L’ospite accanto a me è Emanuela Audisio. Giornalista.
Nel maggio scorso di quest’anno terrestre 2005, durante un reportage sul Festival “Nuovo e Utile” dedicato alla creatività, la ebbi fra i miei ospiti e vi promisi che presto l’avrei invitata in questa taverna spaziale per ascoltarla più a lungo perché è una che assai mi piace come ragiona e come scrive. Promessa mantenuta. E poi, Emanuela nello spazio non dovrebbe sentirsi a disagio perché, come vi dirò fra poco, anche con il volo ci sa fare.
Emanuela – Manu, per gli amici – è stata tra le più giovani pilote italiane, brevetto di 1° e 2° grado conseguito presso l’Aeroclub di Fano (Pesaro). Laureata in Scienze Politiche, è inviato speciale del quotidiano ‘ la Repubblica’, segue sport, cronaca, esteri.
Unica donna ad aver vinto il Premio ‘Gianni Brera’, è stata la prima giornalista italiana a seguire con continuità i giochi olimpici, le Coppe del Mondo di calcio, i Mondiali di boxe, d’atletica, di ciclismo, di basket, non occupandosi dunque di uno sport in particolare ma di molti, trattando non solo di cronaca sportiva, ma anche dei vari aspetti sociali ed economici che il gesto sportivo provoca, nonché le reazioni e le conseguenze che hanno su chi lo compie.
E’ autrice di tre documentari storici: “ Le streghe della notte”, “ La casa sul lungofiume”, “ Il Giudice dei Giusti”. Ha pubblicato “ Bambini infiniti” (2003), ritratti d’uomini e donne di sport, per un piccolo assaggio cliccate qui: http://www.repubblica.it; “Tutti i cerchi del mondo” (2004), un viaggio-reportage attraverso i cinque continenti per capire cosa c'era di vecchio e di nuovo nelle nazioni che si accingevano con i loro atleti alle prime Olimpiadi d’Atene del XXI secolo: http://www.stradanove.net.
Riesce a fare d’ogni suo articolo un microsaggio sull’evento osservato ritraendone pulsioni e repulsioni, sfondi esistenziali e atmosfere storiche.
Di penne così: poche poche, credete a me, roba rara.
- Benvenuta a bordo, Emanuela …
- Grazie mi metto comoda.
- Il patron del ‘Web and Wine’ di Volterra, Enrico Buselli, mi ha consigliato di assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo “ Commendator Enrico” segnalandomi in Spacefax che, cito le sue parole: ”…è un Rosso di Toscana, Tipologia: I.G.T. Azienda: Lornano , Luogo di produzione: Monteriggioni (Siena) , Vitigni: 40% Cabernet Sauvignon, 40%Merlot, 20%Sangiovese. Anno di produzione: 2001”…qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Emanuela secondo Emanuela…
- Una che non mangia fegato, peperoni, melanzane, funghi. Più interiore di così si muore, parlando di fegato.
- Com’è nata in te la vocazione al giornalismo e, in particolare, a quello sportivo?
- Stavo nel deserto, non avevo un accidenti di nessuno con cui parlare e fantasticare. Un giorno in Iran vidi un uomo seduto su una cassetta della frutta, davanti a lui una coda di gente che aspettava il suo turno. Quell’uomo scriveva le lettere per chi non sapeva scrivere. E lo pagavano pure. Mi dissi: però sarebbe bello un giorno scrivere delle lettere per gli altri ed essere pure pagati.
- In quelle lettere che per nostra fortuna da allora scrivi, qual è per te la differenza tra informazione e comunicazione?
- Si informa a che ora arriva il treno. Si comunica il rumore che fa, come sferraglia, come hai paura che la bottiglia che hai messo sopra il portabagagli cade, che quando vai a fare la pipì nel cesso cadi dentro al buco, che se metti la testa fuori e fai lo stupido un altro treno te l’accoppa.
- Sei una alle prese con la scrittura tutti i giorni. Mi piace sentire la tua opinione sull’argomento che segue. L'Associazione ‘ La bella lingua’, ha redatto tempo fa un manifesto in difesa della lingua italiana sottoscritto da molti autori e operatori culturali; per citarne solo alcuni: Guido Ceronetti, Francesco De Gregori, Ernesto Ferrero, Vittorio Sermonti, Luciano Violante, e tanti altri.
Da chi e da che cosa, secondo te, va difesa oggi la lingua italiana? Ammesso che vada difesa, s’intende…
- Dall’ignoranza: si dice nike (pronuncia niche) e non naiki perché è greco e perché la Grecia sta appena a un’ora di volo da noi. Dalla banalità: per cui il coltello è sempre insanguinato, la pistola è sempre maledetta, le lamiere sono sempre contorte e tutto questo alle prime luci dell’alba… esistono le seconde?
