L’ospite accanto a me è Carlo
Modesti Pauer. Sociologo. Nome maiuscolo del pensiero laico, è oggi
uno dei punti di riferimento per quanti sostengono l’indipendenza
da ogni dogma religioso, da ogni sudditanza al metafisico, e ne studiano
le ragioni storiche e filosofiche.
Non a caso è il curatore della monumentale opera – dieci
volumi di circa 500 pagine ciascuno – “Storia criminale
del cristianesimo” di Karl-Heinz Deschner; la traduzione si deve
a Cristina Colotto, la casa editrice è Ariele. Per procurarsi
questi libri, consiglio di rivolgervi direttamente all’editore:
Piazzale F. Martini 4, 20137 Milano, telefono e fax 02 – 551
82 411, e-mail edizioni.ariele@tin.it .
A proposito di Deschner ricordo che è anche autore di “Il
gallo cantò ancora” e “La croce della chiesa: storia
del sesso nel cristianesimo”, entrambi editi da Roberto Masssari,
il primo nel ’98, il secondo nel 2000.
Ho invitato Carlo a salire quassù in un momento in cui il pontefice
si è scoperto pacifista. E’ proprio vero: non si può stare
mai tranquilli! Eppure, è lo stesso Wojtyla che stringe le mani
a Pinochet, incrementa stragi per Aids nel terzo mondo con la sua politica
sulla natalità, beatifica Pio IX antisemita e nemico del liberalesimo,
e Stepinac complice di delitti degli Ustascia. Insomma, un buon momento
per incontrare Carlo.
Di padre italiano e madre tedesca, ha 42 anni, laureato in filosofia
con specializzazione in estetica, socio-antropologia e in comunicazioni
di massa, si occupa prevalentemente di immaginario, in particolare
della relazione tra mito e società industrializzata e, ancora
più in particolare di immaginario cinematografico. Ha studiato,
infatti, il cinema e il sacro, realizzando una trasmissione per la
Rai sulla storia del cinema e le sue relazioni con il cristianesimo.
Ha insegnato in Francia, Stati Uniti e Germania.
In questo maggio del 2003, data terrestre, lavora ad un documentario
sull’8 settembre ’43, immaginario e morte: la strage di
Cefalonia. Se andate di corsa e volete leggere subito qualcosa scritta
da lui, vi segnalo un breve e interessante studio “Il cattolicesimo
nel XXI secolo”, intervento che potete leggere cliccando su http://www.uaar.it/chi/ateo/2001_4_art2.html
Altre notizie anche su www.nogod.it.
- Benvenuto a bordo, Carlo…
- Pace e prosperità…te lo dico mostrandoti il palmo della
mano nel saluto vulcaniano..
- …allora meriti proprio di assaggiare questo Gutturnio Doc Colli
Piacentini di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi
nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole
che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione
con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma,
chi è Carlo secondo Carlo…
- Un curioso. Vorrei vivere 10000 anni solo per vedere come “va
a finire…”.
Potrei dire che sono un illuso visto che credo nell’onestà intellettuale,
merce rara oggi; in Italia estinta come il Dodo. Il nostro è il
paese che grazie ai 1500 anni d’egemonia culturale “cattolica” ha
sviluppato le forme più raffinate di nepotismo, familismo e
corruzione della storia umana. Quando volevamo pubblicare Deschner
anche le case editrici “illuminate” hanno risposto picche…con
argomenti gesuitico bizantini che nascondevano l’autocensura
introiettata da anni: il vaticano è intoccabile in questa fase,
e gli interessi politici valgono più della libertà d’opinione.
Insomma “Parigi val bene una messa…”.
Poi direi che sono adornianamente disincantato. Non ho più una
grande fiducia nel genere umano, anche se sono convinto che la conoscenza è il
senso dell'essere umani, mi sembra che la sofferenza, anzi il dolore
immenso che produce il conoscere abbia schiantato gli individui gettandoli
nella solitudine delle meschinità personali, delle miserie quotidiane.
In questo l’Italia è all’avanguardia nel mondo,
se guardiamo a ciò che ha espresso la “democrazia”:
un nanetto afflitto da un gigantesco complesso d’inferiorità che
vorrebbe governare il mondo, come il pelato dei film di 007, e per
rendersi simpatico fa le corna come nei film di James Tont quelli con
Buzzanca…
Però continuo a combattere perché sono, come ogni buon
occidentale, sostanzialmente schizofrenico..
