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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Luciano Nattino. Autore teatrale e regista.
Lo conosco, e lo stimo, da un quarto di secolo.
Nel 1979 è stato tra i promotori del Festival Asti Teatro che ancora oggi è una delle più apprezzate rassegne internazionali della nuova scena; nell’edizione ‘07, Luciano ha presentato una riedizione del vertiginoso Scaramouche  da lui scritto e diretto.

Altri suoi testi, "Van Gogh" e "La fortezza vuota", sono finalisti ai Premi Riccione e Vallecorsi.
Nel 1973 fonda la compagnia "Magopovero" oggi “Casa degli Alfieri”.

Dal 1988 al 1996 è stato direttore artistico delle iniziative teatrali della città di Voghera.
Nel '94 fa nascere, con altri artisti, la Casa degli Alfieri, centro studi e ricerche teatrali con sala di spettacolo, abitazioni per i soci, sale riunioni, uffici, parco, teatro all'aperto.
Mentre voliamo nello Spazio – per i terrestri è il novembre 2007 – è in corso una prima parte del cartellone di quest’anno: CLIC!  
Nel 1995 il lavoro teatrale "Maudie e Jane" – di cui ha curato scrittura e regia – interpretato da Judith Malina e Lorenza Zambon, vince il Premio Ubu (miglior attrice) e il Premio Giuseppe Fava (targa Roberto Mazzucco) per il migliore testo d’impegno civile; verrà replicato per oltre cinque stagioni; esso trae ispirazione da un romanzo di Doris Lessing (premio Nobel per la Letteratura 2007) e verrà ripreso a New York nel novembre di quest’anno.
Nel '97 il suo "Chisciotte" è messo in scena in scena dalla Casa degli Alfieri e dal Living Theatre con la regia di Judith Malina.
E’ uno dei fondatori, insieme a Marco Baliani del "Premio Scenario" -  patrocinato dall'Eti - rivolto alle nuove generazioni.
Ricordo anche una sua edizione del testo pirandelliano "I Giganti della Montagna" presentato al Teatro Quirino di Roma nel giugno 2000.
Per una più completa biografia artistica, cliccate QUI

 

