L'ospite accanto a me è Pino Saulo.
Autore e produttore di programmi radiofonici per la Rai, musicologo
jazz; definizione quest'ultima alquanto parziale perché la sua
competenza spazia anche dalla canzone d'autore alla musica di ricerca,
alla popolare, a quell'etnica.
I suoi interessi non sono solo musicali, perché le arti visive
e la letteratura, specie delle avanguardie storiche, lo hanno visto
attento lettore ed operatore portandolo ad occuparsi delle intersezioni
di linguaggio proposte dalla nuova espressività dei nostri giorni;
lo dimostrano molte produzioni da lui guidate nell'area dei programmi
sperimentali dei quali si è occupato a lungo.
Dal febbraio 2000 è responsabile della progettazione e della
cura del sito internet di Radiotre.
A proposito, se volete saperne di più su di lui http://www.ijm.it/who/saulo.html;
per conoscere diffusamente le sue idee sul jazz italiano oggi: http://guide.supereva.it/intrattenimento_e_spettacolo//musicajazz,
circa le trasmissioni delle quali attualmente si occupa http://www.radio.rai.it/radio3
Uomo restìo a promuoversi e volenteroso nel bocciarsi, ostinato
nell'eclissarsi e tenace nel perdersi, mi ha fatto fare una fatica boia
per averlo qui al mio fianco; questo suo viaggio, infatti, avviene dopo
trattative degne dei complessi rituali poetici della dinastia T'ang.
- Benvenuto a bordo, Pino
- Bentrovato Armando
- So che bevi soltanto vino rosso, perciò ho scelto di farti
assaggiare questo Dolcetto di Ovada Superiore Villa Montoggia
qua
il bicchiere
ecco fatto!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
- Lavoro a Radiotre, sono uno di quei non molti privilegiati che fanno
un lavoro che
amano, al di la' della contraddizione in termini, e mi occupo essenzialmente
di jazz. Dai ritratti visivi fortunatamente la radio ci mette al riparo.
- Nel presentarti, ricordavo il tuo interesse per la ricerca multimediale.
E allora, ecco una domanda tozza che ti fa capire quanto io sia malintenzionato:
l'arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico
delle arti così come le concepivamo? Oppure una mutazione genetica?
- Si. A tutte e due le domande. Insomma: 2 fisso (vittoria fuori casa
contro le
arti elettroniche
- In quali delle aree espressive credi che oggi si muovono le novità
più interessanti nella ricerca di nuove modalità espressive
?
- Non so ...in realtà mi sembra che un po' dovunque manchi il
gruppo, manchi il senso di una ricerca comune. O forse, più semplicemente,
essendo molto poco addentro al teatro, alle arti visive, eccetera, non
ne sono a conoscenza. Mi viene pero' in mente una cosa che diceva Massimo
Urbani diversi anni fa: "L'avanguardia e' nei sentimenti..."
e, più in generale, direi che questa epoca manca di teoria.
- Passiamo al campo musicale
vuoi? Tanto anche se non vuoi io
ci passo lo stesso.
Il critico francese Daniel Charles profetizzava che la caratteristica
principale della nuova musica sempre più sarebbe stata "l'allontamento
da ogni tipo di centralità, da ogni scuola".
L'ha azzeccata? Cioè, oggi ogni compositore fa storia a sé?
Per intenderci, a differenza del tempo di Darmstadt?
- Credo di si. Credo che mai come oggi ci sia stato un tale rimescolamento
di carte...Si saccheggia, si prende a piacimento, si cita, si usa, si
omaggia, si mischia, si fa come se...I risultati, come e' ovvio, dal
punto di vista della resa espressiva, sono differenti. Il fatto di avere
tutto a disposizione rende tutto più facile. Di per se' non e'
pero' garanzia di nulla, ne' in senso positivo ne' in senso negativo.
Posso ripetere quanto ho appena detto sui sentimenti e sulla teoria?
- Qual è il traguardo espressivo che secondo te distingue, o
dovrebbe distinguere, il jazz dalle altre forme musicali dei nostri
giorni?
- Non il traguardo ma la modalità espressiva, non il fine ma
il mezzo adoperato, non l'esito ma l'intenzione. Il jazz e' musica pulsante,
viva, fisica, e' fatta di sangue e nervi e insomma corpi che si muovono,
che si agitano. Questa sua evidente, invadente corporeità l'ha
tenuta sempre (a parte alcune eccezioni, ma qui si aprirebbe un discorso
che necessita di ulteriori sostegni vinicoli) fuori dalle Sale da concerti
della musica seria. Il jazz e' musica colta, scritta di tradizione orale.
In questo binomio, apparentemente contraddittorio, sta la sua specificità.
Lo spartito nel jazz e' un appiglio ...
- Lo sviluppo del sintetizzatore è stato determinante un tempo
sulla musica leggera e rock orientando la ricerca da parte di autori
e gruppi.
Le nuove tecnologie, con accresciute possibilità rispetto a ieri,
stanno producendo risultati espressivamente comparabili a quelli prima
citati? Se sì, puoi segnalare dei nomi?
