L'ospite accanto a me è Lorenzo Pezzatini.
Pittore e performer. Studia negli Stati Uniti presso l'University
of Massachusetts dove ottiene un Master nel 1981
comincia così
la sua fiaba biografica, ma io - sarà che lo conosco da molti
anni, sarà che sono un malfidato - vi dico che è notizia
tutta da verificare. Testimonio, invece, sul fatto che è una
delle figure più interessanti delle nostre arti visive, protagonista
di una singolare, ossessiva avventura materica e coloristica avvolta
intorno a un filo. Nel 1978, infatti, crea il FILO, oggetto primario
e cellula generativa di tutto il suo lavoro, cui tuttora si accompagna,
avvolgendovisi anche (ad esempio, nei Giardini della Biennale) e dando
vita a progetti, mostre, performances. Un filo rosso-giallo-blu che
ha attorcigliato in Italia e all'estero monumenti, cartelloni pubblicitari,
stazioni, inerpicandosi su muri, sentieri, pareti, tuffandosi anche
nel web e rintanandosi talvolta in un libro d'artista. Filando filando,
Lorenzo crea anche malandrini oggetti d'arredamento e d'abbigliamento:
collane e orecchini indossabili e grandi orologi da sconsigliare al
polso perché per goderne è necessario possedere un ampio
chiostro o un parco, sia pure con i patti in deroga. E con quel suo
filo dipana anche una matassa di parole con le quali intreccia
maliziosi significati filologici e filosofici che riguardano
la sua operazione, della quale, anni fa, ne fece anche un'edizione radio
e filodiffusa per RadioRai. Ma nemmeno la Tv se l'è passata
liscia: RaiSat, infatti, ha trasmesso e replicato un documentario sul
suo lavoro realizzato - il documentario non il lavoro - dall'americano
Jonathan Nossiter, filmaker (e amante del vino italiano tanto da dedicarli
un cortometraggio) che ricordo vincitore nel '97 del Sundance Film Festival,
e questo giusto per smentire chi dubita delle mie capacità di
memoria.
Per saperne di più su LP, e vedere alcuni suoi lavori: www.oblidi.com/artists/pezzatini
- Benvenuto a bordo, Lorenzo
- Aspetta un po' che mi do una regolatina alle orecchie…
- Prima di trasformarti in un clone di Spock, voglio farti assaggiare
questo rosso Terre del Guiscardo dell'Antica Masseria del Sigillo
qua
il bicchiere
ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", come dico
a tutti gli ospiti di quest'astronave, prudenza vuole che tu trasmetta
sulla Terra il tuo ritratto
no, non quello fisico, risparmiaci
quello
interiore
Lorenzo secondo Lorenzo
- Potrei rispondere con una battuta e deviare in corner
ma ho deciso
di prendere il Minotauro per le corna, visto che ho un filo che mi permette
salutari ritorni.
Penso al mio ritratto interiore e contemporaneamente sento il cadere
ritmico di una goccia dal rubinetto in una tazza nel lavandino di cucina.
Ecco forse mi sento di dire che Lorenzo è nel bel mezzo di queste
due cose. Una specie di corpus callosum che unisce i due lobi
del cervello: quello sensoriale e quello concettuale.
- Tema in classe: "Il filo: origini, significati, e prospettive
nell'Italia dei nostri giorni".
Svolgimento…
- La nascita-origine del Filo, che risale quasi a 25 anni fa, è
propriamente la pittura, perciò è in qualche modo corretto
definirmi pittore.
Il colore acrilico resosi materia, e quindi oggetto, si è separato
dalla madre tela e ha inglobato il suo elemento costitutivo: il filo.
La forma filo nasce appunto dalla decostruzione della tela e dall'estrusione
del colore-materia dall'orifizio del tubetto. Questa essenza minima
e tridimensionale gli ha consentito di mettersi in viaggio nei vasti
territori del Postmoderno e di intraprendere una sua storia dell'arte
(a minuscola) incontrando le più diverse situazioni e mescolandosi
alle realtà che di volta in volta il suo compagno di strada ed
autore gli proponeva. Un nuovo episodio dell'eterno dialogo soggetto-oggetto,
una sorta di epifania laica che si dipana nello spazio e nel tempo.
- Uno che ti vuole male, va dicendo che ti proclami "Ciclista
Illuminato". Da che cosa trae spunto per quella calunnia?
- La serie di performances che porta questo nome, trae spunto dall'omonimo
libro di Roberto Piumini, e mi ha visto pedalare nel buio, in sella
ad una statica bicicletta all'interno di un parallelepipedo di plexiglass.
