L'ospite accanto a me è Franco Vaccari. Pittore e performer.
Ha esordito in campo artistico come poeta visivo. Particolarmente significativo della sua successiva evoluzione è il titolo di un suo libro del 1966 "Le tracce" per l'uso che in esso fa della fotografia per presentare i graffiti come poesia anonima, poesia trovata.
Il tema della traccia e il mezzo fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro.
Importante, a questo proposito, la partecipazione alla Biennale di Venezia del I972 ( vi parteciperà poi nel 1980 e nel 1993 con sale personali) . Ecco la descrizione che ne ha dato Renato Barilli : "Ricordiamo la scena iniziale della 'sala' di Vaccari nel padiglione centrale dei 'Giardini' veneziani: era tanto semplice e nuda da sfiorare la delusione; appena una cabina photomaton nell'albore impersonale delle pareti. Solo una scritta plurilingue (LASCIA UNA TRACCIA FOTOGRAFICA DEL TUO PASSAGGIO) permetteva di intravedere una regìa, ma tenuta come sospesa a mezz'aria. Certo la diversità era palese e clamorosa, rispetto alle sale consuete dove venivano esposte le opere, perché qui venivano offerti soltanto gli attrezzi per 'operare' mentre l'artista si ritraeva lasciando l'iniziativa al pubblico".
Ha sempre accompagnato l'attività artistica con la riflessione teorica pubblicando, fra l'altro, "Duchamp e l'occultamento del lavoro" (1978), e "Fotografia e inconscio tecnologico" (I979).
Nel 1984 ha allestito una mostra antologica al Museum Moderner Kunst di Vienna.
In quest'anno terrestre 2003, è stato il protagonista della terza edizione di "Fermenti naturali", la mostra che l'azienda vitivinicola Torre Fornello www.torrefornello.it organizza ogni anno durante la stagione della vendemmia.
Accanto a Franco, una giovane artista carpigiana: Alberta Pellacani. La formula originaria di "Fermenti Naturali", ideata da Enrico Sgorbati , titolare di Torre Fornello, prevede infatti l'abbinamento di un artista "storico" a uno giovane.
Vaccari ha installato uno dei suoi pannelli fotografici con codice a barre (i codici ISBN dei prodotti commerciali) all'interno di un contesto che richiama la situazione illustrata dalla fotografia: il pittore futurista Fortunato Depero mentre beve vino in un locale degli anni Venti insieme a un secondo, sconosciuto cliente. Con chi stava bevendo Depero? è il titolo dell'opera, che si espande sulla parete della sala di degustazione con una mensola sulla quale si trovano il mezzo litro di vino e il bicchiere dell'altro, invisibile avventore.
La mostra - catalogo con testi di Eugenio Gazzola, Flaminio Gualdoni e Fabiola Naldi, pubblicato dalle Edizioni Vicolo del Pavone - è stata organizzata dal Laboratorio delle Arti di Piacenza con il coordinamento di Rosalba Sironi.
Alcuni links, corredati da immagini, per saperne di più su questo artista modenese: http://ww.exibart.com; http://www.intervistalartista.com e http://www.comune.modena.it
- Benvenuto a bordo, Franco.
- Ciao, e bentrovato
- Voglio farti assaggiare questo Cà Bernesca Cabernet Sauvignon Doc, vendemmia 2001 di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Franco secondo Franco…
- Caro Armando che dirti? Non lo so e non sono sicuro di volerlo sapere.
- A te, viaggiatore nei linguaggi extrapittorici, voglio ricordare quanto disse Duchamp: "Da quando i generali non muoiono più a cavallo, non vedo perché i pittori dovrebbero morire davanti al cavalletto". Esprimersi oggi su tela e colori, lavorare con quei materiali, ha ancora un senso?
- Non vorrei però morire in un orinatoio o davanti ad uno scolabottiglie.
- Nel '96 con “ Atelier d'artista” ti sei misurato con Internet e CD-Rom .
Come consideri l'arte elettronica? Una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le conoscevamo? Oppure una mutazione genetica?
- Quando saremo disincarnati del tutto diventerà di moda recuperare il corpo.
