L'ospite accanto a me è Giampaolo Rugarli.
Scrittore e giornalista.
Ha pubblicato romanzi, saggi e commedie. Ricordo: Il superlativo
assoluto (Premio Bagutta opera prima), La troga, Il nido
di ghiaccio (Premio Selezione Campiello), Andromeda e la notte
(Premio Capri, finalista Premio Strega), Il punto di vista del mostro
(Premio Chiara), Una montagna australiana, L'orrore che mi
hai dato, Una gardenia nei capelli, Il manuale del romanziere,
La divina Elvira
Mi fermo qui esausto, e cosciente di non avere
citato tutti i suoi titoli
accendete i motori di ricerca e navigando
sul web troverete la sua bibliografia ragionata. Aggiungo che è
stato tradotto nei maggiori paesi europei e collabora ad alcune fra
le più importanti testate italiane.
Un suo titolo meno celebrato lo voglio però ricordare perché
si tratta di pagine che lessi con grande piacere: Il bruno dei crepuscoli
(I non amori di Giacomo Leopardi) edito da Scheiwiller nel 1998;
cinque capitoli lungo i quali scorre il diario tenuto da altrettanti
personaggi che ebbero, in tempi e luoghi differenti, legami di familiarità
con Giacomo Leopardi.
Oltre alle letture delle sue pagine, a Rugarli mi legano le comuni origini
napoletane e il ricordo di una lontana produzione radiofonica, infatti
anni fa sono stato regista di un suo racconto dai toni surreali intitolato
L'autobus degli impiegati.
L'occasione per questo incontro sull'Enterprise è data dall'uscita
presso l'Editore Marsilio del suo nuovo romanzo La viaggiatrice del
tram numero 4 (da questi suoi titoli devo dedurne che il trasporto
filotranviario lo intrighi particolarmente?); per rintracciarne una
scheda editoriale cliccate su: http://www.marsilioeditori.it
- Benvenuto a bordo, Giampaolo
- Quante volte salgo a "bordo", penso sempre che con una semplice
inversione di lettera, bordo diventa brodo - ma questa
è un'idea maniacale
- Voglio farti assaggiare non un brodo ma questo Cabernet Colle Funaro
'97 dell'Azienda Orlandi Contucci Ponno
qua il bicchiere
ecco
fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
- Ho cominciato a scrivere, prestissimo, per surrogare. Sono nato in
un tempo e in un contesto non fortunati: fascismo, guerra, dopoguerra,
difficoltà economiche, un padre dispotico e nevrotico, tutto
questo ha congiurato perché la vita mi sembrasse un'avventura
difficile e ingrata. La scrittura mi ha aiutato a sognare ad occhi aperti:
un romanzo o un racconto non è certo la realtà, ma è
un po' meno immateriale di un sogno vero e proprio.
- Nella tua formazione, ci sono stati libri determinanti?
- Sì, sono stati determinanti il "Chisciotte" di Cervantes
e "Bouvard e Pécuchet" di Flaubert: poemi dedicati
il primo alla follia (se di follia si tratta) e il secondo alla imbecillità.
Nel mio piccolissimo, mi sono provato ad offrire il mio poema su follia
e imbecillità.
- Mi è sembrato che le pagine de "La Viaggiatrice"
siano attraversate anche da una vena romantica
è l'effetto
del vino che bevevo durante la lettura, oppure ci ho preso?
- La Viaggiatrice è anche un romanzo d'amore (nelle mie intenzioni,
almeno), fermo restando che l'amore, nella migliore delle ipotesi, non
è una inverosimile comunione di anima e corpo, bensì somma
di due solitudini
Vi è qualcosa di autobiografico: l'ignota
giovane professoressa del tram numero 4 mi ha tenuto compagnia per un
paio d'anni della mia vita, come raccontato dal romanzo. Non ci siamo
mai parlati, e, se qualche cosa ci siamo detti, lo abbiamo detto con
gli occhi.
- Scendo dal tram e ti chiedo: che cos'è secondo te che distingue
il traguardo espressivo della letteratura dalle altre forme di comunicazione
artistica, oggi?
- Credo che la letteratura sia perdente su tutta la linea: quasi per
definizione essa postula un "altrove", e mai come di questi
tempi la partita è giocata sulla Terra, soltanto sulla Terra
- Chissà, forse anche per questo mi sono rinchiuso in quest'astronave
ma
andiamo avanti.
In Italia, oggi, chi sta peggio messa: la scrittura creativa o la critica?
- Si equivalgono, anche perché si condizionano reciprocamente.
Per lo scorso Novecento qualcuno ha voluto attribuire un primato a critica
e saggistica: la cosa è abbastanza buffa, come dire che meglio
del Cabernet è ciò che scrive Veronelli del Cabernet.
Ma è anche da dire che spesso si è imbottigliato del vino
di pessima qualità.
- Letteratura a parte, in quali campi espressivi trovi le cose più
interessanti nella ricerca di nuovi linguaggi?
- Il cinema, suppongo. Però in questa scelta gioca un fatto generazionale:
quelli che hanno la mia età, dopo il latte materno e il biberon,
hanno succhiato "Les enfants du Paradise" di Carné-Prévert.
- Il fatto che ci troviamo qui a bordo di un'astronave, mi spinge a
chiederti: perché in Italia non c'è una letteratura di
fantascienza?
- Il destino della fantascienza è analogo a quello degli altri
generi. In Italia la distinzione tra narratività e letterarietà
è assai netta, e, a prevalere, è quasi sempre la seconda.
Gli scrittori italiani si considerano diminuiti se raccontano una bella
storia, cercando di avvincere l'attenzione del lettore. Forse non ne
sono capaci. Non credo sia esagerato affermare che, nel Novecento, esiste
una letteratura italiana (a volte grande: penso, ad esempio, a Gadda),
ma non esiste una narrativa italiana.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
infliggo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta quel
videomito nel nostro immaginario?
- L'incubo della catastrofe (cosmica o di altra natura) appartiene al
sempre. Allo scadere dell'anno Mille, molti fuggirono sulle montagne
per scansare il pericolo di inondazioni, terremoti, e chi sa che altro.
La fantascienza, a ben guardare, minimizza. Tra riscaldamento della
Terra, polluzioni varie, polveri sottili, esplosione demografica, intolleranza
per tutti i gusti, eccetera, l'umanità sta lavorando così
bene che qualsiasi nube cosmica può indurre solamente al sorriso.
- Siamo quasi arrivati a Rugàrlya, pianeta abitato da alieni
che corteggiano tutti la stessa aliena, una tipa che viaggia sul tram
numero 4
se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo
qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di
Cabernet Colle Funaro '97 dell'Azienda Orlandi Contucci Ponno
Però
torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Certamente. Lo farò. Saluti cari.
- Vabbè, e com'è d'obbligo sull'Enterprise:
lunga vita e prosperità!
È possibile l'utilizzazione
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