L’ospite accanto a me è Mino
Trafeli. Scultore. L’occasione per incontrarlo è data dall’apertura
di “Trafeli 2003 – Terra – Fabbrica – Terra”,
titolo di un’imponente mostra curata da Enrico Crispolti e organizzata
dalla Fondazione www.museopiaggio.it in collaborazione con tre comuni:
Lajatico, Ponsacco e Pontedera. L’esposizione dei lavori – ideata
e allestita dall’architetto Alberto Bartalini – è installata,
infatti, in più luoghi ubicati in quelle località. Inaugurata
il 31 maggio, resterà aperta fino al 31 agosto di questo 2003. Ecco
uno spunto per recarsi da quelle parti per godere delle opere di un artista
visivo e visionario qual è Mino, di un paesaggio bello e accogliente
nelle sue strutture turistiche, del Museo Piaggio che incrocia creatività industriale
e storia del costume, presentando anche un originale ed unico modello
di Vespa realizzato da Trafeli; fateci un pensierino.
Non è la prima volta che Crispolti, una delle maggiori firme
tra gli studiosi di arte contemporanea,
presenta questo originalissimo artista. Nel ’73, difatti, curò con
Mino una manifestazione a Volterra – lo scultore di cui parlo è nato
e lavora lì – che rappresentò un inedito incontro
fra il territorio e le sue istituzioni, prima fra tutte l’Ospedale
Psichiatrico. Incontro significativo che ebbe eco internazionale perché Mino è anche
conoscitore ed esegeta di un caso noto come “il caso N.O.F.” (l’acronimo
sta per Nannetti Oreste Fernando), che riguarda un uomo per molti anni
ricoverato in manicomio a Volterra e che ha lasciato un’inquietante
opera fra letteratura e arte visiva attraverso particolarissimi graffiti
tracciati sul muro del cortile dell’ospedale. A quel caso si
sono interessati non solo studiosi italiani e stranieri di neuroscienze,
ma
anche fotografi, saggisti, videomakers, teatranti, uno per tutti Barberio
Corsetti. Molti anni fa, ebbi la fortuna di essere guidato in una visita
a quei graffiti, ancora oggi parzialmente visibili, proprio da Mino
e ne ricavai l’impressione che quel suo impegno andava considerato
come un’altra delle opere che avevo ammirato nel suo atelier.
Partito da una scultura cubo-futurista alla fine degli anni Quaranta,
tiene le sue prime personali presso la Galleria delle Ore a Milano
nel ’57.
Tra il ’68 e il ’73, il suo stile conosce una nuova fase che
lo porta ad occuparsi della scultura come oggetto di rottura, comportamento,
azione scenica, coinvolgimento psico-ambientale. Per darvi qualche ulteriore
cenno, vi riferisco quanto leggo in una nota: “La sua originale distruzione
e ricostruzione delle proprie sculture, una pratica che dura da più di
vent’anni, il suo volontario ritirarsi dai condizionamenti del mercato
e del sistema dell’arte, il suo indagare i processi fisici e mentali
della scultura classica e contemporanea, lo hanno portato a creare nello
spazio del Palazzo dei Priori a Volterra una disseminazione organica di
sculture mitologiche destinate a rappresentare il nucleo della Fondazione
Trafeli. Da questa postazione storica, l’artista ha elaborato un
nuovo concetto di scultura architettonica e di spazio agibile della memoria”.
Tante e tante le personali e le collettive cui ha partecipato da renderne
dissuasiva l’elencazione, ricorderò solo le partecipazioni
alla Quadriennale di Roma nel ’55, ’59, ’65, ’73;
alla Biennale di Venezia nel ’64 e nel ’95; a quattro presenze
in altrettante edizioni della Biennale Internazionale di Scultura a Carrara,
e poi esposizioni a Parigi, Tokio…insomma, tante e tante, come
dicevo.
Sul web, immagini di alcune opere e notizie biografiche cliccando su:
http://www.chartusia-projects.it, http://www.artestoria.com, http://www.chartusia-projects.it/trafeli.htm
- Benvenuto a bordo, Mino…
- Grazie per avermi invitato, Armando.
- Voglio farti assaggiare questo rosso "Diacono Gerardo 1028" Gutturnio
Riserva Doc Colli Piacentini di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco
fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi
nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole
che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione
con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Mino
secondo Mino…
- Uno che fabbrica oggetti inutili col bronzo, con la pietra, col
ferro, col colore, spazi teatrali e architettonici.
Percorre le vie fantastiche delle forme possibili dell'impossibilità che portano
alla inutilità utile.
Mediante la percezione delle regole predispone spazi da intrighi poetici per
uso singolo o collettivo.
- Immagina di doverti rivolgere ad uno non addetto ai lavori e illustrargli
il senso di fondo della tua opera. Che cosa gli diresti?…
- Dal mio lavoro non puoi ricevere nessuna risposta consolatoria.
