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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L'ospite accanto a me è Enrico Baraldi. Psichiatra e scrittore.
Opera in un reparto per pazienti psichiatrici acuti presso l'Azienda Ospedaliera di Mantova.
Con il suo gruppo di lavoro ha vinto il Premio di Qualità in Psichiatria assegnato dall'Istituto Italiano di Medicina Sociale.
Ha pubblicato per Baldini & Castoldi nel 1994 "Verrà il giorno in cui non ci sarà mai la sera?" scritto con Alberto Romitti. Con Stampa Alternativa nel '96 "L'Aspirina è come Pippo Baudo"; nel '97 "Ti amo da matti"; nel '99 "Ciao amore ciao" e "Cosa è la Psichiatria"; nel 2000: Piccolo Psichiatra; nel 2002 "Il piccolo perverso", ovvero come trasformare in un atto d'amore ogni perversione più nascosta.

 

Benvenuto a bordo, Enrico…
Ciao Armando, è incredibile questo posto: non so più bene dove siamo né che anno corra…mi sento tanto un mio paziente di molto tempo fa…
Voglio farti assaggiare questo Bramaterra delle Aziende Agricole Sella…qua il bicchiere…
Abbi pazienza Armando, ma non berrò vino: no, non è che io sia astemio, ma voglio fare un gesto dimostrativo, sono incazzato coi telegiornali che da centenni trasmettono notizie false, ripetono ad esempio che il vino fa bene, non c'entra col cancro…quando è vero esattamente il contrario…ma le logiche economiche del potere, come vedi, non cambiano mai.
Vabbè, sia come tu vuoi…Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto…
Il mio ritratto? Sono un…piccolo psichiatra.
Kevin Warwick studia l'integrazione Uomo-Macchina innestando chips nel proprio corpo e pensa a nuove tappe del Cyborg Project dall'Università di Reading; secondo i futurologi in un tempo meno lontano di quanto s'immagini impareremo codici capaci di svelare nuovi segreti della natura, passeremo la barriera dell'infinitamente piccolo, si dilaterà la concezione di Spazio, saremo capaci di percepire nuovi stati e livelli di esistenza, la nostra coscienza-mente-identità sarà più vasta e ne saremo consapevoli…quale uomo potrà uscire da queste acquisizioni, quale sarà l'atteggiamento esistenziale che più lo differenzierà da noi?
Oddio ci vorrebbe un…grande psichiatra per rispondere a questa domanda, oppure un piccolo psichiatra un po' bevuto. Scusa, sono in tempo per il bicchiere di vino di prima?…
Certamente sì
Grazie. E' veramente buono. Credo che da quelle acquisizioni a cui ti riferivi, conseguirà un uomo diverso in tutto da quello di oggi, ma uguale in due cose: il bisogno di sentirsi amato e (ahimè) il bisogno di fare la guerra. Quando queste due caratteristiche svaniranno anch'esse, non potremo più parlare di essere umano, ma di un altro genere di creatura. Provo a inventare il suo nome, una specie di excelsette.
L'arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le conoscevamo? Oppure una mutazione genetica?
Ricordo una pubblicità di una volta: due robot umano-simili rubavano un cornetto Algida a un ragazzotto, poi, al battito del loro cuore di panna, correvano lungo una spiaggia e si scambiavano tenerezze mentre la musica di sottofondo suonava Io che non vivo più di un'ora senza te…Ecco l'arte elettronica la vedo come questa canzone che dà una forza sentimentale incredibile a due corpi d'acciaio.
Senza spingerci troppo lontano, quale sarà a tuo avviso il futuro prossimo del rapporto Arte-Scienza?
Ho trovato una paziente, era una maestra elementare, che voleva farmi credere che la cosa più bella al mondo sono i numeri razionali…più belli della Gioconda…più belli del mare…
Sarebbe bellissimo un artista-scienzato in grado di convincere me e tutti che è in effetti così. Una volta avevo cercato di capire che anche i frattali hanno un loro fascino estetico, ma poi avevo optato per una modella dell'epoca, una certa Megan Gale…
"Noi del mestiere siamo tutti pazzi, alcuni sono affetti da gaiezza, altri da malinconia, ma tutti siamo toccati dall'insània", così diceva Byron. L'elenco degli artisti che hanno avuto a che fare con la follia è sterminato, e sembra dare ragione a quanto affermava Byron. L'alterazione mentale è cosa che riguarda principalmente loro? Oppure se raggiungessero altrettanta notorietà avremmo elenchi sterminati di ingegneri, avvocati, impiegati comunali, vigili urbani, e - hai visto mai?! - psichiatri?
C'è chi ha scritto che l'opera d'arte sta alla follia come la perla sta alla conchiglia. Noi che ammiriamo la perla dimentichiamo che è una specie di cancro della conchiglia.
Nel "Piccolo Psichiatra"…scusa la citazione, ma poi che importa? ormai è un libro perso negli spazi siderali…affermo che se il mio vicino di casa parla con la luna finisce che il giorno dopo me lo trovo ricoverato in reparto, mentre Giacomo Leopardi, ancora oggi imperversa col suo Che fai tu luna in ciel?
Voglio dire: per potere dare di matto in modo creativo e costruttivo è necessario essere in possesso di un certo potere oltre che di una certa creatività: all'artista sono concessi comportamenti che in altre categorie di persone la società non tollera, forse anche all'avvocato, ma certamente non in tribunale, forse anche all'ingegnere, ma certamente non quando sta firmando il progetto di un ponte…mi sembra più difficile all'impiegato comunale, magari di un piccolo paese dove tutti lo conoscono…
