L’ospite accanto a me è Sylvie
Coyaud. Giornalista, specializzata sulla comunicazione della ricerca
scientifica; nata a Parigi, vive a Milano.
A Radio Popolare, dal 1977, ha curato "Un salto in libreria",
la trasmissione domenicale dei libri, e dal 1987 "Il Ciclotrone",
un settimanale di scienza. Dal 1987 al 1992 ha condotto il sabato letterario "Carta
Canta" alla Radio della Svizzera Italiana. Dal 1989 al 1996 ha collaborato
alla pagina scienza de “L'Unità”, oggi scrive per "Il
Sole-24ORE-Domenica", il supplemento de "La Repubblica”, "Golem
L'indispensabile", "Keiron", e riviste scientifiche
inglesi.
Dal gennaio 2001 al gennaio di questo 2003, ha tenuto la rubrica quotidiana
sulla ricerca di Radio3: "Le oche di Lorenz". Trasmissione
che è stata espulsa dal palinsesto dopo avere quasi triplicato
gli ascoltatori rispetto alla data di partenza ed aver raggiunto un aumento
dell'80% rispetto al 2001! Inoltre, il suo costo per la Rai era anche
in parte sostenuto da uno sponsor, la Fondazione Sigma-Tau. Come può accadere
una cosa simile che ha suscitato stupore negli ambienti scientifici e
un mare di protesta degli ascoltatori? Semplice. Leggete i nuovi organigrammi
Rai e, come diceva la pubblicità di un purgante, “basta
la parola”, cioè, qui, i nomi.
Se ne volete sapere di più cliccate su www.amicidiradio3.com
La nostra ospite, ha tradotto dal francese alcuni romanzi e dall'inglese
la corrispondenza di Virginia Woolf e Vita Sackville-West, saggi di Richard
Feynman, Lynn Margulis, Joseph LeDoux,
Evelyn Fox Keller, Fred Hoyle, Leon Lederman e altri scienziati;.
Il suo più recente libro pubblicato: Guida
ai musei scientifici d'Europa, scritto insieme a Matteo Merzagora; è uscito nel 2000
edito dalla UTET; è uno strumento utilissimo, come si può notare
già scorrendone l’indice e leggendone estratti disponibili
sul web cliccando su http://web.infinito.it/utenti/t/tecalibri/C/COYAUD-S_musei.htm .
Tra i tanti motivi che ho per ospitarla sull’Enterprise, ce n’è anche
uno di carattere proprio spaziale. “Rosetta” è il
nome della missione dell'Agenzia spaziale europea (ESA) per incontrare
la cometa Wirtanen. Vi lancierà sopra una sonda per analizzarne
la composizione. Bene, la trasmissione "Le oche di Lorenz",
nel 2002 ha seguito passo passo i preparativi di questa impresa scientifica
e Sylvie, perciò, ne è stata nominata madrina. Via, non
mi capita tutti i giorni, sia pure sull’Enterprise, di avere accanto
una madrina spaziale…
- Benvenuta a bordo, Sylvie…
- Grazie dell’ospitalità. Posso appendere qua la tuta?
- Sì, va bene su quell’attaccapanni acromatico agravitazionale.
Ora voglio farti assaggiare questo bianco Ortrugo Doc Colli Piacentini
di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi
nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole
che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione
con i miei ospiti, il tuo ritratto interiore…insomma, chi è Sylvie
secondo Sylvie…
- Una come te e chiunque faccia il nostro mestiere: ficcanaso, chiacchierona,
sempre in viaggio verso qualche posto o persona o idea che non vede
l’ora
di conoscere e di raccontare.
- Ora dì ai miei avventori qual è la principale differenza
fra il linguaggio radiofonico e quello stampato nel comunicare contenuti
scientifici al grande pubblico?
- Cribbio, una domanda seria. Se sapevo, non toccavo quel bicchiere.
Con la voce, si riesce a modulare le parole per tutta una gamma di
emozioni,
significati, giudizi. Pensa alle inflessioni possibili di un “sì” o
un “no” che arrivano fino a ribaltarne il significato. Da
qui l’immediata, temibile potenza della radio, i mille modi per
fare sì che invece di sentirla in sottofondo, la si ascolta
rizzando le orecchie.
Un testo deve catturare l’attenzione all’inizio della prima
riga, e continuare a farsi leggere modulando sintassi e lessico. In genere,
lo facciamo in modo più maldestro; nella storia dell’evoluzione,
abbiamo imparato prima a parlare, nello scritto, siamo dei novellini.
Il gergo degli scienziati – o degli idraulici o degli sportivi – è pieno
di termini incomprensibili se non si sa come e perché sono stati
adottati o coniati. Il “campo” di Higgs non è uguale
a un campo di grano. E’ una risposta, astratta, alla domanda: come
ha fatto l’universo a riempirsi di materia tangibile, quella
di cui sono fatte le stelle, la Terra, noi? Eppure evoca il campo del
contadino,
pieno di particelle/pianticelle che crescono e si trasformano ondulando
nel gran vento di energia prodotta dal Big Bang. Per farla breve, fuori
dalla matematica che o la sai o non ha senso, parole e idee venute
da gente come noi devono essere comprensibili anche a noi, almeno quel
tanto
che basta a intenderci, visto che non dobbiamo farne un uso professionale.