Benvenuto a bordo, Luciano…
Augh! Saluto dei nativi americani a me cari fin dai primi fumetti. Ultimamente sto rinselvatichendo.
Nicola Batavia, chef e patron del ristorante 'l Birichin di Torino mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio un vino delle tue parti, questo Barbera d'Alba 2001 Conterno; lo consiglia anche perché come scrive in uno Spacefax inviatomi: “Amo la Barbera carica di colore e anche di così tanta vita!” Fin qui Nicola Batavia… qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Luciano… secondo Luciano…
Timido sul piano politico, estremista incazzato sul piano morale, cristiano non credente sul piano religioso, eterninsoddisfatto sul piano artistico, tenaceprecisino su quello operativo, incasinato su quello affettivo. Fondamentalmente sono ciò che mi manca.
Ora che i miei avventori ti conoscono meglio, dimmi qual è, in sintesi, il progetto espressivo della “Casa degli Alfieri”?
Teatro incontro più che teatro spettacolo. Arte interattiva più che arte autoreferenziale. Ricerca della comunità più che della massa. Ci siamo fatti paese e casa più che centro e città. Lavoriamo su tre filoni: arte e infanzia (quest’ultima intesa come tipologia di sguardo non come età); teatro e natura (in luoghi teatrali non convenzionali: giardini, boschi, parchi); teatralità e teatro popolare di ricerca (legato all’antropologia sociale e alle nuove drammaturgie). I tre filoni sono curati da: Antonio Catalano e Maurizio Agostinetto (arte e infanzia); Lorenza Zambon (teatro e natura); da me (teatralità e teatro popolare di ricerca). Che dire di più?... Cercateci sul nostro sito di cui hai dato prima il link.
Che cosa differenzia la “Casa degli Alfieri” dalla precedente tua esperienza del “Magopovero”?
Il Magopovero era una compagnia di teatro in cui si condivideva tutto: dall’approccio artistico ai metodi di lavoro, dai contenuti ai linguaggi. Ma si operava su singole opere teatrali. Ogni anno si producevano uno o due creazioni teatrali e le si proponeva al tessuto/mercato teatrale. Oggi la Casa degli Alfieri è un centro di iniziative molto più complesso dove i singoli soci operano, come detto prima, su filoni artistici diversi. Ci sono individualità e differenze che però arricchiscono il percorso comune:quello di un’arte non separata dalla società, che dialoga con le comunità di riferimento, che stimola pensiero e ricerca, che propone alternative.
Teatro d’avanguardia, sperimentazione, alternativo, e poi con i fatali prefissi ‘neo, post, trans’… insomma, che cosa vuol dire per te “teatro di ricerca” oggi?
E quale il principale elemento che adesso pensi debba differenziarlo da quello della sua stagione storica degli anni ’70 – ‘80?
Il teatro di ricerca degli anni 70-80 era un’attività artistica riconoscibile in cui gli artisti e gli operatori fungevano da mediatori sociali tra politica e cultura, tra élites e massa. Poi quel teatro è diventato autoreferenziale e ha perso la sua carica innovativa. Oggi ciò che può caratterizzare il teatro e la sua “ricerca di senso” è l’operare in rapporto a delle precise comunità. Non intendo “comunità” come valore statico o nella sua accezione parrocchial-paesana. Mi riferisco a quell’idea di teatro come “relazione artistica bidirezionale” fra le persone, fra due comunità (attori e spettatori). Un teatro cioè in cui il senso, il valore è dato principalmente dalla relazione, la quale non deve essere banale (ti do e mi dai ciò che mi aspetto) ma artistica, appunto, capace cioè di illuminare zone oscure, di creare stimoli, nuove domande. Gli artisti teatrali di oggi debbono essere “camminatori di domande”.
Fra i meriti della nuova scena, grazie anche alle tecnologie di cui disponiamo, c’è la creazione di un intercodice fra varie espressività, attirando nella propria area linguaggi che vanno dalla letteratura al fumetto, dalle arti visive alla tv, dalla danza  ai videogiochi…è identificabile oppure no un territorio da dove sono arrivati i contributi maggiori per numero e peso?
Il territorio della danza, della nuova danza è sicuramente il territorio che ha dato e sta dando i migliori esiti nel rapporto tra i vari codici espressivi e nel quadro multiculturale. E questo mi procura un’invidia terribile verso i coreografi e danzatori che ottengono tali esiti, poiché io non riesco a fare altrettanto con il teatro e gli “strumenti” a mia disposizione.
Anche la nuova architettura sta cercando e ottenendo in alcuni casi una dimensione etica oltre che estetica di grande interesse rispetto a come vivremo in futuro, a come ci si relazionerà. La letteratura, il fumetto, le arti visive, quando sono “arte” (e non è facile), sono “arti dello spirito”, cioè legate al singolo individuo. Raramente sono arti della relazione, e a me invece interessano queste. Della tv non parlo. Non la capisco.
Non solo performers quali Orlan, Stelarc, Stelios Arcadiou, Yann Marussich, usano il proprio corpo come esplorazione antropologica della fisicità. Penso, ad esempio, a quanto accade alla Genetic Savings and Clone che ha ispirato la nascita della BioArts Gallery alla quale si riferiscono gli artisti biopunk – come Dale Hoyt che n’è capofila -  che considerano le biotecnologie una nuova forma estrema di Body Art Come interpreti quest’interesse delle arti per una sorta di neocorpo.
Ti potrei parlare di Jane Bottled, Yannis Mangheras, George Dubois che sono performers da me inventati in questo momento. Purtroppo non conosco nessun artista di quelli menzionati e conosco la Body Art solo come fenomeno culturale e non nei suoi singoli protagonisti. La performance corporea è componente centrale di tutto il teatro della seconda metà del Novecento: Living, Grotowsky, Sankay Yuku, Terayama (e questi non sono nomi inventati) utilizzata in funzione rituale e sacrificale, dunque comunicativa. Oggi la Body Art e i biopunk spingono all’estremo l’idea di sacrificio e di massacro del vecchio corpo per cercare nuovi segni e “disegni corporei”. Mi sembra tuttavia che ciò sia rimasto a livello di pratica distruttiva, sicuramente utile, ma comunicante solo a livello interindividuale o di élite, di gang, di club. E il neocorpo non riesco ancora a vederlo, a sentirlo.
Maurizio Grande in un suo intervento di anni fa si chiese: “Ma chi è l’attore: un corpo promosso a figura? Una maschera promossa a persona? Un sostituto promosso a originale?”
Tu come risponderesti a tali domande?
Le tre domande sono bellissime (grande Grande!) e corrispondono a tre possibili risposte. Io preferisco la prima perché è la più legata alla danza (che come ho detto prima mi procura invidia) anche se ho più praticato negli anni la seconda, la ricerca cioè della persona dietro la maschera. La terza è più adatta agli attori di cinema, laddove è prevalente il “verosimile”. Ma pochi attori riescono ad essere “figura”, “persona” o “originale”.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Conosco Star Trek solo per qualche fugace sua apparizione nel mio zapping. Poiché non amo più la fantascienza (l’ho amata nella mia adolescenza ma poi crescendo e conoscendo di più la realtà che le assomigliava, mi creava troppa inquietudine) quando  incontro la serie di ST passo via veloce. E tuttavia mi lascia smarrito quel volto strano del protagonista, accigliato, severo, da Lucignolo che ha stoppato la sua mutazione asinina e si è garantito l’eternità. D’ora in poi, visto la tua domanda, mi soffermerò di più.
Siamo quasi arrivati a Nattìnyo-L, pianeta scenico abitato da alieni che sono tutti Alfieri dello Spazio… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Barbera d'Alba 2001 Conterno consigliata da Nicola Batavia Chef e Patron del ristorante ‘l Birichin di Torino…
Questa Barbera consigliata da Batavia è ottima! Ma lo è in quasi tutte le sue tipologie. Per la prossima volta consiglio anche un bicchiere di Barbera d’Asti “Tre Vescovi” Cantina Vinchio Vaglio. Prosit!
Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy.

