L’ospite accanto a me è Michele Rak. Teorico e storico della letteratura, è ordinario dell'Università di Siena, dirige la Scuola di dottorato in Scienze del testo: sezione Letteratura e Comunicazione. I linguaggi della letteratura e delle altre arti nella società mediale, l'Osservatorio europeo sulla lettura e la ricerca nazionale "Il lettore di libri in Italia".
Ha curato e tradotto (con il testo napoletano a fronte) Lo cunto de li cunti, volume Garzanti che nel 2003 ha raggiunto la sua quinta edizione. La sua scuola critica ha elaborato e pratica un metodo di lettura delle opere che privilegia le parole chiave delle culture e delle società letterarie che queste usano, il sistema dei generi, le pressioni dei linguaggi d’arte sul mutamento sociale.
Per conoscere le ricerche che conduce, i laboratori, le mostre: http://www.unisi.it/lettura.scrittura/rak
Analista e storico della cultura, teorico della comunicazione dal barocco all'età contemporanea, critico della letteratura e specialista dei linguaggi iconici (ha fondato e dirige in Italia diversi archivi della fotografia), coordina presso l'Università di Siena il Laboratorio di Lettura e Scrittura .
Il suo è un lungo percorso di studi che ci ha dato negli anni testi preziosi, per conoscere la sua bibliografia, cliccate su:
http://www.unilibro.it/find_buy/result_scrittori.asp?scrittore=Rak+Michele&idaff=0
L’ho invitato sull’Enterprise perché lo ritengo uno dei più acuti studiosi multicodice che abbiamo in Italia, e non solo in Italia, impegnato com’è a studiare le relazioni fra scrittura, lettura, immagine, fotografia, fumetto,
Lo spunto per quest’incontro è dato dall’uscita di un suo nuovo libro, dottissimo e scorrevolissimo, qual è Logica della fiaba, sottotitolo: Fate, orchi, gioco, corte, fortuna, viaggio, capriccio, metamorfosi, corpo. edito da Bruno Mondadori, www.brunomondadori.com; 285 pagine, euro 25:00.
Un libro imperdibile che spazia, con una modalità critica inedita, nel territorio della fiaba tra storia e analisi dei segni, tracciando un percorso che di quel genere letterario ne profila personaggi e allegorie, ne svela inganni, ne rinviene epifanie. Dopo Propp e Greimas questa Logica introduce nel genere fiaba il rapporto tra le pressioni del sistema culturale, le tecniche della società letteraria e le pulsioni del singolo lettore o interprete della fiaba.
- Benvenuto a bordo, Michele …
- Bentrovato, Armando…
- Il patron del ‘Web and Wine’ di Volterra, Enrico Buselli, mi ha consigliato di assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo ‘ Nambrot’ segnalandomi in Spacefax che “ E’ un Igt Rosso di Toscana,Azienda: Tenuta di Guizzano; illuogo di produzione si trova a Peccioli (Pisa) ;Vitigni: 70% Merlot - 20% Cabernet Sauvignon 10% Petit Verdot ;anno di produzione: 2001”… qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Michele secondo Michele…
- Un passante sul pianeta Terra che guarda in alto e sa che è possibile volare. Ma è molto difficile trovare chi ti aiuti a costruire astronavi-libri e intenda vedere-scrivere-leggere quello che ancora non è noto. L’unica cosa che vale la pena vedere è quello che desideri vedere.
- Partiamo dal tuo più recente libro cui ho accennato presentandoti: “Logica della fiaba”.
Da quale motivazione storico-critica nasce il tuo interesse per questo genere letterario?
- È uno dei pochi generi letterari della Modernità liberi dal controllo dei tecnici della scrittura e dalle loro motivazioni di gruppo e ideologiche. Per questo è stato largamente adottato da tutti i gruppi sociali senza rispetto per il testo originale ma dando a chiunque la possibilità di adattare il racconto alla situazione dell’ascolto. La fiaba mette in risalto uno dei due caratteri della letteratura: serve al rapporto tra due persone oltre che al rapporto tra l’autore e il suo gruppo sociale.
- Dopo la splendida traduzione che facesti anni fa de “Lo cunto de li cunti” – ricordo ai più distratti che è una raccolta di 50 fiabe del napoletano Giambattista Basile (1575-1632) – torni a incentrare su questo grande scrittore barocco la tua indagine sulla fiaba anche nel libro da poco in libreria.
Due domande in una. Lo ammetto: sono vorace.Qual è l’importanza che attribuisci a Basile? Se ha una sua attualità, in che cosa consiste?
- Basile lo scrittore italiano più conosciuto sul pianeta: Cenerentola è più nota di Beatrice visto che alimenta innumerevoli storie anche nella cultura mediale. Nello stesso tempo ha a che fare con la fase aurorale della Modernità e con la scoperta dell’efficacia del seriale. Nel ‘Cunto’ è raccontata 50 volte la stessa storia perché quello che conta è il modello narrativo. E questo libro riguarda piuttosto la produzione del modello nel quadro di una sofisticata struttura letteraria, non tanto questa notevole opera letteraria. Forse scriverò in futuro del Cunto ma sarà un libro molto diverso, che racconterà dei testi usati per comporlo, delle storie che esso nasconde, della filosofia dell’essere che rivela, delle tecniche di ostensione del raccontare e dei suoi rapporti con il teatro.
