L’ospite accanto a me è Giovanni Fabrizio Bignami. Astrofisico.
E’ tra gli uomini di scienza più stimati, non solo in Italia, nel settore della ricerca astrofisica e spaziale Inoltre, figura tra i pochissimi scienziati capaci di diffondere conoscenza in modo scorrevole, efficacissimo, e perfino con spiccato senso dell’umorismo.
Ne è testimonianza il suo più recente, imperdibile, libro Cosa resta da scoprire edito da Mondadori
Margherita Hack ha definito questo volume “Un affascinante viaggio alla ricerca delle prossime scoperte che cambieranno il mondo”.
Accademico dei Lincei e membro dell’Accademia di Francia, è uno che crede non solo nella comunicazione della scienza, ma anche nel fare politica della ricerca.
Ha identificato Geminga, nuova stella di neutroni, e ha diretto progetti internazionali e istituti di ricerca in Italia e all’estero ottenendo in Francia la Legion d’Onore.
Nel luglio 2010, dopo una selezione mondiale, è stato nominato – è la prima volta per un italiano – Presidente del Cospar, il Comitato Mondiale per la Ricerca Spaziale, attivo dal 1958 e che ora conta 44 Paesi Membri.
Nel 2010 ha ricevuto il von Karman Award dell’Int. Academy of Astronautics (nostro primo connazionale dopo Luigi Broglio).
Insegna allo IUSS di Pavia, un’università senza barriere fra discipline.
E’ Presidente dell’Istituto Nazionale di astrofisica.
Ha pubblicato La storia nello spazio (2001); L'esplorazione dello spazio (2006); I marziani siamo noi (2006) da cui è stata tratta l’omonima serie Sky/National Geographic Channel.
Per una sua più estesa biobibliografia: CLIC!
Ancora una cosa: non perdetevi questo video e capirete perché ve lo segnalo calorosamente.
- Benvenuto a bordo, Nanni…
- Bentrovato Armando
- I tre fratelli, Massimiliano, Andrea, Jacopo Arcioni del Centrovini Arcioni, stellare enoteca romana in Via della Giuliana 13, hanno consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo Cabernet Sauvignon Riserva, della Tenuta Pfarrhof… cin cin!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Nanni secondo Nanni…
- Un uomo che ha fatto della curiosità il suo stile di vita. Non solo la curiosità scientifica, propria di ogni buon ricercatore, ma quella più generale, quella curiosità che guida la voglia di sapere, un sapere non limitato ad un singolo campo, che investe tutto, perché la cultura è la cultura, non ve ne sono differenti.
- Immagino siano parecchie le motivazioni che ti hanno spinto a scrivere “Cosa resta da scoprire”. Ti chiedo, se è possibile indicarla, quale è stata quella che più ti ha appassionato…
- Come dicevo la curiosità è un buon motore. Quando mi hanno proposto di fare questo libro ovviamente non ero preparato, non su tutto almeno. Mi è stato facile raccogliere questa sfida, perché il mio sprone principale è la voglia di conoscere, la curiosità di cui ti accennavo. Ed ho scoperto cose che prima non conoscevo e ho avuto conferma di quante sono le potenzialità dell'intelletto umano.
- Scelgo di non dire le 10 scoperte ancora da fare da te indicate nel volume, altrimenti alla Mondadori si arrabbiano, in fondo le librerie stanno lì apposta.
Scelgo, però, di trattenermi su di un tema - tra i tanti temi affascinanti presenti nelle tue pagine - su ciò che ci riserva il futuro.
Tra queste, quella dell’esistenza di altri esseri nell’universo è chiaro che suscita forti curiosità.
Paul Davies, direttore del Progetto Seti nel dichiarare che in mezzo secolo di ricerca non ha ottenuto finora risultati, afferma che, forse, si è sbagliato l’approccio cercando vita simile alla nostra mentre questo potrebbe essere un errore. Il tuo pensiero?
