L’ospite accanto a me è Lorenzo Montali. Tra i fondatori del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo sulle Affermazioni delle Pseudoscienze), ne è stato fino al 1998 il Segretario Nazionale, oggi è il Vicepresidente di quel Comitato.
Laureato in filosofia con una tesi di psicologia sociale sul fenomeno delle leggende urbane, ha un dottorato di ricerca in psicologia ed è professore associato di psicologia presso il Dipartimento di psicologia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Nel 1988, con una borsa di studio messagli a disposizione da Piero Angela, ebbe modo per alcuni mesi di seguire negli Stati Uniti il lavoro del Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, oggi CSI e di realizzare il numero zero di una newsletter che sarebbe diventata col tempo “Scienza & Paranormale” (2006 – 2009), inoltre di organizzare un primo incontro a Torino, nell’ottobre 1988, da cui sarebbe nato il CICAP.
Nel 2003 ha pubblicato il suo primo libro: Leggende tecnologiche (Edizioni Avverbi).
Dal 2005, è il direttore della nuova rivista del CICAP: Query. La scienza indaga i mysteri
- Benvenuto a bordo, Lorenzo
- Grazie, mi auguro sia un viaggio divertente anche per i tuoi lettori
- La stellata e stellare chef Cristina Bowerman che illumina il Glass di Roma: ci ha consigliato di sorseggiare durante la nostra conversazione una bottiglia di Pinot bianco Vorberg della Cantina Terlan… cin cin!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel
manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Lorenzo secondo Lorenzo
- Una persona con una grande curiosità e una passione per le storie. Le storie che costruiamo e ci raccontiamo per capire e spiegare il mondo intorno a noi. Storie che talvolta scopriamo essere false o solo parzialmente corrispondenti alla realtà. E questo ci costringe a riflettere su quanto sia difficile per ciascuno di noi determinare con chiarezza i confini tra vero e falso
- Come ho ricordato prima, sei tra i fondatori del Cicap, quindi puoi riassumere quando, dove, su quale progetto nacque il Comitato
- Lo spunto iniziale fu una trasmissione di Piero Angela che era andata in onda già nel 1976, Viaggio nel mondo del paranormale. Fu la prima trasmissione che parlava di fenomeni misteriosi e paranormali in maniera seria e scientifica, cercando cioè di verificarne la reale consistenza con l’aiuto di esperti e scienziati. Fino a quel momento infatti, questi temi erano stati presentati acriticamente sui mass-media, semplicemente presentando come vere le affermazioni di chi in quei fenomeni credeva o addirittura di chi dalla presunta esistenza di poteri paranormali traeva un vantaggio economico. Per alcuni anni Angela lavorò alla costituzione di un gruppo che potesse fare continuativamente ricerca e divulgazione su questi temi e poi nel 1988 il progetto prese la luce anche grazie al fatto che io e Massimo Polidoro, l’attuale Segretario, ci impegnammo proprio sul fronte organizzativo.
Da allora siamo molto cresciuti, abbiamo circa 1500 soci in tutta Italia, diversi gruppi regionali attivi, abbiamo pubblicato moltissimo materiale e ogni anno organizziamo in tutta Italia centinaia di conferenze pubbliche, interventi nelle scuole, iniziative speciali come la Giornata anti-superstizione che si tiene un venerdì 17 e siamo presenti sui mass-media portando il nostro punto di vista e la nostra esperienza
- L’ultima lettera dell’acronimo Cicap una volta stava per “paranormale”, adesso quella P sta per “pseudoscienze”. Quale ragionamento ha suggerito questo cambiamento
- La constatazione che quel mondo è molto cambiato, in parte anche grazie all’azione di Comitati come il nostro. Oggi lo spazio che viene concesso ai classici fenomeni paranormali sui media è molto ridotto. In compenso proliferano teorie pseudoscientifiche, per esempio in campo medico, alimentare o psicologico, oppure teorie del complotto, che sono spesso costruite su affermazioni di tipo pseudoscientifico, come per esempio quella sulle scie chimiche. Ci siamo quindi resi conto che la parola paranormale rappresentava una porzione ormai piccola dei temi di cui ci occupavamo e che era necessario usare un termine più ampio e più corrispondente alla sfera delle nostre reali attività
- La rivista Query da te diretta: le sue finalità e il linguaggio scelto per raggiungerle
- Query si occupa di mysteri, per riprendere il fumetto Martin Mystere, cioè di tutti quei temi e fenomeni che vengono presentati come misteriosi e inspiegabili, ma che se esaminati da vicino, con attenzione, serietà e rigore, si rivelano fenomeni spiegabili. Ma soprattutto Query ha l’ambizione di partire dall’analisi e dalla ricerca su questi temi per parlare di scienza e di metodo scientifico. Non ci interessa quindi fare una rivista per ‘sbufalare’ o negare l’esistenza di qualcosa, ma il nostro obiettivo è quello di ragionare criticamente e secondo un approccio scientifico basato sui fatti. Siamo una rivista divulgativa e quindi cerchiamo di usare un linguaggio alla portata di un lettore che sia interessato a questi argomenti pur non essendo un esperto
- Quale meccanismo psicologico induce a reputare per vere cose impossibili? Perché affascina il convincimento che un mondo senza misteri sia meno meraviglioso di uno popolato da enigmi, meglio ancora se tenebrosi?
