e siamo proprio curiosi di sapere cosa
ne diranno i posteri quando leggeranno l'ingenuo nostro ottimismo. Speriamo
che ammirino i risultati ottenuti con una tecnologia che a loro sembrerà
così arretrata. In pratica, vuol essere un contenitore gradevole
di riflessioni su di un futuro (più o meno) perfetto
A meno che si ritrovino in piena era post-cyberpunk, nel qual caso ci
relegheranno nel trash
- Chi dei due ha risposto? Già! Che smemorato! Prima non ve l'ho
detto che avrebbero risposto a tutte le domande con una sola voce stellare.
Adesso lo sapete.
Franco La Polla, l'uomo che in Italia, e forse non solo in Italia, ritengo
abbia scritto meglio su Star Trek (i suoi libri sono citati in un'intervista
da lui rilasciata che si trova in questa stessa sezione), ha definito
ST "un'invenzione umanistica e problematica".
Voi, quali collegamenti umanistici vi rintracciate?
- Ma Melville è meglio di Salgari? Collodi è peggio di
Shakespeare?
Ci dirai: ma che c'entra Star Trek?
C'entra nella stessa misura in cui una Space (soap) Opera come Voyager
è l'esatta trasposizione dell'Odissea nel XXIV secolo!
- Sul piano filosofico, e, perché no, politico, in che cosa
individuate la problematicità di Star Trek?
- Sai Armando, ogni tanto sogniamo che Star Trek sia solo un business,
anzi, che noi fans si sia l'oggetto del business.
Poi per fortuna ci svegliamo e ci accorgiamo che ignoti anarchici infilano
in una puntata su tre dei temi "caldi" (almeno per gli americani)
mimetizzati da fantascienza.
Il vero problema in Star Trek è che quegli (azz! pork! zot!)
della Rai e di Mediaset non ne vogliono sapere di trasmettere, integralmente
ed a orari umani i nostri telefilm preferiti. Il vero problema
è la censura!
Ma se qualcuno censura allora...
- Star Trek è una Iliade, come qualcuno dice, oppure un'Odissea
nello spazio?
- Un dio bizzarro e dai sentimenti molto umani fa perdere la nave dei
nostri eroi per mari sconosciuti, a 70.000 anni luce da casa. Ci vorranno
nove anni, e sette stagioni televisive, affinché il Voyager ritorni
sulla Terra, dopo avere conosciuto aliene genti, pericoli mortali ed
essere approdato a strani, nuovi lidi. Adesso, il capitano Kathryn Janeway
non somiglia molto all'Ulisse a noi noto, (fosse solo perché
e' una grintosa signora), ma i
paralleli sono tantissimi e la serie di Star Trek Voyager, che negli
Stati Uniti si concluderà a maggio di quest'anno, e' fuori di
dubbio una trasposizione dell'Odissea. In uno degli ultimi episodi che
abbiamo visto (su Amazon ci sono le cassette in lingua originale, sennò
prima di vederle in tv in Italia passano ere geologiche), una navetta
del Voyager precipita su di un pianeta dove la popolazione ha un livello
culturale pari a quello dell'antica Grecia. Il superstite del naufragio
e' soccorso da un commediografo che può cosi' riproporre al Tiranno
della sua città la storia (di seconda mano, per cosi' dire) dell'odissea
del Voyager recitata nello stile del teatro greco classico (appunto)
e con questo il cerchio si chiude...
- Secondo voi, come mai allora è nata l'ipotesi di un'equivalenza
Star Trek-Iliade?
- A quanto riportato nel libro "L'assedio ed il ritorno: Omero
e gli archetipi della narrazione " di Franco Ferrucci, edito da
Mondadori per chi fosse interessato, i temi della cultura occidentale
si rifanno a schemi finiti e numerabili. Star Trek non esula da questo
discorso, e se nella serie Voyager il riferimento all'Odissea e' vincolante,
nulla esclude di poter trovare riferimenti all'Iliade, magari nella
serie Deep Space Nine che e' ambientata in una specie di porto franco,
la stazione DS9, nel bel mezzo di un conflitto stellare. Ma lo spirito
della frase "Per arrivare con coraggio dove nessuno e' giunto prima"
e' (come si dice in informatica) autoesplicativo del modello culturale
primario scelto come riferimento
- Ho qui un appunto che ho tratto da uno dei siti dedicati a ST, purtroppo
non ricordo quale, me ne scuso con gli autori. Insomma, la definizione
non è mia, ma la condivido e mia la faccio: Roddenberry ha prospettato
un futuro in cui non c'è posto per gli dei del nostro presente
e del nostro passato, vi chiedo: si può parlare di un panteismo
di Star Trek?
