L'ospite accanto a me è Mimmo Del Prete,
organizzatore culturale, studioso dei problemi di produzione teatrale,
Presidente dello IALS, Istituto Addestramento Lavoratori dello Spettacolo,
che, istituito nel 1962, ha conosciuto negli ultimi dieci anni una nuova
più articolata gestione proponendo convegni, pubblicazioni, borse
di studio.
Chi volesse saperne di più clicchi sulla scritta www.ials.org
M'è accaduto spesso d'imbattermi in persone che ricoprendo questi
ruoli, provengono da burocrazie sindacali o di partito confondendo una
cantinella per un'osteriola e un graticcio per un barbecue, perciò
mi tengo lontano da loro. E mai metteranno piede sull'Enterprise. Il
caso di Mimmo è molto diverso. Perché professionalmente
proprio dalle arti sceniche viene, debuttò in coreografie di
Ermes Pan - il coreografo di Fred Astaire -, poi ha lavorato in Teatro
e in Tv con prestigiosi nomi dello spettacolo: da Zeffirelli a Walter
Chiari, da Rascel a Falqui, da Garinei & Giovannini a Mina
potrei
continuare, ma farei prima a leggervi l'Annuario dello Spettacolo.
- Benvenuto a bordo, Mimmo
- Ciao Armando, pensavo di trovarti in calzamaglia oppure con grappoli
d'uva in testa per introdurre i due argomenti, la danza ed il vino
del resto, sai che in molta letteratura, Omar Khayam, per fare un nome,
ci sono riflessioni sulla danza ed il vino
invece ti trovo in maniche
di mutande, senza un'adeguata preparazione per la danza
però,
dal tuo occhio lucido ben traspare che del vino ne hai bevuto
- Già
assaggia questo Harys di Gillardi
viene da Cuneo
qua il bicchiere
ecco fatto!
Senti, il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida,
a Roma direbbero "è un bel manico", però noi
nello spazio stiamo, schizziamo "a palla"
prudenza vuole
che tu, in poche battute, trasmetta sulla Terra il tuo ritratto, insomma
come vorresti essere ricordato dagli umani
un flash
- Non ho un fotogramma singolo, ricorro all'"effetto morphing":
in frac con il cappello a cilindro alla Fred Astaire; con i calzini
bianchi e i calzoni neri a zompafosso alla Gene Kelly, in tuta di metalmeccanico
mentre arringo dei ballerini per farli scioperare contro la Rai
concluderei
queste dissolvenze incrociate vedendomi "au ralenti" camminare
con le mani in tasca senza meta, ben occupato a non far niente, per
me questa sarebbe una cosa del tutto nuova, ma c'è sempre una
prima volta
- Uhm!
conoscendoti, temo che quest'ultima cosa mai la gireranno
Mo' dimmi, in quale delle aree di spettacolo - danza, musica, teatro,
tv, etc. - credi che ci siano oggi in Italia i lavori più interessanti
nella contaminazione dei generi ?
- In nessuna, perché oggi la contaminazione dei generi è
troppo spesso di basso profilo, e non è possibile trovare un
ambiente stimolante, anche perché tutti fanno uno spettacolo
dal vivo per avere la ripresa tv, o una registrazione video o un disco.
E quindi è tutto proiettato sul gusto medio basso.
- Non ti pare che l'interprete italiano - specie se ha più di
trent'anni - sottovaluti l'importanza d'istruirsi sulle nuove tecnologie
che investono scena e set?
Che cosa fai allo IALS per fargliene capire la necessità?
- Uno dei problemi degli interpreti italiani, è quello che hanno
ancora da digerire l'interdisciplinarietà tra i diversi generi
nell'ambito delle loro attività: la danza, la recitazione, il
cantare, il suonare
I danzatori, ad esempio, hanno appena assorbito l'esigenza d'integrare
i vari generi nello spazio della stessa disciplina, ovvero: danza classica,
moderna, jazz; e gli attori, la necessità d'assumere la diversità
e la convivenza fra le tecniche della prosa, del doppiaggio, del cinema,
della tv e della pubblicità. Ricordiamoci che in passato c'erano
compartimenti stagni tra attore di prosa e quello di rivista, tra attore
cinematografico e quello teatrale, specie del teatro classico. Lo stesso
vale anche per altre figure artistiche. Inutile girare intorno al problema:
le nuove tecnologie, specie per i meno giovani, non sono ancora comprese
appieno
avvertite come necessità d'aggiornamento professionale.