- “Storia criminale del cristianesimo”: aldilà della
vastità dell’opera, della documentazione prodotta, qual è secondo
te l’aspetto critico-storico più importante, innovativo,
che si legge in Deschner?
- Paradossalmente è nel tornare ad un approccio prenovecentesco.
Deschner fa una cosa oggi impensabile per un intellettuale: rinuncia
a tutto e dedica la sua vita ad una sola opera, per quanto monumentale,
in cui scommette sulla possibilità di porsi sul crinale assai
pericoloso del rifiuto dello specialismo e della ricerca della divulgazione.
Parla con gli strumenti della scienza storica nella forma della grande
narrazione diacronica. Racconta come un nonno sapiente ai nipoti una
storia. Direi la Storia. In questo senso è un uomo d’altri
tempi e forse solo un tedesco se lo poteva permettere…
Ci dice che il cristianesimo è al centro di ogni orientamento
disciplinare. E non è poco!
Omettere l’aspetto problematico storico religioso (con il punto
di riferimento dell’onestà intellettuale) è la
costante di quasi ogni studioso contemporaneo. Ti faccio un esempio:
uno dei più grandi successi editoriali italiani degli ultimi
50 anni è Il nome della rosa di Eco.
Perché?...
- Già, perché?
- Perché parla di religione e lo fa con classe e molta “furbizia”…poi
pensa ai cosiddetti kolossal cinematografici: La
tunica è il primo cinemascope, Ben
Hur ha preso 11 oscar, e i “sandaloni”, versione
italiana dei “peplum”, hanno fatto arricchire molti produttori.
Penso poi a Pasolini o a Fellini. La ricotta (episodio
di Ro.Go.Pa.G.) fu processato per blasfemia
(come il primo libro di Deschner) e La dolce
vita fu aggredito dai gesuiti con una violenza inaudita (hanno
poi ritrattato 20 anni dopo ed è andata meglio che a Galilei,
riabilitato per evidenza dei fatti 400 anni più tardi). Citerei
inoltre il libro di Bruno Guerri Povera santa,
povera assassina, su Maria Goretti. Lì non vi furono
omissioni e l’onestà ha prevalso. È l’unico
caso, tra le decine di migliaia di pubblicazioni su temi analoghi,
per cui fu istituita una speciale commissione di studiosi cattolici
per somantarne le tesi, i risultati furono poi pubblicati. Il libro
aveva centrato l’obiettivo, restituire dignità ad una
bambina di 11 anni, e soprattutto, e per questo, aveva venduto molto…
Infine guarda la nostra tv: preti, papi, santi, martiri (i carabinieri
vivono del mito di Salvo d’Acquisto), infestano la prima serata
di sei canali nazionali. Se da un lato è la sconfitta definitiva
del cattolicesimo (quello “vero”) divenuto ormai puro spettacolo,
dall’altro è il trionfo del trascendente, del bisogno
primario di conoscenza ancora iscritto nella narrazione mitica. Il
cattolicesimo però non ne può approfittare come vorrebbe,
e come molti credono, perché qualche passo avanti l’abbiamo
fatto e la capacità autopoietica dei singoli innesta nel dogma
elementi “eretici” e “pagani” costruendo microapparati
religiosi à la carte. Quindi
sottraendosi de facto all’ortodossia ratzingeraiana.
Quando Deschner affronta, con una critica radicale, il discorso della
storia del cristianesimo, centra, mi si passi il gioco di parole, la
centralità del problema…ma il problema è che pochi
oggi leggono, specialmente in Italia…
- Qual è il significato positivo sul quale riflettere oggi di
un’etica senza dio?
- Lo svelamento definitivo.
Si è detto che il postmoderno ha svelato il carattere ideologico
degli ideali ottocenteschi (liberalismo, democrazia e socialismo) che
sin qui ci hanno guidato, ma resta il grande problema della metafisica,
dove dio sta per alibi, alibi in quanto strumento per l’organizzazione
della riduzione della complessità, il pilastro su cui poggia
ogni potere. Quindi le ideologie che sarebbero franate col postmoderno
sono in realtà sublimate nell’ideologia della crisi delle
ideologie.