- Non credo ci sia una risposta univoca a questa domanda, in primo luogo perché le credenze sono fenomeni complessi e che variano nel tempo, per cui è difficile ipotizzare una causa univoca e costante. Si tratta cioè di fenomeni culturali e noi siamo in primo luogo fortemente orientati a credere in ciò che una certa cultura ci tramanda come vero.
E poi in effetti un mondo senza misteri, cioè senza domande da porsi, è meno affascinante di uno popolato di enigmi, ma questa non è la nostra condizione. Noi viviamo immersi nei misteri e sono proprio questi che giustificano il fatto che continuiamo a praticare la scienza, come tentativo di trovare risposte che al momento non abbiamo. Non dobbiamo quindi demonizzare la curiosità o il fascino verso ciò che è incomprensibile. Quello da cui, secondo noi, dobbiamo rifuggire è invece la risposta semplice: lo dicono gli astri, è un giorno sfortunato, se faccio questo rito tutto andrà bene
- E quale processo psichico spinge tanti a voler conoscere il futuro attraverso chiromanti e pitonesse
- Noi abbiamo un fondamentale bisogno di controllo del mondo intorno a noi. Da un punto di vista adattivo questo bisogno ci ha aiutato a sopravvivere. E cosa c’è di meno controllabile del futuro? Ecco allora che chiromanti e simili forniscono delle risposte che possono rassicurare rispetto a temi sentiti come pressanti e angoscianti da alcune persone che stanno vivendo situazioni di difficoltà nelle quali certezze e punti di riferimento son venuti meno
- Internet ha ridotto o favorito la diffusione della credulità in astrologia, maghi e fattucchiere
- Internet contiene tutto e il suo contrario: la voce di chi crede e sostiene l’esistenza di certi fenomeni ma anche le testimonianze e gli argomenti di chi ragiona criticamente su questi temi. Peraltro non possiamo sostenere che la credenza in questi fenomeni sia in crescita, internet è come una grande arena, nella quale si confrontano versioni e posizioni diverse, dipende da chi lo usa decidere se si accontenta di una versione rassicurante e semplice, per quanto mysteriosa, o se vuole approfondire e provare a sfidare sul piano delle prove ciò che viene presentato come straordinario. In questi casi, infatti, noi suggeriamo sempre che un buon criterio per valutare la credibilità di una storia è che “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”. Se queste mancano, ci troviamo sempre di fronte a storie inventate di sana pianta
- A te, studioso delle leggende metropolitane, chiedo: esiste una somiglianza fra la struttura comunicativa di quelle leggende e la narrazione del paranormale
- Direi almeno due. La prima è nel processo di diffusione: in entrambi i casi il racconto di chi ci è socialmente vicino, che si tratti di una leggenda o di una storia paranormale, implica un maggior grado di veridicità attribuito alla storia da chi la ascolta. In secondo luogo le due narrazioni sono accomunate dal presentare una versione ‘eccezionale’ e straordinaria della realtà, che ne giustifica il racconto.
- Si nota spesso una paura che, talvolta, sfiora il terrore nei confronti della scienza.
Da dove viene quel panico
- Non esiste una generica tecnofobia: l’uso di massa del telefonino e del computer dimostra che se le persone ritengono che una certa tecnologia sia utile e non dannosa la usano senza problemi. In altri casi invece una parte dell’opinione pubblica può avere delle riserve o delle difficoltà, che sono legate a diverse dimensioni: possono ritenere che certe tecnologie siano troppo rischiose, o poco utili o moralmente inaccettabili. Solo se si comprende la natura di queste motivazioni è possibile costruire un dialogo che possa eventualmente portare a un loro superamento.
Ancora diverso è il caso di alcune specifiche paure, per esempio che i vaccini provochino l’insorgere di patologie quali l’autismo. Qui si tratta di una vera e propria menzogna che è stata costruita e divulgata da un ricercatore che aveva volutamente diffuso dati falsi, smentiti da tutta la ricerca successiva. Il problema è che se una storia entra in circolazione diventa poi molto difficile smentirla con efficacia
- Qual è il tuo giudizio sulla divulgazione scientifica in Italia attraverso i media: dalla radio alla tv, dalla stampa ad internet
- Non voglio dare giudizi generici anche perché non è il mio ambito di attività professionale. Se guardo però al modo in cui si parla dei fenomeni misteriosi di cui ci occupiamo anche noi osservo una tendenza a spettacolarizzare e meravigliare più che a presentare una informazione corretta. Da questo punto di vista quindi ci sono amplissimi margini per migliorare la qualità delle informazioni fornite al pubblico. se lo si vuole
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo, crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei…che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende
- Star Trek rappresenta soprattutto un ricordo d’infanzia, un telefilm diverso dagli altri per contenuti e personaggi in cui la cosa che mi aveva forse più colpito e entusiasmato era la tecnologia del teletrasporto: peccato sia rimasta solo nella fiction!
- Siamo quasi arrivati a Montalia-L, pianeta abitato da alieni che hanno per motto che guida la loro vita una frase di Nietzsche: “Si eviti di considerare la cosa non spiegata e oscura più importante di quella spiegata e chiara”… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista… però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh
- Ti ringrazio dell’ospitalità e invito i tuoi lettori terrestri più curiosi a diventare Soci del CICAP e ad abbonarsi a Query: troveranno tanti argomenti di grande interesse e una comunità di persone che si impegna per diffondere il valore della ragione, della scienza e della ricerca.
- … mi associo al tuo invito e ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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