L’ospite accanto a me è Mario Gerosa. Giornalista e saggista.
Redattore capo della rivista «AD Architectural Digest Italy», è uno studioso della virtualità e delle sue manifestazioni estetiche e sociali.
Membro dell'Omnsh (Observatoire des mondes numeriques en sciences humaines), ha lanciato il Progetto per preservare il patrimonio dell'Architettura Digitale.
Inoltre, in questo mese – per i terrestri giugno 2007 – si sta concludendo la prima fase di una realizzazione, della quale Mario è fra i protagonisti, promossa per la tutela del patrimonio artistico originario di SL, per conoscerne i dettagli, cliccate QUI .
Nel 2006 ha pubblicato Mondi Virtuali.
Ora è da poco in libreria un suo nuovo libro, edito da Meltemi, intitolato Second Life, dedicato a quel mondo virtuale cui chiunque può accedere creando una propria vita parallela a quella reale.
Il volume(256 pagine, 20:50 euro), s’avvale di una poderosa prefazione di Matteo Bittanti.
Il mondo di Second Life – online dal 23 giugno 2003, a tutt’oggi frequentato, ma è meglio dire popolato, da oltre cinque milioni di residenti, tra i quali oltre 200.000 in Italia – è un tema che sta affascinando antropologi, sociologi, neuroscienziati. Purtroppo anche molta sprovveduta pubblicistica quotidiana e periodica, nonché radiofonica e televisiva, i cui redattori raramente conoscono la materia avventurandosi in descrizioni improvvide, talvolta temerarie talaltra involontariamente esilaranti; si miscelano così enfasi e terrori, sicché il lettore o l’ascoltatore alla fine ne sa meno di prima.
Il libro di Gerosa porta chiarezza su quest’argomento, e dovrebbero obbligatoriamente leggerlo quei tanti che si misurano su quel tema con inadeguata attrezzatura di conoscenze.
E’, inoltre, di scorrevolissima scrittura, proponendo temi complessi con semplicità.
E’ strutturato con una serie di microsaggi sui vari temi di SL (per chi non lo sapesse, la sigla che si usa per indicare Second Life) alternati con interviste a specialisti residenti in quel mondo: insegnanti, fotografi, psicoterapeuti, imprenditori (ad esempio, la famosa Anshe Chung diventata ricca in dollari veri su SL), architetti e altri ancora.
- Benvenuto a bordo, Mario…
- Grazie. Ti porto anche i saluti di Frank Koolhaas, il mio avatar in Second Life, un personaggio cui devo molto e che ha raggiunto una certa celebrità. Al punto che a volte mi sento io l’avatar di Frank…
- Sabrina Iasillo, spaziale sommellier dell’EnotecaBistrot Uve e Forme mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo “Terre di Luigi” di Giovanna Giorgianni, Etna Rosso Gallo dei Bardi 2004; mi scrive in Spacefax … leggo le sue parole… “Trecastagni è una cittadina in provincia di Catania, ma sulle falde dell’Etna; il Nerello Mascalese è un vitigno profondamente siciliano, pur circondato dal mare è fedele e devoto alla “Montagna”. Quel che appare una contraddizione qua diventa una magia”.
Fin qui Sabrina Iasillo… qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Mario… secondo Mario…
- Sono uno cui piace sognare, fantasticare su luoghi persi nella memoria, veri o immaginari. Vent’anni fa mi sono laureato in architettura con una tesi sui luoghi d’invenzione della Recherche di Marcel Proust. In particolare mi aveva colpito il Grand hotel de Balbec, che è allo stesso tempo un grande albergo fin de siècle, un teatro e un tempio. Ho cercato di ricostruire in modo filologico quell’albergo inesistente, attraverso le cartoline d’epoca, cercando riferimenti e rimandi. Poi ho indagato gli ambienti dei “delitti della camera chiusa” di John Dickson Carr, per vedere se avevano qualche caratteristica particolare che inducesse al delitto, facendo mie le tesi di Walter Benjamin. Quindi è stata la volta delle architetture misteriose, come le dimore filosofali di Fulcanelli, che ho analizzato con Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère. Quindi mi sono rivolto alle architetture dei videogames (tante volte ho usato le soluzioni, pur di esplorare quei luoghi più in fretta e non perdermi niente) come Myst, Riven, Syberia, e naturalmente a quelle dei mondi virtuali.
- Nel tuo libro, ho molto apprezzato, come dicevo poco fa, l’abilità d’illustrare con semplicità cose complesse. Faccio appello a quella tua risorsa per quanto segue.
Immagina di trovarti davanti una platea composta di persone che nulla sanno di SL, e di spiegare loro, in breve, di che cosa si tratta. Come diresti?
