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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

 L’ospite accanto a me è Francesco Pallante. Docente di Diritto costituzionale nell’Università di Torino dov’è nato nel 1972.
Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università dove oggi insegna, ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato e ha lavorato per il Consiglio regionale del Piemonte. Negli stessi anni ha conseguito il dottorato di ricerca in Diritto pubblico.
Con Paolo Di Motoli ha scritto il libro Morire per Gerusalemme. Storia delle guerre per la città santa dagli inizi del novecento ad oggi (Datanews 2004). Ha pubblicato la monografia Il neoistituzionalismo nel pensiero giuridico contemporaneo (Jovene 2008). Sono apparsi su pubblicazioni specialistiche articoli riguardanti, in particolare, i temi del diritto regionale e del diritto non scritto.
È coordinatore del circolo di Torino dell’Associazione Libertà e Giustizia.
Con Gustavo Zagrebelsky, è coautore del recente loro diranno, noi diciamo Vademecum sulle riforme istituzionali.
Si tratta di un libro che sta avendo un meritatissimo successo nelle librerie e nelle edicole perché smonta punto per punto le pretese ragioni del “Sì” al referendum illustrando in modo sintetico e scorrevolissimo i ragionati motivi del necessario “No”.
Oltre agli interessi giuridici, Pallante coltiva da anni una passione per la fotografia.

 

 

