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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Chiara Simonelli. Psicologa, psicoterapeuta, sessuologa.
È un nome prestigioso non solo in Italia, infatti, ricopre incarichi scientifici in sedi internazionali.
Titolare nel 1993 del primo insegnamento di Psicologia e psicopatologia del comportamento è Professore associato all’Università la Sapienza di Roma della medesima Facoltà.
Più diffuse note biografiche e foto sul sito dell’Istituto di Sessuologia Clinica del quale è membro fondatore.
Molto seguito il blog che conduce su L’Espresso dove sono analizzate tematiche della sessualità nella società dei nostri anni.
Oltre 300 le sue pubblicazioni scientifiche e, inoltre, ricordo i libri:Psicologia e Aids ; Le perversioni sessuali; Psicologia dello sviluppo sessuale ed affettivo; Diagnosi e trattamento delle disfunzioni sessuali.
Lo spunto per quest’incontro prende le mosse dal suo più recente volume (scritto con Filippo Petruccelli, Roberta Grassotti, Francesca Tripodi) intitolato “Identità di genere” (118 pagine, 12.00 euro) edito da Franco Angeli. Il libro raccoglie contributi, derivati dalle plurali specializzazioni professionali degli autori, che vanno dallo scientifico al giuridico.

 

 

Benvenuta a bordo, Chiara
Bentrovato, Armando
La stellata Michelin e stellare chef Cristina Bowerman che illumina l’Hostaria Glass di Roma ci ha consigliato di sorseggiare durante la nostra conversazione una bottiglia di Pinot bianco Vorberg della Cantina Terlan… cin cin!
Ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Chiara secondo Chiara…
Sono una persona appassionata del mio lavoro che amo molto. Sono sposata e madre di una figlia. Il mio gruppo di lavoro è formato prevalentemente da donne ma dal punto di vista clinico ho più pazienti uomini.
La mia più grande passione scientifica è lo studio dell’identità di genere.
E proprio “Identità di genere” s’intitola la tua più recente pubblicazione.
Da quali esigenze di comunicazione è nato?
Questo libro sul transessualismo, dopo aver ritratto il territorio psichico in cui si svolge il dissidio fra un corpo che appartiene a un sesso e si sente, e si vive, invece, del sesso opposto, nasce prevalentemente dall’esigenza di fare chiarezza sul disturbo dell’identità di genere oggi detto disforia di genere. Quest’ultimo termine, usato nel nuovo DSM 5, per dirla in parole semplici, attenua la coloritura patologica rispetto alle definizioni precedenti. Si pensa che in un futuro prossimo possa anche sparire dal Manuale dei disturbi mentali.
Inoltre, abbiamo voluto tracciare anche l’aspetto giuridico connesso perché è di fondamentale importanza in questi casi. Il transessualismo comporta molta sofferenza e un iter psicologico e chirurgico impegnativo su cui gli operatori è bene che siano informati anche se si tratta di una minoranza rispetto a tutte le altre problematiche sessuali.
Sull’identità di genere, da qualche tempo, si notano spazi dati all’argomento da quotidiani, periodici, radio, tv, web.
Quale consiglio dai agli operatori dei media che affrontano questo tema per evitare superficialità e goffaggini?
Difficile dare consigli se non quelli dettati dal buonsenso: non cadere in sguaiataggini, non offrire l’immagine del transessuale come caricatura, e informarsi su testi scientifici, sia pure divulgativi, e non da letteratura giornalistica sensazionalista.
Va detto, però, che, purtroppo, viviamo in una popolazione di scrittori e non di lettori, quindi, qualche voce stonata è pressoché inevitabile.
Vorrei che tu, in sintesi, tracciassi un profilo delle finalità terapeutiche dell’Istituto di Sessuologia Clinica che ti vede tra i fondatori, così come dicevo nella scheda di presentazione.
L’Istituto di sessuologia clinica svolge plurali attività. Oltre alle pratiche terapeutiche, svolte da diversi specialisti (in prevalenza psico-sessuologi, andrologi, ginecologi, endocrinologi, psichiatri) che lavorano in équipe secondo un approccio integrato, si occupa di formare medici e psicologi alla sessuologia clinica attraverso un corso quadriennale. Promuoviamo da sempre la salute sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado, organizziamo eventi e convegni, pubblichiamo da anni la Rivista semestrale di sessuologia clinica, edita da Franco Angeli.
Dopo 10 anni dalla precedente edizione, è uscito, anche in traduzione italiana, il DSM-5, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali utilizzato da voi clinici con giudizi non sempre concordanti. Qual è, circa la parte sessuologica, la tua opinione su questa nuova edizione?
Dopo aver riconosciuto che quest’edizione riporta, finalmente, il passaggio – molto importante – da disturbo a disforia di genere circa attribuzione e riattribuzione del sesso, ho più di una critica.
Questo manuale, diffusissimo nel mondo, è utilizzato per due diversi scopi: uno prettamente clinico e diagnostico e l’altro per la ricerca. Noi come gruppo produciamo molti lavori ed è importante che le definizioni siano inattaccabili. Sui disturbi sessuali femminili la nuova versione è molto controversa e non mi è affatto piaciuta. Crea molti problemi e c’è un acceso dibattito internazionale proprio su questo punto. Intendo dire che non piace a moltissimi altri colleghi. Purtroppo per la futura edizione bisognerà aspettare anni.
