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Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.

 

Diario di un vecchio porco

Scommettiamo un Campari che ho fatto parlare un maiale alla radio?... come?... no, non è quel maiale lì… quello ha tante radio, tv, giornali, non ha bisogno di me, grugnisce quando vuole.
Le cose andarono così. Invitato, alla metà degli anni ’70, dall’Assessorato alla Cultura di Reggio Emilia a scrivere un breve monologo teatrale con a protagonista un maiale per un Festival che ragionava su quel nobile animale (dalla letteratura alla gastronomia, al cinema, eccetera), appena finito il lavoro appresi che il Festival era saltato e con esso la mia retribuzione. Piansi per il tempo necessario, poi riuscii a piazzare il testo a Radiorai (fu anche replicato) e grazie alla Siae il mio lavoro fu ben ricompensato… lo sapete, al dollaro ci tengo.
Al microfono, lo interpretò il grande Corrado Gaipa con il quale ho spesso lavorat… leggervelo?... siete matti?... visto che ora è?... fossimo su internet direi stampatele, sono 7 pagine… vi do i fogli e ne fate una fotocopia?... no?...m’offrite una birra alta?... vabbè accetto.

 

Scusate se da solo mi presento, io son l’apologo.
Ovvero quel racconto in versi o in prosa in cui si fanno parlare animali
(o cose inanimate, enti astratti, creature astrali)
al fine di presentare sotto il velo dell’allegoria
qualche ammaestramento  morale 
che proprio non sia da buttar via.
Ne hanno scritti d’apologhi
il francese La Fontaine
e il latino Fedro
(che ‘mbriaco sempre era di cedro);
e, sia qui detto per inciso,
ne ha scritto uno anche Adolgiso.
Certo, non è bravo quanto Esopo
perciò i conti con lui... faremo dopo.
Qui ci ammannisce la storia di un maiale,
(vedrem dipoi  se mandarlo all’ospedale)
...no...non il povero suino,
ma quel mio autore malandrino
che racconta di un diario scritto da un porco:
cronaca di un’anima, calepino d’un corpo.  
Ora mi taccio, anzi mi pauso
non senza aver raccolto
un vostro applauso...

 

(Entra in scena l’attore su luci in evolvenza)

 

MAIALE – (lentamente, intimo, dolente) 13 ottobre, mattina
Sono un porco. Sono un vecchio porco. E ho fatto la vita del beato porco.
Ho mangiato le perle e ne ho apprezzate le qualità che, invece, erano evidentemente sfuggite a chi me le aveva ironicamente messe davanti,  (ridacchiando) c’è rimasto d’un maaale ! Non sapeva che io per le perle vado matto mentre le ostriche mi fanno schifo!
Io valgo, così ho sentito dire, esattamente tanto oro quanto peso, e pare che non ci sia niente di me che si possa buttar via a cuor leggero.
Insomma... proprio un porco come si deve.
Ma oggi sono solo un vecchio porco: quando monto una scrofa mi viene sonno subito, il mio grugnito ora è roco, lontano è il tempo in cui ruzzavo in quel bel cortile sporco insieme a quella maiala di mia madre...  e intorno a me scende la sera. Mentre fuori  sento crescere il rumore.
Perché in questi giorni, qui si prepara una grande festa che pare terminerà con una grande mangiata di carne in piazza.
(vivace, quasi allegro) C’è una grande eccitazione in giro: tutti hanno gli occhi lucidi, le voci acute, i bambini mi saltellano intorno... devono volermi tutti proprio bene... i padroni mi nutrono, mi accarezzano, uno di loro poi l’ho sentito dire che presto mi farà la festa... che gentile!
Come riuscirò mai a ricambiare tanta affettuosità ?
Dovrei cercare di mostrarmi almeno un po' più allegro, ma invece sento un languore...!
Fuori  l’aria è dolce... c’è tanta musica... e a me piacerebbe saper fare il pork and roll !

 

 

13 ottobre, crepuscolo
Chissà perché a quest’ora  mi viene su da un po' di tempo sempre lo stesso ricordo d’infanzia...
Un mio fratellino chiede a papà che cos’è un mattatoio e lui... lui risponde che è il posto dove vanno i porci quando sono pazzi... eh, i genitori, si  sa, tengono nascoste certe cose ai figlioli!