- La grande differenza rispetto al passato e' che le 'nuove tecnologie'
sono alla portata di molte più tasche di quanto fossero prima;
questo ha permesso e favorito la nascita di nuove musiche elettroniche
e, contemporaneamente, ha eliminato una certa specificità che
prima (istituti di fonologia, programmi sperimentali, di 'ars acustica')
aveva solo il mezzo radiofonico. Sono di molto cresciuti i "non-musicisti"
che fanno musica, quelli profetizzati da Brian Eno, e si tratta spesso
di gente che ascolta contemporaneamente Xenakis o Luc Ferrari e la nuova
dance elettronica, senza troppi timori reverenziali ed e' capace di
mischiare tutte queste suggestioni diverse. E comunque esistono anche
in
Italia tanti musicisti che lavorano con l'elettronica con un approccio
nuovo, anti-accademico e spesso straordinariamente interessante, che
so...gli Ossatura, Maurizio Martusciello da solo e con il duo Metaxu
con Filippo Paolini, Mike Cooper e altri ancora...
Ecco mi sembra che anche qui ci sia gente che riesce ad inserire un
po' di corpo e di viscere in una musica che per definizione sarebbe
asettica.
- E' trascorso un quarto di secolo dal primo urlo anarchico dei Sex
Pistols e dall'esplosione rivoluzionaria del punk e dei suoi echi anche
in altri campi espressivi, nonché nel costume giovanile. Ne rintracci
segni nel panorama musicale di adesso?
- Si, certamente...mi sembra che l'eco non si sia affatto spenta. Insomma
e' un po' come quando agli inizi del secolo arriva il doganiere Rousseau
e dice che si può dipingere in un modo completamente diverso,
cambiare la prospettiva, riscrivere le figure...e la stessa cosa la
fa Satie. La musica punk arriva e cancella la grammatica musicale del
rock. Indubbiamente la sua influenza - parlo a livello musicale - si
e' estesa e si fa sentire proprio nel senso di un minor timore reverenziale
nei confronti della grammatica della musica.
Ma comunque direi che accade più o meno spesso. In fin dei conti
la rivoluzione del free jazz (anche qui tenendoci solo all'aspetto musicale)
non e' stata da meno: da un punto di vista artistico o dell'espressione
queste cose succedono quando c'e' un eccesso di 'formalizzazione' che
impedisce lo sbocciare di nuovi linguaggi. Da un punto di vista sociale
e' l'irruzione del negativo nella storia...
Per fare ancora un altro esempio: dada e il suo 'sviluppo' surrealista.
- Vedo che la bottiglia volge al termine. Abbiamo ancora un bicchiere
a testa, il tempo per due domande sulla radio. Nello scenario dei media,
quale ruolo attribuisci oggi a quel mezzo?
- Permettimi di riportarti questo breve passo tratto da "Maintenant"
anno II n. 2, la rivista scritta e diretta, come noto, dall'illustre
signor Arthur Cravan, il cui numero 5 -anno IV- annullava i precedenti
numeri pubblicati
posso leggere?
- Non chiedo di meglio
- "Andai dunque a trovare il signor Gide....Finalmente l'uomo
fece la sua comparsa. La cosa che allora mi colpi' maggiormente fu che
non mi offri' assolutamente nulla, a parte una sedia; e pensare che,
verso le quattro del pomeriggio, una tazza di te', se proprio si tiene
al risparmio, ma meglio ancora qualche liquore e del tabacco orientale
sono giustamente ritenuti, nella società europea, l'ideale per
creare quella disposizione indispensabile che le permette di essere
alle volte brillante.
- Signor Gide, attaccai, mi sono permesso di venire a trovarvi, credo
pero' sia il caso di mettere subito in chiaro il fatto che io preferisco
di gran lunga la boxe, mettiamo, alla letteratura.
- Eppure la letteratura e' il solo punto su cui potremmo incontrarci,
fu la secca replica del mio interlocutore.
Pensai: che gran buontempone!"
Il brano che ho letto sta in questo libro che vedi "Tre suicidi
contro la società: Arthur Cravan, Jacques Rigaut e Jacques Vache'",
a cura di Ottavio Fatica, edito nel 1980 dall'editrice Arcana
- Da anni sei autore e conduttore di trasmissioni radiofoniche, sei
il tipo giusto per chiederti qual è oggi una possibile modalità
di fare radio
- Probabilmente pensando alla radio non come mezzo ma come fonte, come
cosa in se'. La radice della radio e' il suono. Credo che lo si dimentichi
troppo spesso.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta quel videomito
nel nostro immaginario?
- Abbiamo questa clausola nel contratto che ci impedisce di guardare
la televisione (per non farci distrarre, sostengono...) e quindi non
so cosa dirti anche se in generale penso che sia molto più difficile
- e quindi meritorio - parlare delle cose che non si conoscono piuttosto
che il contrario (troppo facile parlare di un film dopo che l'hai visto,
di un libro dopo averlo letto...prova a farlo prima se sei cosi' bravo
come si dice!), pero' se hai tempo, cioè se hai un'altra bottiglia,
posso provare a chiedere a degli amici che conoscono bene ST...
- Già, ma il tempo stringe e vedo dall'oblò che siamo
quasi arrivati a Sau?ia, pianeta funky abitato da alieni che si cibano
di suoni hard attraverso le orecchie
se devi scendere, ti conviene
prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché
è finita la bottiglia di Dolcetto d'Ovada Superiore Villa Montoggia
Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Verro', come suol dirsi, bussando con i piedi!
- Grazie per essere venuto quassù.
Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise:
lunga vita e prosperità!
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