L’ospite accanto a me è Barbara Martusciello. Critico d’arte.
Laureata con Lode in Storia dell’Arte Contemporanea presso la facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma, curatrice di mostre, saggista, svolge prevalentemente la sua attività nell’area dei nuovi linguaggi fra intercodice e tecnologia, e in quella della sperimentazione italiana degli anni Sessanta e Settanta.
Se dovessi dirvi tutto quanto questa donna dal grande fascino intellettuale, e non solo intellettuale, ha combinato nel campo dell’arte finora, finiremmo col fare notte. Tenterò, quindi, di riassumere; ecco solo alcune delle cose più significative estratte dalla sua biografia.
Ha ideato e diretto il Centro romano Documentazione Arti Visive dell’Arci Nova; ha guidato la galleria d'arte Yanika e Mascherino di Roma con la quale tutt’ora collabora.
Tra le tante mostre allestite – in quest’anno che per i terrestri è il 2007 – ne conta oltre cento, ricordo Arte e Jeans a Parigi (1994) con un intervento di Baudrillard; Contaminazioni 2. Fotografia e Arte, Museo Laboratorio Arte Contemporanea, Università La Sapienza, Roma (1998); Materiamorfosi, Galleria Comunale Arte Moderna e Contemporanea (ora MACRO), Roma (2000); Artisti suonati, al Trevi Flash Art Museum (2001); Giaguaro 2003: Arte,nell’ambito dell’Estate Romana 2003; Guardando si impara, Biblioteca Nazionale Centrale, (2006); Audrey Hepburn,Palazzo Wedekind, Roma (2003); le tre tappe di Renato Mambor. Progetto per un’Antologica alla Galleria Mascherino e, con lo stesso artista, Paesaggi Tagliati-Antologica di Renato Mambor alla Galleria d’Arte di Nizza (2005) e, nello stesso anno, alla Galleria Comunale di Faenza.
Ha curato, inoltre, personali di Nanni Balestrini, Pablo Echaurren, Nato Frascà, Mario Sasso, Mario Schifano, Gianfranco Notargiacomo, e collettive con Luca Patella, Matteo Basilè, Cloti Ricciardi, Nancy Ruspoli, Alessia Parenti…
Tra gli emergenti, ha realizzato mostre con Chiara, Monica Cuoghi & Claudio Corsello, Alessandro Gianvenuti, Matia, Stefania Pinsone, Professor Bad Trip, i Santini Del Prete, Giuseppe Tubi.
Ricordo anche esposizioni e scritti sulla psichedelia, sull’uso del linguaggio fotografico nell’arte contemporanea, sull’arte dei bozzetti cinematografici italiani, sui linguaggi visivi underground nell’attuale produzione artistica italiana.
Ha collaborato a numerose riviste da “Time Out” a “Flesh Out” ad “Artel”, da “Exibart” a “Juliet”, attualmente scrive per il quotidiano “Liberazione”.
La sua presenza la troviamo in format tv sull’arte contemporanea per Rai Sat, La 7, Teleroma 56, e in programmi su canali digitali tra i quali InterAct.
Interrompendo la stesura di libri che la vedono impegnata in questi mesi per le editrici Gangemi e Castelvecchi, è salita quassù sull’Enterprise.