 


14 ottobre
Di mia madre tutti dicevano che era una grande maiala.
Quando partorì fece otto porci. Era il 22 marzo di un anno che non ricordo bene, ma so che nascemmo, secondo lo zodiaco cinese, sotto il segno del maiale.
Io sono il più vecchio dei fratelli.
Alcuni di loro furono presi da un fornaio che dapprincipio ci voleva tutti perché pare dicesse che i maialini da latte venivano ben pagati da un signore che si chiamava Porchettaro. Poi invece prese solo sei dei miei fratelli. Fortunati loro, destinati ad essere ben pagati! Chissà che bella vita staranno facendo con il signor Porchettaro! Io non li ho mai più incontrati... né loro si sono fatti vivi con me... chissà... si saranno insuperbiti... Io, insomma, restai con un solo fratellino che morì dopo aver saputo dal babbo che al mattatoio ci vanno i porci pazzi..
Restai solo.  Ma mi consolai assai presto. Così sono diventato un vecchio porco.
Fuori continuano i preparativi per la festa. Chissà  quando comincerà e come finirà...
Maiali con gli scherzi è qui finita, pregate Dio che assolvere vi voglia...


15 ottobre
Una volta vidi papà saltare sulla schiena di quella gran maiala di mammà.
Una ragazza per divertirsi, ridendo,  gli rovesciò sulla testa un bacile d’acqua fredda.
Mio padre s’incazzò. Diooo, quanto s’incazzò...


29 ottobre, mattina

Torno a scrivere su questo diario dopo alquanti giorni.
Vorrei tentare di organizzare meglio le mie memorie e dare loro una forma poetica.
Ammetto di avere avuto anche in passato tentazioni letterarie; chi di noi, vecchi porci, non ha fogli nel cassetto! Una volta, ricordo, copiai dei versi per fare colpo su di una scrofa.  (declama dantesco)
TRA MALE GATTE ERA VENUTO IL SORCO
D’OGNI PARTE UNA SANNA COME A PORCO
Ma lei era una scrofa colta, scoprì il trucco e rise di me.
Certo, aveva ragione. Li avevo copiati da un altro maiale!

29 ottobre,sera
Ho appena finito di leggere “Diario della guerra al maiale” dell’argentino Bioy Casares.
Là, un certo giorno, i giovani di Buenos Aires, decidendo che tutti coloro che hanno superato i cinquant’anni sono inutili alla società e al paese, scatenano una misteriosa guerra, la guerra al maialeappunto, e per una settimana s’impegnano allegramente a sterminare i vecchi.
L’ho trovata una grandissima favola metaforica. Uccidere un maiale, infatti, è sempre un rito parricida!


2 novembre
Qui tutti hanno grandi mazzi di fiori gialli in mano... boh!  Chissà dove andranno a divertirsi!
Ma deve essere una festa per famiglie, perché sento dire che vanno a trovare i loro cari.
Io invece mi sento triste, oggi  2 novembre, e penso che quando agli uomini vengono le lenticchie sulle mani vuol dire che sono diventati vecchi mentre a noi porci quando vengono le lenticchie sulle zampe significa che siamo morti...


3 novembre
Oggi sono andato al cinema, a vedere un vecchio film tedesco del 1940, ma mi sono divertito pochissimo!... Che avventura!... Il titolo m’incuriosiva : “Suss l’ebreo” .
Era da poco cominciata la proiezione e allorché è apparso sullo schermo il nome del regista Veit Harlan, uno spettatore  ha gridato “porco fascista” ed un altro spettatore, rivolgendosi al primo lo ha rimbeccato urlandogli “porco comunista”. N’è seguito un putiferio, sono volati pugni, si sono accese le luci in sala, sono corse le guardie, ma tutti vedendomi trotterellare verso l’uscita per scansare guai, si sono di colpo placati, irrigidendosi come statue di sale  e hanno preso a squadrarmi dall’alto in basso a muso duro con un fare tra lo stupito  e il minaccioso.
Un gran brutto momento! A quel cinema non ci torno più !
Peccato, perché domani fanno un film che volevo proprio vedere, si chiama “Porcile”...
Piuttosto preferisco andare in quel cinemino che hanno aperto da poco da queste parti, si chiama cinema Troiae fanno un film che mi pare sia intitolato “A luci rosse”, chissà di cosa si tratta, ma  ho sentito dire che ci vanno tutti i porci...


