L’ospite accanto a me è Loredana Lipperini. Giornalista e scrittrice.
Vive a Roma, collabora da anni con le pagine culturali de ‘ La Repubblica’ e con ‘Il Venerdì’, ma a volte capita la fortuna di trovare la sua firma anche in altre sezioni del quotidiano.
E’ stata una delle voci storiche di Radiotre e la trasmissione che ha condotto con maggior successo si chiamava “Lampi”, programma culturale quotidiano in onda dal 1995 al 1999.
La conobbi allora, e invano tentai di mettere piombo nelle ali a quel contenitore con una mia rubrica che era lì ospitata. Nonostante quella presenza, la trasmissione andava a gonfie vele. Ricordo che Loredana, trasformava perfino certi parrucconi temi che le venivano talvolta imposti in frizzanti occasioni di riflessione sul pensiero contemporaneo. Riusciva a collegare, in modo leggero e mai frivolo, più campi espressivi – dalla letteratura alla musica, dal teatro alla sociologia, dal cinema alle arti visive – conducendo un discorso che, attraverso le varie occasioni di quella trasmissione, evidenziava le connessioni, l’intercodice, che la cultura propone a volte aldilà degli stessi operatori, specie in Italia, troppo spesso chiusi nel loro recinto specialistico.
Insomma, faceva un’ottima radio, monitorando e interpretando pensieri e movimenti che era ben difficile trovare in altri momenti del palinsesto.
Mi piace ricordare che s’alternava al microfono con Marino Sinibaldi, una delle pochissime voci che ancora oggi – e come ci riesca dio solo lo sa – propone ascolti intelligenti in quella rete radiofonica pubblica diventata, così io la penso e non sono il solo, una radio che adesso diverte gli ascoltatori con la sua comicità, ovviamente involontaria; cliccare per credere su http://www.amicidiradiotre.com.
La Lipperini, ha anche ideato e diretto i canali cultura e cinema del portale Rai.it quando ancora esistevano i portali e i canali, anche se era solo tre anni fa.
Attualmente scrive (e ama vezzosamente dire che chiede a se stessa “chissà come mai”), format televisivi. Ma non solo. Mi riferiscono alcuni alieni di recente in gita fuori porta sul pianeta Terra, che lì furoreggia sul web un blog http://www.kataweb.it/kwblog/page/CLIP/blog scritto dalla penna elettrica proprio di LL, acronimo di cui non vi sfuggirà la sua lettura in chiaro. A proposito di LL, ha pubblicato tre libri di musica classica (“Guida all’ascolto di Bach”, Mursia, 1984; “Introduzione al Don Giovanni”, Editori Riuniti, 1986; “Mozart in rock”, Sansoni, 1990) e uno di tutt’altro genere (“Generazione Pokémon”, Castelvecchi, 2000).
Prendo lo spunto per quest’incontro con Loredana dalla recente antologia di 358 pagine da lei prodotta (preferisco questo termine all’altro più usato “curato” perché quest’ultimo ha un vago odore ospedaliero): “ La notte dei bloggers” che raccoglie diciassette racconti scritti da altrettanti bloggers, su invito della stessa Loredana, il cui unico filo conduttore è la notte. Il volume è uscito per Einaudi Stile Libero, le ottime edizioni guidate da Severino Cesari e Paolo Repetti .
- Benvenuta a bordo, Loredana …
- Dunque, adesso devo dire “La verità è là fuori”, giusto? No?
- …beh… ehm… sai…
- Lo sapevo, ho sbagliato serie.
