L'ospite accanto a me è Tiziana Lo Porto. Giornalista, traduttrice, studiosa e professionalmente partecipe del teatro dei pupi. Ce n'è abbastanza da incuriosirsi a questa signora, non vi pare?
Da due anni dirige la rivista web www.pickwick.it edita da Francesco Bevivino.nome benvenuto quant'altri mai in quest'enoteca spaziale; Pickwick è una delle migliori pubblicazioni italiane in Rete, ricca com'è di notizie sul mondo degli autori e degli editori. S'avvale di uno stile scattante che ne rende scorrevolissima la lettura: agili recensioni, veloci interviste, divertenti sondaggi.
Tiziana ha tradotto due libri di poesie di Bukowski per Minimum Fax, uno di Conrad per l'Unità, un altro di Frank Zappa, e "Teen Spirit" di Virginie Despentes uscito nell'anno terrestre 2003.
E' caporedattrice della casa editrice Arcana http://www.arcanalibri.it .
E' stata drammaturga e aiutoregista del teatro dei pupi di Mimmo Cuticchio www.figlidartecuticchio.com col quale ancora collabora, e poiché, come vedete, è libera da impegni, scrive anche su testate quotidiane e periodiche.
Siete sazi?... può bastare?...per oggi, direi di sì.
- Benvenuta a bordo, Tiziana .
- Ciao Armando
- Voglio farti assaggiare questa Malvasia Donna Luigia Colli Piacentini Doc di Torre Fornello … qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto. interiore.insomma, chi è Tiziana secondo Tiziana.
- Tiziana ha trentun¹anni, è nata a Bolzano, ha vissuto in Algeria, in Sicilia e in Francia, e adesso sta quasi sempre a Roma. Lavora tanto, ma solo per fare cose che le piacciono, e quindi non si lamenta quasi mai. Potendo scegliere vivrebbe in una casa sul mare con giardino, cane e potenziale famiglia, ad ascoltare musica e leggere. Cucinerebbe pure, ma non sa cucinare. Vorrebbe sposare un cantante rock, e in un¹altra vita era una groupie di George Harrison. Crede in Bob Dylan e in Marilyn Monroe.
- Parla della linea editoriale di Pickwick e di come lavora la redazione…
- La redazione è quanto mai virtuale. Io aggiorno il sito, non importa da dove basta che ci sia un computer, e i redattori comunicano con me via mail, o via sito inserendo direttamente le recensioni. Il coordinamento e i tempi di manutenzione del sito sono elastici e minimi, e questa credo sia una delle ragioni per cui Pickwick.it continui a funzionare e ad essere così visitato a più di cinque anni dalla sua nascita.
Per quanto riguarda la linea editoriale, è logicamente aperta a tutte le case editrici e gli scrittori. Recensiamo libri pubblicati da grossi editori e scritti da scrittori mediamente noti, così come libri di piccole case editrici e scrittori esordienti.
- Qual è, o meglio, quale dovrebbe essere, la differenza tra l'informazione offerta da una rivista web e quella degli inserti culturali dei quotidiani o quella della Tv?
- L¹interattività. I lettori possono scrivere su Pickwick, e a Pickwick, oltre che leggerci.
Gli spazi riservati alla redazione e quelli messi a disposizione dei lettori sono equamente distribuiti, e la linea di confine è abbastanza elastica. Capita spesso che lettori che abitualmente scrivono “dite la vostra” e “libri della vita” per il sito, si ritrovino a diventare redattori di Pickwick. Ed è assai bella cosa (un po' per tutti: noi lavoriamo un po' meno e loro sono felici e contenti di diventare redattori).
- Lavori anche nell'editoria stampata e la sai lunga dei problemi legati alla distribuzione e ai librai, sulle difficoltà di fare uscire libri che non garantiscono sfondamento sul mercato, eccetera. Secondo te, perché mentre il cinema s'avvale di esercizi che con i locali d'essai riesce – e anche con risultati spesso commercialmente apprezzabili – a presentare opere sgradite alla grande distribuzione, non avviene altrettanto con le librerie?
- Anche nelle librerie ci sono scaffali pieni di libri di quella potrebbe essere definita editoria d'essai. E sono convinta che anche libri scritti da autori assolutamente sconosciuti al pubblico e pubblicati da altrettanto sconosciute case editrici possano diventare best seller. Indubbiamente è più difficile, perché oltre a doversi scontrare con un problema di distribuzione e visibilità all'interno delle librerie, sono costretti a scontrarsi con un problema di totale mancanza di visibilità all'interno delle rubriche culturali di giornali, radio e televisioni. In questo credo che siti come Pickwick o come la newsletter zoom
- …immagino che ti riferisci a www.zoooom.it
- … Sì… sono siti che riescono a garantire una discreta visibilità all'editoria sotterranea. Tutto poi sta ai gusti del lettore e alla capacità del libro di farsi notare, nonostante tutto.