A Vienna, al manicomio di Gugging, c'è un padiglione chiamato Haus der Künstler, la Casa degli Artisti, dove alcuni ricoverati sono diventati pittori (Walla, Garber, Kernbeis, e altri) riconosciuti anche dal mercato, esposti in una delle più prestigiose gallerie viennesi Galerie Nächst St. Stephen.
Tutta questa broda per chiederti: ma l'arte allora è una malattia o una terapia?
Ti posso assicurare (e so di essere contro corrente) che alcuni quadri di miei pazienti non valgono proprio niente. Attenzione però: non valgono niente dal punto di vista estetico, per loro hanno un significato incredibile. Loro hanno affidato a questa produzione una comunicazione altrimenti impossibile. Il problema è che la comunicazione c'è stata, ma è la comprensione a restare difficile, però, insomma, è già qualcosa…ma rimane comunque assurdo identificare valore terapeutico e valore artistico.
Al San Raffaele di Milano, recentemente, una équipe guidata dal neurologo Stefano Cappa e dal linguista Andrea Moro ha dimostrato che il bernoccolo della lingua risiederebbe nella cosiddetta "area di Broca", questa parte - lo dico a beneficio dei miei avventori - s'occuperebbe solo della sintassi lasciando ad altre zone il controllo della fonetica e della semantica. Si prospetterebbe insomma una verifica scientifica del pensiero del linguista Noam Chomsky sostenitore dell'esistenza di un'impronta comune in tutte le lingue del mondo.
E allora che fine fanno le teorie etniche, quelle sul soggettivismo psichico espresso in virtù della propria lingua da scrittori e poeti? Possiamo abbandonarle?
Credo che tra il nostro cervello biologico e quello che poi, alla fine, noi siamo, ci sia un abisso. Un abisso dove si trovano le nostre storie da bambini, le nostre relazioni importanti, i nostri ricordi, l'ambiente dove siamo cresciuti, le favole che ci ha raccontato la nonna, il nostro maestro delle elementari, il nostro primo amore e quelli seguenti.
E credo che così funzioni anche per i popoli e per la cultura di un popolo e la sua lingua…beninteso con tutto il rispetto per Broca e la sua area, il cui studio è davvero affascinante.
I videogames, definiti da Elio Cadelo "macchine senza lieto fine", sono da tempo al centro di dibattiti scientifici e linguistici. Non vengono risparmiate critiche ai videogiochi, e di chi li gioca esistono ritratti anche dai colori inquietanti. Tu come vedi quel rapporto ludico con la macchina? Quali pulsioni l'agiscono, quali gratificazioni procurano, quali vantaggi (o svantaggi) presentano?
Purtroppo il mio giudizio sui videogiochi è inquinato dall'esperienza professionale.
Vedo troppe persone che si sono rovinate con le "macchinette" che sono vere e proprie trappole mangiasoldi. C'è una vera e propria dipendenza i cui effetti sono davvero tragici. Sembra che ci siano dei farmaci che riescono a limitare questo impulso al gioco: di certo è vero che questo comportamento ammalato è curabile con tutta una serie di interventi integrati. E' utile che questo si sappia per evitare di cadere nel "non c'è niente da fare" o, peggio ancora, nei giudizi moralistici di condanna fini a se stessi.
Siamo a bordo di un'astronave, tu sei uomo di lettere e di scienza, l'occasione è propizia per chiederti: perché da noi non esiste una letteratura di fantascienza?
Il mercato del settore è florido, ma gli editori si dicono costretti a ricorrere a costose traduzioni perché mancherebbero autori italiani. Ti prego, niente forzate risposte patriottiche…
Non si tratta di essere patriottici, ma probabilmente qui da noi c'è meno bisogno di "volare via" con la fantasia. Abbiamo panorami bellissimi e trasmissioni televisive in cui i dibattiti politici sono vere e proprie esperienze… fantascientifiche!
A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, chiedo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta quel videomito nel nostro immaginario?
Ma sai, credo che Roddenberry abbia inventato ben poco, forse Omero ha fatto di più e forse anche il viaggio del Piccolo Principe è altrettanto spaziale. Il mito di fondo, universale, è ancora una volta quello del "viaggio", nello spazio e nel tempo.
Certamente ogni viaggio è soprattutto una scoperta di sé, ma per coglierla ci vogliono davvero due belle orecchie…
Siamo quasi arrivati a Baraldya, pianeta della Galassia Insània abitato da alieni così matti da risultare assennati…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Bramaterra delle Aziende Agricole Sella…Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
Caro Armando, una volta gli psichiatri erano chiamati "alienisti", chissà che io non sia davvero arrivato a casa…allora sono io che ti aspetto, in fondo sono in debito della tua ospitalità…e di un bicchiere di vino!
Verrò a trovarti…ma a casa tua. Sai, fai un mestiere che venirti a trovare sul lavoro potrebbe essere una cosa non troppo augurabile.
Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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Non credo sia necessario fare commenti. Solo che concordo con "abbiamo bisogno di sentirsi amati e(ahimè)di fare la guerra". Le definizioni più semplici sono anche le più giuste, anche se non tutti ci crediamo sempre e ci perdiamo in fiumi di parole!

inviato da marimarina
 

 

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