5  novembre
Caro diario, è ora che te lo confessi… mi sono innamorato!
Lei è un’inglesina. Si chiama Sussy. E’ della nobile famiglia Large White, una famosa razza suina assai apprezzata anche in Italia, specie in Emilia.
Com’è bella ! E’ di statura di circa 70... che dico!... 80 centimetri al garrese, pesa circa 400 chili, ha la pelle rosea, setole bianche, testa piccola, musino corto, orecchie piccine ed erette, profilo concavo.
Ma, come dice Torquato Tasso,  “ahi tanto amò la non amante amata”, lei, infatti, non vuole saperne di me ed io continuo a starmene con una di queste parti, si chiama Castagnina ed è di razza romagnola, affettuosa sì, ma tanto rozza!
Da quando sono innamorato di Sussy, Castagnina mi pare addirittura brutta con quella sua pelle giallo scura e le setole ispide di colore fulvo con le punte scolorite.
Lei ha capito tutto e grugnisce di rabbia. Che guaio le femmine!
Un mio amico che si da un sacco d’arie perché dice (ma sarà poi vero quello che dice?) che ha molto viaggiato, sostiene però, che la bellezza di Sussy è niente a paragone di certune che pare, a suo dire, stiano solo nelle case signorili dei ricchi porci e sono chiamate: porcellane.
Chissà come sono fatte... ma a me basterebbe Sussy, l’inglesina, la carceriera del mio cuore di cui possiede ambo le chiavi... sigh!

6 novembre
Che invidia ho provato oggi quando ho visto la felicità di quei due amanti: la figlia  del mio padrone che se la spassava di nascosto dei suoi genitori con un tale che le canticchiava l’aria verdiana  “Tu che a Dio spiegasti l’ale”  e lei, maliziosa, ridendo, gli rispondeva  “Mai-ale, mai-ale” .


7  novembre
Oggi ho letto sul giornale che un tempo in questa data si festeggiava una grande rivoluzione, la rivoluzione dei comunisti... i comunisti?... ma chi saranno stati mai?...forse degli impiegati al Comune?... Domani compro un’enciclopedia.
Anche perché un’altra notizia del giornale mi ha lasciato alquanto confuso. Ho appreso, infatti che  per un verro di razza Hampshire, sono stati pagati, nel 1953, 10.200 dollari, nell’Illinois, da una fattoria di Byron...’sto  Byron!... è proprio vero che il romanticismo è ammalato di titanismo!
E io che Byron lo facevo morto nel 1824! Brutti tiri gioca la cattiva memoria!
Sì, domani devo proprio comprare un’enciclopedia!


10  novembre
Esopo parla bene della differenza fra una pecora ed un maiale, ma io, è chiaro, ne so di più.
Perché credo che quando la vita prende alla gola una pecora, è per tosarla e mungerne il latte, ma quando afferra un maiale è sempre per scannarlo.
Come avvenne quel 29 giugno del 1966, in quel giorno trenta macellai di Scunthorpe, nel Lincolnshire, fecero una salsiccia di ben 952 metri… tuttora imbattuta nel Guinness dei primati… la cui preparazione richiese oltre 330 chili di carne che proveniva da una strage di 130 maiali.
Ohè, roba che solo a pensarci fa salire il sanguinaccio agli occhi!
Perciò il 29 giugno per noi è lutto nazionale. E per questo, il 29 giugno scorso, alcuni porci terroristi fecero saltare in aria  davanti al mattatoio la statua dedicata a Eumeo, l’omerico guardiano dei maiali.
Lo fecero per  ricordare vendicativamente la data.  Mah!...Un errore politico !


11  novembre

Ho rivisto Sussy.  Ovviamente di nascosto della Castagnina.
Abbiamo parlato del più e del meno e anche della festa che stanno preparando da queste parti che finirà con una grande mangiata di carne. Affari loro!
A me la sola carne che piace è quella di Sussy e la mangerei di baci.
Mi ha detto che le piacerebbe avere molti figli, come capitò a quella scrofa che riuscì ad averne addirittura 34 in un parto solo! L’ho letto nel Guinness dei Primati. Che è il libro dei record non quello delle scimmie. Pare che quella storica troia appartenesse ad un danese chiamato Akesel Egedee... un danese... uhm!...c’è qualcosa di marcio in Danimarca!


12  novembre, mattina
Voglio trascrivere su questo mio  diario un appunto che ho preso in Biblioteca.
In un trattato di linguistica, scritto da un gran porco ai primi del secolo, si legge che l’etimologia della parola troiava ricercata nel latino tardo “troia”, risalente alle glosse di Cassel, VIII secolo, “presunta definizione di una varietà di maiale ripieno come il porcus troianus, ricalcato sul modello del cavallo di Troia di omerica memoria, ripieno di soldati”.
(scattando)  Ah, gli uomini che cosa non s’inventano pur d’offenderci !
E certe religioni poi !
Alcuni passi della Bibbia  parlano del profondo disprezzo dei Giudei per il maiale, e il fatto poi che nel vangelo di Luca, il figliuol prodigo sia costretto a pasturare i porci, sta ad indicare quanto grande sia stata  l’umiliazione di quel teppista pentito!...
E nel Corano?... Lì pure, quanto a  disprezzo, si scherza poco. E viene detto senza tanti complimenti:  “In verità,  Dio ha proibito la carne di maiale come immonda”.
Certo i fondamentalisti vanno condannati, ma...ce ne fossero! Perché, via!...per noi sono di un cooomodo!!!