- Il tuo più recente lavoro di traduttrice è "Teen Spirit" di Virginie Despentes. Ricordo ai più distratti che quest'autrice francese è stata nel 2000, con Cornelie Trinh Thi, regista del film "Baise-moi" tratto dal suo stesso libro omonimo che fu tradotto da Silvia Marzocchi col titolo "Scopami" edito da Einaudi. Altro libro della Despentes in italiano è "Le dotte puttane" tradotto da Maria Teresa Carbone per Fanucci. Ed ora abbiamo un terzo titolo per le edizioni Arcana. Che cosa più ti piace. e anche meno ti garba, non fare complimenti. di quest'autrice? Insomma vorrei da te un suo ritratto critico.
- Virginie Despentes è una scrittrice che indubbiamente ha tra le sue doti quella di saper costruire i personaggi e di utilizzare le parole in maniera diretta ed efficace. Teen Spirit è un romanzo in cui la Despentes crea un personaggio assolutamente credibile e nel quale, per molta gente della mia generazione è quasi inevitabile identificarsi. E allo stesso modo riesce a rendere credibili gli altri personaggi, non narratori e non protagonisti, con una padronanza assoluta nella narrazione diretta e indiretta. In più è ironica, spiazzante e sovversiva. Insomma, una di quelle che a leggerne i libri ti viene voglia di averli scritti tu.
- Presentandoti, ho ricordato la tua partecipazione agli spettacoli del puparo Mimmo Cuticchio.
Che cosa puoi dire di quella tua esperienza? Si può parlare di un teatro di ricerca? E, se sì, perché?
- Teatro di ricerca sicuramente. Mimmo Cuticchio, che oltre a dirigere un teatro di pupi è anche il solo artista in grado di portare avanti la tradizione del “cunto” (narrazione improvvisata di storie epiche o altre storie, in cui il narratore ha una sua ritmica legata ai tempi della storia raccontata e in cui si serve solo della parola e di una spada che tiene in mano quasi a scandire i tempi della narrazione), è uno dei pochi registi teatrali a portare avanti un lavoro di ricerca basato su un necessario rispetto della tradizione. Sue sono le sperimentazioni di adattamenti di opere liriche o testi shakespeariani all'opera dei pupi e al “cunto”. Un lavoro in cui gli strumenti del teatro tradizionale vengono completamente stravolti e rimessi in piedi in maniera del tutto sperimentale. E il tutto è accompagnato dalla sua capacità di improvvisazione per cui anche negli spettacoli più elaborati e complessi, quelli che vedono in scena attori e “manianti”, il teatro dei pupi dentro il grande palco, pupi, cantanti lirici, musicisti e quant'altro, riesce a entrare e uscire dalle storie che narra senza che nulla sia mai definitivo. Assistere a un suo spettacolo è una cosa spiazzante e folgorante alla prima o alla ventesima volta che lo vedi. Cosa assai rara per il teatro contemporaneo, e soprattutto per quello di ricerca in cui spesso tutto accade dentro strutture che somigliano a macchine e in cui alla parola sono dati ruoli e un tempi precisi e limitati.
- In questa chiacchierata, percorrendo i tuoi tracciati professionali, abbiamo attraversato parecchi territori espressivi, parlando delle loro peculiarità, dei loro linguaggi. Laurie Anderson canta "Language is a virus" citando William Burroughs che diceva "Il linguaggio è un virus venuto dallo spazio". Segue, quindi, una domanda acconcia in un viaggio spaziale: sei d'accordo con quella definizione? Se no, perché? E, se si, qual è oggi la principale insidia di quel virus?
- Non credo che il linguaggio sia un virus. Credo che il linguaggio sia uno strumento e come qualunque strumento possa essere tranquillamente utilizzato senza rischiare di esserne utilizzati. E' un qualcosa di estremamente elastico, che ti permette di entrare e uscire da mondi paralleli. Logicamente è al tradurre che penso in questo momento, così come al teatro di Mimmo Cuticchio di cui parlavo prima, o a qualunque altra cosa ti permetta di spostarti in mondi paralleli. Penso ad esperienze in cui nulla nel linguaggio è statico, e tutto può cambiare e diventare altro.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s'intende…
- Quando ero bambina stavo ore incantata a guardare Star Trek, e mi consideravo più vicina a quel mondo di là che a questo di qua. Poi crescendo uno cerca sempre di integrarsi nei posti dove deve stare.
Non credo però che da allora la mia visione delle cose sia molto cambiata.
- Siamo quasi arrivati a Lopòrtya, pianeta web abitato da alieni tutti iscritti ad un elettronico Circolo Pickwick diretto da una dea arcana…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Malvasia Donna Luigia Colli Piacentini Doc di Torre Fornello … Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Ok, a bientôt e… buoni viaggi!
- Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità !
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