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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

Al rogo! Al rogo!

 

Chi di voi sa che cosa accadde a Roma il 17 febbraio del 1600? … il vostro silenzio è eloquente… stavolta però non vi rimprovero come faccio di solito… giornali, tv, radio hanno fatto lo stesso:vostro silenzio. Alcuni non lo sapevano proprio, altri non ricordavano, e altri ancora ricordavano benissimo ma… ssst!... hanno preferito tacere.
Io, invece, l’ho ricordata quella data in un breve pezzo che ho scritto per Cosmotaxi… leggervelo?... non se ne parla… visto che ora è?... mi offrite una birrra?... allora non posso rifiutare. Del resto, è roba breve.

 

 
17 febbraio del 1600.
Ai più distratti ricordo che Giordano Bruno, nato a Nola nel 1548, all’alba di quel giorno, dopo 9 anni di carcere, a piedi scalzi e con la lingua stretta nella mordacchia affinché non pronunciasse parole rivolte al popolo, veniva condotto dal carcere del Sant’Uffizio fino a Piazza Campo dei Fiori dove fu bruciato vivo.
Le sue ceneri furono poi gettate nel Tevere perché il prudente papa Leone XIII si sarà forse detto… questo è un tipo imprevedibile e hai visto mai?...
Riassunto delle puntate precedenti. Mentre Bruno si trovava nel 1591 a Venezia, lì invitato dal nobile (nobile si fa per dire) Giovanni Mocenigo, era stato denunciato dal Mocenigo stesso all’Inquisizione... accidenti che ospitalità!... direbbe Buster Keaton sporgendosi dal titolo di un suo film.
Processato a Venezia prima e a Roma poi, non avendo ritrattato le sue idee, fu condannato al rogo da quegli uomini pii della Chiesa cattolica che lo bruciarono con le fiamme del Paradiso.
Per le tonache nere nessuno come lui rappresentava agli occhi del popolo – scrive lo storico Massimo Bucciantini – l'eroe che fino al martirio aveva lottato contro i dogmi e i soprusi di una chiesa negatrice della libertà più importante, quella del pensiero.
A Roma, nel luogo dell’esecuzione, lo ricorda un monumento.
Venne inaugurato il 9 giugno 1889, in Campo de’ Fiori.  
Tre settimane dopo l’inaugurazione in Francia della Tour Eiffel.
Poco prima dell’inaugurazione della statua, papa Leone XIII minacciò che, se questa fosse avvenuta, avrebbe lasciato la Città eterna per rifugiarsi in Austria. L’intervento del Presidente del consiglio, Francesco Crispi, non tardò ad arrivare: se Leone avesse lasciato l’Italia non avrebbe più potuto fare ritorno.
Sembra che la minaccia sortì l’effetto sperato, visto che il papa si guardò bene dal lasciare il Vaticano. Il giorno dell’inaugurazione, però, sembra che Leone,  per scusarsi con il Cielo, abbia passato l’intera giornata a digiunare.
Alcuni maligni sostennero che la sera prima gli era stata servita un’abbondante cena.

 

 

… Grazie… grazie… basta applausi…troppo buoni… ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno. ‘Notte… buonanotte a tutti.

 


Tutti i testi di questa sezione sono registrati in SIAE alle sezioni Olaf o Dor.
Per riprodurli, due congiunte condizioni: citare l'autore e la sigla del sito.

 

 

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