- Benvenuta a bordo, Barbara…
- Il piacere è per entrambi: amo viaggiare in buona compagnia…
- Sabrina Iasillo, luminosa sommellier dell’EnotecaBistrot “Uve e Forme” mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo Castello di Verduno, Barolo Massara 2001. In una nota che mi ha inviato in Spacefax così dice… leggo le sue parole: “Verduno il comune più a nord della zona del Barolo. Bevi questo vino ed è come tornare a casa dopo tanto girovagare. Il tannino magnificamente sferzante non è qui per offendere, né per rammentarti tanti oscuri pericoli, ma solo per porgerti tutta la sua complicità, per accompagnarti sulla strada del ritorno”. Fin qui Sabrina Iasillo… qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Barbara secondo Barbara…
- Una studiosa che, avendo la malattia dell’Arte contemporanea e non trovando cura per guarirne, ne ha fatto la sua forza e la sua professione. Da indipendente. Il resto lo hai in massima parte premesso tu nella presentazione introduttiva. Sono critico d’arte e curatore donna: ci tengo a sottolineare questo dato, se mai ce ne fosse bisogno, solo per aumentare la percentuale delle “quote rosa” in un campo ancora piuttosto faticoso per le signore, a maggior ragione se si son fatte da sole… Tornando alla domanda: ho una particolare propensione alla didattica nel tentativo di proporre e far comprendere al maggior numero di persone possibili l’arte contemporanea. Questa è inevitabilmente “per pochi” ma allargarne il campo d’azione e semplificare e migliorandone la comunicazione per ampliare questa elite non è impossibile e cerco di farlo. Mi interessa inoltre tutto quanto è ascrivibile alla contaminazione linguistica con particolare attenzione alle nuove generazioni e alla ricerca delle loro radici culturali essenzialmente rintracciabili nella sperimentazione italiana anni Sessanta e Settanta.
- La perniciosa concentrazione delle testate giornalistiche quotidiane e periodiche… la sempre più precaria vita delle riviste cartacee indipendenti… il duopolio Raiset… l’insensibilità dei grandi network radiofonici privati verso le cronache sulle arti visive… da questo scenario, la situazione del critico d’arte nell’informazione mi pare malmessa.
Se sei d’accordo su questa mia constatazione (e, se non lo sei, dimmi il perché), quale concreta possibilità resta per far sentire la propria voce specie a coloro che, come te, s’occupano di nuova espressività?
- La tua analisi è piuttosto nera e purtroppo verosimile: la condivido.
Cosa resta per farci vedere-sentire-ascoltare? Organizzarci: promuovendo iniziative culturali e, nell’attesa che i quotidiani e la Tv amplino il proprio osservatorio sull’Arte più attuale, svincolandosi dal sottobosco ma anche dalle direttive lobbistiche di stampo anglosassone, usare al massimo la Rete. Inutile dire che Internet è il veicolo che, in un futuro prossimo, risulterà privilegiato; in Italia non lo adoperiamo ancora abbastanza né al meglio, ma questo è il medium che domani – e non dopodomani! – promuoverà una vera, libera, capillare circolazione delle idee, delle opinioni, della creatività… Poi, certamente, dovremo occuparci di selezionarle, verificarle, accoglierle o rifiutarle: ma siamo adulti e in grado di discernere…
Non è un caso che i Blog siano entrati nell’uso comune delle giovani generazioni, che alcuni siti di Musei siano più visitati (e spesso accattivanti) dei Musei stessi, che E-bay stia quasi sostituendo le Case d’Aste – che a loro volta hanno quasi sostituito le gallerie d’arte –, che Exibart sia una rivista cartacea affiancata dall’eccellente veloce e competente versione on-line, superutilizzata dagli addetti ai lavori e non solo, e non esclusivamente giovani… Chi non è in grado di usare le nuove tecnologie può sempre farsi affiancare da qualcuno esperto, non è un problema, ma deve capirne le potenzialità e la necessità...
- Che cosa differenzia – e che cosa ti piacerebbe che, oggi, ancora di più lo differenziasse – il lavoro del gallerista da quello di altri impresari culturali: dagli editori ai produttori cinematografici, ai discografici, eccetera?
- Domanda complessa dalle mille risposte diverse… Rispetto ai produttori cinematografici e ai discografici la quotidianità della fruizione, e la vastità del pubblico, anzi, dei pubblici…
Auspicherei, inoltre e tra parentesi, che le Istituzioni mettessero mano a una seria defiscalizzazione ad hoc: questa è una vera urgenza che eliminerebbe il fenomeno del “nero”, le truffe, l’invasione dei falsi nel mercato dell’arte che ne dopano il sistema… Perché un’opera d’arte contemporanea non deve essere trattata fiscalmente come un libro piuttosto che come una… pelliccia, una borsa, un paio di scarpe?
