L'ospite accanto a me è Roberto Pasanisi.
Dirige a Napoli l'Istituto Italiano di Cultura fondato nel 1990, che
ha ricevuto il titolo d'Ente di rilievo della Regione Campania ed il
riconoscimento del Ministero dei Beni Culturali. Siti web: www.istitalianodicultura.org
e www.centrostudiarteterapia.org.
Pasanisi guida anche "Nuove Lettere", la rivista di letteratura
e poesia dell'Istituto stesso. Egli, inoltre, è autore di due
recenti prove: una raccolta di versi, Sulla rotta di Magellano,
prefata da Giorgio Barberi Squarotti e di un saggio, Le "muse
bendate": la poesia del Novecento contro la modernità.
- Benvenuto a bordo, Roberto
- Grazie, comandante Armando!
- Voglio farti assaggiare un vino prodotto in Campania, Aglianico Macchia
dei Goti di Antonio Caggiano
qua il bicchiere
ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra un ritratto dell'Istituto Italiano
di Cultura, come vorresti che fosse ricordato un giorno dai terrestri
- Ricordato per quello che fa.
L'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, nel corso della sua attività,
ha assunto sempre di più, accanto a quella originaria e primaria
(letteraria e culturale), una funzione civile, di luogo di dibattito
e di aggregazione di quella che oggi viene chiamata la 'società
civile'; di laboratorio politico, nel senso etimologico del termine,
'scienza del cittadino', ma sempre super partes, anzi: contra
partes.
L'Istituto, talvolta in collaborazione con altri enti culturali, organizza
per tutto il corso del proprio anno accedemico, convegni, conferenze,
incontri, lezioni, presentazioni e tavole rotonde, su tematiche politologiche
e culturali; un Laboratorio permanente di letteratura contemporanea
e Scrittura creativa; pubblica la Rivista internazionale di poesia e
letteratura "Nuove Lettere" e collane editoriali di poesia,
di narrativa e di saggistica; organizza un Premio Internazionale di
Poesia e Letteratura. Dell'Istituto. fa inoltre parte il CISAT (Centro
Italiano Studi Arte-Terapia), che organizza un Corso teorico-esperienziale
di Psicologia: training di Formazione in Arte-Terapia e training
Autogeno).
Il Comitato scientifico dell'Istituto è composto da molti scrittori
ed accademici di fama internazionale: Alberto Bevilacqua, Maria Luisa
Spaziani, Constantin Frosin, Antonio Illiano, Vittorio Pellegrino, Mario
Susko, Násos Vaghenás e Nguyen Van Hoan.
Ne hanno fatto parte dall'inizio fino alla scomparsa, Dario Bellezza,
Franco Fortini e Giorgio Saviane.
- So che hai fondato il Libero Istituto Universitario per Stranieri
"Francesco De Sanctis". Senza scendere in dettagli organizzativi,
illustra rapidamente la linea culturale dell'iniziativa
- L'Istituto Italiano di Cultura di Napoli ha fondato, con ratifica
consolare di diversi Paesi del mondo, il Libero Istituto Universitario
per Stranieri di Napoli, col fine di diffondere la conoscenza della
cultura italiana, nelle sue manifestazioni storiche ed attuali, dalla
lingua alla letteratura, dalla musica alle arti figurative, dal pensiero
filosofico e scientifico agli usi e ai costumi della società.
La scelta dei tempi e dei luoghi nell'avviamento di un tale progetto
intende interpretare un momento cruciale della storia occidentale, nel
trapasso epocale ad un nuovo millennio, e le possibilità di un
vasto quanto significativo bacino d'utenza, come il Sud d'Italia, caratterizzato
da continui crescenti flussi migratori.
Il Libero Istituto Universitario, vuole essere un punto di approfondimento
culturale per gli stranieri, residenti e non in Italia, che, con l'apporto
delle proprie identità etniche e nazionali, vogliano confrontarsi
con le realtà sociali e individuali del nostro Paese.