 

12 novembre, notte
Mi sono appena risvegliato da un incubo e voglio trascriverlo prima che me ne dimentichi!
Come si sa noi porci sogniamo soltanto numeri, niente immagini,  solo  numeri.
E chi vuole tentare la fortuna al verbolotto, deve tradurre quei numeri nelle parole corrispondenti.
E io ho sognato...brrr!...ci ho ancora i sudori freddi...ho sognato il numero 20  (ovvero il Beccaio), poi m’è esploso davanti il 59 (cioè il  Maiale) che è precipitato nel 27 che simboleggia il Macello.
Mi sono svegliato con un grido acutissimo e Castagnina ha preso a grugnire sordamente pensando che io avessi sognato la Sussy.
Mo’ voglio giocarmele al verbolotto suino queste parole, le estraggono  dal vocabolario tutti i sabato...chissà che non mi riesca un terno grasso!

 

12 novembre, notte, ore dopo

Chissà perché non riesco a prendere sonno...e pensare che domani c’è pure la festa e mi ci hanno anche invitato! Mah!... scrivo ancora un pensiero e poi cercherò di prendere sonno.
Ecco. “Il porco morto giace, il porco vivo si dà pace e così noi tutti: dalla padella nella brace”.

13  novembre
Oggi ho rivisto quel buon diavolo che un mese fa diceva che presto mi avrebbe fatto la festa.
Era di buon umore e conversava con un suo amico che ho visto altre volte e mai ho capito che mestiere fa...l’aretino...o qualcosa che ci rassomiglia...l’arrotino forse, ...già, ma che mestiere sarà mai l’arrotino?... boh!... affari  suoi!
Fra poco è ora che mi prepari, oggi c’è la festa in piazza e mi hanno invitato, non posso non andarci, ci farei una figuraccia... certo che ne farei volentieri a meno perché sono stanco, ma forse è meglio così, chissà che proprio lì  alla fine non trovi l’occasione per  un po' di riposo... speriamo solo che non la tirino troppo per le lunghe... e che intorno non facciano troppo chiasso!
Sento che ho bisogno di silenzio... il fatto è che viene un momento in cui vorresti essere lasciato finalmente in pace, una sorta di piccolo dolore che come il vino buono non lascia tracce nel truogolo,  ma sbronza dolcemente tutta la vita... e ti viene voglia di dormire.
Che bello, infatti, la sera dormire... aaah!... che gioia... smetterla con l’affanno della  veglia, è un epilogo della giornata da desiderarsi... dormire... dormire, forse sognare...sì, ma è lì l’intoppo, perché in quel sonno ecco piombare gli incubi  sui quali tanto si è scritto e detto in motti popolari, poesie e canzoni: (lentamente, ricordando) “il primo incubo non si scorda mai”... “l’incubo non invecchia”... “donne ch’avete intelletto d’incubo”... “incubo incubo portami tante rose”... mah!
Quando il sonno è senza sogni, tutto va meglio, la carne  del corpo si sublima... e l’anagramma della parola corpo è...  porco,  e allora quel porco... pardon! quel corpo, diventa nel sonno quasi leggero, non recita più il birignao del giorno, con le sue colpe, i suoi desideri, le sue bugie...
Poiché, specie quando si diventa vecchi, il corpo diventa tutto, perché si dipende totalmente da esso, dai suoi acciacchi e dalle sue debolezze, la carne allora diventa  tutta leggibile ad occhi chiusi,  come una pagina Braille dell’esistenza trascorsa... a una certa età quasi si esce dalla vista e si entra in un mondo tattile, perciò da vecchio porco raccomando: palpate, palpate e vi sarà aperto...
Basta! Chissà perché tutta questa folla di pensieri! E’ così  tardi !
Mi viene ora alla mente quella canzoncina che fa:
(canticchia lentamente  fissando il cielo mentre le luci cominciano a smorzarsi)
o mamma mamma mamma
o mamma mamma mamma
sai perché
mi batte il corazon...


LA LUCE  RAPIDA SI SPEGNE E IL BUIO INGHIOTTE  IL  MAIALE


L’attore, velocemente, al buio, calza sul volto una  maschera da suino e, al riaccendersi delle luci,

così camuffato ringrazierà il pubblico

 

V’è piaciuta?! …grazie, grazie, troppo buoni… ma che ora è?…’azzo! s'è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno. Vado via. Ci vediamo domani sera. 'Notte!

 


Tutti i testi di questa sezione sono registrati in SIAE alle sezioni Olaf o Dor.
Per riprodurli, due congiunte condizioni: citare l'autore e la sigla del sito.

 

 

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