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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Carlo Infante. Giornalista, esperto di performing media, autore e conduttore televisivo, tra i principali studiosi della nuova scena teatrale internazionale. In realtà, détta come l'ho détta, viene fuori un profilo ricco sì, ma i contenuti che riempiono quei contenitori professionali lo sono ancora di più. Tantissimi gli interventi sulla stampa nazionale e nella convegnistica specializzata, molti i progetti multimediali realizzati, numerosi i corsi tenuti da docente, insomma ne combina tante e tante da renderne dissuasiva l'elencazione. A me poi, come i miei amici sanno, piace poco lavorare e qui me la cavo invitando a cliccare su http://www.teatron.org/archivi/profilo_carlo.html dove troverete una biografia ragionata e aggiornata. Una cosa però mi va di segnalarla qui, anzi due: "Educare On Line" NetBooks-IPM Multimedia, Milano 1997, e, presso Bollati Boringhieri, " Imparare giocando. L'interattività tra teatro e ipermedia " in cui Carlo analizza le nuove forme di creatività multimediale in ambiente educativo. Un libro questo che dovrebbe stare sugli scaffali di molti docenti, perché contiene plurali illuminazioni sulla nuova comunicazione. Compratelo e mi ringrazierete. Concludendo, vedo il valore del pensiero di Carlo nella capacità d'indicare - e spesso anticipare - le interconnessioni sempre più frequenti e sempre più sotterranee fra tecniche e generi, scienze e arti, codici e media, con l'avvento del digitale che ha sconvolto regole e creato nuove norme espressive non più ferme ma mercuriali. Seguirne la loro evoluzione, i dettati comunicativi che ne conseguono, le ricadute psicosociali, non è un'impresa facile, ma il mio ospite ci riesce benissimo, e non da oggi. Non mi resta che ricordare il sito www.teatron.org guidato dal Nostro, sito che con malizia magrittiana dice di sé: Ceci n'est pas un site .

 

