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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Nico Garrone. Firma nota fra chi s'interessa di cose teatrali, sommamente fra quelli che s'occupano del teatro di ricerca. Ma la sua fama non si ferma lì, perché, inoltre, è autore radiotelevisivo e direttore artistico del Festival teatrale di Radicondoli…a proposito, è una località splendida, andateci, sta dalle parti di Siena…festival che sta riscuotendo crescente popolarità. Per saperne di più, si clicchi con fiducia su http://www.radicondoliarte.org

 

Benvenuto a bordo, Nico
Ciao armando.
In omaggio alle terre del tuo Festival, t'offro questo Stebbi prodotto da Azio Mantovani…qua il bicchiere…ecco fatto!
Senti, il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a palla"…prudenza vuole che tu, in poche battute, trasmetta sulla Terra il tuo ritratto, insomma come vorresti essere ricordato dagli umani…no, non fare quegli scongiuri! Ci sto pur'io su 'sto tram, mica m'auguro che…
…ti ricordi di Cavanna, il "massaggiatore cieco" di Coppi? C'entra in qualche modo con un mio possibile autoritratto a futura memoria. Una volta, intorno agli anni '80 la proprietaria di una galleria romana che si trovava dalle parti di Via dell'Oca mi chiese, insieme con altri critici d'arte e di teatro…Menna, Bonito Oliva, Bartolucci…di autorappresentarmi in una performance. Giocando sulle parentele d'assonanza fra messaggio e massaggio, mi feci prestare da Cordelli i suoi eterni occhiali neri e m'esibii, imbarazzatissimo, a palpeggiare il corpo nudo di Marion d'Amburgo stesa su di un lettino. In quell'immagine, còlta anche dall'obiettivo di Piero Marsili e pubblicata sul catalogo di quella manifestazione, mi riconosco ancora, riconosco un mio possibile ritratto
Quest'anno il Festival di Radicondoli, l'hai dedicato al teatro delle donne presentando figure femminili di spicco fra autrici ed attrici: da Dacia Maraini ad Annamaria Guarnieri, da Barbara Nativi, a Marisa Fabbri…Ma aldilà delle proposte più recenti, quale ruolo recita il tuo festival nello scenario delle rassegne italiane? Quali i suoi traguardi?
Nei miei vagabondaggi estivi lungo le vie dei festival, mi ero creato una sorta di mappa per un Viaggio in Italia dove non mancavo mai una puntata nel porticciolo di Muggia vicino a Trieste, o una sosta nel parco di Villa Nappi sulla gialla collina di Polverigi non lontano dal Conero, o qualche notte nel cortile e sugli spalti moreschi del Castello Tremasserie in fondo allo stivale tra le piantagioni di tabacco del Salento…Tutti piccoli festival sotto il profilo del budget, dove però si decantava, un'annata dopo l'altra, il profumo migliore del teatro che, come il buon vino, tu lo sai, va assaporato tra amici nel giusto calice Ecco, vorrei che Radicondoli Estate, cresciuto all'insegna del motto "piccolo è bello" ricordasse quei festival. Quanto alla scelta degli spettacoli, continuando la metafora enologica, sono quasi tutti toscani DOC. Una vetrina-cantina dove accanto ai novelli sia possibile degustare, come nel caso della personale dedicata ad Ugo Chiti e all''Arca Azzurra nel '98, tutti i prodotti della casa, anche quelli più remoti. In futuro mi piacerebbe ricreare, partendo da Radicondoli, una Carta delle Regioni Teatrali italiane ambientalmente protetta
Mo' dimmi la cosa che meno ti piace oggi, in Italia, del teatro di tradizione.
Come Ennio Flaiano, teorico della pennichella sulle poltrone di velluto del teatro tradizionale, nella sua raccolta di critiche intitolata Lo spettatore addormentato, confesso di aver avuto numerosi colpi di sonno, complice l'oscurità delle platee. Come Flaiano potrei ripetere anch'io: "Vado a teatro e non mi ritrovo / perché sono escluso dalla storia / la vanità mi conforta a dormire / quelli sul palcoscenico lasciamoli dire". L'effetto Nembutal di quel teatro anacronistico dipendeva dal birignao della recitazione accademica, dalla cieca fiducia nella parola spesso ridotta a pura ecolalia del testo. Si scambiava per fedeltà all'autore la mancanza d'idee della regìa, la piatta restituzione verbale della vicenda. Uso l'imperfetto perché molte barriere sono cadute. Gran parte del repertorio del teatro di tradizione, dagli antichi classici a Shakespeare, a Goldoni, a Pirandello, nell'ultimo decennio è stato esplorato da autori e registi del teatro di ricerca…
Da molti anni su "Repubblica" c'informi egregiamente sul teatro di ricerca.
Andiamo oltre le cose che apprezzi. Ti chiedo quali sono le cose che oggi, in quell'area espressiva meno ti piacciono. E in quale direzione ti auguri s'evolva quel teatro
Una risposta tira l'altra, uno sbadiglio tira l'altro. Anche il teatro di ricerca, come quello di tradizione, può provocare devastanti effetti soporiferi quando, ad esempio, diventa modernariato, piatta riproposizione di moduli delle avanguardie storiche, o della postavanguardia. Si cita spesso la scrittura scenica di Beppe Bartolucci senza pensare che anche la scrittura scenica, anzi soprattutto quella, come tutte le forme di comunicazione artistica, è una forma in movimento e non una Regola Aurea.
