Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.
Scommettiamo un Campari che ignorate le disgrazie patite dai libri specie prima dell’avvento del digitale? Molti autori alla prima opera (spesso, si spera, anche l’ultima) nella smania di vedere stampato il testo, nella fase di correzione delle bozze trascuravano un’attenta lettura accecati dallo splendore (presunto) del loro lavoro e lo scorrevano estasiati. I refusi allora piovevano sulle pagine devastandone il senso anche perché alcuni editori non si avvalevano di correttori per tirare sulle spese.
Sia chiaro anche a scrittori professionisti poteva talvolta di cadere in qualche strafalcione ed ecco, quindi, che, edito il volume, s’imponeva la dizione “errata corrige”. In latino «correggi gli errori», cioè una nota che indicava lo sbaglio commesso e il numero della pagina che lo conteneva, riportandone la correzione. Essendo di solito poche quelle toppate dai professionisti si segnalavano brevemente alla fine del libro.
Ora, con la crescente diffusione del web, accade pure di reperire “errata corrige” sul sito della casa editrice o, talora, se ne ha uno, su quello in Rete dell'autore.
Ho beccato però un caso piuttosto particolare, laddove Titivillus ha colpito duro… chi è Titivillus?... possibile che debba spiegare tutto io!... Titivillus è un diavolo che nel Medioevo si credeva lavorasse alle dipendenze di Belfagor per indurre in errore i copisti. Tutt’oggi è ritenuto il demone dei refusi. Nel caso che sto per indicare Titivillus trionfa perché in un libro troviamo un fiume di spropositi che sciaguratamente esonda sommergendo vasti territori di cellulosa… come?... leggere io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare.
Quanto leggerò esiste, non si tratta di una mia invenzione, perciò segnalo autore, titolo, editore/stampatore: Alessio Trapanese, “Verità e Panacèa”, Ed. Francesco Buonadonna, Salerno, 1961.
Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno. ‘Notte… buonanotte a tutti.
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