- Credo che gli scienziati che studiano i pianeti extrasolari abbiano abbandonato da tempo l'idea che l'unica forma di vita possibile sia antropomorfica. Sarebbe peraltro un paradosso. Sul nostro pianeta vi sono forme di vita diversissime e di ogni dimensioni. Alcune che vivono in ambienti totalmente ostili per l'uomo. Il problema riguarda più la capacità di riconoscerle. Certo però si parte da ciò che si conosce, quindi è ovvio cercare pianeti che abbiano acqua e ossigeno perché questi due elementi sono sicuramente legati alla possibilità che vi siano forme di vita, come è accaduto sul nostro pianeta
- Uno dei tuoi meriti è di essere tra i rarissimi specialisti capace di comunicare anche ai non addetti ai lavori. In Italia, però, non disponiamo di una diffusa, e soprattutto ben fatta, informazione scientifica che molti preferiscono chiamare “divulgazione scientifica”. Quali le cause?
- Il problema sta nel manico, come si dice. Cosa è la divulgazione scientifica? Perché nel caso della scienza non si può parlare di informazione scientifica? Il fatto stesso di definirla divulgazione presume che debba essere “tradotta” “volgarizzata” per essere insegnata. Ma non è sempre così. A volte le scoperte scientifiche sono informazioni culturali, nulla di diverso.
In tv o sui giornali non troviamo scandaloso o anormale un servizio sul teatro dell'assurdo di Beckett e Jonesco nonostante questo non sia di semplice e generalizzata fruizione. Piuttosto che un servizio sulla pittura metafisica di De Chirico, anche questa non di immediato approccio. Diverso è per la scienza, considerata, per un meccanismo innescato da Croce e da Gentile, cultura altra, o di serie B, per iniziati.
Complici di questo errore sono stati e lo sono ancora gli scienziati stessi. Ma stiamo migliorando.
- In quali campi artistici… arti visive, musica, video, net art, eccetera… oggi trovi da uomo di scienza le maggiori corrispondenze ai tuoi interessi di studio?
- La risposta scontata: in tutti, ed esattamente per quello che dicevo prima. La cultura è cultura.
- Ci avviamo alla conclusione del nostro incontro.
"Non riesco a capire perché le persone siano spaventate dalle nuove idee. A me spaventano quelle vecchie", così diceva John Cage.
Da dove viene quel panico che affligge tanti da spingerli fino alla tecnofobia?
- Credo, invece, che i filo tecnologici siano ampiamente maggioritari rispetto ai tecnofobici. Se esce un ipad nuovo la gente si uccide pur di averlo tra i primi. Non so se è un bene. In realtà l'uomo è un essere superstizioso. Oggi le paure non vengono più, o non del tutto, dalla religione, ma dall'ignoto rappresentato dagli alieni, o dalle incertezze dell'astrofisica riguardo agli effetti di una tempesta solare, all'interazione con il campo magnetico del nostro pianeta. Incertezze che cercano risposte certe ma che alcuni leggono come rischi per il futuro dell'umanità.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Come tutte le fiction di fantascienza o i romanzi, o i film, c'è una ricerca di quello che potrebbe essere il nostro futuro. La cosa che mi affascina di più è che ciò che è all'inizio fantascienza spesso diventa rapidamente realtà e quello che non lo diventa sovente è però una strada che gli scienziati percorrono. Non è un caso che molti scienziati siano stati anche scrittori di fantascienza. E in questo caso siamo di fronte più che alla ricerca della verità scientifica, alla dimostrazione del plausibile, dello spiegabile scientificamente, anche se come sfida a posteriori come è stato per il libro la fisica di Star Trek di Lawrence M. Krauss.
- Siamo quasi arrivati a Geminga, stella di neutroni a te ben nota… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Cabernet Sauvignon Riserva, della Tenuta Pfarrhof consigliata dai fratelli Arcioni dell’omonima enoteca romana… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
- Tornerò di sicuro.
- Ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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