Noi allo IALS facciamo un'opera d'informazione con stage di studio sulle
nuove tecnologie usate nello spettacolo. Finora, la cosa più
seguita e praticata, anche perché nel tempo medio-lungo favorisce
risparmio sui costi di produzione, è quella dell'informatica
musicale
la video struttura della musica, la programmazione midi-score,
gli arrangiamenti e l'orchestrazione con strumenti elettronici
- Sappi che proprio perché l'Enterprise naviga nello spazio,
cerco di fare domande che rimandino alla Terra, ma non proprio terra
terra. Le interviste sull'Enterprise sono trasmesse alle Istituzioni
coinvolte nelle conversazioni. Ora tu allo IALS fai tante tante cose,
ma, probabilmente, altre ne vorresti fare. Che cosa dovrebbero disporre
i Ministeri competenti per favorire lo sviluppo degli Istituti, come
il tuo, che s'occupano d'istruzione artistica?
- L'insegnamento artistico, vive grossi problemi presso le istituzioni.
Perché non essendoci schemi codificati nello studio delle discipline
contemporanee, i diversi Ministeri interessati provano difficoltà
ad intervenire; sia quello della Pubblica Istruzione che quello dei
Beni Culturali, fino al Ministero del Lavoro, alle Regioni nell'area
per la Formazione Professionale. Quanto alle leggi regionali, non sono
adatte al sistema-spettacolo poiché gli interventi sulla formazione
s'incardinano sul principio che alla fine dei corsi si debbano assumere
i partecipanti ai corsi stessi
ma come si fa ad attingere a questi
fondi quando nessuna impresa dello spettacolo, come sai, scrittura fisso,
a tempo indeterminato, alcuna figura artistica? Il problema, quindi,
è realizzare un adeguamento delle norme generali, valide per
altre categorie lavorative, alla specificità del lavoro nello
spettacolo
- Sull'Enterprise accade di tutto. Perfino che ti si nomini Ministro
dello Spettacolo per un'ora
il primo provvedimento che adotteresti
- Io, Ministro dello Spettacolo? Mah
ci credo poco, anche se sull'Enterprise,
accade di tutto come dici tu. Forse, il mio primo atto sarebbe
quello di unificare le attività dello spettacolo dal vivo in
un unico gruppo, operando la sola differenza tra organismi che svolgono
attività di ospitalità degli spettacoli, e quelli che
li producono.
E' inammissibile che uno stesso esercizio, a seconda del tipo di spettacolo
che ospita, debba fare una domanda di sovvenzione separata, con costi
burocratici immensi.
Io credo che, un esercente debba disporre in sala la programmazione
scelta e poi, riferire che ha fatto, ad esempio, 20 spettacoli
di prosa, 10 di balletto, 10 giorni di rassegna cinematografica, richiedendo
un'unica sovvenzione.
- L'ora non è passata. Sei ancora in carica. Hai tempo per emanare
una disposizione, la più urgente, per il teatro di danza
non
battere la fiacca!
- E' semplice la cosa da dire: estenderei la norma prevista per il
teatro di prosa anche alla danza. Con questa disposizione, che non costa
niente, la danza acquisterebbe immediatamente non solo pari dignità,
ma nuovo slancio produttivo.
- Ho avuto una soffiata da uno dei tuoi collaboratori che t'ha tradito.
Immagino non sia il primo a farlo, ma, confortati, non sarà l'ultimo.
Ho saputo che hai una tua idea che approderà in Parlamento.
Riguarda un nuovo modo di congegnare i finanziamenti per le imprese
culturali.
Puoi darmene un'anticipazione?
- E' proprio vero ch'è difficile tenere un segreto!
E allora ascolta: sai che, a causa di problemi di bilancio, non saranno
incrementati i fondi, nonostante la richiesta di produzione e promozione
culturale sia in costante aumento; ciò causerà disagi
soprattutto in alcune zone del Paese, assolutamente sprovviste di un
qualsiasi minimo sistema di produzione ed attività culturale.
La situazione attuale è affidata sostanzialmente al finanziamento
pubblico, detto FUS, Fondo Unico per lo Spettacolo, che sostiene le
strutture pubbliche (Enti Lirici, Biennale, ecc.) con un'azione diretta
che si è dimostrata spesso determinante per le attività
culturali. Ma è altresì vero che l'intervento si è
caratterizzato, in svariati casi, per il cattivo uso delle risorse,
limitando anche l'autonomia degli artisti, degli operatori, a causa
delle pressioni politiche che hanno trasformato questi organismi più
in serbatoi di consensi che in reali promotori di cultura
-
e allora pensi al finanziamento privato?
-
il finanziamento privato, nella maggior parte dei casi, non
mira al consenso politico (le eccezioni, ci sono), bensì al raggiungimento
d'un vantaggioso risultato economico. Se, apparentemente, sembra concedere
maggiore libertà alla creatività, spesso si piega ad alcuni
compromessi di mercato per accondiscendere ai gusti di massa, e di cassa.
Insomma, gli operatori del settore, artisti ed autori, sono costretti
a compiere allora una sorta di autocensura per non essere emarginati,
in pratica esclusi dal lavoro
- Fin qui l'analisi della situazione attuale. E il tuo progetto?