Benvenuto a bordo, Francesco
Grazie. Che bella la vista da qui...
Già… da qui perfino la Terra sembra un bel pianeta… ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto interiore… insomma, chi è Francesco secondo Francesco…
…una persona che, se l’umanità potesse dividersi tra chi si sente in credito e chi si sente in debito, sarebbe tra quelli che si sentono in debito
Veniamo ora all’argomento del libro ”loro diranno, noi diciamo”.
Com’è stato possibile che una riforma non legittima, perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale (sentenza 1/2014 della Corte costituzionale) possa essere stata presentata agli elettori?
A causa dell’insipienza costituzionale – per non dire dell’arroganza politica – della maggioranza. La riforma è stata approvata approfittando di numeri drogati per il fatto che, con il premio incostituzionale, il Partito democratico ha ricevuto il doppio dei deputati effettivamente conquistati nelle urne. Se proprio voleva mettere mano alla Costituzione, il segretario del Pd avrebbe dovuto impegnarsi a non abusare mai del premio e cercare di raccogliere un’ampiezza di consenso tale da renderlo ininfluente. Non solo non l’ha fatto, ma ne ha approfittato per stravolgere le stesse procedure parlamentari. Senza il premio incostituzionale, questa riforma non sarebbe mai stata approvata
Nel vostro libro si legge alla prima pagina che quelli del Sì: “Diranno: ‘gli italiani’ aspettano queste riforme da vent’anni (o trenta o anche settanta, secondo l’estro)”.
Che cosa rispondere?
Che se si sta cercando di fare una cosa sbagliata, quella cosa resta sbagliata che si provi a farla da un giorno, da un mese, da un anno o da un secolo. È un argomento del tutto inconsistente, perché trascura il merito delle cose.
Qual è il maggiore pericolo che si corre nel caso vincesse il “Sì”?
Vedo due pericoli. Il primo è – paradossalmente – una ulteriore complicazione del sistema: sarà difficilissimo eleggere il Senato (nuovo art. 57 Cost.) e ancora più difficile fare le leggi a causa della moltiplicazione dei procedimenti (nuovo art. 70 Cost.). Il secondo è un incremento del potere del governo all’interno del sistema costituzionale: acquisirebbe un ruolo dominante sia nei confronti del Parlamento (con il voto a data certa, che assegna al governo il controllo dell’agenda parlamentare), sia nei confronti delle Regioni (con la clausola di supremazia, che è rimessa al governo anziché al Parlamento). Con la vittoria del Sì rischiamo, cioè, di ritrovarci una nuova Costituzione che non rende le istituzioni più efficienti (anzi!) e contemporaneamente ne riduce il tasso di democraticità. Basti pensare che non voteremo più per eleggere i senatori, il che è un bel paradosso: il potere chiede ai cittadini di rinunciare al voto, l’unico strumento che essi hanno per controllare il potere… perché mai dei cittadini minimamente consapevoli dovrebbero votare Sì?
Chi è maggiormente interessato, in Italia e all’estero, a una vittoria del “Sì”?
Chi è alla ricerca di rapidi esecutori delle proprie volontà. Di fatto, quel che la riforma vuole, è dare ai grandi gruppi di interesse la possibilità di mettere, tramite governi compiacenti, i cittadini di fronte al fatto compiuto, imponendo scelte impopolari. Ci sono documenti di banche d’affari e agenzie di rating che lo dicono esplicitamente.
È vero o è falso che le leggi con Renzi vincitore verrebbero approvate più velocemente?
Da anni domina la retorica della velocità. Ricordo che la legge Fornero è stata approvata in appena 13 giorni, così in fretta che sono stati “dimenticati” gli esodati (centinaia di migliaia di persone rimaste senza lavoro e senza pensione!). La legge elettorale Calderoli, il “Porcellum”, fu fatta in due mesi, per poi essere dichiarata incostituzionale. Faccio io una domanda: come si spiega che siamo, nel contempo, convinti di avere un ordinamento con troppe leggi e un Parlamento troppo lento? È un controsenso logico: se abbiamo troppe leggi vuol dire che il Parlamento è già fin troppo veloce! Ad ogni modo, con la riforma il procedimento legislativo attuale verrebbe sostituito da una decina di diversi procedimenti, a seconda della materia che si intende disciplinare. E se una legge coinvolge più materie? Decidono i Presidenti delle due Camere. E se non si accordano? Occorrerà rivolgersi alla Corte costituzionale. E questa sarebbe semplificazione? Coinvolgere la Corte costituzionale non sul merito della legge – si badi – ma sulla procedura da seguire per la sua approvazione?! Non abbiamo bisogno di questo pasticcio. Così come non abbiamo bisogno di più velocità. La decisione non è un valore in sé, dipende dal suo contenuto. Quel di cui avremmo bisogno è di attente discussioni per approvare solo leggi davvero necessarie e ben fatte.
Aldilà della Rai e della cosiddetta grande stampa che appoggiano il “Sì”, perché Mediaset che pure dovrebbe parteggiare per il “No” la si nota alquanto tiepida nel caldeggiarne le ragioni?
Credo che la risposta vada cercata nelle difficoltà economiche che sta attraversando Berlusconi. Temo che, alla fine, il suo “No” possa risultare, come dire, “negoziabile”.
Renzi giurava che mai avrebbe cambiato una virgola dell’Italicum. Perché oggi si è rimangiato quella sua affermazione?
È uno dei profili più incredibili dell’intera vicenda. I nostri riformatori hanno scritto la nuova legge elettorale sulla base del risultato ottenuto dal loro partito alle elezioni europee (senza peraltro sapere che se ci sono elezioni il cui esito non è riproducibile in contesti diversi sono proprio le europee…). Ora si rendono conto che si sono messi in trappola da soli, perché il M5S uscirebbe vittorioso al secondo turno. Mi chiedo: ma ci voleva tanto a capire che al ballottaggio una forza che tiene le distanze dai due poli sommerà ai suoi voti i consensi del polo sconfitto? Nella legge elettorale si ritrova lo stesso dilettantismo con cui si è messo mano alla Costituzione…
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei…che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Confesso di non avere una conoscenza adeguata. A quanto ho capito, però, una delle regole fondamentali della Saga è che occorre sempre avere rispetto delle altre civiltà. Mi sembra una regola molto saggia. Ecco, se riconduciamo l’universo di Star Trek al nostro Parlamento, facendo delle civiltà le visioni del mondo di cui si compone la nostra società, sarebbe stato bello se il Presidente del Consiglio avesse mostrato altrettanta saggezza nel rapportarsi con gli “altri”!
Ti ringrazio per il tuo intervento e  ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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