L'ospite accanto a me è Giampiero Rigosi.
Autore di romanzi e racconti, scrive anche per il cinema, per il teatro,
e se ne registrano alcune incursioni da paroliere. E' tra i redattori
d'Incubatoio 16, rivista di letteratura online coordinata da
Carlo Lucarelli e Roberto Ossani, per saperne di più cliccate
coraggiosamente su: http://www.studioprogetto.net/incubatoio16
Nel 1995, è uscito il suo primo romanzo, Dove finisce il sentiero.
Nel 1996, ha pubblicato la raccolta di racconti Chiappe da apache,
entrambi stampati da Theoria.
Nel 1998, con la casa editrice Moby Dick, un suo nuovo titolo Come
le nuvole sopra Veracruz.
E ancora nel 1998, Moby Dick ha pubblicato il racconto a tema musicale
dal titolo "Hallucinations", dal quale è stato tratto
lo spettacolo teatrale "Ballads", ora disponibile su CD ("Storie
di jazz", Moby Dick, Faenza, 1999). Nell'ottobre del '99, per ADN
Kronos, esce il romanzo Lola a caccia.
La sua più recente prova narrativa è Notturno bus,
presso Einaudi.
Per più ampie notizie: www.hemingway.it/rigosi.htm
e www.cyrano.it/scrittore.htm
Giampiero è salito quassù provenendo dall'Arboreto di
Mondaino dove ha tenuto un corso di scrittura per il cinema. Dove si
trova l'Arboreto? Nella Valle del Conca, a pochi chilometri da Riccione.
Una residenza creativa di nove ettari di parco con due boschi, uno stagno,
e, mi dicono, non le ho contate, 5.780 piante. Dentro e attorno alla
natura: due case foresteria, sale per incontri, prove, corsi e percorsi
fra arte comunicazione natura. Cliccate su www.mondaino.com
e ne saprete di più su quel progetto che ospita seminari teatrali,
laboratori musicali, stage di danza, e altri impegnativi programmi.
- Benvenuto a bordo, Giampiero
- Lunga salute a tutti
- Voglio farti assaggiare questo Cabernet Colle Funaro '97 dell'Azienda
Orlandi Contucci Ponno
qua il bicchiere
ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
- Il mio ritratto dici
be', per i navigatori della rete, mi pare
che da qualche parte ci siano perfino un paio di mie foto consultabili.
E io - credimi sulla parola - non sono così appassionato dalla
menzogna virtuale da diffondere dati fasulli
- Sì, i navigatori possono trovare le foto in uno dei links che
ho dato prima
peggio per loro!
- Posso aggiungere che sono nato negli anni Sessanta, sotto il segno
dei pesci. Mi piace cucinare, mangiare bene e, ovviamente, bere dell'ottimo
vino. Oltre che a scrivere (almeno lo spero), me la cavo anche a guidare,
e per diversi anni ho sbarcato il lunario grazie a questa capacità.
Ovviamente mi piace viaggiare
altrimenti non sarei qui. Può
bastare?
- Partiamo dal tuo corso di scrittura per il cinema che hai tenuto mesi
fa a Mondaino.
Dalla celluloide alla cellulosa: la prima cosa da fare, la prima cosa
da evitare
- Il primo consiglio che potrei dare a chi volesse scrivere per il cinema
è che ci si deve sforzare d'immaginare la storia che si intende
raccontare per scene. Infatti si può rivelare l'animo di un personaggio
solo attraverso l'osservazione del suo modo di agire e di rapportarsi
con gli altri personaggi del film. Il secondo consiglio è che,
per fare questo, dovremo imparare a conoscere, dei personaggi che metteremo
in scena, anche tutto ciò che non potremo mostrare: la loro interiorità,
il loro passato, i loro dubbi, i loro sentimenti, i loro sogni segreti.
- Che cos'è secondo te che dovrebbe distinguere il traguardo
espressivo della letteratura dalle altre forme di comunicazione artistica,
oggi?
- Penso che ci siano soprattutto delle differenze fondamentali nella
modalità di fruizione, che contraddistinguono la letteratura
dalle altre forme di comunicazione artistica. E sono la necessità
di mettere in gioco la fantasia e la creatività del lettore,
la riflessione, la lentezza della fruizione stessa.
- In quali aree credi ci siano i lavori più interessanti nella
ricerca di nuove modalità espressive?
- Mi pare che, dopo le esplorazioni estreme del Novecento e la vertigine
che ne è derivata, con il conseguente timore-tentazione di un'afasia
definitiva, in tutte le arti ci sia stata una rivalutazione del sapere
artigianale e un'ibridazione dei linguaggi, che ha portato a un sano
e vitale meticciato artistico, di cui la multimedialità, la rivisitazione
del patrimonio etnico e il concetto di postmoderno sono solo alcune
delle possibili espressioni.
- Borges ha detto che tutta la grande letteratura ha un debito con il
giallo.
- Come interpreti questa considerazione, e come la esemplificheresti
ai miei avventori?