- La rivista "Nuove Lettere", nata nel '90, mira a costituire
un trait d'union fra 'riviste accademiche' e 'riviste militanti',
con quali strumenti culturali si è attrezzata per quest'operazione?
A quale scuola di pensiero si sente più vicina?
- "Nuove Lettere" si richiama programmaticamente, attraverso
il suo nome, alla celebre rivista ellenica "Tà néa
grámmata", che segnò, non molti anni addietro, il
rinnovamento e la rinascita della letteratura neo-greca del Novecento,
lanciando alcuni fra i maggiori poeti ellenici del secolo. Essa intende
infatti dare spazio, accanto a nomi ormai istituzionalizzati del panorama
letterario europeo, anche a nuovi scrittori che, pur dotati di sicuro
talento, risultino ancóra ignoti, o per la giovane età
o perché al di fuori dell'establishment culturale.
Se da una parte le Università, divenute puri luoghi di potere
burocratico e politico, sono andate progressivamente smarrendo il loro
ruolo istituzionale di fulcro dell'elaborazione culturale e della riflessione
sull'arte; se dall'altra molti 'intellettuali militanti' si sono lasciati
colpevolmente addomesticare dal potere all'ombra rassicurante del Grande
Fratello mediologico, "Nuove Lettere" vuole ricordare la pasoliniana
funzione di critica al sistema ed alle sue istituzioni (specialmente
se questo è, come il nostro, fatiscente e corrotto): la Weltanschauung
della rivista è dunque vicina, dal punto di vista filosofico,
a quella della Scuola di Francoforte: Adorno, Marcuse, Löwenthal,
Fromm, Horkheimer
- A cura di Marco Salvia, è uscito nel '99, e se ne avrà
presto una riedizione, il CD di poesia e musica della Ediclass "Lee
Marvin ha paura": otto poesie in musica - atmosfere jungle, trip
hop e drum and bass - che insieme a tuoi versi risuona anche di quelli
scritti da Dario Bellezza, Milo De Angelis, Mario Luzi, Umberto Piersanti,
Maria Luisa Spaziani, Nino Velotti, e lo stesso Marco Salvia.
Di chi, o di che cosa, ha paura il coraggioso Marvin?
- È della modernità e dei suoi orrori che il grande attore
newyorchese, volitivo specialista di western e gangster-movie
negli anni '40 e '50, ha paura. Al proposito, voglio leggerti un brano
di Erich Fromm
vuoi?
- Certamente
- "La civiltà industriale-burocratica che è risultata
vittoriosa in Europa e in Nord-America ha creato un nuovo tipo di uomo
che si può descrivere come l'uomo dell'organizzazione, come l'uomo
automa, e come l'homo consumens o oeconomicus. Egli è,
per di più, homo mechanicus; con ciò intendo un
uomo-aggeggio, profondamente attratto da tutto ciò che è
meccanico e orientato contro ciò che è vivo. [...] Il
nostro scopo principale è di produrre cose, e nel corso di questa
idolatria per le cose, noi ci trasformiamo in beni di consumo. Le persone
vengono trattate come numeri. [...] L'approccio agli uomini è
astratto, intellettuale. Ci si interessa alle persone come ad oggetti,
alle loro proprietà comuni, alle regole statistiche del comportamento
di massa, non agli individui viventi. Tutto questo si accompagna al
crescente ruolo del sistema burocratico. In giganteschi centri di produzione,
in città giganti, gli uomini vengono amministrati come se fossero
cose; [...] Ma l'uomo non è destinato ad essere una cosa, se
diventa una cosa viene distrutto, e ancor prima che questo avvenga,
egli è disperato e vuole uccidere la vita."