 

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commenti presenti

I teatranti come “camminatori di domande”. Splendido! giorgio festanesi

inviato da giorgio festanesi
 

Sono d’accordo al 100 per 100 su quanto Nattino dice sul teatro. E lo dice benissimo. Sara Dominici

inviato da Sara Dominici
 

Avevo letto da qualche parte del MagoPovero ma non conoscevo la casa Degli Alfieri, grazie per avermela fatta conoscere. Sara Dominici

inviato da Sara Dominici
 

Ecco un disegno culturale preciso, si può condividere o no (io lo condivido) ma è puntuale nel dichiarare premesse e finalità. E poi che gioia sapere che c’è gente che fa teatro con tanto amore e competenza! carlotta massari

inviato da carlotta massari
 

Domanda per Nattino. Vivo a Bari. Pensate di venire in tournè dalle nostre parti? Mi piacerebbe vedere un vostro spettacolo Giulio Arcidiacono

inviato da Giulio Arcidiacono
 

Ho letto l’altra intervista con Carella… e sono già intervenuta nei commenti lì. Non voglio essere troppo presenzialista, ma scrivo solo per dire ch qui si capisce che c’è una sostanza teatrale autentica. Anch’io, lo confesso, non conoscevo questa Casa degli Alfieri. Stop. Saluti a tutti. gloria martorella

inviato da gloria martorella
 

“arte e infanzia”, “teatro e natura”, “teatro popolare di ricerca”, ma vi rendete conto di come c’è gente che lavora seriamente? E tanti invece fanno compagnie con personaggi dei reality show di successo in tv. Sarei curioso di conoscere proprio a quanto ammontano i finanziamenti che hanno questi qui. Non mi meraviglierei se fossero del tutto inadeguati all’impresa. Freccia del Parto

inviato da Freccia del Parto
 

Bella conversazione. Domande ben condotte e risposte giuste ma… non conoscere Orlan per uno che fa teatro professionale, via, mi pare un po’ grave. Basta Mettere il nome su internet e vedete che cosa esce fuori! floriana elmo

inviato da floriana elmo
 

Ho scritto a Asti Teatro (a Salvatore Lieto) perché volevo fare lo stagista. Non mi hanno neppure risposto. La prossima volta mi faccio raccomandare da Nattino? Scherzo, naturalmente. Però non mi pare tanto giusto non rispondere. Si può dire ‘no’ e chiuderla lì, ma non rispondere... Attimo Fuggente

inviato da Attimo Fuggente
 

Nattino, sonod’accordo per quanto dici sugli attori a proposito della domanda su Grande. Ma ti chiedo a te che dirigi attori, che cosa sarebbe necessario fare affinché l’attore italiano si trasformasse in quell’interprete che giustamente fatichi a riconoscere. Grazie per la risposta. Aldo Vergara

inviato da Aldo Vergara
 

Premesso che non sono un attore né appartengo ad altri ruoli tecnici in cerca di scritture (sono un insegnante di liceo particolarmente interessato al teatro), è possibile visitare l’impianto della Casa degli Alfieri? Come si fa? mario d’avanzo

inviato da mario d’avanzo
 

Ho visto Scaramouche quest'anno. Mi è sembrato un esempio di buona fusione fra teatro di parola e teatro visivo. V'invito a proseguire di più sulla seconda modalità. Complimenti a Nattino per quest'intervista, puntualissimo marzia de simone

inviato da marzia de simone
 

"La tv non la capisco". Sono d'accordo Nattino. Anch'io la detesto. Ma a te uomo di spettacolo chiedo: che cosa ti servirebbe per capire la tv? erwin

inviato da erwin monaci
 

A Giorgio Festanesi: Grazie per lo "splendido". Grazie anche a Sara Dominici. E' una teatrante? La aspettiamo alla Casa. Un grazie anche a Carlotta Massari. Mandaci notizie di te. alfierihouse@tin.it A Giulio Arcidiacono: quando verremo al sud te lo facciamo sapere, mandaci la tua mail. La nostra è alfierihouse@tin.it A Freccia del Parto: abbiamo sovvenzioni dal Ministero Beni e Attività Culturali, 120.000 Euro, e dalla Regione Piemonte 65.000 Euro, a fronte di un bilancio entrate/uscite intorno ai 600.000 Euro. A Attimo Fuggente: Mi dispiace che Leto non ti abbia risposto, ma non sei il solo. La buona educazione è cosa rara. A Aldo Vergara: il discorso è un po' lungo. Proverò a farlo se mi mandi la tua mail. A Mario D'Avanzo: è possibilissimo visitare la nostra struttura, mettiti pure in contatto con noi. A Marzia De Simone: grazie per il consiglio. A Erwin: non mi preoccupo di non capire la tv. Ho milioni di libri, quadri, poesie...che mi aspettano. Ciao a tutti!

inviato da Luciano Nattino
 

 

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