- In un certo senso sì: sull'Enterprise - quella del comandante
Kirk - c'era una cappella multiconfessionale
Sì, di religione si parla, e spesso, ma fondamentalmente si professa
l'agnosticismo.
La ricerca del paradiso è un tema più volte trattato,
ma l'accento è piuttosto sull'importanza di perseguire ideali,
seguita dalla concretezza che gli ideali sono irraggiungibili e spesso
sono usati da abili burattinai...
In soldoni, nell'universo Trek come non ci sono mostri irreali cosi'
non ci sono deità soprannaturali. Con una eccezione di rilievo:
la razza di Q, essere onnipotente, onnisciente e onnipresente. Q è
un "nome collettivo" (per intenderci alla Luther Blissett,
e - sarà un caso? -con lo pseudonimo di Luther Blissett è
stato scritto un bel libro intitolato proprio "Q"); i suoi
personaggi però devono essere interpretati come la volontà,
più o meno inconscia, dello sceneggiatore di entrare nella sua
storia
- Il fisico e astronomo Lawrence Krauss, concludendo il suo magnifico
"La Fisica di Star Trek" - segnalo che è pubblicato
dalle Edizioni Tea - scrive "
Star Trek illustra in modi imprevedibili
la potente connessione tra scienza e cultura". Condivido. Anche
se, a dire il vero, mi lascia sempre perplesso questa divisione dei
saperi, ma volendola accettare in omaggio ad una più o meno consolidata
convenzione, in che cosa riconoscete quella connessione?
- Star Trek illustra in modi imprevedibili la potente connessione tra
scienza e cultura...
Fior di scienziati, della NASA e delle Università americane fanno
a botte per divenire consulenti della serie che annovera tra i suoi
ospiti Sir Isaac Newton (in versione olografica) e Stephen Hawking (in
carne ed ossa).
E, a proposito di Stephen Hawking, ecco una sua citazione in merito:
"La fantascienza come Star Trek non è solo un buon divertimento,
ma assolve anche uno scopo serio, che è quello di espandere l'immaginazione
umana. (...) Limitare la nostra attenzione a questioni terrestri equivarrebbe
a fissare dei confini allo spirito umano."
- Tra le tante invenzioni, Star Trek ha partorito anche una lingua
immaginaria.
La si deve al linguista statunitense Mark Okrand che nel 1985 pubblicò
The Klingon Dictionary.
Voi due siete esperti di fantascienza, ma a beneficio di quelli che
non lo sono, ricordo che su quei linguaggi si fronteggiano due teorie
linguistiche, quella detta "ipotesi di Sapir-Whorf" - da Edward
Sapir e Benjamin Lee Whorf che l'elaborarono - e quella di Noam Chomsky.
Illustrate ai miei avventori il vostro pensiero su quel contrasto. In
sintesi, mi raccomando
- JIyajbè qatlh HollIj Dajatlh'à, 'ach qay' be: jIoghlÌ.
Qaplà
- Chiarissimo. E ora: perché da noi non c'è una letteratura
di fantascienza? Il mercato editoriale del settore, infatti, è
florido ma è costretto a usare traduzioni per mancanza di testi
italiani decenti. Vi prego, non datemi risposte patriottiche!
- Dissentiamo, in Italia la letteratura di fantascienza è edita,
pubblicata, scritta e letta.
Ci sono anche (sebbene persi nel rumore di fondo) autori validi, nonostante
il provincialismo imperante.