Benvenuto a bordo, Carlo .
E' un piacere ritrovarti. Mi sembra il posto giusto e anche il momento giusto per riprendere il filo di un discorso che avevamo già avviato tempo fa. con te e con Pinotto Fava, il tuo compagno di "Fonosfera" su RadioUno, uno dei migliori spazi d'ascolto degli anni ottanta. Questo è un altro non-luogo, come quello radiofonico, immateriale, questa tua "Enterprise" on line è il posto giusto per questa scintilla d'empatia.
Bene, voglio farti assaggiare questo rosso "Sinsäl" Gutturnio Superiore Doc Colli Piacentini prodotto da Torre Fornello … qua il bicchiere…ecco fatto. Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Carlo secondo Carlo…
Ci vuole tutta la nostra autoironia per non scivolare nella marzullite o, peggio ancora, nell'autoreferenzialità da curriculum. Io poi spesso scivolo nella sindrome d'autoaffermazione. ho fatto questo e quello, sono stato il primo a.
Un delirio personalistico in cui spesso scivolo.
Ma ti seguo. e con serenità e precisione affermo: Carlo è uno che cerca. Ancora.
A differenza di molti altri miei compagni di strada che si sono fermati e seduti se non accasciati.
Mi sento ancora, in qualche modo, un "critico militante"
Anche se ho spurgato il ruolo del critico.
Mi pongo come ricognitore, ecco questa è la parola giusta.
M'interessano le forme delle trasformazioni.
Non è un caso che proprio uno dei miei ultimi progetti si occupi di "scrittura mutante", e visto che lì funziona (mentre su carta ce lo scordiamo.) segnalo un link che si riferisce ad un lavoro che sto portando avanti da anni in una biblioteca multimediale: http://www.trovarsinrete.org/ScritturaMutante.htm
Non essere avaro e parla un po' di più su quell'osservatorio sulla scrittura mutante… a quali riflessioni ti ha portato quel tuo lavoro?
La prima è che è necessario monitorare ciò che sta accadendo, perché quello che sta accadendo non accadrà più.
C'è una deriva dei continenti culturali in atto. Siamo sulla soglia di una mutazione che è radicalmente antropologica.
Non riguarda solo gli assetti intellettuali ma la percezione, il modo di vedere le cose.
La seconda riflessione s'aggancia a quest'ultima affermazione: perché questa situazione è fervida nei più giovani: i bambini che impattano con un mondo - e la sua prima trincea, la scuola - che non sa interpretare la loro potenzialità sensoriale e cognitiva.
I linguaggi ipermediali e l'interattività in genere, potenziano l'attitudine audiovisiva dell'intelligenza umana. E' una dinamica infinitamente più complessa (e allo stesso tempo più naturale) di quella televisiva che è meramente lineare e para-narrativa.
La terza è che era ora. Iniziamo a vedere lo sbocco, una via d'uscita, da quel mondo inautentico e mediato che tra guerre, coercizioni produttive (il meccanicismo industriale) e fantasmi psicologici (la letteratura e il cinema di maniera) ha bloccato l'evoluzione culturale. Entriamo in una terra incognita. C'è da lavorarci. Organizzarci, ricostruire tessuto sociale basato sul principio dell'empatia. E su questo aspetto la rete è fondamentale per attivare intelligenza connettiva.
Nel mondo della comunicazione da te investigato, c'è una particolare direzione cui si rivolgono prevalentemente i tuoi studi in quest'anno terrestre 2003?
I miei studi sono direttamente proporzionali a ciò che faccio.
Mi spiego. Non vorrei apparire troppo presuntuoso. Sono convinto che gran parte delle cose che m'interessano non sono ancora accadute. Per quanto io cerchi, in una continua attività di ricognizione, spesso non trovo esperienze rimarcabili.
In questo senso rientrano quelle iniziative come i concorsi, utili per stanare autori geniali underground, sommersi.
Uno di questi è stato quello che lanciai all'interno del Festival di Polverigi con A_D_E: Art in Digital Era. Era un progetto che tendeva a promuovere l'idea di web_experience
Ecco un link: http://www.teatron.org/W_E.html
Quel contesto s'è purtroppo perso per strada per insipienza della direzione artistica di quel Festival. A_D_E_ è ritornato nel suo "ade". Vedi, a proposito, quest'animazione Flash http://www.teatron.org/ade/ade01/adeflash.htm .
Alle corte: Internet è una mappa o un labirinto?
Delle volte non vedo la differenza, tra mappa e labirinto. Le mappe sono degli strumenti convenzionali, se le accettiamo funzionano. Altrimenti no.
"le mappe anticipano il territorio" diceva Baudrillard. Lo traducono in un altro codice.
Ma qui, stop, c'è un equivoco.
Internet è il territorio.
All'interno di quell'ambiente, o meglio ancora "non-luogo", possiamo scegliere di usare mappe o labirinti.
Già nel 1996 realizzai una prima "mappa cognitiva" del web educativo. Era un'operazione rivolta al mondo della scuola - che è di fatto la trincea con la nuova generazione - dove è necessaria tutta la ragionevolezza possibile.
Era importante già allora, intercettare le buone disponibilità di quegli insegnanti capaci di coniugare la loro impostazione logica con quella inedita della rete.
E' stato un gran lavoro. Scrissi anche il libro "Educare On line" che tu hai ricordato poco fa, ho anche realizzato molto in rete, perso (forse no, spero) in qualche server dimenticato.
E poi, a proposito di labirinti. perdersi in rete è importante.
Nel web vale il principio del "serendipity" : si trova ciò che non si cerca.
E questo allarga l'orizzonte. Di più: espande la coscienza percettiva.
Credi che oggi siano le relazioni sociali a guidare le tecnologie o viceversa?
Certo. E sarà sempre più così. Il fallimento della new economy lo ha dimostrato: non possono fare mercato se prima non si fa società.
Questo ragionamento permetterà al sistema di rimettersi in moto rispetto allo stallo attuale.
Politica ed economia sono al lumicino. Non c'è vision. Non c'è strategia ideale.
I liberisti vogliono fare i soldi subito e i progressisti sono impantanati nelle loro superstizioni.
Non resta che lavorare per e con le nuove generazioni.
Per quanto mi riguarda il mio impegno sull'edutainment che significa educational+entertainment va in questo senso, mi occupo per questo, ancora - visto che il mondo della scuola mi sta stretto - di modificazione dei processi educativi.
Da qualche tempo ho poi degli incarichi universitari e anche allo IED e all'Accademia di Macerata: sto intervenendo sistematicamente sui giovani laureandi, cercando di emanciparli dalla zavorra intellettuale.