Poi, naturalmente, ci sono galleristi e galleristi: tra venditori di quadri e multinazionali c’è un’interessante via di mezzo che meriterebbe più libertà di movimento, più attenzione istituzionale, più gratificazioni economiche ma anche più apertura verso le innovazioni tecnologiche, dei media, dei linguaggi….
- Musei d’arte contemporanea in Italia oggi. Ai tuoi occhi, quale il loro principale merito e, soprattutto, quale il principale difetto?
- In Italia ci sono Musei e Musei e la differenza è in massima parte macroscopica. In linea generale, se non si adeguano al trend dominante dell’Arte contemporanea, tentando una strada indipendente dal Sistema, faticano… Tra quanti faticano, però, molti lo fanno per incapacità, inadeguatezza culturale, mancanza di attenzione istituzionale ed economica…
Quelli che funzionano hanno gestione manageriale e all’avanguardia, apertura totale ad una comunicazione al passo con i tempi, personale qualificato, giovani collaboratori che, va detto, spesso non sono abbastanza…
Il problema, in realtà, non sono i Musei ma la Politica: non c’è conoscenza dell’Arte contemporanea – né della cultura in generale, il più delle volte – né interesse a proteggere, valorizzare, promuovere efficacemente e in modo trasparente la produzione italiana, al contrario di quanto fanno gli altri paesi con la loro arte e la loro cultura, importata da noi in maniera fin troppo aggressiva, spesso, ma certamente competente…
- Si parla spesso in Italia in questi ultimi tempi di privatizzazione anche rispetto a Musei d’Arte contemporanea. Come la pensi al proposito?
- Io temo molto la privatizzazione perché da noi vige l’abitudine a trasformarla in escamotage per imporre trust e per privilegiare gli interessi personali o di lobby piuttosto che della collettività. Credo che la coesistenza dia sempre buoni frutti: servizio pubblico che accolga alcuni servizi privati, oppure strutture private da una parte e istituzioni pubbliche dall’altra, con la possibilità di fare network…
- Mi pare che la telematica ha rinnovato le misurazioni fra arte e società. A tuo avviso, questo influsso tecnologico ha avvicinato oppure allontanato fra loro arte e società?
- Avvicinato, ma ancora non abbastanza.
Bisogna inoltre intenderci: l’arte che adopera l’innovazione tecnologica per realizzarsi – net art, pittura digitale, arte sperimentale-tecnologica eccetera – o l’arte che la usa per promuoversi e comunicarsi? Nel primo caso la società ha, in genere, ancora forti riserve ma superabili come furono superate in passato: penso alle resistenze nei confronti della fotografia, delle novità futuriste ma addirittura del più “semplice” uso di colori acrilici o materiali sintetici…
Nel secondo l’ha avvicinata, ma ancora troppo poco.
- Vedi – e, se sì, in che cosa lo identifichi - un rapporto fra le avanguardie storiche e le nuove ricerche espressive dei nostri giorni, computer compreso?
- Il rapporto è riscontrabile in singoli artisti più che in categorie o “scuole”. Il Futurismo è quasi ovunque, il Dadaismo poi… ma anche molto di quello che si è imposto o è esploso successivamente, dall’underground - graffitismo, psichedelica - all’arte più ufficiale - Pop Art, Concettuale, eccetera - di ricerca… La contaminazione linguistica, raggiunta perfettamente dal Computer e da Internet, e la possibilità di approdo al metalinguaggio/ai metalinguaggi è certamente il più forte, visibile collegamento tra avanguardie…
Credo però che spesso manchi, ai più giovani artisti, la consapevolezza dell’esistenza di queste radici o la mancanza di consapevolezza della loro presenza nel proprio lavoro, perché il livello culturale si è decisamente abbassato in ogni campo e la fretta di fare e di raggiungere un risultato e, magari, il successo, piuttosto che regalare velocità vivace, vitalità, modernità, ha prodotto superficialità, approssimazione… Ma questa è un’altra storia.
- Nel tuo lavoro critico come ti rapporti con la video art?
- Come ogni storico e critico dovrebbe. La Videoarte è parte dell’Arte contemporanea e come tale va studiata, compresa, “trattata”. Certamente, conoscere più specificamente i suoi supporti tecnici, dispositivi, innovazioni tecnologiche aiuta a comprenderla e, magari, anche a svelare i bluff, cosa che vale anche per la cosiddetta arte digitale.