Non ci ha forse preceduto in questo la Chiesa Cattolica con il dogma di Maria assunta in cielo in anima e corpo che è una forma di santificazione della materia?
- Hai lavorato con la fotografia, il libro, il suono, il cinema, il computer, sperimentando le occasioni dell'interattività… Oggi, con l'avanzare delle tecnologie, si parla molto di multimedialità, ma è un termine che ha avuto tanto successo da provocare un abuso. Ho perfino visto reclamizzata una cucina come "cucina multimediale". Insomma, i suoi significati diventano troppi, rendendone spesso generico il concetto. Vorrei una tua definizione di quel termine…
- Quando, nonostante gli sforzi, un concetto non viene inquadrato in modo soddisfacente non rimane altro da fare che smettere di preoccuparsene.
- Tra le tue esplorazioni di linguaggio, ti sei occupato di sperimentazione nel campo della poesia pubblicando il libro di poesie visive "Pop esie". Quale ruolo assegni alla poesia verbovisiva nello scenario dell'intercodice?
- La poesia visiva è stata un sintomo precoce della corsa alla multimedialità di cui si parlava prima.
- Mail art, un'altra occasione espressiva che hai frequentato. Piermario Ciani ha detto della mail art: “…Internet e la posta elettronica ne hanno assorbito le energie migliori, adottandone la filosofia all'interno delle tecnologie immateriali di comunicazione e trasmissione di informazione.” Insomma, l'avvento dell'elettronica segna la fine della mail art?
- Sarebbe bello se ogni tanto ci venisse recapitata una lettera proprio dal Postiglione del Moncenisio; sarebbe bello, ma è inutile aspettare.
- La fotografia è un'altra via estetica da te percorsa, da qui la domanda che segue.
I telefoni cellulari già fanno ed inviano fotografie digitali. Le e-mail saranno accompagnate da immagini e suoni. L'unione di tre media (foto, musica, comunicazione scritta) quale influenza potrà avere sul linguaggio dell'immagine fotografica?
- Non voglio fare l'indovino e non so come andrà a finire. Certamente la fotografia, che è la capostipite di tutte le immagini tecnologiche – quelle, cioè, dove l'apporto dell'autore si è ridotto al minimo – rimarrà per la sua semplicità, un punto di riferimento per la riflessione teorica; un po' come il moscerino della frutta per gli studi genetici.
- La Narrative Art di cui sei uno dei primi esponenti in Italia, ha ancora un futuro?
- Il problema del rapporto parola-immagine messo a fuoco dalla Narrative Art nasce anch'esso come effetto dell'intersecarsi e del moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione.
La Narrative Art l'ha affrontato precocemente e in modo sofisticato, penso che continuerà a farlo anche se sotto formule diverse.
- A Vienna, al manicomio di Gugging, c'è un padiglione chiamato Haus der Kunstler, la Casa degli Artisti, dove alcuni ricoverati sono diventati pittori (Walla, Garber, Kernbeis, e altri) riconosciuti anche dal mercato,esposti in una delle più prestigiose gallerie viennesi Galerie Nachst St. Stephen. E' solo uno dei tanti esempi sul tema Arte-Follia. Tutta questa broda per chiederti: Franco, ma l'arte è una malattia o una terapia?
- L'arte passa dalla terapia alla malattia a seconda delle epoche, comunque è sempre sintomatica.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s'intende…
- Mi dispiace deluderti, ma non ho mai visto un episodio di quel serial. Sono sempre stato respinto dalle pettinature dei suoi personaggi e, soprattutto, dalle loro magliette da grandi magazzini. Però mi fai venire il sospetto che forse ho perso qualcosa.
- Siamo quasi arrivati a Vaccàrya, pianeta abitato da alieni che scrutano il loro inconscio tecnologico rinchiusi in una misteriosa macchina chiamata photomaton …se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Cà Bernesca Cabernet Sauvignon Doc, vendemmia 2001 di Torre Fornello… Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Certamente. Ora seguo il tuo consiglio e prenoto la fermata.
- Vabbè, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità!
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