- Parole profetiche
- Già, In una società come la nostra, infatti, che si
accanisce a distruggere sistematicamente nell'uomo ogni traccia d'umanità,
a trasformare ogni individuo in un cieco ingranaggio dei meccanismi
economico-produttivi, a renderci inesorabilmente omologati ai valori
ed alle norme della `società di massa' e della sua ineffabile
sotto-cultura, l'arte, nel senso `alto' del termine, rappresenta l'ultimo,
estremo baluardo che la morente `auto-coscienza critica' può
ergere allo strapotere fagocitante del "feticcio merce", come
lo chiama Benjamin, e del dio denaro. L'exemplum classico è,
in questo caso, illuminante: i Greci dicevano di avere due grandi educatori:
Omero, prima, attraverso la poesia; Esopo, poi, attraverso la prosa.
Noi ne abbiamo uno solo: il Grande Fratello televisivo; e questo vale
specialmente per le ultimissime generazioni: una `strage degli innocenti'
in cui esse, passivizzate e massificate, vengono allevate sin dall'infanzia
negli occulti imperativi del potere e nei suoi stravolti valori. Come
ha detto Louis Malle, "i giovani di oggi sono avvilenti: belli,
eleganti, ben nutriti, ma tutti uguali".
- Accanto all'attività su carta, agisci anche sul web, da qui
la domanda che segue.
Talvolta, noto che la trasmissione letteraria (riviste o siti di scrittori)
sul mezzo elettronico altro non sia che la traduzione in termini informatici
di quanto già si fa sulla carta stampata. Un errore linguistico
che produce danni catastrofici alla comunicazione; come avere un jet
e farlo trainare da asini. Perché accade?
- La calibrazione del messaggio sulla base delle caratteristiche del
mezzo non è una questione semplice né risolta a priori:
basti pensare che, a fare un esempio di vasta fruizione, gran parte
del cinema contemporaneo non è che una ripresa cinematografica
di dialoghi e di storie; mentre il cinema è un mezzo specifico,
che ha a disposizione tecniche sue proprie, a cominciare dal montaggio
e da una irripetibile mescidazione di arti diverse, dalla pittura alla
musica, dalla fotografia al teatro alla letteratura. Eppure, il cinematografo
esiste da oltre un secolo! Il web, pur in vertiginosa crescita, è
ancora, specie in Italia, in una fase tutto sommato pionieristica: ed
è quanto mai spiacevole constatare quante persone, anche di livello
intellettuale e culturale elevato, guardino con sospetto o proprio con
malcelato disprezzo alle nuove tecnologie, a cominciare dalla posta
elettronica, passatisticamente incapaci di comprendere le potenzialità
stupefacenti di Internet che ne fanno, senza ombra di dubbio, l'incontrastato
medium del 'futuro prossimo venturo', per parafrasare il titolo
di un libro di Roberto Vacca.
- Ancora su web e letteratura. Qual è, o meglio, quale dovrebbe
essere, la differenza tra l'informazione offerta da una rivista elettronica
e quella pensosa degli inserti culturali stampati o di quella trafelata
delle trasmissioni Tv?
- Una rivista elettronica dovrebbe fondarsi sugli strumenti propri del
mezzo: la Mischung fra testo e immagine, ovvero di un testo che
è esso stesso immagine; e poi l'ipertestualità spinta,
vertiginosa, di internet
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta secondo
te quel videomito
- Rappresenta l'anima della fantascienza: theia manía,
divina follia, come direbbe Platone; moderna religione della bellezza
come mistero, fantasioso 'pensiero dell'impensabile', meditazione metafisica
sullo spazio e sul tempo, esaltazione insieme dell'intelletto e del
sentimento
- Siamo quasi arrivati a Neapolis, pianeta sulfureo della Galassia
se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Aglianico Macchia
dei Goti di Antonio Caggiano. Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi
eh?
- Caro Armando, come potrei non voler ripercorrere con un caro amico
e spericolato capitano come te una delle tue fascinose rotte interstellari,
io che sono stato un appassionato lettore e cultore di fantascienza?
- Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
È possibile l'utilizzazione
di queste conversazioni citando
il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.
Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy. |
|