- Di sicuro, però, non sbaglia il sommellier Giuseppe Palmieri de “ La Francescana” di Modena, diretta dal patron e magico chef Massimo Bottura , che mi ha consigliato di farti assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo ‘Prelit’ Rosso Collio, Damijan 2001, inviandomi anche una nota in spacefax che dice “Bicchiere interessante perchè il risultato è un vino fatto di note che vanno dai lieviti ai tostati alle frutta di contadina memoria”… bene, qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Loredana secondo Loredana …
- Non so se con una gradazione alcolica di oltre 13 gradi riuscirò a fornire una risposta esauriente. Proviamo. Se fossi molto autoreferenziale, risponderei: una a cui piace guardare di lato. Scherzando, con alcuni amici abbiamo fondato la Latoguardia, che ovviamente non esiste: ma sintetizza quell’atteggiamento di chi non intende retrocedere ma ha spesso qualcosa da rimproverare a certa rigidità (e a volte cecità) dell’avanguardia ufficiale. Se fossi seriosa direi: “una non appartenente” a cui piace attraversare mondi diversi, e media diversi, e ogni tanto sparare un razzo di segnalazione e dire “guardate cosa c’è qui”. Ma dal momento che non sono nessuna delle due cose, ti rispondo nel modo più semplice: una persona curiosa.
- Beate le persone curiose, di loro sarà il cielo dei regni!
“La notte dei bloggers”: com’è nata l’idea di questo lavoro? Da dove sorge il tuo interesse per il blog? Perché la notte come filo conduttore? Tre domande in una. Lo ammetto: sono vorace…
- Io, invece, sono alticcia. Comincio dalla seconda domanda: l’interesse per i blog nasce per caso un paio di anni fa. Mi colpiva il dilagare di questa ondata di scrittura sulla rete, e mi colpiva la capacità di creare comunità propria dei blogger. Il libro è nato dalla mia vecchia convinzione che si possa e si debba passare da un mezzo all’altro: trovavo importante che persone che quotidianamente si cimentavano con la parola scritta sul web affrontassero la forma canonica della scrittura su carta, il racconto. L’idea della notte è da una parte funzionale (serviva un filo conduttore, comune, ma abbastanza ampio per lasciare la massima libertà agli autori), dall’altra ironica (il titolo si riallaccia evidentemente ai B-movies: stanno arrivando, non sappiamo cosa siano, sono tanti, aiuto).
- Il web trasformerà o ha già trasformato la lingua? Se sì, in quale direzione?
- Io azzarderei che il web ha trasformato soprattutto il modo di usarla: le ha restituito libertà proprio perché chi scrive sulla rete lo fa per professione solo in pochi casi. Poi: io non credo affatto che, come sostengono alcuni linguisti, Internet abbia svilito e impoverito il lessico. Semmai, offrendo maggior possibilità di fare pratica, è accaduto esattamente il contrario. Se ricordi, non molti anni fa si profetizzava la fine della parola scritta e l’avvento della seconda oralità fatta di immagini (televisive). Beh, non è stato così. Sul futuro, preferisco non pronunciarmi: ho visto troppi profeti, soprattutto della rete, alle prese con clamorose quanto rapide smentite…
- Andiamo aldilà dei blog… internet, nuove tecnologie, letteratura… quale differenza espressiva trovi fra testo scritto e ipertesto?
- Un arricchimento, direi. Ma più che l’ipertesto, che è stato il miraggio e la bandiera dei primi pionieri del web, mi interessa il feedback. La possibilità di commentare gli interventi degli altri. Questo, soprattutto in ambito letterario, sta compensando un’assenza di discussione intellettuale dai luoghi deputati: giornali, riviste cartacee, per esempio.
- Da novella Arianna, in versione telematica, rispondimi: Internet, è una mappa o un labirinto?
- Le due cose insieme. E non sempre è necessario avere un filo, o trovare la via d’uscita.
- E qual è per te, alla luce delle nuove tecnologie, la differenza tra informazione e comunicazione?
- Informare è portare alla conoscenza degli altri un fatto. Comunicare è coinvolgerli nella valutazione del fatto stesso.
- A tuo avviso, qual è, o quale dovrebbe essere, la specificità di linguaggio di una rivista web rispetto a quella pensosa degli inserti culturali dei quotidiani o di quella trafelata della Tv?