Alla richiesta di senso che viene dai singoli, la nostra società risponde,
attraverso le sue narrazioni (mass media) con la semplificazione della
complessità, cioè ne parla banalizzandola. È il
trionfo della middle class, o meglio della midcult,
la cultura della mediocrità, quanto di meglio per i poteri che
vogliono continuare a governare il mondo indisturbati…pensa alla
faccia di Bush Jr e ti accorgi che non è certo lui il potere,
bensì l’interfaccia che i poteri oggi adottano per parlare
alla “ggente”.
L’etica senza dio prevede la totale assunzione di responsabilità personale
e la convivenza pacifica con l’angoscia di morte. In questo quadro
la conoscenza condurrebbe l’umanità verso lo svelamento
definitivo (compiuto solo da pochi intellettuali), cioè la consapevolezza
piena e serena dell’illusorietà della vita, assieme alla
desiderabile necessità di viverla. Un percorso che l’uomo
a una dimensione, per citare un vecchio best seller, non può e
non vuole compiere. Il vero problema è oggi come diffondere
l’etica senza dio…
- La globalizzazione favorisce oppure no il monoteismo?
- Dipende da che cosa intendiamo per globalizzazione. Se, sbagliando,
pensiamo ad universalizzazione, allora si potrebbe ingenuamente credere
che il destino sia un dio unico. Si accetterebbe la tesi di chi sostiene
che il cristianesimo (il cattolicesimo in particolare) sia la religione
definitiva, il punto più alto possibile nell’elaborazione
d’una teologia. Ma questo è anche il sogno del vaticano
che non a caso si è gettato a capofitto nel processo di “globalizzazione”,
sperando di egemonizzarne gli sviluppi futuri (vedi il caso della richiesta
di perdono pregiubileo: autocertificazione di verginità di quella
tenutaria di bordello che è santa romana chiesa). Ma se per
globalizzazione intendiamo qualcosa che somiglia ad un frullatore,
allora direi assolutamente no. Anzi il ciclo monoteista ha iniziato
da tempo il processo di dissoluzione, mostrando come ciò che
il midcult ritiene essere eterno altro non sia che un momento
della forma del divino e come il divino sia appunto l’espressione
delle culture che in ogni tempo elaborano sistemi religiosi. Un nuovo
politeismo si delinea all’orizzonte…mi piacerebbe come
ho detto vivere qualche migliaio di anni….
- A proposito di globalizzazione e sacro, vorrei ancora restare su
questo tema.
Anche secondo la sociologa francese Danièle Hervou-Leger, si
sta assistendo ad una de-istituzionalizzazione del sacro, in molti
gruppi (anche grandi, si pensi alla new age) si punta a un dio costruito
da abili bricoleurs, un dio fatevelo-da-soli. Ritieni che questa sia
una tendenza che si affermerà nel futuro o è solo una
delle tante mode destinate a tramontare?
- La tendenza del “sacro fai da te” è quanto si
va delineando nel mondo occidentale. Ma non so quanto possa rispecchiare,
anche in futuro, una possibile evoluzione del resto del mondo. Penso
ai quasi tre miliardi di cinesi e indiani.
Certo che se per globalizzazione si intende occidentalizzazione, allora
nel lunghissimo periodo la via sarebbe quella della deistituzionalizzazione,
ma io non credo nell’occidentalizzazione totale. È vero
che l’economia occidentale e le sue forme socioculturali sono
egemoni e propendono ad un neoimperialismo, ma credo che l’effetto “frullatore” ci
riservi qualche sorpresa, una volta si diceva eterogenesi dei fini…
- Non è solo il cristianesimo ad avere prodotto stragi, anche
altre religioni non ci sono andate leggere…a proposito, segnalo
un recente libro di Mark Juergensmeyer, “Terroristi in nome di
Dio”, edito da Laterza…ma, come tu hai sostenuto chiosando
il documento vaticano pubblicato in occasione del Giubileo 2000 ("Memoria
e riconciliazione: la chiesa e le colpe del passato"), la chiesa
di Roma nello svolgere questa operazione, parlando di "riconciliazione",
si pone un preciso fine. Scrivi: “L'ambito di tale operazione è l'ecumenismo,
diretto anche alle religioni non cristiane, ma orientato principalmente
al dialogo e alla pacificazione con le cosiddette chiese sorelle”.
Qual è la necessità che incalza la chiesa in questa scelta?