Un lavoro, il mio, calcolato per provocare. Se provocato, ti induce
ad essere attore con te stesso: gioco dei tiri incrociati o paralleli
che può dar vita a brevi moti di gioia.
- Da che cosa nasce il tuo interesse per l’architettura? Molti
episodi del tuo lavoro sono definiti come casi di scultura architettonica…
- L'architettura di oggi ha assunto, in molti casi, forme da scultura.
Le tecnologie progettuali, rompendo gli schemi esclusivamente funzionali,
generano possibilità compositive archittettoniche nuove.
All'architettura che diventa scultura preferisco la scultura, di dimensioni
gigantesche, che, avendo superarto le limitazioni del simbolo, si ripropone
come forma dell'urbano trasformandosi in luogo usabile caratterizzato
nella sua forma del poetare considerando.
- Tra i motivi che m’interessano del tuo lavoro, ci sono le intersezioni
di linguaggio che hai instaurato fra l’opera scolpita ed altri
mezzi (video, teatro, musica). Quale bilancio fai di questa tua esperienza?
Che cosa ti ha dato in più rispetto alla scultura esibita da
sola in una sala?
- Da venti anni uso la telecamera in solitudine su me stesso, sia sul
corpo che nella mente.
Il video può trascinarti dentro a una narrazione. Il piccolo schermo,
nel privato, può farti incontrare direttamente con i pensieri
essenziali dell'artista.
Il mio teatro si può considerare come unico sbocco temporaneo,
per uno spazio possibile da agire con scultura caricata da motivazioni
funzionali di comunicazione, teatro di sculture agibili. Ho sempre ascoltato
musica. Ho studiato un po' il violino e ho conosciuto musicisti. Mi è stato
molto facile, con l'uso di produttori artigianali di suoni, mettere
insieme delle composizioni di rumori musicali.
La pratica dei linguaggi teatrali o televisivi o musicali offrono occasioni
per una maggiore estensibilità espressiva in nuovi campi d'azione.
- Ritieni che le nuove ricerche nelle arti visive (videoperformance
compresa, sulla quale lavori da molti anni), abbiano un debito verso
le avanguardie
storiche oppure si tratti di tutt’altra cosa?
- Certo, le avanguardie storiche hanno aperto strade a chi le ha considerate
come inevitabilità storica e non come aggiornamento del vocabolario.
- Arte e Mercato. Da molti è ritenuto un rapporto impossibile.
Tu come la pensi?
- Il mercato dell'arte militante non è quasi mai usato giustamente
perché ignora i valori problematici essenziali. Si dovrebbe sapere
che un filosofo non scrive i suoi libri per venderli a chi ignora la
filosofia, non può essere né mondano, né scioccherello
come il mercato, in generale, lo desidererebbe. Qualche filosofo ci
prova.
- A Vienna, nel manicomio “Maria Gugging” c’è il
famoso padiglione “Haus der Künstler” voluto dallo psichiatra
Leo Navratil. I lavori di Schmidt, Korec, Garber, Walla ed altri dopo
essere stati esposti alla Galerie Nächst St. Stephen (una delle
più importanti gallerie austriache) e, alcuni, messi all’asta
insieme a lavori di Picasso, sono adesso in 180 musei di tutto il mondo.
Tutta questa broda per chiederti: Mino, ma l’arte è una
malattia o una terapia?
- Dal '79 ho uno dei miei laboratori nell'ex manicomio di Volterra.
Vi ho portato dentro i miei sogni maniacali di poeta e mi sono sentito
molto simile agli amici internati catatonici e no.
Ho ricavato forza da loro per essere me stesso: una lezione di libertà in un
manicomio-galera.
Conobbi la storia del manicomio "Maria Gugging" perchè partecipai al seminario
di Linda Kaiser, all'Università di Siena, sul tema "Arte e Follia", per illustrare
il graffito di N.O.F. 4, l'opera gigantesca di un internato del manicomio di
Volterra che tu ben conosci.
- Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo
crudelmente a fare una riflessione su Star Trek …che cosa rappresenta
quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti,
s’intende…
- Non conosco Star Trek, anche se mi trovo spesso nel mio museo
pianoforte che naviga permanentemente in un cosmo amico girando anche lentamente
su se stesso.
Un naufragio di un luogo-scultura-architettura sganciatosi da una piattaforma
spaziale.
Sento, nella mia mente, il silenzio totale dello spazio e dei silenti cento
piccoli pianoforti e pianole del museo pianoforte nel muto percorso cosmologico.
- Siamo quasi arrivati a Trafèlya, pianeta scultoreo abitato da alieni
fatti di marmo e frames…se devi scendere, ti conviene prenotare la
fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia
di "Diacono Gerardo 1028" Gutturnio Riserva Doc Colli Piacentini di
Torre Fornello …Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- A presto, ci vedremo al mio lunare attraversamento, grazie del passaggio
- Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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