Posso concordare sui numeri totali o sulla longevità delle riviste,
ma in un paese in cui il lettore medio legge un libro all'anno, i lettori
di fantascienza sono sì pochi, ma avidi e voraci
- Non ho negato il successo di mercato di quel genere letterario, i
lettori, anzi, sono molti e ben attrezzati, ho avanzato il dubbio -
sia detto fra noi: la certezza - che non esistano autori italiani validi
- Forse il problema è correlato al fatto che alle "olimpiadi
della matematica" (non sto scherzando) facciamo figure pessime
e che i ricercatori italiani fuggono all'estero, (per non parlare della
tecnologia continuamente importata...).
E' mai possibile che uno debba consigliare al proprio figlio il mestiere
di "faccendiere" o procacciatore d'affari, che di sola creatività
non si campa?
- Gene Roddenberry è morto a 69 anni nell'87. Star Trek gli
è sopravvissuta.
Notate una differenza tra quanto è stato prodotto quando era
vivente il suo inventore e dopo?
Se no, com'è stata possibile la continuità? Se sì,
qual è stato il cambiamento?
- Star Trek è uno spettacolo, quindi un business di Hollywood,
ma è anche la coraggiosa e ottimistica visione del futuro che
aveva Roddenberry.
Se avesse voluto fare più soldi e non mangiarsi più cappelli
che Rockerduck, "la grande aquila" avrebbe dovuto evitare
la fantascienza.
Ora i suoi eredi camminano sulla sottile linea tra una eredità
pesante e una corporazione "che caccia" gli stipendi...
Quindi tutto dipende dal coraggio del momento, mediamente un film sì
e uno no i produttori si ricordano del loro capostipite.
- I miei ospiti si rivelano spesso disinformati oppure indifferenti,
più raramente ostili, nei riguardi di Star Trek. Non tutti, ovviamente.
Eppure appartengono tutti al mondo dell'informazione, dello spettacolo,
delle arti scrittorie, musicali, visive. Insomma, sembrerebbe che Star
Trek non sia riuscito a trovare ascolto presso quell'ambiente.
Qualora io non fossi, una volta ancora, in errore e così fosse,
voi come lo spiegate?
- Caro Armando, guarda che qualcuno dei tuoi ospiti ha candidamente
professato l'ignoranza. Certo, quattro serie televisive (cioè
ventiquattro stagioni, centinaia di telefilm) una serie a cartoni animati
e nove film sono un argomento vastissimo.
Ma la superficialità di cui abbiamo letto, francamente....
In realtà per noi è un "non problema": è
veramente necessario che la saga di Star Trek sia apprezzata da tutti
gli intellettuali nostrani?
Esiste già una diffusa comunità di fans, collegata dalla
rete, viva, scalciante e socievole, persone con le quali condividere
in amicizia un piacevole passatempo.
Per quanto ci riguarda non abbiamo la tutina, assaggiamo di tutto, leggiamo
di tutto, abbiamo le nostre preferenze (la fantascienza appunto), ma
è difficile che si dica no a priori ad un film o a un libro o
a un assaggio di vino..
Per ciò che concerne il resto del mondo, non possiamo che auspicare
l'onestà intellettuale (come direbbe Eco "
determinare
in maniera critica ciò che si considera un'approssimazione soddisfacente
del concetto di verità"), la sana curiosità,
e ci permettiamo di dare un consiglio: in Star Trek non troverete un
singolo capolavoro assoluto, ogni telefilm è un tassello di un
mosaico che è affascinante nel suo insieme.
Questo dovrebbe essere uno di quei casi (culturali) in cui è
bello tornare ragazzi e partire per l'esplorazione
- Bene! Di Star Trek s'è parlato a lungo e a tutto campo. E,
ad alcuni dei miei ospiti - carissimi, tengo a dirlo - che hanno manifestato
una divertita sorpresa per questo mio interesse, abbiamo dimostrato
con le vostre risposte che ST non è fatta solo di gente che si
traveste con tute spaziali o indossa posticci con le orecchie a punta.
Mo' siamo quasi arrivati a Trekker, pianeta di celluloide e frames abitato
da alieni tutti sosia di Roddenberry
se dovete scendere, vi conviene
prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché
è finita la bottiglia d'Aglianico del Vulture di Martino
- Ciao Armando grazie dell'ospitalità
- Vi saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
È possibile l'utilizzazione
di queste conversazioni citando
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