- Quali sono i principali elementi di linguaggio che connotano il Cunto?
- Dal punto di vista letterario il Cunto è un’opera sofisticata costruita con i complessi rimandi della cultura barocca al linguaggio di comunicazione e ai suoi soggetti emergenti – il viaggio, le macchine, il corpo, il potere e i suoi capricci. Inoltre la su a destinazione al racconto orale, il rapporto uno (il lettore) a uno (l’ascoltatore) o, nella versione teatrale, (uno a molti), ci fornisce una tecnica di costruzione delle storie duttile e creativa più che catalogo di storie.
- Un tempo i personaggi dell’immaginario collettivo dei ragazzi uscivano dalle fiabe. Poi dal cinema. Infine dalla tv. Oggi, escono dai videogiochi.
In virtù di quale mutamento culturale, di quale meccanismo psicosociale i personaggi dei videogiochi, da SuperMario a Lara Croft ad altri, hanno conquistato uno spazio in quell’immaginario ponendosi alla pari di personaggi delle fiabe e dei fumetti?
- Non è soltanto roba da ragazzi, come non è roba da ragazzi il Cunto. Le culture allestiscono per i loro bisogni e le loro ansie mondi immaginari in cui sia possibile quello che il quotidiano costrittivo e feroce non consente. In quel mondo è possibile fare salti impossibili, incontrare quei mostri orribili che ogni giorno incontriamo travestiti da passanti o manifestanti o vediamo sugli schermi tv travestiti da terroristi.
- Laurie Anderson canta "Language is a virus" citando William Burroughs che diceva "Il linguaggio è un virus venuto dallo spazio". Segue, quindi, una domanda acconcia in un viaggio spaziale: sei d’accordo con quella definizione? Se no, perché? E, se si, qual è oggi la principale insidia di quel virus?
- Nessuna paura, siamo noi che parliamo e con i nostri nuovissimi linguaggi costruiamo i mondi che vogliamo. Certo in competizione con i mondi degli altri. Ma gli altri sono soltanto alieni temporanei, finché entrambi non abbiamo imparato la tolleranza. I linguaggi non sono malattie. Le insidie sono temute da chi ha paura del mutamento culturale.
- Le nuove tecnologie permettono di andare anche oltre la scrittura fatta soltanto di testi e immagini; intervengono, infatti, filmati, suoni, animazioni, musiche.
Vorrei sapere che cosa ne pensi della “scrittura mutante” (di cui, per fare un nome, Janet Murray se ne fa teorica, e in Italia abbiamo un maiuscolo studioso in Carlo Infante), quale il suo futuro, i suoi approdi…
- Sempre più informazione, percezione estetica e variazione creativa. Nello stesso tempo la dissoluzione progressiva delle culture storiche e delle tradizioni fondate sulla memoria e sulle sue istituzioni. Ma ogni epoca sceglie di essere, non si limita a rispondere ad altre epoche che hanno ordinato di essere in altri modi.
- Coordini presso l'Università di Siena il ‘Laboratorio di Lettura e Scrittura’, sei la persona più adatta per rispondere alla domanda che segue.
Internet, i lettori li ha resi spettatori. Che cosa ci vedi in questo cambio, o arricchimento, di ruolo?
- Internet è un nuovo libro, mobile, stimolante, ingovernabile. Avverto sempre le persone che studiano e lavorano con me che è cominciata una nuova era e che non farò come i primi umanisti che, vedendo il libro a stampa, hanno detto che era un’invenzione senza futuro.
- Un altro dei tuoi campi di studio è la fotografia.
Dice Roland Barthes che "Le immagini fotografiche sono un messaggio senza un codice".
Con tutto il rispetto per quel grandissimo semiologo, ho qualche dubbio. Tu che mi dici?
- Studio la fotografia come forma del racconto. Come sulle facciate delle cattedrali anche noi percorriamo la cattedrale minima della fotografia che abbiamo scattato a chi amiamo e ripassiamo, anche in sua assenza, la storia che abbiamo vissuto insieme. Insomma anche la fotografia contiene letteratura.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Anche io sono sempre andato in pianeti culturali sconosciuti, ho parlato con esseri di culture molto diverse, ho incontrato libri indecifrati e problemi irrisolti, sono pronto a nuovi enigmi. Mi è mancato soltanto il numero del telefono satellitare di T-Pol.
- Siamo quasi arrivati a Rak-1, pianeta di cellulosa abitato da alieni fiabeschi… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di ‘ Nambrot’ consigliata dal Enrico Buselli patron dell’Enoteca Web & Wine di Volterra … Non mi resta che salutarti com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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