- Second Life è un grande Paese che esiste solo nel web, composto da milioni di residenti che provengono da ogni parte del mondo e vivono buona parte del loro tempo in questo universo sintetico, utilizzando per muoversi gli avatar, le loro controparti virtuali. Second Life è un territorio sterminato dove si lavora, si stringono relazioni, ci si diverte. E’ un mondo creato quasi esclusivamente dai residenti che ha una propria valuta, un mondo dove si vola (purtroppo non sempre si vola alto!) e dove nessuno ti dice cosa devi fare. Quindi bisogna avere una grande creatività o una vena imprenditoriale, per darsi degli obiettivi. Altrimenti ci si annoia.
- Inoltriamoci adesso in SL seguendo il percorso del tuo libro. Con due domande propedeutiche.
Possiamo considerare il Transumanesimo come la filosofia più vicina, o meno lontana, a SL?
- Credo che la filosofia più vicina a SL sia l’Umanesimo tout court. Recentemente Henry Jenkins ha indicato velatamente Second Life come un nuovo Rinascimento. E sono totalmente d’accordo con lui. In Second Life c’è una creatività straordinaria, ci sono grandi possibilità, c’è una notevolissima carica innovativa. Però, come ha detto Prokofy Neva, uno dei residenti più attivi della comunità di SL, in questo Rinascimento virtuale c’è il rischio di non sfruttare al meglio tutte le possibilità che ci vengono offerte. I mecenati di oggi sono le grandi società che ultimamente hanno una gran fretta di entrare in SL e in questa foga si rischia di non focalizzarsi su progetti davvero originali. Vedi, è difficile trovare oggi l’equivalente dei Medici di allora: sono ancora rare le grandi opere che dovrebbero dare lustro a questo nuovo mondo. Sempre parlando di creatività, bisogna notare che su milioni di persone, i veri talenti rappresentano una nicchia piuttosto esigua, che si sta configurando come l’élite di Second Life. Finora erano programmatori e modellatori. Presto penso che l’ago della bilancia si sposterà più verso i creativi che hanno un solido background artistico o letterario nel mondo vero.
- In un recente articolo, Adriano Sofri si chiede se in SL si tratti di una seconda vita o di una vita doppia. Secondo te?
- Second Life è un’estensione della vita vera. Io coltivo un certo tipo di interessi nella vita vera e continuo poi in quella virtuale. Fino a una cert’ora cerco le nuove tendenze nel mondo vero o nel virtuale letterario dei romanzi, o nei film. Poi, a un certo momento mi sposto in Second Life o in altri mondi virtuali. Lo faccio come se entrassi in un libro o come se prendessi un jet per fare un salto a Londra o a New York. Entro, cerco quello che mi interessa vedere o capire, parlo con qualcuno ed esco. L’importante è avere le idee chiare e non perdere tempo.
- SL è un gioco? Oppure è altro?
- Non è un gioco. A meno che non si consideri la vita stessa un gioco di ruolo, definizione che ritengo calzante. In definitiva, tutti noi non interpretiamo una parte nella vita?
La differenza forse è che in Second Life, dove ci si può davvero rimettere in gioco, ci sono meno carte degli Imprevisti e più carte delle Probabilità.
Poi, paradossalmente, in Second Life è più difficile fingere. Nella vita puoi reggere una parte e farla franca, in SL, dove c’è una teatralizzazione diffusa, la verità e la finzione emergono più facilmente. In poche parole, se dici di essere qualcuno, magari un grande artista, devi dimostrarlo, non puoi millantare meriti che non hai. Se no ti sbugiardano subito e, credimi, la platea di Second Life è molto selettiva, un po’ come i loggionisti del cyberspazio.
- Esistono disparità sociali in SL?
- Disparità sociali ce ne sono. Quando entri in SL hai una faccia comune, un abbigliamento anonimo, sei uno come tanti, uguale a mille altri. E subito ti viene voglia di cambiarti, di essere più originale, di essere diverso. Così, emergono subito le differenze, che possono essere culturali o economiche. Chi ha un certo gusto, migliora il proprio avatar da solo, chi non ce l’ha ma ha i soldi, se lo fa modellare da qualcun altro. E magari se lo fa fare a sua immagine e somiglianza. Poi magari va ad abitare in una bella casa in un quartiere residenziale, in una villa da 4000 dollari veri. In poche parole, Second Life è in parte un college frequentato da creativi doc e in parte una nuova méta per vacanzieri di lusso. Ai margini sta la massa, che passa il tempo a girovagare chattando, guardando gli altri che creano un nuovo mondo e si divertono.
- Esistono in SL religioni come nella nostra vita reale? Si può, al momento, dire se prevalgono forme monoteiste o politeiste? Oppure agnostiche? O atee? Se sì, tifo per queste ultime.