- Il web quale influenza ha - e, soprattutto, potrà avere - sulle arti visive? Gradirei che tu rispondessi sia sotto il profilo espressivo sia su quello di promozione verso il mercato…
- Come dicevo poco prima, con l’avvento delle nuove tecnologie l’arte ha avuto ulteriori possibilità di ricerca che ha spinto verso una sperimentazione sempre maggiore: sia concettualmente parlando, aprendosi a nuove riflessioni, filosofie, concetti…, sia materialmente, nell’uso pratico del mezzo, che è inevitabilmente legato alle potenzialità concettuali di cui sopra… Non a caso, infatti, avevo parlato di contaminazioni linguistiche o metalinguaggi…
Per quanto concerne Internet, poi, è ovvio che esso sia una incredibile illimitata riserva di immagini e concetti che gli artisti – ma non solo loro: lo fanno tutti i creativi: grafici, fumettisti, musicisti, designer, stilisti – adoperano sia per adottarli materialmente, direttamente, manipolandoli, citandoli, mescolandoli eccetera., sia per trarne input; sia, ancora, per esserci, proprio lì dentro, in quanto opera…
Per quanto concerne il Sistema, quindi anche il Mercato, è ovvio che le possibilità di comunicare concetti, idee, progetti, proposte culturali ed altro, si sia ampliata a dismisura, dilatando il raggio d’azione ovunque con una velocità e capillarità impensabile, quando Internet non esisteva. Dobbiamo infatti dividere la Realtà ad un “ prima” e a un “dopo” l’esistenza della Rete. Tutto sta, come ti dicevo prima, nel saperla usare, nel selezionare, discernere, verificare le proposte, le notizie, le idee, le immagini.
- A Vienna, al manicomio di Gugging, c'è un padiglione chiamato Haus der Kunstler, la Casa degli Artisti, dove alcuni ricoverati sono diventati pittori (Walla, Garber, Kernbeis, e altri) riconosciuti anche dal mercato, esposti in una delle più prestigiose gallerie viennesi Galerie Nachst St. Stephen. E' solo uno dei tanti esempi sul tema Arte-Follia.
Tutto questo per chiederti: Barbara, l'arte è una malattia o una terapia?
- Strana domanda che in qualche modo, per coincidenza, ho anticipato all’inizio! Cura o malattia… forse è entrambe le cose insieme, in forma di bizzarra alternativa che ha in sé il male e la sua possibilità di guarigione… Tutto sta nel riconoscere questa duplice realtà, accettandola nella sua complessità.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa…che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
- Quando ero ragazzina, devo ammettere che non seguivo questa realtà essenzialmente televisiva ed anzi guardavo con superiorità mio fratello che se ne cibava entusiasta. Oltretutto, non c’era nessun bel ragazzo da apprezzare, cosa che in quegli anni mi interessava moooolto più di adesso, né c’erano accattivanti storie d’amore che mi facessero sognare… Con il maturare dei miei interessi, credo di averne via via ammirato le sensazionali tutine e gli strepitosi interni vintage… Scherzi a parte, oltre a questo, ne ho potuto apprezzare la fantasmagorica capacità visionaria, la lungimiranza tecnologica e, più in generale, futuribile; pur considerandolo essenzialmente una saga-fumettone, ne comprendo la grande ricchezza citazionista che spesso diventa meltinpot e dà luogo, quindi, alla contaminazione linguistica. Non a caso, il versante che mi interessa di più.
- Siamo quasi arrivati a Mart-Usciello, pianeta lontano da Marte, ma seducente quanto Venere e abitato da alieni catodici… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è alla fine la bottiglia “Castello di Verduno” consigliata da Sabrina Iasillo dell’Enoteca Uve e Forme” di Roma… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
- Resto ancora un po’ perché il vino non è proprio finito e, avendolo apprezzato, gradirei la scolatura o, nel caso tu avessi un’altra bottiglia…
- D’accordo, brindo a te com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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