L'altra cosa che più mi scoraggia e mi allontana da certo teatro sperimentale, è la sua istituzionalizzazione, la sua mancanza di festosa polvere eversiva, di vocazione parodica, di furore "politico"; come se fosse diventato la Voce del Padrone, un'Apocalisse da Giardino…con tutto il rispetto per i giardinieri che sanno fare il loro mestiere
Fra i meriti del nuovo teatro, mi pare ci sia il tentativo di creare un intercodice fra varie espressività, attirando nella propria area modalità che vanno da gestualità orientali ai videogiochi…è identificabile un territorio da dove sono arrivati i contributi maggiori per numero e peso? Dalle arti visive, dalla letteratura, dalla danza, dal cinema, da…insomma ci siamo capiti
Anche per quanto riguarda gli scambi intercodice fra il teatro di ricerca e le altre forme espressive, il paesaggio cambia continuamente. Dalla multimedialità degli anni '60 si è passati, ad esempio, negli anni 70/80 a delle vere e proprie fusioni artistiche con le arti visive - penso alla scuola romana del teatro immagine, Memé Perlini in particolare - o con la danza e il rapido flusso dell'immaginario virtual-televisivo, "Tango glaciale" di Martone o "Cuori strappati" della Gaia Scienza Solari-Vanzi-Barberio Corsetti, erano delle clip teatrali.
Dei gruppi di quel periodo, quasi tutti convertiti alla drammaturgia tradizionale, l'unico che conserva un rapporto creativo fortissimo con le arti visive è la "Raffaello Sanzio" che ultimamente sta scandagliando, sulla scia della phoné di Carmelo Bene, una sorta di teatro d'ascolto visionario legato alla sonorità e alla musica.
Ho appena votato per il Patalogo il "canto romagnolo" dei L'Isola di Alcina delle Albe di Marco Martinelli interpretato come un concerto da camera dalla bravissima Ermanna Montanari con musiche elettroniche di Luigi Ceccarelli, segnalando questa linea di tendenza e ricordando il Voyage au bout de la nuit da Céline della "Raffaello", insieme alla riscrittura quasi esclusivamente per effetti sonori del Romeo e Giulietta fatta da Fanny & Alexander…
Adesso vado sul pesante: l'arte elettronica, spesso protagonista nella scena di ricerca, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le conoscevamo? O come una protesi? Oppure una mutazione genetica?
Questa volta sarò più rapido: lascerei da parte la protesi che meno m'interessa, e prenderei in considerazione gli altri due effetti: quello della smaterializzazione (con il suo contrario, il ritorno ad una maggiore fisicità quasi bodyartistica dell'ultimo teatro di ricerca) e quello della mutazione genetica del corpo dell'attore, presente già negli esempi che ti avevo fatto di Cuori strappati e Tango glaciale…
Assai spesso i nostri giovani teatranti manifestano sufficienza, talvolta un disprezzo, verso il Mercato, a differenza di quanto accade altrove, in primis negli Stati Uniti. Come giudichi quel comportamento?
Il disprezzo è commisurato alle richieste del Mercato, mi sembra. Non è un dogma di fede. Il fatto stesso che stiamo qui a snocciolare le nostre chiacchiere in una vineria della Galassia, la dice lunga sullo stato delle cose dei mass-media e del Mercato che li governa da Piazza degli Affari sul nostro pianeta…salute, cin-cin!
Proprio perché l'Enterprise naviga nello spazio, cerco di fare anche domande che rimandino alla Terra, ma non proprio terra terra. Pareri, suggerimenti, o anche insulti, che dall'Enterprise vengono trasmessi alle Istituzioni coinvolte nelle conversazioni. Immaginiamo una fantacatastrofe: Nico Garrone, Ministro per lo Spettacolo…peggio di così! La prima cosa che disporresti per incoraggiare il teatro di ricerca…
Mi comporterei naturalmente nella maniera più bachtiniana (carnevalesca) e patafisica (uboesca) possibile in questa scelta di soluzioni immaginarie. Anche per il tasso alcolico raggiunto a questo punto della conversazione. Rovescerei, ad esempio, i finanziamenti statali: la lirica all'ultimo posto, e la ricerca al primo…suggerirei corsi accelerati di decervellamento nelle accademie, e liste di proscrizione dei cattedratici più seriosi. Quanto a me, come modesto privilegio istituzionale, ripristinerei l'usanza dello ius "prime" noctis…per ora mi fermo qui
A tutti gli ospiti di questa vineria, concludendo l'incontro, chiedo di fare una riflessione sul mito di Star Trek…che cosa rappresenta secondo te
Ti confesso che non sono un adepto cultore del mito di Star Trek. In attesa di diventarlo e di poterti dire cose più forti, azzardo un paio di associazioni che, magari, sono delle bestialità, o delle cose già dette e ridette…La prima è un possibile rimando con il mito degli antichi Argonauti; l'altra è un collegamento con le arti visive e con la svolta epocale della Terra vista dallo spazio secondo vari stili di molti artisti
T'avverto che siamo arrivati quasi a Radikondolia, pianeta cybertoscano abitato dai pacifici Garroniani, se devi scendere ti conviene prenotare la fermata…però prima d'andar via, prometti di tornare a trovarmi. Io qua sto.
Promesso. Ti porterò anche una bottiglia di Scaparzi, un altro vinello niente male che si beve a Radikondolia
Ottima idea…Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy.

 

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commenti presenti

ciao nico ti porterò nel cuore! troppo presto

inviato da chantal
 

Buon viaggio Nico

inviato da Emanuela Giua
 

 

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