Un’avvertenza: la scienza si fa e si scrive quasi tutta in inglese,
con tutti i problemi relativi all’influenza delle forme linguistiche
sui contenuti. Li lascio perdere o non finisco più.
- Il web è ricco di molti siti d’informazione ben attrezzati
sulle Scienze. Ritieni che sulla Rete la divulgazione scientifica abbia
trovato già un proprio linguaggio, oppure non ancora?
- Il web ha tutte le nostre qualità e i nostri difetti. Ce n’è per
tutti i gusti e per tutte le età, per cui non esiste un unico
linguaggio. Mentre i termini scientifici sono condivisi da chiunque fa
ricerca nella stessa disciplina o tendono a diventarlo dopo un po’,
per il resto comunichiamo con mezzi che variano da luogo a luogo. Per
di più, non c’è una scienza, ma migliaia, ognuna
con la voglia di contattare ogni pubblico immaginabile. A scopo didattico,
divulgativo, propagandistico, ludico, eccetera. Perciò i web si
moltiplicano e sono come gli altri media: per sceglierli consapevolmente,
bisogna conoscerne il contesto, se qualcuno li paga e perché.
- In Italia sono stati tagliati i fondi per la ricerca scientifica,
non pochi scienziati emigrano (Zichichi, quindi, resta purtroppo fra
noi,
non appartenendo alla categoria citata). Tu, dal tuo osservatorio privilegiato,
per i flussi di comunicazione che ricevi e analizzi, dicci com’è vista
all’estero l’odierna situazione italiana…
- Anche altri paesi europei stanno tagliando i fondi, ma secondo criteri
espliciti: merito, ricadute sociali, interessi industriali e politici,
eccetera...Nelle decisioni del governo italiano, quello che colpisce
gli stranieri è l’incoerenza. Vengono puniti gli istituti
che più rispettano le linee guida – produttività,
efficienza, e altro ancora – emesse dallo stesso governo. O si
taglia a caso, senza vedere i nessi fra i laboratori e che se ne strangoli
uno, magari ne asfissi dieci.
L’estate scorsa è circolata una bozza di riorganizzazione
degli istituti che ha molto divertito le riviste Science e Nature. Forse
era dovuta a una matricola in organizzazione aziendale. Aveva una visione
della ricerca di una semplicità commovente. Rozza, ingenua e
presuntuosa, somigliava alla versione inglese dei web governativi uscita
a fine 2001,
fatta con un programma di traduzione. Un capolavoro di incompetenza.
- Come immagini il futuro del rapporto fra Arte e Scienza?
- Come il suo passato. La prospettiva è un’invenzione dei
pittori. Hanno “mostrato” che quanto l’osservatore
vede dipende dal luogo in cui si trova. Guarda caso, poi Copernico si è messo
nei panni di un osservatore fuori dalla Terra e ha “dimostrato” che
girava attorno al Sole. Dürer ha insegnato come guardare e disegnare
a due generazioni di anatomisti. Le scoperte scientifiche stimolano gli
artisti, non solo gli scrittori di fantascienza. Pensa alla struttura
a doppia elica del DNA, scoperta 50 anni fa, che ha ispirato scultori,
pittori, e anche il webmaster del tuo sito. Ai frattali – una geometria
che pur ripetendosi produce forme inattese – che si sono fatti
strada dai titoli di testa dei film di James Bond alla carta da parati.
Ipotesi e risultati scientifici hanno bisogno di rappresentazioni per
essere comunicati, per avere un’esistenza per gli altri. Le arti
anche, e questo bisogno continuerà ad accomunarle, immagino.
- A proposito di arte e scienza, mi piacerebbe raccogliere un tuo giudizio
sull’Oulipo – movimento da me molto amato – creato
da letterati francesi molti dei quali erano studiosi di matematica…
- I matematici e i poeti dell’Oulipo sono incantati dagli effetti
imprevisti delle regole. Esempio. Dato un vocabolario, un insieme finito,
e un sonetto altrettanto finito, si sostituisce ogni parola del sonetto
con quella che nel vocabolario sta sette lemmi dopo la prima (P+7). Basta
darsi la regola P+8, uno spostamento minimo, per ottenere un risultato
diverso. Allo stesso modo, la lingua, la musica hanno un insieme di regole
e notazioni finito ma variazioni infinite. Exercices
de style di Queneau,
La Disparition di Perec ricordano qualcosa che suscita meraviglia nei
biologi: quando si tratta di vita - una lingua, un organismo, fa lo stesso
- nessuna regola elimina il caso e la varietà che ne consegue.
- L'arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo
fisico delle arti così come le conoscevamo? Oppure una mutazione
genetica?