Nello scenario odierno dei media, il fetish, va affermandosi in forme sottese e più spesso esplicite. Su quali meccanismi psichici agisce questa forma di comunicazione sessuale che è oggi vistosa nella pubblicità e nella moda? E perché proprio adesso siamo più ricettivi nell’accoglierla?
Perché l’azione trasgressiva attira molto in questo momento storico in cui le relazioni fanno paura o sono vissute come faticose. Il fetish può essere considerato “la madre di tutte le parafilie”: sposta l’attenzione dalla relazione ad un oggetto e rassicura nutrendo il narcisismo.
Giorgio Abraham affermò (Espresso, 5-11-’09): “Le coppie che si dedicano al sadomasochismo sono tra le più stabili e fedeli che abbia visto […] La caratteristica della sessualità perversa è proprio quella di non subire cali del desiderio. Di offrire possibilità di controllo sul piacere che la sessualità normale non conosce”.Sei d’accordo su questa dichiarazione?
Sì e no. Si pensi, ad esempio, al recente successo planetario di “50 sfumature di grigio”, che testimonia la ricerca diffusa di sensazioni forti, di passioni totalizzanti. Tuttavia, oltre ad essere un libro noioso, mette in luce un fraintendimento. Le donne vogliono una relazione appassionata - magari facendo la crocerossina come la protagonista di questo moderno “Io ti salverò” – ma nel sado-maso il rituale è sempre più importante della relazione. Quindi è una bufala! Il campo d’azione della sessualità si arricchisce di gadget ma l’incontro erotico s’impoverisce di fantasia e di scambio proprio per la fissità del rituale… A meno che non si tratti di un gioco, tanto per sperimentare una variazione in una relazione complice.
“La psichiatria organicista”, sostiene Umberto Galimberti, “riduce tutti i fenomeni psichici ai principi che presiedono la biochimica del cervello; la psicoanalisi riduce le manifestazioni della psiche alla dinamica che presiede la sessualità infantile; le neuroscienze riducono gli scenari psichici alle dinamiche dei sistemi neuronali; la genetica riduce i disturbi psichici alla componente ereditaria e solo in seconda battuta ai fattori ambientali”.
Ti chiedo: a quale direzione appellarsi per saperne di più su noi umani?
Ci sono mode pure nella scienza. Recentemente abbiamo avuto anche chi ha parlato di “gene dell’infedeltà” per spiegare il fenomeno del tradimento. Francamente lo trovo ridicolo. Piuttosto penso che la dicotomia fra mente e corpo porti in due direzioni entrambe deleterie: il riduzionismo medico e di contro quello psicologico. Una psicologia disincarnata e un corpo visto meccanicisticamente non sono strumenti utili alla comprensione dell’identità umana. La visione psicosomatica però è filtrata abbastanza nella divulgazione e ora attendiamo di vedere anche quella somato-psichica, cioè l’influenza che il corpo sano o malato esercita sulla mente. Tutto questo alla luce delle risorse e dei limiti storici del singolo individuo e della sua personalità in uno specifico contesto. Questo modello di riferimento si chiamo Bio-psico-sociale e per fortuna in sessuologia ha molto seguito.
Ci avviamo alla conclusione del nostro incontro. Segue domanda delle 100 pistole.
La filosofia transumanista conquista spazio nel dibattito su vantaggi e pericoli del futuro.
Kevin Warwick studia l'integrazione Uomo-Macchina innestando chips nel proprio corpo e pensa a nuove tappe del Cyborg Project dall'Università di Reading; secondo molti studiosi in un tempo meno lontano di quanto s'immagini impareremo codici capaci di svelare nuovi segreti della natura, passeremo la barriera dell'infinitamente piccolo, si dilaterà la concezione di Spazio, saremo capaci di percepire nuovi stati e livelli di esistenza, la nostra coscienza-mente-identità sarà più vasta e ne saremo consapevoli… in quale modo tutto questo potrà influenzare la sessualità umana?
Le tecnologie vicine alla fantascienza possono rispondere a motivazioni arcaiche o innovative e possono cozzare violentemente con l’organizzazione morale di un contesto. Vedi i concepimenti medicalmente assistiti, ad esempio.
Inoltre ricordo che anni fa Piero Angela mi propose una candid camera in cui dovevo chiedere a un gruppo di studenti se erano disposti a farsi clonare e la maggioranza di loro rispose di sì.
Il risultato di quel sondaggio non suscitò in me stupore. Non ho paura del futuro.
Quanto alla sessualità umana in un lontano futuro, non guasta un po’ di prudenza in campo scientifico... troppe variabili fisiche e psichiche rendono azzardate le previsioni. Forse tranne una: il sesso sarà sempre più praticato in senso ludico e non riproduttivo. E forse anche il sistema binario e dicotomico dell’identità di genere verrà scardinato in favore di una maggiore pluralità e flessibilità.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Non sono un’esperta di Star Trek, ne ho viste poche puntate per darne un giudizio esteso, posso soltanto dire che apprezzo di quella serie due cose: è una missione nello spazio non militare ma scientifica; propone un modello di civiltà e convivenza pacifica fra popoli delle Galassie che mi piace.
Siamo quasi arrivati a Simonelli-C, delizioso pianeta abitato da alieni dei quali molti giurano che sia loro apparso un giorno Wilhelm Reich in un orgon box… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Pinot bianco Vorberg della Cantina Terlan consigliata dalla chef Cristina Bowerman del Glass di Roma… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Puoi contarci… che la forza orgonica sia con te!
… ed io  ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuta.

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