- Posso solo dire che io, come scrittore, ho senz'altro un debito altissimo
nei confronti delle torbide suggestioni del noir e, ancora di più,
dei meccanismi narrativi del poliziesco, che mi hanno insegnato a gestire
la 'messa in scena', a calibrare i ritmi del racconto e gli effetti
che si intendono ottenere sul lettore. Poi sono convinto che, come in
tutte le espressioni dell'uomo - dallo sport alla meditazione - anche
nello scrivere venga il momento di dimenticare ciò che si è
imparato. Potrei dire, alla maniera zen: di scoccare la freccia a occhi
chiusi. Borges sapeva farlo. Per quanto riguarda me, staremo a vedere.
- Il giallo e il noir: una tua definizione della differenza
tra questi segnali non solo cromatici…
- Il giallo è un racconto che si basa sulla fiducia di poter
risolvere gli enigmi, grazie all'uso della ragione, dei muscoli, o della
forza di volontà. Il noir narra un mondo tristemente molto più
simile a quello in cui viviamo. Un mondo in cui la verità quasi
mai trionfa, in cui le cose non si riaggiustano e nulla ritorna mai
più come prima. Un mondo in cui i segni sono un labirinto in
cui è facile perdersi, e a volte non significano nulla.
- Molti linguisti affermano che la Rai ha divulgato, unificandola, la
lingua italiana nei nostri stessi confini. La Rai, ansiosa, si presenta
al tuo esame. La promuovi oppure no?
- Per quel che mi riguarda, no: insufficienza piena, tranne per alcuni
programmi che, purtroppo, hanno influenzato ben poco i già rarissimi
spettatori. Ma che la Rai e la televisione abbiano divulgato, unificandola,
la lingua italiana, è in parte vero. Soltanto che, vista la lingua
che ne è emersa, considero questo tutt'altro che una conquista.
- Hai collaborato alla progettazione e alla realizzazione di programmi
multimediali interattivi d'apprendimento su CD-rom per bambini e adolescenti.
Sei il tipo giusto per la domanda che segue.
Il web in quale direzione va trasformando la lingua?
- Temo che in generale la stia impoverendo. Il web, che richiede rapidità,
obbliga a una sintesi, che a volte può essere salutare (rispetto
alla lungaggine di certe divagazioni compiaciute di se stesse) ma che
in generale disabitua (o tende a farlo) alla pazienza, all'analisi,
al piacere del testo. Anche se, ovviamente, ci sono le debite eccezioni.
Questa vineria è una di quelle.
- Come ho ricordato in apertura, hai prodotto testi teatrali e anche
visto tradotta quell'esperienza in forma digitale.
L'arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico
delle arti così come le conoscevamo? Oppure una mutazione genetica?
- Mi sembra che, nel migliore dei casi, si tratti solo di un nuovo mezzo
con cui esprimersi. Non credo che eliminerà gli altri (forse
li modificherà, in parte), e penso che ci sia ancora molto da
scoprire riguardo alle sue possibilità.
- Visto che siamo in tema, parliamo di Arte e Scienza.
"Il futuro apparterrà più agli artisti o agli scienziati?"
si è chiesto Pierre Lévi. La tua risposta?
- Che domanda difficile. Io guardo ciò che mi sta attorno, e
cerco di raccontare quel che vedo. Di fronte a questi quesiti mi spavento,
mi vengono in mente i tuttologi del Costanzo show
- So bene che non appartieni a quella genìa
-
Cosa vuoi che ti dica? Secondo me, il futuro non apparterrà
né agli uni né agli altri. Il futuro prossimo - che è
quello che abbiamo più o meno sotto gli occhi - appartiene, purtroppo,
alle enormi corporazioni economiche, che gestiscono buona parte delle
scelte politiche mondiali, con buona pace delle popolazioni che rimangono
schiacciate nei meccanismi. A meno che non si vogliano considerare queste
corporazioni degli organismi scientifici. Ma lo considererei un serio
insulto alla scienza.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
infliggo una riflessione su Star Trek… che cosa rappresenta quel
videomito nel nostro immaginario?
- A me ST ricorda soprattutto i tempi, ormai lontani, in cui passavo
giornate intere con alcuni amici, divoratori insaziabili, come me, di
libri, film e musica. Il nostro punto di ritrovo era la casa di uno
di questi, che è poi quello che mi ha fatto conoscere ST. Ancora
adesso, in quel piccolo salotto dove trascorremmo un numero interminabile
di ore, ha una foto di Spok che scattammo assieme alla tele, con ausilio
di reflex e cavalletto. Ecco, ST mi fa tornare alla mente quei giorni
e quel mio amico, che mi fece conoscere l'Enterprise, Jodorovski, e
un milione di altre cose. Forse non ho risposto alla domanda…
però quel che ho detto viene dal cuore.
- Siamo quasi arrivati a Rigòsya, pianeta dove è tutto
noir pure a mezzogiorno, abitato da alieni, viaggiatori abusivi di linee
notturne, che conducono tutte verso un malfamato Incubatoio…se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Cabernet '97 Colle
Funaro dell'Azienda Orlandi Contucci Ponno…Però torna a
trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Tornerò senz'altro, e molto volentieri… soprattutto se
mi offrirai un buon bicchiere come questo che ho bevuto.
- Promesso. Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.
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