Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.
Scommettiamo un Campari che non sapete perché i Duchi di Colonia furono assenti alla festa per l’incoronazione di Filippo V… come dite?... raffreddati?... sì, in un certo senso… ma non è proprio così... nessuno dice altro?...
Ne raccontai anni fa a Radio Rai, dove scrivevo un programma con la finalità d’illuminare aspetti meno noti di certi episodi della storia e della cronaca. Pezzi brevi, 2’ o 3’00”, recitati da Giancarlo Cortesi su musiche di Guido Zaccagnini.
Come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate.
Il 6 gennaio 1205, la Dieta di Aquisgrana proclamò Filippo V di Svevia, re di Germania.
A porgli la corona sul capo fu l’arcivescovo Adolfo, che per sette anni era stato suo nemico acerrimo per conto di Alessandro III, un gesto che gli costerà la mitra, infatti, il Papa gli toglierà la carica.
All’incoronazione, però, mancarono i Duchi di Colonia Enrico Neuburg e la sua bellissima moglie Costanza, cari al Sovrano per i tanti servigi resigli.
Assenti giustificati: erano morti. Vittime, fu detto, di funghi velenosi.
Solo molto tempo dopo quei vegetali furono riconosciuti innocenti: lo meritavano.
Il matrimonio di Costanza ed Enrico s’era rivelato un disastro, dotati entrambi di grande intelligenza e forte personalità, litigavano furiosamente, il loro odio reciproco cresceva di giorno in giorno: li univa solo una sete smisurata per il potere. Quei due, per calcolo, avevano scelto di parteggiare per Filippo V; scelta ben ponderata e anche molto acuta, perché, dopo l’arcivescovo Adolfo, pure il Papa Alessandro III s’accorderà con quel re.
Costanza, tradiva il marito con uno dei principali consiglieri di Corte, Werner Holfstein, promesso sposo a Isabella di Lunenburg, ma ancora scapolo all’epoca della tragedia. Ora, avvenuto l’accordo politico col quale Filippo V diventava re di Germania, sulla coppia sarebbe piovuta una vera fortuna da godere e la signora si disperava all’idea di doverla dividere col detestato marito.
Non le apparve che una soluzione: eliminarlo. Dopo avrebbe anche sposato il suo Werner... et voilà !
Anche Enrico, però, nutriva pensieri birichini. Egli pure aveva un’amante, Eleonora Retzen, potente dama a Corte, ricchissima e vedova. All’approssimarsi dell’incoronazione, Enrico vedeva già profilarsi una vera fortuna da godere e si disperava all’idea di doverla dividere con la detestata moglie.
Non gli apparve che una soluzione: eliminarla. Dopo avrebbe anche sposato Eleonora... et voilà!
Per dare migliore corso ai suoi piani, si dimostrò giorno dopo giorno sempre più tenero e affettuoso, rallegrandosi nel vedere Costanza corrispondergli con slancio gli stessi sentimenti.
Una sera, durante un ricco banchetto a due (sulla tavola mancavano solo i funghi), furono più amorosi del solito, scambiandosi maliziosi sguardi che sottintendevano delizie per il dopo cena, e, simultaneamente, ciascuno di loro si trovò nel vino il veleno destramente versato dall’altro.
Di là a poco, eccoli entrambi stecchiti sul pavimento.
Dice un saggio proverbio tedesco: le grandi menti arrivano spesso simultaneamente alle stesse conclusioni.
Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.
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