- Nel 1940, Johan Huizinga, in “Homo Ludens”, scriveva: “Lo sviluppo dello sport dall’ultimo quarto dell’800 in qua, promuove il fatto che il gioco è preso sempre più sul serio. Le regole si fanno più severe […] col disciplinamento del gioco, va perduto qualche cosa della pura qualità ludica. Il che si vede nella distinzione tra professionisti e amatori […] nella società moderna lo sport diventa un elemento sui generis, non più gioco, ma nemmeno serietà”.
E’ un’analisi ancora valida?
- No, non più tanto. Condivido di più l’analisi di Guy Debord sulla società dello spettacolo.
- La politica ha usato spesso lo sport per propri scopi. Non solo le grandi dittature di ieri e di oggi, ma anche – ne sappiamo qualche cosa pure in Italia ai nostri giorni – le democrazie.
Tu, che hai conosciuto tantissimi noti campioni, quali conclusioni generali (aldilà, quindi, di singoli casi, Tommie Smith per dirne uno) ne hai tratto: ne sono consapevoli? Ne sono felici? Si angustiano? Se ne fregano?
- Ci sono casi diversi. In genere lo sportivo vince per se stesso ma ci sono alcuni di loro che capiscono il valore di comunicazione dello sport e cercano di usare la loro popolarità non in maniera minimalista e cioè non solo per lo sport. Poi ci sono quelli che vogliono solo giocare evitando qualsiasi altra implicazione e compromissione. Lo sportivo in genere non si accorge di essere invaso e requisito da una forza esterna al suo gioco. Lo sportivo è un bambino che pensa di piacere a tutti solo per il fatto di essere bello. Qui sta la sua incoscienza.
- Specie con l’avvento della televisione satellitare, si è infittita la presenza della boxe in tv. Le riunioni trasmesse, spesso di mediocre livello tecnico, sono assai seguite.
Si direbbe che al pubblico basti vedere due che se le suonano. Che cosa vedi in questi fenomeni? Rollerball è dietro l’angolo?
- Non tutti capiscono Shakespeare, ma tutti capiscono il sangue di una botta in faccia. La boxe è elementare come la guerra, non c’è bisogno di spiegarla, anche le donne la capiscono subito. Io ho mia madre che alla notizia del gol chiede ancora “ma è un bene o un male?”. Invece davanti a un uomo a terra non lo chiede.
- Da tempo ho una curiosità inesaudita sul mondo della boxe. Averti a tiro è un’occasione troppo ghiotta, non me la lascerò sfuggire. Nessun ciclista, tennista, podista, calciatore, e via elencando, si sognerebbe di tornare all’attività agonistica dopo una certa età. Nel pugilato, invece, la cosa accade pur essendo uno sport più duro di tanti altri. I risultati sono spesso catastrofici, ma continua a succedere. La risposta va cercata in testi di scienze sociali o di neuroscienze?
- La risposta va cercata in chi non ha le stesse quote di fegato, cervello e polmoni.
- Ci avviamo alla conclusione. Due domande in una, lo ammetto: sono ingordo.
Nel panorama giornalistico italiano, ben tre quotidiani sportivi.
Come giudichi questa cosa? Ti rallegra?... Ti rattrista?
E inoltre : che cosa manca al giornalismo sportivo italiano che mi pare invaso da ogni parte da biscardate e varrialate?
- Non mi rallegra perché sono tre servitori di tre padroni.
Che cosa manca al giornalismo sportivo italiano? Manca l'Europa e un po' di mondo: il confronto con quello che capita all'estero in tema di sport, sia come suo consumo che come organizzazione. Manca la capacità, la vitalità di aprire lo sport a letture più moderne, manca la voglia di non rassegnarsi a giocare al ribasso, a vecchie retoriche e ideologie.
Manca documentazione, ricerca della verità, forza, consapevolezza del proprio ruolo.
Manca la maturità per abbandonare la ricchezza del patrimonio sportivo passato e saperlo rivitalizzare in maniera più onesta e contemporanea. Si subisce, ci si difende con dinamiche medioevali, invece di darsi nuove armi per capire dove sta andando lo sport. Lo sport deve continuare a essere un compagno di gioco quotidiano, non una favola da ascoltare prima di andare a letto .
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa … che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Io non porterei mai una navicella in divisa.
- Siamo quasi arrivati ad Audìsya, pianeta agonistico abitato da alieni che sono tutti bambini infiniti… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di “ Commendator Enrico ” consigliata da Enrico Buselli dell’Enoteca Web & Wine di Volterra … Però torna a trovarmi, io qua sto…
- Buon volo, gente. Come disse quel ciclista, saluto tutti miei genitori.
- Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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