L'azione delle pedalate illuminava verticalmente l'opera-scultura-Filo
che stava sopra la mia testa ed orizzontalmente un trittico che si trovava
sulla parete opposta. Non un proclama, ma piuttosto un invito ad autoprodurre
l'energia che illumina l'opera e, solo di riflesso, il suo autore
senza
preoccuparsi di sentirsi sudati
inoltre, recenti dati statistici
accreditano al sudore una buona parte dell'eccitamento sessuale!...
-
ah sì?!...allora prima d'insistere con una che so io,
mi darò a saune
grazie per l'informazione
- Ma figurati, per così poco!...
Io poi sono un ciclista incallito e gran parte delle mie idee nascono
pedalando: forse l'iperossigenazione mi fa volare alto e mi da una sensazione
di "illuminazione".
Per quanto riguarda la calunnia, essa viene sicuramente da un automobilista
puzzolente, ma non di sudore.
- Esprimersi oggi su tela e colori, lavorare con quei materiali, ha
ancora un senso?
- Come mai nessuno si chiede se abbia senso manipolare l'argilla, scolpire
la pietra o fare rituali performativi ispirati direttamente ai riti
delle società tribali? Come mai la pittura è continuamente
nel mirino di chi guarda criticamente la produzione artistica? Dopotutto
la pittura su tela non ha più di 6 o 7 secoli. Gli è che
quadro è una forma ormai diffusa e popolare (anche nelle sue
accezioni moderne) e che ben si è adattata nel tempo ai gusti
estetici e fruitivi di molte generazioni. E' facile da collezionare
e conservare, costituisce una grande realtà economica e dà
sempre dei buoni risultati a chi la pratica con dedizione e qualità.
Detto questo dovrei tirare in ballo la questione dei linguaggi extra-pittorici,
in cui ovviamente mi situo
-
già, anche per questo avevo fatto quella domanda
-
caro Armando, con il tempo il gioco si è fatto duro e
complicato dilagando nel mare magnum del Postmoderno: da una
parte una sorta di progressiva "specializzazione" che l'artista
ha messo in atto pressato dalla competizione con il mondo dei media
e dell' informazione, e dall'altra la voglia di accettare la sfida cavalcandolo
e sfruttandone le grandi possibilità.
Spesso si dimentica, però, che fra questi due estremi ci sono
mille sfumature e strategie che secondo me sarebbe proficuo esaminare
con attenzione, ed in dettaglio. Un vero e proprio lavoro di ricerca
che ogni serio storico dell'arte, critico o curatore di mostre dovrebbe
meticolosamente fare e che invece raramente fa.
- Esiste un nuovo rapporto
pardon!...un nuovo filo che lega l'osservatore
all'opera osservata in quest'epoca nella quale è apparso il computer?
- Oggi guardare e fruire l'opera così come ce la propone la galleria
od il museo non basta più. Abbiamo sempre più bisogno
di una costellazione di informazioni e non di una sola stella luminosa
in un cielo vuoto. Per questo ha avuto un grande impulso l'installazione.
Sarà la perdita dell'aura o dell'innocenza oppure di tutte e
due, ma siamo bisognosi di una sorta di brulichio che aleggia intorno
all'opera. E' vero che il computer questo brulichio ce l'ha al suo interno:
0101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010
Io con mio Filo ho voluto complicare un po' questa linearità
binaria facendo:
- .... ................ ............... .............................................1
........0...............1........01..........01........1..................010................0.......10...............01
......01............10......1010.......1010.......10............101010............010....0101............010
1010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010101010
............101.............010.........101.................1010.............10.................010...........01010
..............11..............0...............1...................01..................1.................01................110
...............0.....................................................0.............................................................1
Ti ricordi della canzone degli anni '50, Binario, cantata da
Claudio Villa: binarioooooo
fredde parallele della vitaaaaaa
.Piacerebbe
anche ai Santini Del Prete
- Raimondo Del Prete e Franco
Santini
attenti a quei due! ...ne so qualcosa!
- …dovrebbero cantarla nella loro divisa da ferrovieri al Festival
di Sanremo insieme con Negroponte…
- Pur apprezzando molto i nuovi strumenti tecnologici, e usandoli nel
mio lavoro, trovo che spesso rendono simili fra loro tante operazioni,
specie nell'arte performativa. Esiste, secondo te, un modo per non finire
trafitti da un raggio di laser…
- Eviterei di usare le tecnologie in modalità che le rendono
sterili e fini a se stesse. Invece sono da sfruttare come strumenti
per tessere una cosmogonia di significati il più possibile stratificati,
transculturali e oserei dire, visto il luogo in cui mi trovo, interstellari.