- Il progetto allo studio, partendo da quest'analisi, propone di aggiungere,
all'intervento pubblico ed a quello privato, un terzo polo
passami
l'espressione
di sovvenzione per lo spettacolo, costituito dai
fondi che gli stessi artisti producono con il loro lavoro, creando così
un autosovvenzionamento e un'autogestione.
In concreto, si tratta di un complesso di poche norme in virtù
delle quali una percentuale del compenso derivante dal diritto d'autore,
e dagli altri diritti connessi, sia messo a disposizione di tutte le
categorie (editori, produttori, autori ed interpreti) costituendo un
fondo di sostegno collettivo a favore della promozione culturale e della
nuova produzione. Ecco perché è necessario creare un terzo
polo
-
scusa, ma non si potrebbe
-
d'accordo, vedo il tuo sorrisetto
cercherò d'accontentarti
e lo chiamerò in un altro modo, per ora fammelo dire così
allora,
creare un terzo polo d'intervento: vale a dire l'autofinanziamento dei
soggetti interessati e coinvolti nella produzione, i quali in autonomia
sceglierebbero gli interventi di sostegno alla produzione artistica
dei nostri giorni, anche con il pagamento del diritto oltre il periodo
di validità oggi riservato a quello individuale. Altrimenti,
l'alternativa è la situazione attuale, che registra una diminuzione
dell'intervento pubblico ed un crescente condizionamento operato dai
privati, con l'effetto di ridurre sempre più gli spazi di libera
creatività artistica
penso alla nuova musica, al nuovo teatro,
eccetera
- Se non capisco male, la cosa potrebbe influenzare anche il cosiddetto
dominio pubblico
- Certo, introducendo la norma per il pagamento del diritto, oltre
il periodo riservato a quello individuale (70 anni dopo la morte), già
previsto dalla legge vigente, si ridurrebbero anche i ricorsi strumentali,
da parte di molti produttori, ad opere di dominio pubblico, esenti dal
versamento dei compensi perché decaduto il diritto stesso. Oggi
autori discutibili del passato sono rappresentati solo perché
più economicamente convenienti, penalizzando gli artisti viventi.
Non ti pare giusto che un autore, il quale ha donato capolavori all'umanità,
possa, anche dopo la morte, continuare a dare un sostegno alla creatività,
all'arte dei nuovi soggetti?
- Beh, nel caso mio, pur avendo donato, com'è noto, capolavori
all'umanità, considerando gli incassi semestrali SIAE che faccio,
credo che quando mi toccherà
non darò un grosso sostegno
- Consolati, c'è chi sta messo peggio
- Possibile?!
- Te lo assicuro.
Mo' se si effettuasse il prelievo dei compensi relativi al diritto d'autore,
e agli altri diritti connessi, secondo questa nuova norma, sia nel settore
pubblico sia in quello privato, si costituirebbe un fondo considerevole
a disposizione degli organismi e delle società di gestione, ad
integrazione di quelli esistenti. Questo intendo per "terzo polo",
dove il produttore e l'area artistica s'incontrano quali parti direttamente
interessate in un processo innovativo che può avvenire solo in
una nuova fonte di sostegno gestita dagli stessi istituti Siae e Imaie
(Istituto Mutualistico Interpreti ed Esecutori) che gestiscono attualmente
il diritto d'autore e il diritto connesso verso gli interpreti.
La soluzione proposta permetterebbe al nostro Paese di recuperare energie
economiche per rappresentare non solo l'immensa tradizione che possiede,
ma anche l'immenso nuovo che ha. Una fase di sperimentazione, con verifica
dei risultati a 10 anni, può stabilire se il recupero è
avvenuto, e permettere d'individuare le migliori soluzioni per difendere,
e accrescere, il nostro patrimonio culturale
- In attesa che questo tuo progetto approdi in Parlamento
già
altre volte hai stimolato il varo di leggi per lo spettacolo
penso
alla creazione dell'Istituto Mutualistico d'Assistenza per gli Interpreti
ed Esecutori
alle disposizioni ENPALS per l'età di pensionamento
dei danzatori, ed altre pensate
insomma, in attesa di questa tua
nuova impresa, come a tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, concludendo
l'incontro, chiedo di fare una riflessione sul mito di Star Trek
che
cosa rappresenta secondo te
- Se non sbaglio, Utopia deriva dal greco e significa "nessun
luogo", Star Trek incoraggia a pensare che quel luogo invece esiste
- T'avviso, siamo quasi arrivati ad Ialsya, pianeta danzante aperto
fino a ora tarda, se devi scendere ti conviene prenotare la fermata.
Del resto, l'intervista è finita. E pure la bottiglia di Harys.
Spero che torni a trovarmi presto. Io qua sto.
- Sta certo che finché avrò delle idee, non mi sottrarrò
alle tue interviste, quindi spero di
tornare, significherà che ho qualche nuova idea
- Vabbè
ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise:
lunga vita e prosperità!
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