Bisogna sollecitare nuove energie. Pronti per il salto quantico verso il futuro digitale.
Addio Novecento.
Teatro di avanguardia, sperimentazione, alternativo, e poi con i fatali prefissi neo, post, trans…insomma, che cosa vuol dire per te “teatro di ricerca” oggi?
All'inizio degli anni novanta sono migrato: dalla nuova spettacolarità postmoderna alle realtà virtuali. Cercavo nell'ultima tecnologia di rappresentazione (meglio: di simulazione) quello che cercavo e non trovavo più nel teatro.
Cosa?
La rottura dello sguardo. Lo spiazzamento percettivo. L'alterazione sensoriale. Oggi devo dire, forse sono invecchiato, sento invece la necessità di intensità semplici. La radicalità non m'attrae più. In fondo credo molto, lo ripeto ancora, all'idea del teatro come palestra di cittadinanza, come circolo d'empatia. Non a caso uno dei protagonisti a cui mi sento più legato è Ascanio Celestini, di cui ho letto qui, nel tuo non-luogo, una bellissima conversazione.
Sì, ricordo anch'io con piacere quella conversazione con Ascanio Celestini , è bravissimo.
Maurizio Grande in un suo intervento di anni fa si chiese: "Ma chi è l'attore: un corpo promosso a figura? Una maschera promossa a persona? Un sostituto promosso a originale?"
Tu come risponderesti a tali domande?
Maurizio vedeva lontano. Oggi sarebbe con noi ad occuparsi dell'evoluzione dei nuovi linguaggi della simulazione interattiva.
Dopo Pirandello e Stanivlavski questa problematica dell'attore-personaggio-maschera se non esaurita è comunque circoscritta. Mentre ne emergono di potenti, che riguardano non solo la sfera teatrale ma quella interumana.
Penso agli avatar nei role-games, alle identità multiple distribuite nelle chat, alle pratiche quotidiane dei nickname fino al controllo totale dei sistemi di sorveglianza sempre più pervasivi e attentatori della privacy.
Il problema dell'identità e dell'alterità è centrale al tempo del digitale.
C'è un bellissimo libro di Sherryl Turkle "La vita sullo schermo", è del 1996 ma rispetto al suo campo d'osservazione al MIT quel nodo sta arrivando al pettine qui da noi solo ora.
Non solo performers quali Orlan e Stelarc usano il proprio corpo come esplorazione antropologica della fisicità. Penso, ad esempio, a quanto accade alla Genetic Savings and Clone, la società nota per la clonazione del gattino Cc, che ha ispirato la nascita della BioArts Gallery alla quale si riferiscono gli artisti biopunk – come Dale Hoyt che n'è capofila - i quali considerano le biotecnologie una nuova, estrema forma di Body Art.
Come interpreti quest'interesse delle arti per una sorta di neocorpo ?
Stelarc s'è misurato con soluzione tecnologiche d'endoscopia per arrivare i ridefinire i confini del proprio corpo, mentre Orlan non è andata oltre l'idea della risoluzione estetica, passando dalla performance onanistica alla chirurgia plastica. Esercizi di stile.
Non c'è dubbio che il nuovo terreno d'esplorazione, di conflitto e quindi di sperimentazione sia estetica che etica, possa essere rappresentato dalle bio-tecnologie.
Non userei neanche più parole come "body-art", fanno parte dell'ultimo capitolo della storia dell'arte del secolo scorso.
Credo che si stia delineando uno spostamento in avanti, brusco e contradditorio, dell'asse di controllo sociale nei confronti delle tecnologie genetiche.
La ricerca artistica, espressa da pionieri ed autori di nuova socialità come i media-attivisti, si muoverà all'interno di questo fronte ammortizzando le retoriche e i buoni sentimenti. Rilasciando sia il piano epistemologico che quello etico-sociale di controllo. Spero.
Come hai ricordato in una tua ricognizione attraverso i repertori video, già anni fa furono anticipati, con varie cifre stilistiche, alcuni scenari della virtualità interattiva oggi in atto; ricordo ai più distratti: da Remondi-Caporossi a Solari - Vanzi , ai Magazzini Criminali, ad altri ancora. Qual è la principale differenza che connota i lavori in corso da quelli di ieri?
Allora erano solo presagi.
Già la generazione del 1977 aveva vissuto sulla propria pelle quel disagio mutante che poi alcuni performer, come quelli che hai citato, aveva tradotto in forma teatrale, dando luogo a ciò che abbiamo definito la performance patologico-esistenziale.
In quella pratica desiderante dello smarrimento, nel trasversalismo dei linguaggi, nei blitz situazionisti, si sono anticipati i termini dell'ipermedialità e della navigazione in ambiente virtuale.
Era un altro modo di coltivare l'intelligenza: fuori dal senso comune, dal pensiero unico, dalle logiche cartesiane. Fuori dal mondo.
Hai presente quel titolo di Elémire Zolla, "Uscite dal mondo"?
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s'intende…
  Nel mondo della Science Fiction scelgo PKD: il Philip Dick dell'allucinazione consensuale, quello che mimetizza la fantascienza nella vita quotidiana ai confini della realtà.
Però devo dire che l'Holodeck è una grande idea. Un'anticipazione delle realtà virtuali.
Lo sai che alla Fiera del Libro di Torino ho invitato Janet Murray, quella che ha scritto "Hamlet on the Holodeck"? Un genio delle scritture mutanti.
…sì, lo ricordo
Segnalo ai tuoi avventori delle info http://www.trovarsinrete.org/fieralibro2002.htm
Siamo quasi arrivati ad Infàntya, pianeta mutante abitato da alieni che giocando imparano ad essere tali…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di "Sinsäl" Gutturnio Superiore Doc Colli Piacentini prodotto da Torre Fornello … Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
Contaci, dalla radio al web, siamo intrecciati nella stessa rete. Anzi, dirò di più, sono convinto che solo ora, dopo un bel po' di tempo alcune delle nostre intuizioni inizieranno a fruttificare. Vendemmieremo anche quelle.
Hai usato un verbo a me carissimo…vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità !

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy.

 

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Sempre bravissimo infante. L'ho sentito a Macerata. Ottimo il sito, strepitoso l'Autoscatto. Ecco perche ospitato il grande Infante. Cercherò i, libri segnalati Peccato dica non si voglia occupare più fdi teatro anche se mi pare che un po' continui a farlo. Civetteria? Perché non organizzate un altro incontro su questo, mi piacrebbe leggervi. webcorsaro

inviato da webcorsaro
 

 

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