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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

Generosità di un Sovrano

Scommettiamo un Campari che non sapete che cosa accadde alla famosa attrice francese Mademoiselle George?... finì nei film porno?!... ma che dite!... siamo nell’Ottocento! … no eh?... nessuno ne sa niente?
Ne raccontai anni fa a Radio Rai, dove scrivevo un programma con la finalità d’illuminare aspetti meno noti di certi episodi della storia e della cronaca. Pezzi brevi, 2’ o 3’00”, recitati da Giancarlo Cortesi su musiche di Guido Zaccagnini.
Come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate

 


Il 19 marzo del 1833, Margherite-Joséphine Weymer, nota  come Mademoiselle George, una delle grandi attrici francesi del tempo  - tanto da rivaleggiare con Adrienne Lecouvreur -  conobbe il suo ultimo successo recitando la tragedia  “Marie Tudor” di Victor Hugo.
Aveva allora quasi cinquant’anni, era famosa non solo per la bravura, ma anche per la sua bellezza che l’aveva resa amante di Napoleone. Una storia d’amore che durò a lungo, e quando l’imperatore decise di troncarla, a Mademoiselle George si presentò il gioielliere della corona che le offrì ben 37.000 franchi per riottenere una miniatura, incorniciata di diamanti, che ritraeva proprio Bonaparte; dono, nel frattempo, divenuto troppo compromettente.
L’attrice dilapidò la somma in breve tempo, fu amata dallo zar Alessandro I, ma quando apprese della morte di Napoleone, cadde in una profonda prostrazione; quel suo famoso amante, evidentemente, s’era inciso nel suo cuore anche al di là della generosità con la quale l’aveva congedata.
Dopo la riuscita della “Marie Tudor”, la fortuna teatrale voltò le spalle a Mademoiselle George.
Ma già l’anno prima, durante l’epidemia di colera che colpì Parigi nel 1832, un atroce dolore l’aveva sconvolta: la perdita del figlio avuto dall’unione morganatica con il funzionario imperiale Harel.
Poi nel giro di pochi anni invecchiò rapidamente, una malattia della pelle le sfigurò il volto, l’alcool fece il resto; gli impresari, un tempo pronti a dissanguarsi per averla, presero a evitarla: sola, obesa, sdentata, trovò solo particine secondarie in teatri di provincia, spesso dileggiata dagli spettatori.
Ancora qualche anno, ed anche quei lavori malpagati le furono negati: fu miseria totale.
“E pensare” - si diceva, a volte, specchiandosi con  orrore - “che sono stata l’amante di Bonaparte!”
Un giorno apprese che Napoleone III, salito al trono anni addietro, sapute le disgrazie a lei capitate, in onore della memoria dello zio, aveva deciso di accordarle protezione.
Mademoiselle, a quella notizia, ebbe un moto di gioia per la prima volta dopo molti anni.
“Una nuova vita”  - diceva a sé stessa felice - “una nuova vita m’aspetta”.
Cominciò a congetturare sulla munificenza in arrivo: una casa?...un appannaggio?...un compito a Corte, sia pure adatto alla sua età ?
Presto lo seppe: il nuovo, potente imperatore dei francesi, figlio di Luigi re d’Olanda, protetto da Pio IX, le aveva fatto ottenere un posto di guardiana delle latrine pubbliche.
Marguerite-Joséphine Weymer, in arte Mademoiselle George, morì il giorno prima del debutto nel nuovo lavoro.

 


Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.

 

 


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