Fino a farla opporsi alla guerra? Proprio la chiesa che di guerre tante
ne ha fatte, promosse e benedette…
- Prendi il caso della guerra in Iraq. Il papa ha fatto credere a tutti,
anche a scaltri pensatori, di essere veramente quello che va dicendo
dal 1978. Ma è davvero così? Davvero l’appello
accorato alla pace è la via imboccata definitivamente dalla
curia romana? Ma non prendiamoci in giro!..
Il programma ecumenico va difeso con ogni mezzo perché è una
menzogna, dunque più si combatte per affermarne il significato,
più si occulta la sua natura: il cattolicesimo non può essere
ecumenico perché il dogma del primato petrino e dell’infallibilità glielo
impediscono. Ma costruire la credenza della bontà e necessità dell’ecumenismo
(la grande truffa del Vaticano II) è la sola strada, per Roma,
da imboccare per resistere all’attacco della storia, alla guerriglia
della mondanità.
Dopo il lavoro diplomatico svolto negli anni nei confronti dell’islam
e l’apertura di diocesi (anche se fittizie) in zone fino a ieri off
limits, il rischio di perdere in un colpo tutto quanto con i soliti
tentennamenti era troppo grande, di qui il no secco e deciso alla guerra
e il papa addirittura considerato benevolmente da molti musulmani.
Inoltre, come accade spesso in questi casi, c’è l’opportunità di
condannare indirettamente certe posizioni minoritarie interne alla
chiesa protestante, sempre in chiave ecumenica, di cui Bush il minore è espressione.
Qundo si parla di ecumenismo, si deve tenere in conto quei quasi tre
miliardi di cinesi e indiani che ho ricordato prima. La chiesa, che
pensa in termini di millenni, ed è quindi incomprensibile per
il 99% della popolazione, è a loro che guarda, è alla
governabilità della globalizzazione. Roma deve dunque allargare
quanto più possibile le maglie della rete con cui arruola le
truppe, sempre più scarse, di miliziani di cristo. Le sue concezioni
intrinsecamente apocalittiche la obbligano a prefigurare scenari infausti
e perciò si attrezza, come sempre, “con ogni mezzo necessario”…
Baget Bozzo ha strillato tempo fa: "…si dimenticano
i martiri, i cristiani perseguitati nei paesi musulmani…i cristiani
muoiono, papa Wojtyla tace!"
E qui, anche se quella tonaca, craxiana ieri ed italoforzuta oggi,
esagera, qualcosa di vero c'è. Il pontefice, negli ultimi anni,
perfino dopo l’attentato dell’11 settembre, non si è espresso
con la sua solita durezza (riservata, ad esempio, agli abortisti o
ai sostenitori dell’eutanasia) contro gli arrabbiati di Allah…
- Il dialogo con l’islam e il confronto con la globalizzazione
ha un prezzo e questo è l’oblio temporaneo di frammenti
scomodi della propria storia, siano essi i “martiri” delle “persecuzioni” musulmane,
sia che si tratti di personaggi come Oscar Romero, arcivescovo assassinato
sull’altare, dunque martire con la m maiuscola, ma troppo in
odore di marxismo (non è vero, ma è passata questa immagine),
e così la causa è in attesa da 20 anni, mentre per Teresa
di Calcutta o Escrivà de Balaguer abbiamo assistito a uno sprint
da finale olimpica dei 100mt..
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo
crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente
elogiativa…anche se con te un elogio a ST lo voglio sottolineare:
lassù è stato prospettato un futuro in cui non c'è posto
per gli dei del nostro presente e del nostro passato, fondamentalmente
si professa l'agnosticismo…che cosa rappresenta quel videomito
nel tuo immaginario?
- Amo molto ST, la prima serie, ma anche TNG, meno DS9 e ancora meno
Voyager.
Devo dire però che all’epoca mi affascinò di più UFO,
mentre considero “Ai confini della realtà” il prodotto
più alto della storia della SF televisiva.
La cosa più interessante e attuale di ST è la questione
della prima direttiva e le sue inevitabili continue violazioni. Mi
sembra che rappresenti onestamente molte delle cose che abbiamo detto
oggi… la difficoltà della scelta all’interno di
un etica senza dio.
- Siamo quasi arrivati a C-Pauer Modesti, pianeta saggio, abitato da
alieni razionalisti…se devi scendere, ti conviene prenotare la
fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita
la bottiglia di Gutturnio Doc Colli Piacentini di Torre Fornello ….
- Nano! Nano! (amavo Mork e Mindy, soprattutto Mindy…)
- Ed io ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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