Eppoi, possibilmente, inserirei l'elemento del gioco che non è
semplice interattività. Ricordiamoci che siamo stati bambini,
di quell'età sentiamone il richiamo allo scopo di rimettere in
"gioco" quello che l'Uomo ha fatto nel corso della Storia,
ivi compreso lo sviluppo tecnologico stesso. Insomma si dovrebbe poter
esprimere "quello che il bambino ha fatto nella Storia". Ho
l'impressione però che molti artisti guardino essenzialmente
alla storia dell'Uomo ed alle strutture di potere sociale, politico
ed economico che derivano appunto da quella storia.
- Il web quale influenza ha - e, soprattutto, potrà avere - sulle
arti visive?
- Il fatto che il web crei una rete planetaria di informazioni immediatamente
accedibili è un elemento che dà e darà una grande
svolta al nostro sistema di comunicazione. Questo avrà certamente
un impatto sul perché fare arte e sulle sue motivazioni dal momento
che avere rappresentatività ed espressività in rete sarà
estremamente facile. Credo che la fase iniziale dell'eccitamento virtuale
da monitor cederà il passo alla nostra essenza umana e sensoriale,
a cui farà seguito un'altra fase tecnologica, e così via
in un perpetuo inanellarsi di situazioni.
Ma tutto ciò può apparire un po' troppo meccanico e dualistico.
Probabilmente è più congruo pensare ad un grande minestrone
dove ciò che è più vicino al fuoco sale per poi
tornare giù dopo un contatto di superficie.
Per gustarne i sapori bisogna versare, lasciar raffreddare, aggiungerci
un…filo d'olio e perché no berci un buon bicchiere
di vino.
- Arte e Mercato, secondo alquanti sono termini inconciliabili. Anche
per te?
- Come dire culo e camicia, giusto?
- Qui le domande le faccio io…
- E le mutande? Dico, le mutande ce le vogliamo mettere o no?
- Ehm…beh, sì…no…dipende…sai…
- Capisco, hai ragione…Però potremmo sceglierle con il
pizzo o di solido cotone, ascellari o mini, ma io dico che le mutande
sono ancora importanti per non arrossarsi il popò. Molti artisti
oggi usano giusto quel fil di tanga che mette in stretto contatto il
culo con la camicia. Io, il Filo, l'ho sempre regalato, scambiato, disperso,
tenendolo separato da questioni di arrossamento economico per affermare
il principio di inalienabilità ed indipendenza della fonte creativa.
Scendendo…o salendo…a questioni meramente politiche: ti
risulta che qualcuno abbia pensato ad una legge che regoli il conflitto
di interessi nell'ambito dell'arte? Ma come, a nessuno è venuto
in mente che, tanto per fare un esempio, Sgarbi, (importante consulente
di TeleMarket) possa o no indirizzare il mercato? Qualcosa di simile
è certamente anche accaduto in precedenza, magari per vie più
impalpabili ed insondabili, ma ora il fenomeno è macroscopico
e spudoratamente connesso al principio di realtà economica. La
questione dello spadroneggiare dell'economia nella nostra società
è sotto gli occhi di tutti. Credo che l'arte dovrebbe anche essere
capace di proporre qualche forma di resistenza.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
infliggo un filo di riflessione su Star Trek… che cosa rappresenta
quel videomito nel nostro immaginario?
- Rispondo in modo indiretto. L'Enterprise ovvero l'Impresa, nel rinascimento
si riferiva alla moda di manifestare un'intenzione personale od un immagine
di sé attraverso una medaglia o spilla portata sul cappello o
sul vestito e spesso era formata da due parti: motto ed immagine
a
proposito, mi piacerebbe farti una spilla labirinto per il tuo cappello
da Sommelier dell'Enterprise. Il motto potrebbe essere: Fata viam invenient
- Scusa, ma mi sono fermato filo filo alla scuola dell'obbligo…
- Lo sospettavo!...significa: Il destino troverà la via
- Vabbè, resto in attesa della spilla-labirinto
ora siamo
quasi arrivati a Pezzatynya, pianeta ciclabile e illuminato, abitato
da alieni che vivono appesi a un filo
se devi scendere, ti conviene
prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché
è finita la bottiglia di Terre del Guiscardo dell'Antica Masseria
del Sigillo
Però torna a trovarmi, io qua sto
- Pur essendo io un Ciclista Illuminato, non mi sarà facile trovarti
in bicicletta nell'Iperspazio, ma ho un amico da quelle parti e mi guiderà.
Si tratta di un N.S.N.S (Nostro Simile Nello Spazio) e anche lui non
aspetta altro che di conoscerti e di brindare con te…
- Col filo di voce rimasto, ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise:
lunga vita e prosperità!
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