- Second Life non è un solo mondo, è un mosaico di mondi. Per cui, è difficile dire cosa prevalga. Qui “anything goes”, c’è veramente posto per tutti. Religioni ce n’è tante. Ma su tutte credo che prevalga una certa logica calvinista intesa in senso laico, ovvero la religione del duro lavoro di cui parlava anche Max Weber (che curioso! La più celebre creatrice di contenuti di SL si chiama Aimee Weber!). Second Life è un upgrade del sogno americano: qui ce la puoi veramente fare, anche senza pagare il biglietto per gli Usa, basta connettersi. Però in questo Far West vige una ferrea meritocrazia e bisogna avere una fede incrollabile nella religione del duro lavoro.
- Argomento essenziale in SL, come scrivi nel tuo libro, è il sesso. In che cosa si differenzia dal modo in cui è vissuto dai frequentatori dei siti erotici del tradizionale web?
- Credo che il sesso in SL sia vissuto come un’esasperazione della sindrome di Stendhal.
Il virtuale è per il 50% nel monitor e per il 50% negli occhi di chi guarda, è un fenomeno vissuto molto con la testa. E’ anche lo stesso tipo di elaborazione che avviene di fronte all’opera d’arte. Un quadro impressionista va in qualche modo “completato”, aggiungendo frammenti di percezioni, memorie, suggestioni personali. Quando l’operazione riesce davvero, l’osservatore viene coinvolto, rapito. Ora, se teniamo conto che tutto il virtuale è una potenziale opera d’arte e che gli stessi avatar sono arte, in certe situazioni ci può essere un’immedesimazione che non si raggiunge con una fotografia o con il video di una persona vera, dato che lì le possibilità di aggiungere quello che si vuole sono più limitate. Gli avatar di Second Life sono come le figure della psicologia della Gestalt: ci puoi vedere quello che preferisci, proiettarci tutti i tuoi desideri. Alla fine quindi è come innamorarsi anche un po’ di se stessi.
- Perché è la cultura fetish ad essere protagonista del sesso in SL?
- Perché Second Life e il virtuale in generale risente della mancanza di molte sensazioni, dal gusto, al tatto, all’odorato. I residenti hanno a disposizione solo la vista e l’udito. Queste privazioni sono compensate con l’esaltazione di oggetti che evochino idealmente una presa di contatto con un corpo inesistente. Penso ai collari delle schiave dei territori di Gor, o al fatto che molti facciano tatuare il proprio avatar. Un tatuatore mi raccontava che qualcuno vuole addirittura un marchio a fuoco. Che cosa significa far marchiare il proprio avatar? Oltre ad essere un gesto da mondo Bdsm credo sia una forma di legittimazione del corpo immateriale dell’avatar, un grido esistenzialista che arriva da un mondo che a volte sa essere molto estremo.
- Qual è il concetto di legalità che si ha in SL?
- In Second Life le uniche vere leggi sono quelle dei Terms of Service che si accettano quando ci si registra. Per il resto, i tentativi di introdurre una sorta di legislazione sono spesso visti con diffidenza. C’è gente che lavora a questo tipo di progetti, ma la verità è che la comunità di SL preferisce il proprio “disordine costituito”. In un futuro prossimo, con la presenza sempre più massiccia di società del mondo vero in SL, si renderà necessaria una normativa più articolata e stringente.
- In SL, nel modellare il proprio avatar, nel vestirsi, nel costruire o arredare la propria casa, s’assiste alla nascita di una nuova estetica. Faccio mia una domanda che rivolgi ad uno dei tuoi intervistati: quell’estetica influenzerà la nostra realtà? O è già avvenuto?
- La sta influenzando, anche se la gente che frequenta solo il mondo vero fatica ad ammetterlo. La cultura del nostro tempo è estremamente eclettica e trae ispirazione da ogni parte, dai salotti degli intellettuali e dalle camerette dei ragazzi.
Second Life è un melting pot, un crogiolo di razze e culture diverse dove si elaborano nuovi stili, impermeabili alle regole e alle tendenze correnti del mondo che sta da questa parte del monitor. E’ qualcosa di totalmente diverso, creato con una logica no global. In realtà, però, non si può parlare di estetica, è una non-estetica camaleontica, che prende diverse forme.
Tra l’altro, comincia a delinearsi un’arte locale tipica di SL, ovvero la ritrattistica di avatar, che comincia ad attecchire anche nelle gallerie del mondo vero. A questo proposito, Luisa Capelli, direttore editoriale di Meltemi, mi ha incaricato di selezionare una serie di opere da esporre nella sede della casa editrice in SL.
- Tutto cambia velocemente in SL. In quel mondo virtuale ha un valore la Memoria?