- Oh bella. La domanda mi spiazza. Ero convinta che ogni arte s’ispirasse
al reale, alla fisicità del mondo per produrne una rappresentazione,
non una copia con identici materiali, e quindi che l’arte elettronica
proseguisse sulla strada di quella rupestre di Altamira o Lascaux.
Sbagliavo?
- Chissà…fra qualche giorno avrò qui ospite Chris
Cunningham e girerò a lui il tuo interrogativo…
Non pochi sostengono che oggi l'avanguardia non appartenga più alle
arti ma alla scienza…si pensi, ad esempio, alla fisica delle particelle,
come ha sostenuto qui tempo fa Luigi Malerba...è un giudizio
che ti trova d'accordo, oppure no?
- A occhio, direi che c’è un’avanguardia finché qualcuno
- principe, stato, insomma un mecenate - garantisce con soldi e mezzi
di produzione la libertà intellettuale. Chi glielo fa fare, al
principe? A cosa gli serve una statua o la data di nascita dell’universo?
La prima a darsi piacere ma anche a farsi propaganda, è un’arma
psicologica contro i rivali. E la seconda?
Forse dopo aver dimostrato la propria utilità sfornando l’arma
atomica, i fisici hanno avuto più potere contrattuale nei confronti
del committente. Potrebbero essere presto soppiantati dai biotecnologi,
dato che la competizione economica è la prosecuzione della guerra
con altri mezzi. Non è una gran risposta, ma avanguardia è una
parola militare e mi ha rammentato un fatto sconsolante: molta, moltissima
ricerca è militare.
- Kevin Warwick studia l'integrazione Uomo-Macchina innestando chips
nel proprio corpo e pensa a nuove tappe del Cyborg Project dall'Università di
Reading; secondo i futurologi in un tempo meno lontano di quanto s'immagini
impareremo codici capaci di svelare nuovi segreti della natura, passeremo
la barriera dell'infinitamente piccolo, si dilaterà la concezione
di Spazio, saremo capaci di percepire nuovi stati e livelli di esistenza,
la nostra coscienza-mente-identità sarà più vasta
e ne saremo consapevoli…voglio fare con te, o mia Sibilla, un gioco
spericolato: quale uomo uscirà da queste acquisizioni, quale sarà l'atteggiamento
esistenziale che più lo differenzierà da noi?
- Credo che la coscienza non esista fuori da un corpo, cyborg o meno,
e dai suoi rapporti con altri corpi e oggetti del mondo: nasce e cresce
nella tensione tra sé e altro da sé. Rimando per brevità a
due saggi illuminanti: Possible Worlds di J.B.S. Haldane, breve, insuperato
anche se scritto negli anni Venti, e Post-Human di Roberto Marchesini
pubblicato nel 2002 da Bollati Boringhieri. Più altro da sé i
nostri discendenti saranno capaci di capire e amare (e chissà,
esserne riamati, anche se è una macchina), più vorrò essere
al loro posto e condividerne il nuovo atteggiamento esistenziale.
Non ci sarò più e la frase va messa al condizionale,
ma in italiano non ci riesco!
- Siamo verso la conclusione del nostro viaggio e…beh, lo avrai
capito…una domanda su “Le oche di Lorenz” non può mancare.
Non sto qui a chiederti perché hanno deciso di chiudere quella
trasmissione perché, già lo so, sono domande da rivolgere
a qualche medico del pronto soccorso della neurodeliri. A te che, per
la prima volta nella storia della radio pubblica italiana, sei riuscita
a coinvolgere centinaia di migliaia d’ascoltatori su contenuti
della ricerca scientifica, chiedo un sintetico bilancio di quella esperienza…
- Parlandone tra Oche – a turno, gli ex ricercatori Silvia Baglioni,
Matteo Merzagora, Luca Tancredi Barone e Federico Pedrocchi – sempre
più sbalordite dai dati Audiradio, ci siamo dette che gli ascoltatori
di Radio3 erano proprio come noi, curiosi, affascinati – anche
indignati a volte – dalle mille cose che la ricerca ha da dire
su ogni aspetto del mondo. Merito degli scienziati disposti ad aiutarci,
a darci tempo e idee, a parlare del proprio lavoro come si fa con amici,
ben disposti ma critici. A loro e agli ascoltatori, dobbiamo due anni
felici.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
infliggo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta quel
videomito nel nostro immaginario?
- La stessa promessa che ci faceva quando lo guardavamo da piccoli: ci
sono altri mondi da scoprire, a cominciare da quelli che ci inventiamo.
- Siamo quasi arrivati a Wirtacoynenaud ex cometa trasformatasi in
pianeta abitato da oconaute aliene…se devi scendere, ti conviene prenotare
la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita
la bottiglia di Ortrugo Doc Colli Piacentini di Torre Fornello…Però torna
a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Non mancherò. Che lo spazio-tempo ti conservi buono come il
tuo vino.
- Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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