- Mah, permettimi di dissentire amabilmente sulla pensosità. Non è sempre vero, non è vero per tutti. Anzi, credo che le pagine culturali di Repubblica abbiano spesso e volentieri avuto il merito di rompere il mito dell’elzeviro ingessato o della recensione pensosa. Quanto alla televisione, credo che occorra trovare il giusto linguaggio per parlare di libri o di letteratura. Trovo terribile il programma Amici di Maria De Filippi, per molte ragioni: eppure valuto come un tentativo interessante gli spazi che Aldo Busi dedica ai libri al suo interno, magari travestendo da personaggi di Balzac due aspiranti Alessandra e Costantino. Sulle riviste web: credo che, oltre a proporre scritture nuove senza l’angoscia degli spazi che affligge i quotidiani, abbiano tra i loro punti di forza quello di poter continuare la discussione nei commenti.
- Dicevo presentandoti che tra i tuoi meriti c’è quello che conducevi un pensoso contenitore culturale radiofonico senza mai essere pedante, rendendolo di vivacissimo ascolto; la stessa cosa la noto nei tuoi articoli. Non mi ha sorpreso, quindi, leggerti di recente quando hai scritto – suscitando il mio entusiasmo - che “… sarebbe opportuno farla finita con la mistica della lettura, che fa coincidere ciò è buono con ciò che fa soffrire. Come se l’impegno richiesto da Joyce (o da Wallace, che non fa sconti in questo senso) non fosse comunque più vicino al piacere che allo spasimo ”. Chiarissimo. E, lo ripeto, sono appassionatamente d’accordo.
Secondo te, storicamente, da quali regioni di pensiero, da quali correnti, sorgono quelle motivazioni sepolcrali che sostengono, di fatto, la cultura come noia?
- Quanto tempo abbiamo? Perché, con tutta la fiducia nell’Enterprise, potremmo attraversare varie galassie e non avremmo ancora finito il discorso. Mi limito all’oggi e sarò molto franca: credo che molti di coloro che si sentono parte di una casta, e che credono di essere detentori unici delle chiavi del sapere, non abbiano molta voglia che altri vi accedano, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali. Avviene nel mondo della musica classica, nella letteratura, nell’arte. E non da oggi. Ti sei mai chiesto perché in Italia non esiste una tradizione in fatto di divulgazione? E perché quando qualcuno prova a farla viene tacciato di semplificare troppo, di farsi sfuggire la vera essenza del problema se non, addirittura, di essere schierato con i poteri forti? Ovviamente, le lodevoli eccezioni esistono.
- Laurie Anderson canta "Language is a virus" citando William Burroughs che diceva "Il linguaggio è un virus venuto dallo spazio". Segue, quindi, una domanda acconcia in un viaggio spaziale: sei d’accordo con quella definizione? Se no, perché? E, se si, qual è oggi la principale insidia di quel virus?
- Il linguaggio è il virus che ci permette di esistere in una comunità. E che a volte permette, dall’interno, di scardinarne le regole. La principale insidia, oggi, sta nel fatto che alcuni (molti!) continuano ad essere tagliati fuori dai luoghi di molte comunità.
Trovano, però, una nuova dimora, come il web.
- M’interessa sapere, oltre il web, in quali aree – arti visive, teatro, musica, video, fumetti, eccetera – trovi oggi i lavori più interessanti nella ricerca di nuove modalità espressive…
- Nei fumetti, indubbiamente, da cui non a caso il cinema continua a prelevare idee e personaggi a man bassa. Nei videogiochi, che continuano ad essere considerati il demonio, e non soltanto dal Moige. Nella letteratura per ragazzi, che non è mai stata così ricca di storie, solo che non se ne accorge nessuno. Nel cinema di animazione, specie giapponese, che solo dopo i premi a Miyazaki comincia a evitare che i difensori del buon vecchio tratto alla Disney ricorrano all’esorcista dopo i titoli di testa.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Un modello di come la cosiddetta cultura alta si sposi magnificamente con il cosiddetto popolare. Avercene.
- Siamo quasi arrivati a Lipperinya, pianeta informatico notturno, eppur luminoso, abitato da alieni che si linkano fra loro… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di ‘ Prelit ’ Rosso Collio, Damijan 2001 consigliata dal sommelier Giuseppe Palmieri de “ La Francescana” di Modena… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
- Certo che torno, Fox. Ossignore, ancora!
- Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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