- Ha un valore fondamentale. Per definizione, il virtuale è effimero. Si sa che potrebbe sparire definitivamente da un momento all’altro, per cui il senso del passato è acuito tremendamente. E’ come se si vivesse costantemente in un presente/passato che costringe ad immagazzinare in modo famelico una gran quantità di suggestioni in transito. Tutto scorre velocissimamente in Second Life, dove un anno ne vale cinque di quelli veri. Per tale ragione, la memoria è un bene prezioso. Chi era in Second Life nei suoi primi anni di vita è visto con ammirazione e rispetto perché è depositario di un sapere d’élite. Un sapere tramandato soprattutto oralmente, dato che finora ci sono pochissimi libri sull’argomento. Si pensi poi che molte cose sono già scomparse. Alcuni avatar rappresentativi non ci sono più, perché chi li gestiva si è stufato di quel personaggio, e molte architetture sono state distrutte. L’anno scorso ho lanciato il manifesto per la salvaguardia del patrimonio architettonico virtuale e ora verrebbe spontaneo pensare a qualcosa di analogo per gli avatar. Ma credo che sarebbe troppo pesante togliere agli avatar “l’eutanasia dell’immortalità”.
- Si annuncia "Virtual me" e anche qualche altra sigla.
Prevedi che convivranno con la prima SL? Oppure c'è poco spazio per altri mondi virtuali?
- Sicuramente convivranno, e anzi faranno sì che i vari mondi virtuali si rafforzino a vicenda. Il futuro degli universi sintetici è nell'interconnessione, nella creazione di una serie di mondi diversi che possano interagire tra loro. Faccio un esempio: recentemente Anshe Chung, la milionaria di Second Life, ha presentato un progetto basato sulla possibilità di investire denaro guadagnato in un dato mondo virtuale in attività che si svolgono in un altro mondo virtuale. In tal modo, una somma guadagnata in Second Life potrà essere investita in Entropia Universe o in IMVU, senza passare dal mondo vero. E' un progetto rivoluzionario, che fa capire come i competitors non vadano percepiti come rivali ma come alleati per il successo dei mondi virtuali.
- Al momento gli avatar in SL sono guidati da persone che li pilotano. Si può prevedere che in un tempo non lontano approdino in SL avatar dotati d'intelligenza artificiale che si muovano in quello spazio in modo autonomo?
- Certo. Sarà una delle grandi novità dei prossimi anni. Io e i miei soci di Lifelog Studio siamo molto interessati alle ricerche sull'intelligenza artificiale e siamo in contatto con il professor Lorenzo Schiavina, che si occupa di reti neurali fuzzy. L'idea è di creare degli avatar intelligenti pensati come robot molto evoluti che siano al servizio dei nostri avatar. Questi avatar sensibili dovrebbero essere addestrati a riconoscere stili e tendenze, a scovare i luoghi alla moda, migliorando continuamente il loro approccio, attraverso l'esperienza: dovrebbero diventare in qualche modo dei motori di ricerca indipendenti ispirati a un'idea di web semantico di alto livello.
- SL può essere visto come il prototipo del web 3.0?
- In parte sì. Ma è un discorso da affrontare in modo globale. Il web 3.0 sarà rappresentato da una straordinaria cultura della convergenza, dove ci saranno continue interconnessioni di mondi, virtuali e non. Mi immagino una giornata tipo in cui ci si sveglia e si compra il giornale in Second Life, poi si assiste a dieci minuti di un reality che prosegue in un e-book con doppio finale a scelta. Quindi, conferenze in ufficio e nei mondi virtuali, vacanze da pausa pranzo nelle più belle località del cyberspazio, un film visto in compagnia di un avatar e un po’ di relax in un videogame. Per un po’ saremo disorientati, non capiremo più dove siamo. Poi ci si abituerà. In tutto questo, non spariranno le delizie della vita, dal buon vino al tramonto sul mare, ma si affiancheranno altre suggestioni, che allargheranno inevitabilmente il campo della nostra esperienza, dilatando anche la nostra vita.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- A dire il vero, io sono di quelli che andavano matti per Ufo, piuttosto che per Star Trek, che comunque ammiro. Il mio idolo era il comandante Straker. In ogni caso, di Star Trek mi affascina l’idea del viaggio nello spazio, l’idea di compiere un eterno pellegrinaggio alla ricerca di nuove culture. Un concetto che ho portato in Synthravels, la prima agenzia di viaggi per tour nei mondi virtuali.
- Per chi volesse saperne di più su Sinthravels, lo invito a cliccare QUI
Ora siamo quasi arrivati a Geròsya, pianeta abitato da alieni che hanno tutti due avatar a testa e si divertono ad apparire ora con questo ed ora con quello per confondere il mondo virtuale e non… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia “Terre di Luigi” consigliata da Sabrina Iasillo dell’Enoteca Uve e Forme” di Roma…
- Lunga vita a Second Life!
- D’accordo, e ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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